Il simpatico volto di
Nestore Del Boccio
Il Blek di
Nestore Del Boccio
Qui di seguito delle straordinarie illustrazioni di Blek, realizzate da Nestore
Del Boccio e da lui inviatemi:
Sempre su Nestore ho
scovato un'intervista all'inderizzo:
http://www.abruzzoweb.it/contenuti/del-boccio-una-vita-tra-fumetto-e-pittura--quella-volta-insieme-ad-andrea-pazienza/499654-308/
a cura di
di Elisa
Marulli
DEL BOCCIO: UNA VITA TRA FUMETTO E PITTURA,
L’AQUILA - Fumettista,
pittore, artista.
Una chiacchierata con
Nestore Del Boccio è come guardar scorrere un fiume carico di arte ed
esperienze, conoscenze e viaggi . Un fiume che arresta la sua corsa quando si
passa alla descrizione delle sue opere: lì il fare è più calmo, la descrizione
più attenta ai dettagli.
Nestore Del Boccio è nato a
Raiano, il comune dell’Aquilano che sorge nella valle Peligna, ma la sua vita è
divisa tra Roma, Milano e addirittura Francia, dove da molti anni trascorre la
maggior parte del suo tempo. Una passione innata quella per il disegno,
incanalato in molteplici generi: dal fumetto alle vignette, fino alla pittura.
Collaborazioni importanti, come l’Intrepido e Comic art,
ma anche le vignette di satira sul quotidiano Il Centro negli anni ’80,
poco dopo la sua nascita. Tanti numeri sexy ed erotici per l'Ediperiodici di
Milano,E.P.P. Edifumetto,Tattilo di Roma, e serie come Corna vissute, Luci
Rosse, Carne bollente e Top Story.
Tanti generi, dall’horror, al
western, e numerosi personaggi creati dalla sua matita, come Tony Cif, Alleluja,
Slim Panzana.
Pittura e fumetto.
Come si integrano e si completano queste due forme di espressione?
La pittura ha rappresentato e
rappresenta l'impegno tout-court, ovvero il linguaggio che mi permette di
esprimere concetti di tipo sociale, umano e culturale.
Nel fumetto ho avuto modo di
esprimere, invece,l'avventura, la fantasia: mi faceva e mi fa sentire molto più
vicino al linguaggio del cinema.
Ha avuto modo di
conoscere anche fumettisti celebri nel corso della sua lunga carriera?
Nel 1984 ho incontrato
Andrea Pazienza al festival di Lucca, abbiamo trascorso un’intera
nottata a parlare di fumetti e non solo. Ho anche avuto modo di incontrare uno
tra i più grandi fumettisti, Hugo Pratt.
Ha mai preso
ispirazione da loro per i suoi fumetti?
Con Pazienza siamo distanti
anni luce, il mio stile è anche un po’ onirico, si basa su una struttura
realistica. Ho sempre creato qualcosa di innovativo, basti pensare a ciò che ho
disegnato per l’Intrepido più di 20 anni fa…
C’è un fumetto che
reputa il più bello?
Difficile scegliere… Forse
potrei dire l’omaggio fatto su Comic Art a Frank Zappa.
Cosa riesce a
esprimere con la pittura che non riesce invece con il fumetto?
Riesco a concretizzare
concetti e tematiche di impegno sociale.
Con la serie della
"razionalità mostruosa" ( così chiamai il ciclo pittorico cominciato negli anni
'70 ) che mi fu ispirata con l'inizio di un consumismo selvaggio, cominciai a
denunciare l'imminente distruzione di valori e realtà che andavano dalla
devastazione dell'ambiente alla mercificazione dell'uomo, rilegandolo sempre di
più in una dimensione di solitudine che, in seguito, lo porterà culturalmente
verso valori effimeri. Questa deriva mi porterà alla fine degli anni '80 e primi
anni '90 a un nuovo impegno pittorico che ho chiamato “Materialismo siliconato”.
Del resto, questa trasformazione della società ha portato alla decadenza della
politica, del sociale, della cultura, di cui oggi ne stiamo pagando le
conseguenze.
NESTORE
DEL BOCCIO realizza AUTUNNO (Thionville,1996) - da facebook
Da molti anni si è
trasferito in Francia e torna in Italia solo per brevi periodi. Quanto spazio
viene dato alla cultura lì?
Sono andato spinto dalla
curiosità di scoprire la nazione dove era stato mio nonno. Dipingo in
continuazione e ho collaborazioni anche in Francia, un paese ricco di energia.
Il loro nazionalismo li porta a sostenere e incentivare ogni iniziativa. Questa
energia manca in Italia, soprattutto in Abruzzo, dove le potenzialità restano
purtroppo inespresse.
Quali sono le mostre
pittoriche più importanti da lei realizzate?
Fra le tante, posso citare
quella fatta a Bologna per la serie della "Razionalità mostruosa". Per la serie
del "Materialismo siliconato" la più importante è stata in Lussemburgo nel 2001
nell'ambito della manifestazione della cultura europea tenutasi in quell'anno
proprio in Lussemburgo; fui presentato dall'allora commissaria alla cultura
Viviane Reding. La presentazione scritta mi fu fatta dalla
poetessa Maria Luisa Spaziani, allora segretaria del premio
Strega ed ex compagna del premio Nobel Eugenio Montale.
A tal proposito, fu
invitato in qualità di artista italiano quando Lussemburgo è stata capitale
europea della cultura. Che tipo di occasione potrebbe essere per L’Aquila se
dovesse diventarlo nel 2019?
Sarebbe importantissimo per il
rilancio della città. Il problema rimane sempre lo stesso: come verrà gestito?
Il rischio è che si trasformi nella solita parata, come è stato il G8 nel 2009.
su un ricordo di
Eugenio
Benni
il 17 maggio del 2013, in risposta
a una mia domanda a Nestore
Sì,
ho lavorato con Benni ( tutti e due dello stesso paese) e non solo io. Ci fu
Corsi, ed in seguito Gentile nella realizzazione di Alan Mistero di cui
inchiostrava i contorni delle figure e gli ambientini.
Per cartoonist, e per altre ragioni comprensibili, non posso esimermi da un approfondimento.
Benni aveva un grande talento nella rappresentazione della figurazione popolare da renderla favolistica con la sensibilità di un fiammingo; e un taglio comico-grottesco permeato di ironia e disincanto con sfumature felliniane. Amavamo talmente il cineasta che per andare a vedere Giulietta degli spiriti, appena uscito nelle sale, partimmo con il treno per Sulmona con la consapevolezza di fare ritorno a piedi percorrendo 18 km data l'ora tarda per l'assenza di trasporto pubblico.
Per cartoonist, e per altre ragioni comprensibili, non posso esimermi da un approfondimento.
Benni aveva un grande talento nella rappresentazione della figurazione popolare da renderla favolistica con la sensibilità di un fiammingo; e un taglio comico-grottesco permeato di ironia e disincanto con sfumature felliniane. Amavamo talmente il cineasta che per andare a vedere Giulietta degli spiriti, appena uscito nelle sale, partimmo con il treno per Sulmona con la consapevolezza di fare ritorno a piedi percorrendo 18 km data l'ora tarda per l'assenza di trasporto pubblico.
Nell'amore
per il dettaglio e la descrizione, in Benni, c'era l'assimilazione derivata
dagli studi sul disegno analitico di Leonardo, oltre all'influenza
dell'illustrazione Fosteriana. Ma, in ciò che connotava l'artista e l'uomo tout
court, c'era, nella ricerca dell'oggetto che si fa quotidiano, una fattualità
quale sovrastruttura dinamica, frutto di una sfiducia "filosofica",
che lo portava alla contrapposizione dell'archetipo identitario: retaggio di
una visione pirandelliana dell"umanità; nonché l'influenza di Jean-Paul
Sartre, di cui si leggeva "l'essere e il nulla"; assorbendo, quindi,
una concezione fortemente laica dell'opinabilità del vero e falso, della
materia e dell'esistente. Fino agli anni '61-62-63, fece uso anche della
tecnica ad olio, ma la partecipazione ad una mostra estemporanea a Pratola ove
realizzò un quadro con la scena di una processione religiosa (chissà che fine
abbia fatto) ove le considerazioni dei premianti vertettero su espressioni
astratte, più artificiose che di contenuto, in contrasto con la sua percezione
figurativa della realtà, lo delusero tanto che non partecipò per tanti anni ad
una mostra; e non usò più l'olio per molto. Si buttò definitivamente sul fumetto.
Concludo con un altro aneddoto. Nel '62-63, portai all'istituto d'arte un sua
illustrazione su cartoncino sul football americano in cui era rappresentata una
azzuffata di un'azione di gioco da consegnarla ad un rappresentante americano
della Walt Disney, conoscente del prof di disegno Nino la Civita. Quando
arrivai a scuola (frequentavo ancora l'ultimo anno: pomeriggio e sera
collaboravo con Benni), non riuscivo a ritrovare il disegno. Stetti
nell'angoscia di averlo perduto; ma lo recuperai dopo un bel pò: era finito in
fondo al cappotto. Essendo arrotolato, aveva sfondato la fodera: probabilmente
allargando qualche buchetto già esistente. Dopo diversi giorni arrivò la
risposta che se Benni voleva lavorare, doveva andare negli Stati Uniti.
Ovviamente "Tonino" preferì restare con la nonna materna che non
poteva lasciare sola e che era tutto per lui.
Se riesco a trovare del tempo, narrerò come si è formato lo stile cosiddetto "Del Principe" ma che sarebbe più corretto dire "Benni".
Altra risposta a mie domande. il 25 maggio del
2013
Cari
amici, sono appena rientrato. Qui in Francia il tempo non è molto clemente. Ho
letto quanto avete scritto. Adesso sono stanco e debbo ancora cenare. E siccome
questa mattina ho ascoltato quanto detto in radio necessita sempre più un mio
intervento perché vanno chiarite e precisate tante cose.
Zorro rappresenta l'evoluzione di Benni. Avendo avuto l'imput da Dal Principe di avere come riferimento Zorro di Alex Toth gli è stato utile per l'abbandono o comunque una limitazione della struttura comico-grottesca che per certi versi lo connotava. La mia partecipazione è stata minima. Ho collaborato molto nelle matite di Blek, Miki fino ad Angelica dove, oltre alle matite dal numero 31-32 in poi, inchiostrai anche un numero. Nelle inchiostrazioni precedenti facevo gli ambientini. Spero entro domani sera di raccontare un po' tutto per informare quanti ne siano interessati.
Zorro rappresenta l'evoluzione di Benni. Avendo avuto l'imput da Dal Principe di avere come riferimento Zorro di Alex Toth gli è stato utile per l'abbandono o comunque una limitazione della struttura comico-grottesca che per certi versi lo connotava. La mia partecipazione è stata minima. Ho collaborato molto nelle matite di Blek, Miki fino ad Angelica dove, oltre alle matite dal numero 31-32 in poi, inchiostrai anche un numero. Nelle inchiostrazioni precedenti facevo gli ambientini. Spero entro domani sera di raccontare un po' tutto per informare quanti ne siano interessati.
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