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giovedì 29 agosto 2019

Il Cavaliere solitario (Lone Ranger)

Il Cavaliere solitario (Lone Ranger)



   Un carico d’oro è scortato da 6 poliziotti, dei ranger (in Messico scrissero Rurales), ma ad un attacco dei fuorilegge quasi tutto muoiono, quasi.
Un pellerossa chiamato Tonto (in lingua spagnolo è stato chiamato meno spregiativamente Toro) arriva sul luogo dell’agguato e nota fra i morti un suo vecchio amico – Kemo sabay, gran esploratore – che ancora respira.



Lo cura e il bianco, una volta sopravissuto, decide di trasformarsi in un cavaliere solitario alla ricerca della giustizia; la maschera nera (come El Zorro) serve per evitare rappresaglie sul suo giovane nipote e sulla madre (sua cognata); il suo simbolo diventano le pallottole della sua Colt che fonde in una miniera con una piccola vena d’argento.
    Questa la storia – in maniera succinta – di questo personaggio, nato alla radio e subito portato ai fumetti e di seguito in televisione.




Una edizione brasiliana e la prima pagina dell’edizione italiana del '48 della Nerbini

  Dietro il volto mascherato vi era Clayton Moore (1914-1999) – sostituito per alcuni episodi per controversie con la produzione da John Hart (1917-2009) – e nella parte di Toro, Jay Silverheels.



Silverheels (il cui nome era Harold Jay Smith 1912-1980), figlio di un eroe della 1° guerra mondiale, era un pellerossa purosangue, della nazione Mohawk e il suo nome artistico deriva dal sopranome che aveva quando era un formidabile atleta di Lacrosse o Baggataway, dove i giocatori usano una racchetta per trasportare, passare e tirare la palla in porta.



In Italia abbiamo avuto un esempio della disciplina agonistica nell’episodio di Zagor “Duello ai Grandi Laghi” di Franco Bignotti.





Silverheels fece numerose comparse in parti di guerriero indiano e nel 1950 interpretò il popolare capo Apache Geronimo nella pellicola “L’amante Indiana” e nel suo seguito “Kociss, l’eroe indiano”; e poi nel ’52 il grande eroe di nazione Shawnee, Tecumseh in “Sul sentiero di guerra”.



L’interpretazione fumettistica di Alberto Giolitti del suo Toro, ha notevolmente influenzato Galep e poi Giovanni Ticci per Tiger Jack.




Secondo la wikipedia americana Tonto è un Comanche o Potawatomi compagno di Lone Ranger, creato da George W. Trendle e Fran Striker.
In italiano, portoghese e spagnolo, "tonto" si traduce in "persona stupida", "deficiente" o "sciocco". Nella versione italiana viene mantenuto il nome originale, ma nella versione doppiata spagnola, il personaggio si chiama "Toro". Il suo creatore, Trendle, è cresciuto nel Michigan e conosceva i membri della tribù locale Potawatomi, che gli dissero che significava "selvaggio" nella loro lingua. Quando creò Lone Ranger, diede questo nome alla spalla del Ranger, apparentemente ignaro delle connotazioni negative del nome.


Nella foto il dottor James Rolfe (l’attore Norman Fredric) protegge [senz’armi!] Paviva, una graziosa fanciulla pellerossa interpretata da Lisa Montell, e un neonato da un bandito. Si scoprirà poi che il dottore è un pellerossa lui stesso.



   I due film per il cinema li ho ritrovati in spagnolo, uno “La città dell’oro” del ’58, lo vidi addirittura al cinema da ragazzino, probabilmente una riedizione.
Visto che la serie televisiva durò in America dal ’49 al ’57, con 221 episodi, è probabile che venne fatta vedere per la prima volta in televisione alla Rai, comunque personalmente la vidi nelle tv locali private nei primi anni ’70 e alcuni episodi della prima serie li ho rivisti recentemente sempre in spagnolo; quello stesso spagnolo che viene tuttora parlato negli stati del sud degli usa e che per me è la lingua principale parlata da Tex Willer.
Essendo in bianco e nero, questi episodi non sono stati conservati in ossequio alle leggi economiche che tendono a far piazza pulita di queste opere; chi pagherebbe una pubblicità per delle cose vecchie, appunto in bianco e nero? Pensate che queste ragioni economiche si fermano solo ai telefilm in bianco e nero?



Chi di voi ricorda Nakia? Il poliziotto indiano di nazione navajo del Nuovo Messico Nakia Parker, che percorre la riserva sia in furgoncino, sia a cavallo e che è una delle fonti d’ispirazione del fumetto Saguaro.



I tredici episodi di Nakia – se non ricordo male – furono trasmessi di domenica pomeriggio e mai più ritrasmessi. Credete che si possa ritrovare il doppiaggio in italiano? Io non credo!
   Tutto per quelle leggi economiche che i nostri veri capi ci impongono anche nelle piccole cose, che manipolano ampliamente i notiziari e scatenano guerre e cambiamenti climatici in terre lontane imponendo un’immigrazione forzata.
   Come mai mi interesso di qualcosa che non è di cultura nostra? Vidocq È di nostra cultura, anche se francese; ma il cosiddetto western no di certo. Ma per questi  telefilm yankee si era creato un universo fittizio che ricorda, ma NON È storico! Maverick, Paladin e anche il cavaliere solitario, fanno parte di un mito che non ha molto, né di storico, né di geografico, e di cui fu gran bardo, un gran cantastorie il nostro Gianluigi Bonelli, un vero erede di Emilio Salgari.
   Del Cavaliere Solitario, che non era però il mio preferito, ho avuto degli episodi in italiano, in cambio dei miei 17 episodi in bianco e nero di Zorro con l’italoamericano Guy Williams in videocassetta pubblicati dalla famigerata Hobby&Work e ad alcuni episodi di Agenzia Rockford, grazie a Gianni che mi ha contattato.



Gli episodi sono i primi 24 della 5° Stagione del 1959 (la prima girata a colori), composta di 39 episodi. Uno, però manca, l’ottavo. L’attore che doppia Moore mi ricorda lo stesso che doppiò Martin Landau su Spazio 1999. 

1 - Il fucile di legno
2 - Lo sceriffo di Smoke Tree
3 - La maschera falsa
4 - A briglia sciolta
5 - La croce di Santo Domingo
6 - La decisione di Corvo Bianco
7 - Il ritorno di Don Pedro O'Sullivan
8 - Sabbie mobili (mancante)
9 - La guerra dei cavalli
10 - Sposa per corrispondenza
11 - Ore calde a panamin
12 - Il binario contorto
13 - La decisione di Chris Mac-Keever
14 - La pecora nera di Tylerville
15 - racconto di natale
16 - Il canyon fantasma
17 - Mascherata fuorilegge
18 - Il vendicatore
19 - Il coraggio di Tonto
20 - Il punto debole
21 - Un'arpa per Hannah
22 - Il messaggio di Lincon
23 - Codice d'onore
24 - La svolta

L’elenco è ripreso da:

Marco Pugacioff
  

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martedì 27 agosto 2019

Robert Moreau e il suo Dicky


Robert Moreau


   Recentemente, ho avuto in regalo da Bernard, vari numeri della rivista per ragazzi francesi “L’Intrépide” «Le plus grand magazine de la jeunesse moderne». In questi albi vi era di tutto: fumetti d’avventura di produzione locale e altri d’importazione come dagli usa Bunny, dalla Gran Bretagna Rock l’invicible e perfino dall’Italia come il Piccolo Sceriffo di Zuffi, fotoromanzi di ambiente western e di Senza famiglia.


   Ma cosa poteva avermi colpito? Un personaggino meraviglioso chiamato Dicki, un bel orsacchiotto opera di Robert Moreau.



Un minuscolo francobollo stampato sul n. 414

E mi sono anche domandato se non avesse ispirato il semplice Dellisanti con il suo Tigrotto.



   Robert Moreau nasce nella città il  di Rennes il  27 febbraio del 1928, era quasi coetaneo di Giorgio Rebuffi e disegnava con uno tratto rotondo e chiaro, in uno stile dinamico ch fu molto influenzato, come Rino Anzi, dall’arte di  Edmond-François Calvo.
  Dicky venne pubblicato per la prima volta su L’Intrépide n. 333 nel 1956. Cino Del Duca voleva un personaggino (ahò, ma tutti così gli editori, che fantasia!) che fosse un “Topolino francese [Mickey français]” e quindici anni dopo che Pedrocchi & Anzi crearono Cucciolo & Beppe, arriva questo orsacchiotto che Moreau modellò appunto fresco e rotondo e immerso in avventure frenetiche e che andava in giro con una Vespa.





   Le sue avventure si snodano su 5 strisce per tavole – come per tutti gli altri personaggi di Del Duca – tranne per la prima tavola che andava in genere in copertina e che quindi ne aveva 4 per lasciar posto alla testata.
Dicky fu subito simpatico ai lettori, tanto che ebbe storie inedite già a dicembre dello stesso anno in un “piccolo formato” [petit format] alla Pipo, ovvero Cucciolo in Francia. Non solo, ma Moreau tra il ’57 e il ’58 disegnava delle strisce quotidiane per il quotidiano Paris Journal Junior, e l’estensore dell’articolo in francese da cui ho preso queste note si domanda come facesse Robert Moreau ad affrontare tutto questa mole di lavoro da solo… ma se si è giovani e forti e si ha famiglia, si può fare e come!
La prima avventura di Dicky si prolunga per ben 172 tavole e si intitola semplicemente Dicky l'intrépide seguirà poi Dicky en Amérique di 91 tavole e infine Dicky chevalier di 26 tavole, tutte con numerosi siparietti comici in una singola tavola.
    Robert Moreau come altri disegnatori passa la sua gioventù con una matita in mano e leggendo fumetti come Tintin  e studia all’Ecole des Beaux Arts prima di tentare fortuna a Parigi. Nel ’48 divenne intercalatore di disegni animati nello studio di Paul Grimault per molti anni; una delle pellicole animate su cui lavora è  la Bergère et le Ramoneur [La pastorella e lo spazzacammino, chissà se è mai stato tradotto in italiano?].
Quando lo studio chiude i battenti nel ’51, Moreau si presenta alla redazione del Coq Hardi dove viene assunto da Marijac e inizia finalmente a far fumetti.



Sono fumetti sia umoristici che realisti come questa dirompente vignetta di un aereo in volo.


Da Cœurs Vaillants l’aereo bianco.



Nell’articolo suddetto si  segnala che Moreau come Mister No, pilotò anche aerei da turismo e che era membro di un aeroclub.


Cœurs Vaillants n.28 del ‘53

Moreau pubblica su molte riviste come Valiant Hearts, Valiant Souls, Fripounet, Lisette, Jocko, Bernadette, Pierrot e persino Ima con personaggini come Gontran.


Plum-Plum, Il piccolo sioux del ‘52





  Dalla rivista Lisette del ’54 le avventure di due ragazzine… solo non vorrei sembrare irriverente, ma questa tavola mi ha ricordato nell’impostazione Mike Royer nella prima tavola di Tarzan e i gemelli [Tarzan cenisio 1° serie n. 40 – luglio ‘71], ma è ovviamente solo un ricordo.
 Sempre in questo periodo disegna Gil le petit troubadour, [Gil il piccolo trovatore], che ricorda i cari Johan et Pirlouit di Peyo.



Più avanti realizza Mistigri un simpatico gattino tipo Tom & Jerry pubblicato in Âmes Vaillantes.



Ma Robert Moreau ha disegnato per le riviste infantili femminili storielline molto delicate – come qui in Italia Michele Arcangelo Iocca – il Petit Marchand de Rosée [Il piccolo mercante di rugiada] con personaggini a forma di fungo come PonPon di Luciano Bottaro. 


E ancora Picou le petit veilleur du nuit [Picù il piccolo guardiano notturno] apparso su Âmes Vaillantes

e il suo gemello



E poupette



Ed arriviamo a un suo altro personaggio fortunato: Trombette [letteralmente Trombetta, e viene in mente la… Trombetta in bocca di Totò e Castellani], pubblicato in Femmes d'Aujourd'hui, qui ancora cucciolo.



Poi Bill Bockay, un piccolo cowboy, Koko, Riri, Doudou et Cie (due cagnolini e un gattino), il piratino Alonso Fondelo, e Nic et Niquette.






Jocko per la rivista omonima.



Per la rivista Bernadette nel ’52 ecco Les Petits Lapins [i coniglietti]


Nel ’56 Les aventures de Nestor Tapotour pubblicate in Ima


e...


E sempre nelle medesima rivista il gattino Toufou in strisce verticali.




E la prima tavola de Les mille et une nuits de Bouquinville. Questo personaggino mi ricorda le favole disegnate per anni dal professor Minuti.



Trilili che ricorda Picchiarello.



Dicki monopolizza Moreau fino almeno al ’63, quando riprende Trompette, le cui avventure su proseguiranno fino al ’76.



Léopold



Moreau realizza anche tavole per il mercato francese dello squalo Disney




Nel ’77 terminate le avventure di Trompette, Moreau crea les Petites Chipies [letteralmente le piccole arpie, insomma le cattivelle]



Crin-Crin, il leoncino


Dopo tutta quest’orgia io torno a Dicky





E se volete vedere altre tavole non avete che da andare alla pagina da cui ho tratto la fonte:

http://lectraymond.forumactif.com/t1087-robert-moreau-et-dicky-le-fantastic  
le cui informazioni sono riprese essenzialmente dalla rivista Hop! N. 76 di Louis Chance.
 
con un ultima notizia; Robert ci ha lasciati nella città di à Aulnay-sous-Bois il 4 settembre del 2006.
Marco Pugacioff
  


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