Cerca nel blog

domenica 28 giugno 2020

Adolfo Cagnacci


Adolfo Cagnacci



Illustrazione del racconto Il re burlone dal Pioniere n. 46 del ‘53

Molto scarse le notizie su questo autore. La sua scheda in Lambiek è molto semplice e recita così: 
«L'artista e pittore italiano Adolfo Cagnacci scrisse storie illustrate comiche per diversi giornali negli anni '50. Ha collaborato con la rivista Il Pioniere, dove ha creato una versione a fumetti di "Candide" di Voltaire, nonché "Il Prode Anselmo" e la serie "Comiche di Pierrot". Negli anni '60 ha lavorato come vignettista per Paese Sera, creando vignette anti-militari. Ha anche iniziato a lavorare nel campo del cinema, come sceneggiatore e persino come attore. Durante gli anni '70, creò una serie di dipinti sul Medioevo, che furono esposti a Roma e Tarquinia nei primi anni '80.»

  Il primo lavoro sul Pioniere è appunto Candid e il Dottor Pandoss su testi di Bragaglia (parente del regista?).


Concluso Candid arriva Il Milionario che rubò il sole






Seguito poi dal Prode Anselmo.



Viene poi la tenera Romoletta


Le comiche di Pierrot che finiranno al n. 16 del ‘53



L’allucinante Cactus Bill, con un inizio degno della storia del mitico Eracle e di Pecos Bill, mi ricorda un po’ Billy il pistolero di Kerac.


Ebbe l’onore anche di una copertina…



… prima di salutare i lettori



Poi arriva Toni e Giacomino, presentato dal Signore Gentile che ricorda i teneri personaggini di Egidio Gherlizza.








Oltre ad alcuni raccontini illustrati e perfino un breve romanzo sempre da lui illustrato: Balì, un topo nello spazio.





L'Oscar noioso

   Lavorando Cagnacci nel mondo di Cinecittà ho cercato di scovare le sue tracce. Da quel che ho trovato, ha iniziato come assistente alla regia ne L’assassino di Elio Petri nel ’61;  La commare secca di Bertolucci del ’62; nella pellicola ad episodi L’amore difficile del ’62; L’attico di Gianni Puccini del ’63; I nostri mariti, altra pellicola a episodi del ’66; Un colpo da re di Angelo Dorigo del ’67 e un titolo (!) che è molto adatto a lui, Il lungo, il corto, il gatto [si sà, tra gattini e… cagnacci… non corre buon sangue] di Lucio Fulci che ha diretto una delle tante comiche di Ciccio e Franco.



  Ma l’ultimo titolo, il più interessante è Se incontri Sartana prega per la tua morte del ’68, di Gianfranco Parolini con Gianni Garko e Fernando Sancho, con le evocative musiche di Piero Piccioni. 
Sul Dizionario del western all'italiana di Marco Giusti leggo che Fabio Piccioni ricordava che «Era un momento che eravamo senza soldo ['sta cosa non cambia in tutte le epoche...Puga], non sapevamo cosa fare, così siamo finiti in un'osteria nei pressi di Piazza del Popolo, io, Gigi De Santis e Adolfo Cagnacci, uno che faceva le vignette su l'Unità, molto amico di Pino Zac.



Guarda tu, proprio sul Pioniere a firma Zac e con uno stile
molto simile a Cagnacci una simpatica parodia dell’Uomo Mascherato.

Ci siamo messi a tavolino, a Chianti e mortadella, e abbiamo ideato questa storia che è stata poi comprata da Aldo Addobbati, che per motivi di amicizia ci ha appiccicato anche il nome di Renato Izzo. Poi il film è finto inmano a Parolini e, rispetto al nostro copione, il film è cambiato moltissimo, [...] Quanto al nome Sartana lo abbiamo inventato noi in quell'osteria. In Abruzzo la sartana è la padella.»


Una foto da Sartana finisce su Miki ad opera di Dino Busett

Lo stesso Garko [icona dei Polveroni insieme a Gemma e a Hilton] ricordava «
Io avevo tra le mani due sceneggiatori dei quali ero amico. Costoro portarono un’idea, che prima fecero leggere a me, e io dissi che poteva funzionare, perché il personaggio protagonista non era coinvolto sentimentalmente nella vicenda. Parolini andò subito d’accordo con questi sceneggiatori, ci mise molto di suo in questa storia, caratterizzò il personaggio come Mandrake, con il mantello nero, introdusse delle gag con oggetti meccanici, tipo James Bond, con effetti molto particolari: lui era uno che guardava molto ik cinema. Guidati poi da Parolini, misi a punto questo personaggio di Sartana che ripetei in quattro film, e devo dire che in alcuni alcuni lo avevo portato alla perfezione»
In breve comunque il motivo trainante del polverone è un carico d’oro (come in molti spaghetti-western) conteso da due bande rivali, ma Sartana ci si mette di mezzo e uno dei capobanda lo uccide con un colpo in fronte degno di Tex Willer (o appunto Gemma). Ma Sartana, fa vero figlio di madre ignota  - basandosi sulle idee fisse di Lasky (il capobanda interpretato da Wiliam Berger, poi un Kit Carson da pensione  nell’85) – non muore grazie a una placca di bronzo sotto il suo capello…


Il bel manifesto opera di Angelo Cesselon (1922-1992)

Vi dirò, ma questo espediente lo vidi da regazzino in uno dei molti pomeriggi passati alla televisione a veder telefilm e pellicole cinematografiche; il film giapponese – rivisto poi con sottotitoli su Fuori orario – era incentrato sulla lotta tra un killer professionista che al suo ultimo lavoro,  a causa di una farfalla sul mirino sbaglia il suo bersaglio umano, e deve essere ucciso dal suo clan, in particolare dal sicario capo che è il killer numero uno e Goro Hanada (l’attore Joe Shishido) si salva (vabbè. Muore lo stesso) né più né meno come Sartana, mettendosi dei cinturini di metallo sulla fronte.
Domanda : Cagnazzi e i suoi amici possono aver preso spunto da una pellicola uscita l’anno prima in Giappone – secondo la famigerata wiki – senza successo?


Macchina da presa indiscreta.

Dopo tanto parlare, senza nulla dire – che informazioni ho dato su di questo autore – per finire, nel sito della Lambiek vi era un collegamento al sito di Cagnacci, ma è ormai inattivo, e questo mi dà da pensare ad una sua recente scomparsa.




Fonti:

- Marco Giusti, Dizionario del western all’italiana, Mondadori 2007, pag. 458.

Marco Pugacioff
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
se vuoi puoi andare alla sezione

giovedì 25 giugno 2020

L’albero della vendetta 2°parte


L’albero della vendetta 2°parte

  Per brutta che sia (sono sempre un buon dilettante, niente di più), ho finito questa storia. Niente avventure per mare, niente storie sui Mali presenti: immigrazione forzata imposta dal potere economico (leggi la nobiltà nera creata con la dissoluzione carolingia in Italia), Mascherine, G5/6, Distanze da mantenere, nessuna libertà di parola, nessuna libertà di pensiero medico... Niente!
Solo un sogno, su di un eroe e la sua dolce follia che lotta contro gli spietati mali sopracitati.






 











Marco Pugacioff
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
se vuoi puoi andare alla sezione

domenica 21 giugno 2020

René Bastard


René Bastard




Foto da: https://www.bd-tek.com/Auteur-6903-rene-bastard.html

René Bastard è nato a Arpajon  l’otto di ottobre del 1900 dopo studi di anatomia e scultura era  diventato un semplice tagliatore di pietre, un compagnon du Tour de France e un mediatore assicurativo fino all’inizio della 2° guerra mondiale; in fin dei conti si può dire una persona semplice eppure un suo omonimo in qualità di generale delle truppe protestanti era entrato nella Storia di Francia, visto che nel 1569 si impadronì della città e del castello di Forèt-Sur-Sèvres (Nuova Aquitania), feudo dei cattolici.



Ma il nostro René entra nella Storia delle bandes dessinées, nei fumetti nel 1940 approdando all’Opera Mundi e alla rivista Hardi les Gars, dove crea diverse storie western. Ma dai Polveroni a fumetti passa nel ’46 a Vaillant!


Dal n. 83 de Vaillant

   Qui realizza il suo primo personaggio degno di nota : Tchapaïev, Ispirato sicuramente dalla pellicola bellica del 1934 con Boris Babochkin. La storia dovrebbe durare solo due tavole e dovrebbe essere inedita in Italia.


Da Vaillant n. 72 del 26 settembre del ’46.
Il primo dei cavalieri sembra essere Lenin

Di seguito arriva Il capitano Mandrin, Mandrin le Capitaine justicier (n.73 Vaillant ottobre ’46, in Italia dal n. 1 Noi ragazzi del’50. su testi di Pierre Olivier, già autore delle storielline di Placido & Musetto di Arnal. Ispirata sicuramente al famoso contrabbandiere francese del 18° secolo e forse con un colpo d’occhio allo scozzese Dick Turpin.

 

   Poi passa a uno Zorro arabo: L’inafferrabile Nadir Hodgia L’Insaisissable Nasdine Hodja (n.84 Vaillant dicembre ‘46) su testi di Roger Lécureux; poi proseguito da altri autori. In Italia appare dal n. 21 di Noi ragazzi del ’48, con tavole rimontate. In un Oriente di mille e una notte, Nadir Hodgia, soprannominato appunto l’inafferrabile è un vendicatore che va in aiuto degli oppressi e naturalmente delle principesse in pericolo. Avendo solo come arma l’astuzia e i suoi cocenti scherzi; ha come spalla il fedele Kadu-Ka, un formidabile colosso. Insieme, sottopongono i visir, i califfi e a tutti gli oppressori della gente comune ai peggiori tormenti. L'eroe della serie è liberamente ispirato a Nasr Eddin Hodja, un personaggio popolare del folklore turco, celebre per le sue buffonate.




   Infine arriva Yvorio il Lupo Yves le Loup (n.113 luglio 1947) su testi del, a dir poco talentuoso, Jean Ollivier (1925-2005). In Italia dal n. 23 di Noi ragazzi del ’50.
Ispirata al Principe Valentino di Hal Foster – ma ha dalla parte sua dei testi più belli e dinamici – è la storia del figlio di un taglialegna e nipote, per parte di madre, di Re Artù. Yvorio [Ma non era più semplice chiamarlo Ivo?] vive nel cuore della mitica foresta di Broceliandia, dove ha imparato il linguaggio dei lupi, per cui è viene sopranominato appunto Yvorio il lupo. Divenuto cavaliere della Tavola rotonda con Perceval, Lancillotto e altri leggendari compagni di Arthur. Viaggia per il mondo, combattendo i tiranni e aiutando gli infelici.


  Sempre con Jean Olivier realizza poi per i fumetti popolari [le Petit Format] per la casa editrice Aventures et Voyages: Perceval Le Gallois, una chiara derivazione di Yvorio; Parsival o Perceval che dir si voglia fu apripista per lo splendido Ivanoe di Otello Scarpelli.

 

Perceval ha solo quindici anni e il  padre e i suoi undici (mica male, eh!) Fratelli sono morti tutti nei tornei. Ingenuo quanto valoroso, lotta strenuamente per avere il diritto di sedere alla Tavola rotonda della mitica Camelot, alla corte di re Artù dove le sue imprese gli permisero di diventare un cavaliere. Perceval è inspirato, per le prime tavole, al roman de Chrétien di Troyes.
Il personaggio fu scelto perché (ricorda Olivier) un giorno René decise un giorno di «tagliare a mazza e scalpello [tailler à la masse et au burin]»    un’espressione che gli piaceva, avendo lavorato per molti anni come scalpellino  – questo "blocco di granito" che il ciclo dei romanzi arturiani rappresentava per lui.
- Ti do un mese, ragazzo, dice (era più  anziano di me di dieci anni) per scrivermi una prima avventura che si svolgerà dove vuoi. Tu alza il sipario e io mi occupo del resto. Per questo Perceval voglio scolpire una statua «con mazza e scalpello». Dal momento che non se ne sa nulla, abbiamo tutta la libertà di farne qualcuno. 
Da una testimonianza resa a Gérard Thomassian nell’ottobre del 2003.
La corte serie (appena 14 numeri durati dall'agosto 1959 al 1960) ebbe altri disegnatori come Joseph Garcia e Santo D’Amico.

Malato, si ferma di disegnare nel 1966 e scompare a Nantes il 17 agosto del ’75.


Fonti:

- pag. 472 Généalogie de la Maison de Bastard, originaire du comté nantais… Di Henri Bruno de Bastard d'Estang, Paris 1847
- Gérard Thomassian: Enciclopedie des Bandes Dessines de petit format tome IV

Marco Pugacioff

se vuoi puoi andare alla sezione




o dei loro autori, va alla sezione




oppure a




oppure va agli

venerdì 19 giugno 2020

Gaspare De Fiore


Gaspare De Fiore






   Gaspare De Fiore nacque a Roma il 24 luglio del 1926. Laureatosi in architettura si dedicò alla libera professione e all'insegnamento.
Di lui trovo scritto su Luca Boschi «Era nipote di uno dei fondatori del Futurismo e figlio di uno dei “Giusti” delle Nazioni, ha insegnato per oltre mezzo secolo. Fondatore e direttore delle riviste Didattica del Disegno e Indice per i beni ambientali e architettonici della Liguria, è stato anche professore emerito dell’ università di Genova.»
Poi riferisce ancor Luca citando Antonio Cadoni che De Fiore conobbe un disegnatore profugo dalla Libia e che, venne raccomandato dal Ministero della Cultura Popolare, ai vari giornalini per ragazzi per farlo lavorare. Ma Silvani era più adatto per «disegnare qualche donnina per vignette umoristiche». Bene, De Fiore al Vittorioso fu incaricato di disegnare per Silvani (e di seguito anche per altri).
Luca ha scovato sul Vittorioso, nel numero 29 del 18 luglio del ’42 una storia intitolata Missione eroica 2° parte su testi Michelangelo Giorda e disegni di Silvani, (ed anche in altre) le firme di Gaspare De Fiore, come ha dimostrato nell’immagine qui sotto.



Questa ricerca si può abbinare a quella che ha intrapreso Carlo Zaia nella riscoperta delle annate delle testate di sinistra per ragazzi, inerenti soprattutto il Pioniere.
Infatti proprio sul Moschettiere, testata non ancora comunista, ma comunque sorta dopo la fine della 2° guerra mondiale, troviamo dal numero 1 del 15 settembre del ‘46 Il vendicatore dell’Atlantico a firma di G. De Fiore, e la firma richiama proprio le firme mimetizzate del Vittorioso. Il vendicatore dell’Atlantico dura sedici puntate e termina sul n. 16 del 29 dicembre del ’46.



Nella nuova testata del 4 gennaio del ’48, Noi ragazzi subentrata al simpatico Moschettiere, vi è una nuova storia Leonardo da Orsagna pubblicata in uno splendido bianco e nero e sorpresa!; che sigla c’è sulla prima tavola ? G. D. F!
L’avventura dovrebbe concludersi sicuramente sul n. 20, visto che – mancando alcuni numeri nelle biblioteche italiane – sul numero 22 compare già la seconda puntata de L'inafferabile Nadir Hodgia di Pierre Olivier e René Bastard.

 

   Credo che essendo ormai queste riviste troppo “sovietiche”, De Fiore sia tornato alla stampa cattolica, infatti fu «disegnatore del “lupettismo cattolico italiano”, poiché aveva illustrato la rivista dei lupetti dell’ASCI, Jau!!! (con tre punti esclamativi!), negli anni Quaranta e Cinquanta (mentre realizzava una miriade di altre illustrazioni e pagine a fumetti, spesso con tratto frettoloso ma inconfondibile).» inoltre,  oltre che Presidente dell’Unione Italiana di Disegno, fu membro della Pontificia accademia dei Virtuosi del Pantheon.



Comunque con Sergio Rosi (che debuttò anche lui sul Pioniere) sempre negli anni cinquanta, fonderà uno studio con cui fra le molte produzioni vi è negli anni ’70 una serie semierotica e dell’orrore, La bella e mortale Jacula, il cui volto mi ha sempre ricordato la  dea Diana, altrettanto bella e mortale.

   Finisco riferendo ancora Luca «Facendo parte della Scuola Romana attiva almeno da tutto il decennio 1950, De Fiore aveva disegnato fumetti, con il suo stile inconfondibile, per un ampio numero di testate confezionate da quelle parti, più o meno girando intorno agli studi romani, da quello di Sergio Rosi al “giro” degli editori Ugo Dal Buono e Gabriele Gioggi. È stato, per qualche decennio, dello stesso gruppo al quale hanno partecipato fra gli altri Giovanni Boselli Sforza, Lorenzo Castellari, Michele Arcangelo Jocca, Paolo di Girolamo, e gli sceneggiatori Eros Belloni, Luigi Fava, Renata Gerlardini (De Barba).»

 È scomparso a Roma il 28 gennaio del 2011.



Aggiornamento del 23/07/2020
  Che il libro di Luca Italia ride! è a dir poco fondamentale è vero, ma che ne avessi avuto la conferma or ora è incredibile!
A pag. 41 del suo libro trovo questa straordinaria nota in blu sotto una copertina


Vi consiglio per gli approfondimenti di leggere L'aggiornamento nella scheda di D'Angelo


  
fonti

Marco Pugacioff

se vuoi puoi andare alla sezione




o dei loro autori, va alla sezione




oppure a




oppure va agli