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venerdì 24 settembre 2021

Cucciolo interpreta Fric-Frac di Federico Confanolieri

 

Cucciolo interpreta Fric-Frac di Federico Confanolieri

 

VIAGGIO

DI UN ABITANTE DELLA LUNA SUL GLOBO TERRESTRE

CAPITOLO PRIMO.

L'arrivo in terra. Le opinioni terrestri.

 



Questo lo conoscete bene; è Cucciolo, all’anagrafe Giorgio Vittorino Passaguai.

Ma dato il suo tenero aspetto è stato chiamato fin da piccolo solo Cucciolo, e questo fino all’età adulta. Oggi si presta ad interpretare Fric-Frac… Ah! Notate il singolare macchinario con cui viaggia. Provate a mettergli due ruote per lato e avrete una rappresentazione degli antichi carri sumeri ed egiziani che sono arrivati fino all’età romana. Personalmente l’idea mi è venuta vedendo una straordinaria ripresa di notte di… un essere alieno – un grigio – che in una città messicana, andava in giro per dei campi di grano.

Ed ora buona lettura. 

 

   È noto con qual serietà si disputasse se gli aeroliti venissero dalla Luna. Con pari serietà dirò io dunque che Fric-frac, abitante di quel nostro satellite, giunse di là sul nostro globo, seguendo la retta che ne congiunge i due centri, in tempo della minore loro distanza. Questa retta è di circa dugentomila miglia geografiche, ch’ e'i percorse circa in due ore terrestri, colla rapidità d’una palla di cannone che andasse dugento volte più rapida dei suo solito ; e sarebbe giunto anche prima, se ad un quinto di strada il contrasto delle due opposte forze centripete non lo avesse tenuto per qualche tempo in equilibrio.

   Ei s’era, dipartito dalla macchia detta mare nectaris, ed era venuto a cadere nella sala dell’accademia delle iscrizioni di Babilonia, in tempo di sessione. I dotti accademici, dopo essersi assicurati che non era una lapide da interpretare, né un papiro da svolgere, lo fecero portar fuori da un bidello.

 


   Ecco dunque Fric-frac solo, in una grande città sublunare, ignaro degli usi, e senza amici per farseli spiegare. Il viaggio ed il cambiamento d’aria gli avevano messo appetito. Trovandosi quindi sul corso di porta Palmira, si pose a soddisfarlo con datteri ed albicocche esposte in vendita. Allorchè si fu satollato volle andarsene, ma il venditore lo arrestò pel pagamento. Non dirò quanta fatica durasse a far comprendere il significato di questo vocabolo pagamento ad un abitante della luna. Finalmente gli spiegò cosi bene, che sul pianeta chiamato Terra chi non ha alcune marche bianche o gialle in saccoccia non ha diritto d’esistere, che Fric-frac dovette dirgli chi era. Allora il Babilonese gettò le frutta e i canestri in un naviglio che univa il Tigri all’Eufrate, chiuse Fric-irac entro uno steccato d’assi di cedro, e lo mostrò ai curiosi. Ogni curioso doveva pagare un nummo d’argento di quelli coniati la minorità del re Ninia, che allora non valeva che venti soldi, e che ora sarebbe pagato ventimila zecchini da un dilettante, i cui eredi maledirebbero di cuore il re Ninia e tutti i nummi dell’antichità.


   Le interrogazioni a cui Fric-frac dovette soggiacere lo infastidivano un poco. Chi gli chiedeva s’era venuto a cavallo d’un ippogriffo o d’un fascicolo di raggi turchini; chi gli chiedeva se i poeti di lassù facevano versi come i nostri, le cui sillabe stanno al contenuto come undici a zero ; chi chiedeva il perchè la luna adempisse sì male all’oggetto per cui fu creata, non illuminando la terra nemmen la terza parte delle notti dell’anno; chi infine volea sapere se gli astronomi di lassù, quando v’è ecclissi di terra, facevano il parapiglia de’ nostri allorché v'e ecclissi di luna.

Gli scienziati chiedevano se nella luna la materia era divisibile all’infinito, se prevalevano i Nettunisti o i Vulcanisti, il sistema di Newton o quello d’Allix, e se vi si studiava la formazione della luna, come fra noi la formazione della terra. Fric-frac rispondeva che quanto ai sistemi sull’origine e sull’essenza delle cose, eran già riputati, messe dell’ospitale de’ pazzi, e vi si rideva quindi de’ bei sogni di Cartesio e di Buffon. Che quanto alle ipotesi plausibili per spiegare la concatenazione dei fenomeni bene osservati e ben verificati, non si dava retta a quelle nelle quali appariva un’assoluta ignoranza dei fatti e dei fenomeni stessi unita ad una tale aberrazione dalla logica naturale, e che quindi non v’erano Allixisti nella luna, come non ve n’era sulla terra. Ma gli scienziati insistevano per una qualche bella ipotesi, per un qualche bel sistema; e Fric-frac raccontò loro siccome la luna fu un tempo una pustula del nostro globo, che se ne staccò allorché fu grossa e matura.

   Con ciò spiegavasi chiaro il diluvio universale, la scabrosità della superficie lunare a noi rivolta, e la lunghezza delle orecchie asinine. Gli scienziati partirono contenti, ed andarono a spiegare seriamente, dalla tribuna, ciò che Fric-frac aveva detto loro per gioco.

Gli eruditi ed i bibliomani trovavano il paese della luna un paese insoffribile, perchè non vi si comentava Dante né Omero, e non si usavano gli esemplari colle barbe. I botanici non sapevano che fare d’un abitante della luna, che non aveva recato seco qualche pianta annua per lo meno da classificarsi secondo Jussieu, Tournefort, o Linneo, per forza se non per ragione. I sacerdoti di Babilonia infine, in segno di tolleranza volevano sterminare la luna ed i suoi abitanti, perchè non vi si adorava Belo e Sammonocodon. Ma il bel sesso, che sentiva di avere del lunatico anzi che no, prendeva le difese di quel satellite pianeta.

   Dopo un anno di fastidi, Fric-frac si trovò in diritto di esistere. La curiosità de’ Babilonesi lo aveva arricchito. Pensò dunque di fare un giro per le varie parti del nostro globo, alle quali noi diamo denominazioni sì strampalate, e ch’ei chiamava alla lunare, col semplicissimo nome di macchie. Ma innanzi seguirlo ne’ suoi viaggi rispondiamo ad alcune obbiezioni dei critici.

Primo : Come non andasse in dugentomila pezzi piombando da dugentomila miglia d’altezza. Secondo : Come facesse Fric-Frac a spiegarsi ed a comprendere. Terzo : Come potesse farsi parola in que’ tempi d’Omero e Newton, non che di altre moderne opinioni.

Quanto al primo risponderemo, che siccome un satellite non dee possedere tutte le prerogative del suo principale, così gli abitanti della luna han quattro soli sentimenti in luogo di cinque. Manca loro il senso del tatto, e ciò appunto impedì a Fric-frac di rompersi le braccia, benchè senza paracadute.

Né è più difficil cosa rispondere al secondo. non so qual moltilingue propose la quistione qual lingua parlassero gli angeli, e si decise per l’ebraica, perché avevano cantato l’alleluja. Ora una lingua che si estenda tino al settimo cielo, poteva ben essere compresa nel mondo della luna, e quindi Fric-frac averla parlata a Babilonia, se non altro cogli Ebrei che vi facevano i migliori affari, presso a poco come a’ dì nostri. Finalmente risponderemo alla terza obbiezione dicendo, che di venticinque in venticinquemila anni, cioè ad ogni nuova retrocessione dell’equinozio, le cose del mondo retrocedono pur esse com’eran prima; le stesse opinioni; gli stessi nomi, le stesse follie. Ecco perché v'era stato fatalmente anche allora, un Dante, un Omero e un Allix.

 

F....o C....i. [Federico Confalonieri]

Da Il conciliatore n. 27 di Giovedì 30 novembre 1818

[Nota: il racconto non ebbe mai seguito]

 



Marco Pugacioff

Macerata Granne

(da Apollo Granno)

S.P.Q.M.

(Sempre Preti Qua Magneranno)

24/09/'21

 

articoli

 

 

martedì 21 settembre 2021

Pinocchio dalle fate e in più lo Yunke-lo

Pinocchio dalle fate

e in più lo Yunke-lo

 

Il Green Pass e lo Yunke-lo non non sono diversi...

 Cos'è lo Yunke-lo? Secondo le credenze dei pellirosse, è lo spirito che viene a prendere le anime di coloro che stanno per morire per portarle nel Wanagi-yata, la terra dei morti; come narrava il grande Gianluigi.

In pratica, presto non si potrà più andare all’ospedale o al supermercato e nemmeno dal giornalaio per comprare Tex... e nemmeno alla posta se non si è vaccinati.

  È come nel 1938, se non avevi la tessera del Partito Nazionale Fascista, nessuno ti faceva niente, ma non avevi un lavoro, e senza tessera fascista morivi di fame.

   Ed ora è quindi obbligatorio il mortal-vaccino entro il 15 – 20 ottobre, già!  Proprio quando:

«L'Unione Europea ha approvato 5 terapie (https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/fr/ip_21_3299) che saranno disponibili in tutti gli ospedali degli Stati membri per trattare il Covid. Queste terapie sono approvate con decreto del Consiglio europeo (Parlamento europeo) e saranno operative dal 1/10, quindi saranno gradualmente distribuite intorno al 20/10. I vaccini sono stati approvati su una "base di prova provvisoria". Tuttavia, poiché c'è l'obbligo di prescrizione per questi 5 nuovi farmaci per decreto, l'uso del vaccino sarà interrotto.»

Ma non in Italia!

 

   Sono così stanco di tutta questa malvagità evidente e irrefrenabile che alberga a Roma… 

   Una volta si cercava di campare [vivere] bene, ora si deve crepare e basta. 

   E' come una lunga ripresa nel quadrato della vita, contro un rettile umanoide; a ogni colpo potente che lo colpisce, lui ti risponde con colpi sempre più mortali, finché cadi al tappeto e il tuo avversario in trionfio ti mangia la testa.

Sento lo Yunke-lo soffiare sulla penisola, lento, inarrestabile. 

...

   Avevo iniziato questa storia di Pinocchio proprio a febbraio del 2020, quando hanno fatto scatenare questa nuova “Spagnola”… e con molta fatica – visto che il mio braccio è mi fa sempre più male – l'ho terminata alla meno peggio.

   La dedico un pò a tuti voi, ma di certo non a chi risiede nei palazzi del potere, a destra e a  sinistra del Tevere.

 



  


 



 

  

Marco Pugacioff

Macerata Granne

(da Apollo Granno)

S.P.Q.M.

(Sempre Preti Qua Magneranno)

21/09/'21

 

articoli

 




mercoledì 1 settembre 2021

Raoul Verdini - ampliamento

 

 


Raoul Verdini

   Giovedì 18 agosto del 2016, feci una scheda succinta su Verdini, come del resto su Berti e tanti altri. Ho deciso di riscriverla, ampliandola.

 

   L’autore romano nasce il 28 maggio 1899, qui sopra lo vediamo in una foto scovata sullo scritto della pellicola animata di Pinocchio di cui parlerò più sotto. 

Inizia come bozzettista per le Ferrovie dello Stato, abbandonando questo lavoro per abbracciare il giornalismo già a 22 anni, e successivamente il disegno. È nel ’31 che inizia a collaborare con il MARC’AURELIO fino alla chiusura della testata avvenuta nel settembre del 1943.

   Sue tavole appaiono ne Il cartoccino dei piccoli dell’editore Ettore Boschi. Probabilmente sono queste qui sotto firmate VERD; lo stile però mi sembra più rigido, chissà?

Un nome, in ogni caso, da non confondere con il misterioso Vero della Gazzetta dei Piccoli.

 







 

    È il 1933, viene incaricato di illustrare il libro Il Capo Squadra Balilla, edito a cura della presidenza centrale dell’Opera Balilla, e ristampato più volte negli anni seguenti.




Ma se i suoi disegni sono veramente belli, mi mettono angoscia! Nessuno dei bambini – e questo fin dalla copertina – ride o semplicemente sorride. Se penso che mio padre e suo fratello passarono tutta questa disciplina imposta, mi viene… altro che la pelle d’oca.

Posso capire una funzione ieratica, maestosa, quasi sacrale, ma nello stesso periodo, esce sempre per l’Opera Balilla, nel ’35, La caposquadra piccola italiana illustrata da Ennio Zedda; eppure lì le bambine seppur inquadrate danno sfogo a qualche sorriso. Che contrasto.


Immagini tratte da Storia e ideologia nelle tavole di Ennio Zedda. Da Il balilla al Giornalino.

Di Giuliana Altea

 

   Nel  ’33 Verdini inizia a disegnare per Il balilla, edito a Roma dalla presidenza dell’Opera Balilla. Inizia con il personaggio di Tintarella apparso tra il 1933 e il '34, poi vengono Meo Calzetta, Archita L’alchimista, e Tiradritto & Gambalesta.

  Vi è anche una tavola venduta sulla baia, come realizzata nel '38, che in realtà ha ancora uno stile un pò rigido ed è firmata semplicemente Verd! Probabilmente è una delle sue prime opere.






 Tra il ’36, in cui vi è l’invasione dell’Etiopia e il ’37 quando i fascisti italiani intervengono in Spagna a favore di Franco, le tavole umoristiche sul Balilla vengono eliminate.

Verdini deve trovare un nuovo lavoro. Per sua fortuna lavora già da tempo al Marc’Aurelio, di cui parleremo più avanti.

Il produttore, Romolo Bacchini, assieme al figlio Carlo avevano già realizzato due pellicole animate di 300 metri ciascuna intitolate Dalla Terra alla Luna e La morte ubriaca distribuiti solo all’estero, sembra con un discreto successo [esisteranno più?]. Decidono di intraprendere – già nel ’35 – una pellicola a disegni animati dedicata al burattino di Collodi; e i due chiamarono per quest’opera una triade di autori appunto del Marc’Aurelio ovvero Mameli Barbara (1908-2001), Gioacchino Colizzi in arte Attalo (1894- 1986) e Raul Verdini.

In seguito entrarono altri disegnatori come Mario Pompei (1903-1958) e Ennio Zedda (1910-1993).

Barbara aveva già partecipato alla realizzazione di una pellicola con personaggi in carne e ossa, Le avventure di Pinocchio, ma naturalmente il progetto naufragò… Non so se poi il bel film del ’47 fosse la realizzazione di questo progetto, certo è, che anche questa pellicola, con un giovane Vittorio Gassman nella parte del Pescatore verde, non uscì mai e fu vista anni dopo.

 

Ora c‘era da realizzare una pellicola di ben 2000 metri in cui Attalo deve ideare gli sfondi, mentre Barbara e Verdini devono disegnare i personaggi e occuparsi delle intercalazioni. Fu stimato che erano necessari ben 110.000 disegni, con una media di 300 disegni al giorno e l’opera doveva essere finita entro un anno per presentarla «in tutto il mondo verso l’autunno del 1936.» con un costo preventivato di un  milione di lire dell’epoca.

 


foto ripresa da

http://bottegapartigiana.org/le-avventure-pinocchio-attalo-verdini-barbara/

dove si indica Carlo Bacchini di spalle, con la testa piegata.

Il secondo a sinistra (è una mia impressione) potrebbe essere Verdini, ma gli altri?

comunque come studio di animazione è più simpatico questo, di quello a Recanati

dove lavorai un paio d’anni, nel ‘95.

 

Ma Barbara dichiarò a Mario Veger «Tale impresa si rivelò molto dilettantistica». Comunque, sembra che fu Verdini a dare un impronta così delicata e pulitamente spiritosa all’opera, la fatina in ogni caso era opera di Barbara.

Purtroppo Barbara riferisce che «dopo un anno di lavoro, il film fu interrotto per mancanza di finanziamenti».

Eppure, secondo Verger «Raoul Verdini avrebbe tentato in un secondo momento di portare a termine il film da solo, cercando di trasformarlo a colori con il sistema Catalucci, tuttavia non riuscendo nell’intento.»

Guarda caso uno yankee arrivò a racimolare il negativo della pellicola. Era Disney che pagò per avere tutto il materiale dell’opera, oltre 50.000 disegni e le pizze del film. Infatti Zedda riferisce «A Verdini di tutto questo non era stato detto nulla inizialmente. Tutto la cosa è stata fatta dicendo a Verdini che facesse una pausa, che mettesse in riposo i disegnatori, che dopo quindici giorni si sarebbe ripreso il lavoro. Verdini intanto era andato avanti con le scene. […] L’avvocato Todaro [sembra il finanziatore della pellicola, Nota mia] fu contattato da Disney direttamente e gli chiese chi aveva i diritti del cartone. Lui rispose che li avevano lui e lo stesso Verdini. Disney fece questa proposta e Verdini non ebbe poi nulla da obiettare [poiché sulla lavorazione del film erano nel frattempo sorte polemiche e persino un caso giudiziario] ed ebbe successivamente l’ordine di consegnare tutto, celluloidi, pizze, fino all’ultimo disegno.»

Quasi sicuramente la pellicola praticamente terminata è rinchiusa negli studi californiani della Disney (come ne è certa la nipote di Mario Pompei, l’animatrice Silvia) e non vedrà mai la luce, come il pinocchio nipponico realizzato in quegli stessi anni…

Ma Pinocchio mio, senza cattiveria ma… niente, niente che porti un po’ jella? O più semplicemente c’erano dietro gli artigli di Lorenzini (Collodi Nipote) che cercava di ricavar più denaro possibile dalla creaturina di suo zio…

 

Si torna al Balilla, con altri personaggi come Teodolindo Giramondo o Tonio lupo di mare, il buon Pandoro, personaggi semplici e non legati all’ideologia della rivista.



Una prima pagina del 1939 dalla Baia


 Una bella tavola e la sua pubblicazione

sul Balilla del '40 in vendita sempre sulla Baia

 


Una bella storiellina pubblicata su Lupettino nel ’51. Più che probabilmente era una ristampa delle sue opere sul Balilla, infatti Pippo dovrebbe esser Meo Calzetta.

 

   Queste tavole poste in vendita sulla Baia, dovrebbero venire, come mi raccontato sovente al telefono Michele Arcangelo Jocca, da una stanza della Casa Editrice A.B.C., di Roma in via Lucchesi, 26. Narra infatti Luca Boschi alle pagine 25 e 26 del suo libro Italia ride: “Jocca, che abbiamo lasciato a vagare nei locali della casa editrice in attesa di essere ricevuto, come ogni mercoledì, da Eros Belloni, la cui scrivania si trova a fianco di Tofano. «Sei puntuale come una cambiale!», lo rimproverara bonariamente Belloni di solito. «In quell’edificio, che era stato la sede del Balilla», ricorda ancora nel 2020 l’anziano ma lucidissimo Iocca, «ormai tutte le stanze erano completamente vuote, era occupata solo quella di Belloni. Quando gli portavo i miei disegni o prendevo i soggetti per i lavori successivi, dovevo sempre aspettare che si liberasse da altri impegni, prima di potermi ricevere. Un giorno, nell’attesa ingannavo il tempo gironzolando per i locali vuoti. Ad un tratto… che  sorpresa! Al centro di una stanza giaceva un cumulo enorme di carte e disegni che evidentemente erano stai portati in fretta e furia». Iocca ne parla con entusiasmo di un Alì babà finito nella caverna dei Quaranta ladroni. «Era tutto il materiale usato per realizzare i numeri del Balilla. Belloni l’aveva salvato dalla distruzione quando il giornalino aveva cessato le pubblicazioni, già parecchio tempo prima. C’erano disegni di Kurt Caesar, Raul Verdini, Enrico De Seta, Ennio Zedda, Mario Pompei… Tutti autori che avevo sempre ammirato».

 

In questo inizio degli anni ’40, Verdini illustra dei libri come Temistocle, la vuole così, personaggio già apparso sul Marc’Aurelio e Professioni allo specchio sempre di Celso Maria Garatti (Treviso 24 ottobre 1899 - ?). Ed anche il libro di Sandro Asor Rosa Capitan Baruffa delle Edizini Atlantica del 1944.

 

 
- Ho mi dai diecimilalire oppure ti cancello!
Bravo Raul!

 
due belle illustrazioni da professioni allo specchio
 
 


Durante il ventennio Verdini fu costretto ad italianizzare il suo nome da Raoul in Raul (notizia ripresa dallo scritto sulla pellicola di Pinocchio, presente  in rete dal 2020), più che probabilmente era sotto l’occhio del regime cattolicofascista dell’epoca, e per poter lavorare... 

Questo fa capire il pesante clima di tensione di quegli anni e per cui il suo nome compare nell’elenco dei 360 intellettuali e personalità che aderirono al Manifesto della razza del 1938. 

E insieme a lui vi sono le firme di Angelo Marco Bioletto, il papà di Cucciolo & Beppe Federico Pedrocchi, Giove Toppi, Gustavo Rosso (lo splendido illustratore Gustavino), Mameli Barbara, Walter Molino, Ennio Zedda e perfino Enrico De Seta e Pier Lorenzo De Vita; molti di questi artisti quasi sicuramente furono COSTRETTI a firmare. Sorprende che vi siano anche il nome di Paolo Lorenzini (Collodi Nipote), ma nessuno ha mai detto niente sopra quelle di Giuseppe Tucci un sedicente archeologo maceratese legatissimo al regime, e peggio ancora di Giovannino Guareschi!

A questi ultimi due dedico questa vignetta a loro adattissima.

Simpatica vignetta di autore ignoto

 

   Se però fosse legato al regime non credo proprio. Nel ’40, quando l’Italia è ormai in guerra Verdini illustra anche un fascicolo mensile dell’editore Campi di Foligno, Lo stornellatore della radio sociale. Il numero che possiedo è il secondo edito il 15 dicembre.

 


La copertina è graziosa, mette serenità. Padre, madre e un bebè sono sull’uscio della loro casa, in cui si intravede sullo sfondo un focolare. All’interno della rivista ci sono delle illustrazioni che fanno da cornice ai vari stornelli per i lavoratori.


Ci sono delle illustrazioni dedicate; una ai portinai godibilissima, ma subito arriva il milite alla frontiera, fiero, ieratico, senza sorriso – in effetti, un militare, se non è di carriera, che c’ha da sorridere? – ma mi ha colpito la vignetta del lavoratore dietro ai malefici finanzieri: Non sorride! Al contrario del capofamiglia della copertina, non sorride. C’è, effettivamente c’è un messaggio di disaccordo col regime. Si vede, si sente!

 





Dopo la nave militare…


…arriva una giovane dagli abiti da campagna, fresca, dall’aria focosa e gioiosa, davvero graziosa; tanto da ricordarmi  Trisuzza (Franca Gandolfi), l’innamorata di ‘Ntoni (Domenico Modugno) su Questa è la vita del ‘54.

 



Però subito dopo c’è un giovane lavoratore in terra (presumo) d’africa. Anch’egli non sorride.

 


Sorride invece, in maniera furbesca, un cantiniere con un aria da professor Occultis che vuol sempre tirare un brutto tiro per poter ber e mangiare senza pagare, alla faccia di Pantalone.

 


 


La maestrina e la nonnina, ed infine un balia procace, quasi un sogno erotico sul modello dell’attrice Angela Luce circuita da un famelico Totò che gli bacia il suo seno generoso… ricordate Signori si nasce del ’60?


   Non sia considerato fuori luogo il riferimento a Totò. In quegli anni – l’avevo letto un fumetto, mi sembra stampato sul giornalino – il principe della risata in un suo siparietto comico, fece una battuta sugli “uomini in nero” o qualcosa del genere. E il teatro fu incendiato dalle camicie nere. Totò avrebbe voluto fuggir via, ma subito ci ripensò, tanto dove avrebbe potuto andare?

Foto ripresa da Totòtruffa2002.it

 

E non è finita lì, in una testimonianza televisiva ho sentito quest’altra. Sempre Totò a teatro lavorava con la grande Anna Magnani che doveva dire una battuta come “respirare aria di libertà” o qualcosa del genere; le camicie nere, con pistola al fianco, intimidirono tutti i componenti della rivista. Ma Totò e tutti gli altri tremavano di paura. La Magnani era una bella donna con una “testa calda”, ed effettivamente fece letteralmente di testa sua, perché scoppiò con un “respirare un po’ d’aria pura!”. Fu un’apoteosi di applausi.

Questo era il clima di quegli anni, che è lo stesso clima di oggi, e che peggiorerà sempre più. Regimi di ieri, regimi di oggi, sempre con capi eletti dai finanzieri.

Perché gli stati, invece di chiamarli regni, imperi, repubbliche… non li chiamano come sono in realtà, ovvero finanziarie? Tanto è inutile illudersi ancora che sia il popolo a comandare.

 

Il Marc’Aurelio

 

  Fin dal ’31 Verdini fu uno degli illustratori della mitica rivista Marc’aurelio, e vi ripropongo qui alcune magnifiche illustrazioni.

In questa pagina ho inserito anche un’illustrazione di Temistocle, che – avete visto più sopra – sarà portato in libro nel ’40.


Però anche lui, nel disegnar belle donnine – anche se meno realistiche di quelle di Barbara – non manca di grazia.




 

E infine, un piccolo fumetto tra Barbara e De Seta…

 


   Marc’Aurelio chiude i battenti nel ’43. cosa abbia fatto per sbarcare il lunario Verdini, per occuparsi dei suoi cari, non saprei. De Seta – testimonianza datami da Michele Arcangelo Jocca – faceva caricature ai soldati yankee, ma Verdini?


Durante la liberazione, in ogni modo, collaborò con il cuore dei piccoli, dove, nel ’44 realizzò a puntate e in versi Le avventure di Pinocchio ridotte e illustrate da Verdini. Purtroppo questa rivista non è stata scansionata e non si trova in rete. Chissà se qualche biblioteca ne abbia una collezione…

Collabora nel ’45  con l’Orlando, il Pettirosso, il partigiano, l’asino…

Vignetta pubblicata senza firma, ma il suo stile è inconfondibile


 … il Pasquino, e contribuisce alla nascita di Liscio e busso insieme ad Angelo Migneco e ad Augusto Camerini

 




   Nel ’47 Totò – sempre lui, ma è inevitabile - fece una simpaticissima pellicola intitolata I due orfanelli dove interpreta un Napoleone da operetta insieme a un Galeazzo Benti in veste da re Gioacchino, che insieme a Carlo Campanini (tipo maresciallo Ney?) assistono ad una baruffa da guerre napoleoniche.

 

Alla fine l’imperatoruccio Totò premia i superstiti e li conta; appena una quindicina e decide di ritrovarli tutti in un raduno… però poi esclama «…e non facciamo poi che fra un anno, quando si fa il raduno si presentano in 40.000».

Infatti al primo raduno partigiano intervennero molti di più di coloro che parteciparono alla guerra di liberazione. Ma gli italiani – né più, né meno di Re Gioacchino, soldato di gran fegato, conquistatore di Mosca (fu lui, da Re di Napoli, ad entrarvi per primo) ma politicamente un disastro – sono dei gran opportunisti!

Così si capisce la seguente tavola dal Marforio:

Dopo, se da qui, si vuol dire che Verdini fosse un “traditore” – così come ho sentito appellar anche Dario Fò – c’è ne dovevano essere parecchi de ‘sti “traditori”…

Un bel Ex-Libris

Dal ’46 al ’58, Verdini è redattore della rvista comunista Vie nuove ed entrò poi nel quotidiano romano Paese sera fino al gennaio del ’63.

È il 1951 e Raul Verdini illustra un libro per fanciulli scritto da un autore conosciuto l’anno prima, Gianni Rodari: Il romanzo di Cipollino! 


 

È l’inizio di un periodo fecondo e soprattutto di una coppia formidabile ed anche della collaborazione tra Italia (l’Unità) ed all’estero, come in Unione Sovietica dove viene pubblicato su la Pravda, la Literaturnaja gazeta, il Krokodil e nell’ Eulenspiegel (nella Germania Orientale).

    Quando nasce Il Pioniere dalle ceneri de Noi Ragazzi che cessa le pubblicazioni col numero 32 del 6 agosto del ’50, viene annunciato nel primo numero del 3 settembre del ‘50 l’arrivo di Cipollino e dei suoi amici, che saranno insieme a tanti altri personaggini come tra gli altri Chiodino di Berti, o il cagnolino Pif di Arnal …


La prima illustrazione di Cipollimo dal n. 1 del Pioniere
da www.ilpioniere.org/
dove si può scaricare tutte le annate della mitica rivista 

 

  E contemporaneamente inizia una buffa storia d’Italia su testi di Alberto Cavaliere intitolata La leggenda di Roma.


Con loro verranno Le maschere, i fumetti di Arlecchino e Pulcinella perennemente affamati.

E la famiglia di Chicchiricchio, le ragazzine Lala & Lola che fanno impazzir il loro nonnino e…



Ed infine ritorna ad illustrar (ancora il personaggino di Collodi, si vede che era destino!)  Pinocchio su rime baciate di Gianni Rodari.

 



Il personaggio di Karakylka

 

Verdini collaborò anche a La via migliore e a Bambola (anche qui, più che probabilmente erano ristampe di suoi lavori dal Balilla come Pippo Pallino).


Un numero del ’67 dalla Baia

 

Ed anche alla rivistina trilingue (italofrancobrasiliana) Miao. Tra i miei Cuccioli, Tiramolla, Felix e Pinocchio  ne ho scovato un numero malridotto che conservo da anni; i disegnini di copertina sono di Roveri (Miao) e di (presumo) Elena Poirier.

Il disegnino in quarta di copertina sembra Verdini ed ha effettivamente tutto il suo semplice e magico stile.


Ora è il momento di riposare e il 4 dicembre dell’81, alla bella età di 82 anni Raoul se ne và.


 L’Unità dà l'annuncio della scomparsa di Verdini

 

  Fonti:

-          http://www.lfb.it/fff/fumetto/aut/v/verdini.htm

-          http://www.lfb.it/fff/fumetto/test/b/balilla.htm

-          https://it.wikipedia.org/wiki/Raoul_Verdini

-          https://collezioni.unimi.it/fondiapice/?page_id=48#

-          https://www.academia.edu/40959677/Storia_e_ideologia_nelle_tavole_di_Ennio_Zedda_Da_Il_Balilla_al_Giornalino

-          http://bottegapartigiana.org/le-avventure-pinocchio-attalo-verdini-barbara/

-          https://moscowseasons.com/en/news/cipollino-and-others-illustrations-for-gianni-rodaris-books-in-italy-and-the-ussr/ 

 

 

Marco Pugacioff

Macerata Granne

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(Sempre Preti Qua Magneranno)

01/09/'21

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