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sabato 30 dicembre 2017

Louis Jacolliot




Louis Jacolliot



   «Una delle leggende più antiche dell’India, custodita nei templi dalla tradizione orale e scritta, narra che molte centinaia di anni fa, esisteva nell’oceano Pacifico un immenso continente che fu distrutto da uno sconvolgimento geologico, e i cui frammenti si possono ritrovare in Madagascar, Ceylon, Sumatra, Java, Borneo e nelle principali isole della Polinesia.
    Gli altopiani dell’Indostan e dell’Asia, seguendo questa ipotesi, non possono essere stati rappresentati in quei tempi antichi che da quelle grandi isole dipendenti dal continente centrale[1].»
   Così inizia uno dei libri redatti dallo scrittore francese Louis Jacolliot, precisamente Histoire des Vierges. Les Peuples et les continents disparus del 1874 e in cui si ravvisa l’ombra di quel continente di cui parlò per primo ( proprio in quegli anni ) l'archeologo dilettante e fotografo americano d’origine francese Auguste Le Plongeon [2] ( 1826-1908 ), insieme al missionario francese Charles Étienne Brasseur, detto Brasseur de Bourbourg[3] nato nel 1814 e scomparso a Nizza nel 1874, e reso in seguito celebre da James Churchward (1851 – 1936) nel ’26 con il libro Mu, le continent perdu


   Ma chi era Jacolliot? Lo scrittore nacque il 31 ottobre del 1837 nella città di Charolles ( Saône-et-Loire ) e passò poi molti anni al servizio dell’impero francese prima come avvocato e poi come giudice sia a Chandernagor in India, sia a Tahiti tra il 1865 e il 1869. Visse anche altri paesi dell’Asia così che poté scrivere numerosi articoli e libri sulla cultura indiana.
   Come per Rudyard Kipling, il soggiorno di Jacolliot in India fu l’occasione per conoscere la cultura e le popolazioni locali e di servirsene  come materia per le numerose opere da lui redatte nel corso della sua esistenza ( chissà come deve averlo invidiato Salgari… ). Lo scrittore raccolse dei miti che in seguito popolarizzò coi suoi numerosi libri; tra l’altro affermò che gli scritti indù narravano, come avete letto più sopra, la storia di una terra inghiottita dall’oceano indiano. Le tradizioni danno il nome di Rutas ai popoli che avrebbero abitato questo immenso continente; dalla loro lingua sarebbe nato il sanscrito.
   Non solo, è nella sua opera Les Fils de Dieu del 1873 che comparirebbe per la prima volta il nome di Agharta[4]. Non per niente i francesi Louis Pauwels e Jacques Bergier, dicono che i suoi libri sono stati per la maggior parte saccheggiati da occultisti [come Helena Blavatsky tra gli altri], profeti e taumaturghi; e riferiscono anche che Jacolliot narrò delle moltitudini di pellegrini, alcuni affetti dalle più spaventose e diverse malattie, che si bagnano nelle acque del Gange senza danno per i sani. Le acque sacre purificano tutto e questo a causa di un tempio segreto scavato sotto il letto de Gange[5].
   Ancora, in un suo libro del 1884, descrisse una levitazione alla quale Jacolliot avrebbe assistito, e dove il fakiro sarebbe rimasto sospeso a diversi metri dal suolo per più di venti minuti[6]. Comunque sia molti dei suoi testi offrono aneddoti sui costumi dei diversi paesi del mondo.
   Ma il fatto che sia vissuto pochi anni in India, scriveva il linguista Julien Vinson nel 1888, rendeva impossibile per lo scrittore aver appreso non solo il sanscrito e il tamoul, ma anche la storia, la cultura e la mitologia indiana[7].
   Quel che a noi però interessa, al contrario della sua produzione volta alla divulgazione etnologica e scientifica, è l’uso che fece delle sue conoscenze nel campo della letteratura avventurosa, o come diremo in Italia, di stampo salgariano. Alcuni sono stati tradotti in italiano come I mangiatori di fuoco, Il corridore delle jungle, e nel genere poliziesco Il delitto del Mulino d'usor. Alcuni dei suoi romanzi furono pubblicati dopo la sua scomparsa come Un policier de génie (1890), o Perdus dans l’océan (1893) tradotto in Italia come Perduti sull'Oceano.
   I suoi libri furono pubblicati in Francia dalla Flammarion (collection « Auteurs célèbres ») oppure presso Dentu (dans diverses collections). In Italia da G. Pavia oppure dalla Sonzogno, a cavallo tra l’ottocento e la prima metà del novecento. Ma in ambedue le nazioni non è stato più rieditato da anni. Nella nostra nazione le varie traduzioni sono disperse tra diverse biblioteche del nord Italia, mentre per fortuna in Francia la Bibliothèque Nationale sembra che possieda la totalità delle sue opere.


Illustrazione tratta da "Il corridore delle Jungle".
   Il curatore del bel sito http://www.roman-daventures.com/ prosegue poi con l’analisi di un romanzo d’avventure di Jacolliot: Il corridore delle jungle, in  cui l’autore si presenta nel racconto soprattutto come uno «historien [storico]» piuttosto che come romanziere. In più cerca di far risaltare il valore dell’impero francese e questo per uno scopo politico. Del resto Jacolliot era stato un servitore del “Secondo Impero” in un paese dominato dai Britannici; il primo capitolo inizia infatti così:  « da dieci anni, egli percorreva L’India in lungo e il largo, disgustato dalla rapacità britannica che pressava questo bel paese con le molte forme di sfruttamento che erano stati inventati dai commercianti della città.», esaltando poco più avanti il lavoro francese « i ricordi lasciati dalla Francia nel cuore di tutti gli indù all'estremità orientale [dell’Indostan] erano tali, che, ad un segnale dato da Pondichéry, tutti si solleverebbero come un sol uomo contro le giubbe rosse [per difendere la Francia] [8]». 


   In effetti, il discorso risulta alla lunga un po’ ambiguo: perché si tratta di liberare gli indiani dal dominio britannico, facendo diventare il romanzo un’opera di emancipazione, ma sotto l’insegna del tricolore di Napoleone III, (tanto tragicamente nefasto a Roma nel 1849), infatti il corridore delle jungle è un francese al servizio del suo paese, la cui conquista coloniale in terra asiatica non è lontana.


    È sufficiente confrontare Il corridore delle jungle con il ciclo delle tigri di Emilio Salgari, dove la volontà emancipatrice, personificata da personaggi come Sandokan o Kammamuri, rimane in mano ai nativi.
    Louis Jacolliot scomparve il 30 ottobre del 1890 a Saint-Thibault-des-Vignes (Seine-et-Marne). 
Marco Pugacioff
Opere
( elenco tratto dalla Wikipedia francese, le opere tradotte in italiano sono state invece ricavate dall’Opac nazionale )
·         La Devadassi (1868)
·         La Bible dans l'Inde, ou la Vie de Iezeus Christna (1869) - Le vere origini della Bibbia e Vita di Jezeus Christna in occasione del Concilio ecumenico di Roma / Louis Jacolliot, Milano : E. Politti, 1869 – OPPURE La Bibbia nell'India : vita di Jezus Christna / traduzione di Antonio Garneri, Saluzzo : Tip. Fratelli Lobetti-Bodoni, 1904
·         Les Fils de Dieu (1873)
·         Christna et le Christ (1874)
·         Histoire des Vierges. Les Peuples et les continents disparus (1874)
·         La Genèse de l'Humanité. Fétichisme, polythéisme, monothéisme (1875)[or (1879)?]
·         Le Spiritisme dans le monde. L'initiation et les sciences occultes dans l'Inde et chez tous les peuples de l'Antiquité (1875)
·         Les Traditions indo-asiatiques (1876)
·         Les Traditions indo-européennes et africaines (1876)
·         Le Pariah dans l'Humanité (1876)
·         Les Législateurs religieux : Manou, Moïse, Mahomet (1876)
·         La Femme dans l'Inde (1877)
·         Rois, prêtres et castes (1877)
·         L'Olympe brahmanique. La mythologie de Manou (1881)
·         Fakirs et bayadères (1904)
·         Voyage au pays des Bayadères (1873) - Viaggio al paese delle bajadere / di L. Jacolliot, Milano : G. Pavia e C., 1880
·         Voyage au pays des perles I (1874)
·         Voyage au pays des éléphants II (1876)
·         Second voyage au pays des éléphants III (1877)
·         Voyage aux ruines de Golconde et à la cité des morts - Indoustan I (1875) - Viaggio alla città dei morti ed alle rovine di Golconda / di Luigi Jacolliot, Milano : G. Pavia e C., [1881] - OPPURE Viaggio alla città dei morti ed alle rovine di Golconda, Milano : G. Pavia, [19..]
·         Voyage au pays des brahmes II (1878)
·         Voyage au pays du Hatschisch III (1883)
·         Voyage au pays de la Liberté : la vie communale aux États-Unis (1876)
·         Voyage aux rives du Niger, au Bénin et dans le Borgou I (1879)
·         Voyage aux pays mystérieux. Du Bénin au pays des Yébous ; chez les Yébous - Tchadé II (1880)
·         Voyage au pays des singes III (1883)
·         Voyage au pays des fakirs charmeurs (1881)
·         Voyage au pays des palmiers (1884)
·         Voyage humoristique au pays des kangourous I (1884)
·         Voyage dans le buisson australien II (1884)
·         Voyage au pays des Jungles. Les Femmes dans l'Inde (1889)
·         Trois mois sur le Gange et le Brahmapoutre. Ecrit par Madame Louis Jacolliot née Marguerite Faye (1875) - Tre mesi sul Gange e sul Bramaputra / per la signora L. Jacolliot, Milano : G. Pavia e C., 1881
·         Taïti, le crime de Pitcairn, souvenirs de voyages en Océanie (1878)
·         La Côte d'Ebène. Le dernier des négriers I (1876)
·         La Côte d'Ivoire. L'homme des déserts II (1877)
·         La Cité des sables. El Temin III (1877)
·         Les Pêcheurs de nacre IV (1883)
·         L'Afrique mystérieuse I, II, III (1877) ; I,II, III, IV (1884)
·         Les Mangeurs de feu (1887) - I mangiatori di fuoco / di Luigi Jacolliot, Milano : E. Sonzogno, 1889 - OPPURE I mangiatori di fuoco : romanzo / di Luigi Jacolliot, Milano : Soc. Ed. Sonzogno, stampa 1906 - OPPURE I mangiatori di fuoco : Fasc. 1-2, Milano : Casa Ed. Sonzogno, 1924 (Matarelli) - OPPURE I mangiatori di fuoco, Milano : Sonzogno, [1930] (A. Matarelli)
·         Vengeance de forçats (1888)
·         Les Chasseurs d'esclaves (1888)
·         Le Coureur des jungles (1888) - Il corridore delle jungle : Fasc. 1-2, Milano : Casa Ed. Sonzogno, 1924 (Matarelli) – OPPURE Il corridore delle jungle : Grande romanzo d'avventure. Con 72 illustrazioni, Milano : Casa Edit. Sonzogno, [1931] (A. Matarelli)
·         Les Ravageurs de la mer (1890)
·         Perdus sur l'océan (1893) - Perduti sull'Oceano : Fasc. I, Milano : Casa Ed. Sonzogno, 1924 (Matarelli)
·         Les Mouches du coche (1880)
·         Le Crime du moulin d'Usor (1888) - Il delitto del Mulino d'usor : romanzo / Luigi Jacolliot ; prima traduzione italiana di teresa Bozzano, Sesto S. Giovanni : Madella, 1914
·         L'Affaire de la rue de la Banque. Un mystérieux assassin (1890)
·         Scènes de la vie de mer. Le capitaine de vaisseau (1890)
·         Un Policier de génie. Le mariage de Galuchon (1890)
·         Scènes de la vie de mer. Mémoires d'un lieutenant de vaisseau (1891)
·         L'Affaire de la rue de la Banque. Le Père Lafouine (1892)
·         La vérité sur Taïti. Affaire de la Roncière (1869)
·         Ceylan et les Cinghalais (1883)
·         La Genèse de la terre et de l'humanité I (1884)
·         Le Monde primitif, les lois naturelles, les lois sociales II (1884)
·         Les Animaux sauvages (1884).
In più vi è un altro romanzo tradotto in italiano di cui non posso sapere il titolo originale ovvero:
·         Il capitano satana, Milano : Casa Ed. Sonzogno, 1924 (Matarelli) – OPPURE Il capitano satana, Milano : Sonzogno, \1930 OPPURE Il capitano satana : Fasc. I, Milano : Sonzogno, [1931] (A. Matarelli)

 

[1] «Une des légendes lès plus anciennes de l'Inde, conservée dans les temples par la tradition orale et écrite, raconte qu'il y a plusieurs centaines de mille ans au moins, il existait dans l'océan Pacifique un immense continent qui fut détruìt par un bouleversement géologique, et dont il faudrait retrouver les fragments dans Madagascar, Ceylan, Sumatra, Java, Bornéo et les principales Iles de la Polynésie.
Les hauts plateaux de l'Indoustan et de l'Asie, suivant cette hypothèse, n'auraient été représentés dans ces époques reculées que par de grandes ìles dépendances du continent centrai.» Mia traduzione dal capitolo primo de Histoire des Vierges. Les Peuples et les continents disparus (1874).
[2] Le Plongeon è conosciuto per il suo tentativo di traduzione del Codex Troano oggi conservato a Madrid. Una traduzione ritenuta oggi da  molti ricercatori come piena d’errori e frutto dell’immaginazione del suo autore. In una parte di questo testo Le Plongeon  leggeva della distruzione di un continente nel Pacifico e l’associava ad Atlantide.
[3] Brasseur fu archeologo ufficiale della spedizione francese in Messico del 1864, e il governo francese pubblica nel 1866 i suoi Monuments anciens du Mexique. Se gli studi dei monumenti rivestono ancora oggi un buon interesse fra gli studiosi, così non è con le sue traduzioni degli antichi testi precolombiani basati [sembra] su un fraintendimento del sistema di scrittura. Sotto questo aspetto la comparsa del continente Mu [da lui verrebbe questo nome] nella sua traduzione del Codex Troano non viene a tutt’oggi accettata.
[4] «The first appearance of Agarthi (Agharta, Asgartha, Agarthi, Agardhi) was in the French novel Les Fils de Dieu (The Sons of God), written in 1873 by Louis Jacolliot.» A. Berzin Dérives du mythe de Shambhala 
[5] Vedi L. Pauwels, J. Bergier, Il mattino dei maghi, Oscar Mondadori, ristampa 2011, Parte I, Cap. II, pagg. 82/83.
[8] «depuis dix ans [il] parcourait l’Inde en tous sens, révolté par la rapacité britannique qui pressurait ce beau pays par les mille formes d’exploitation qu’avaient pu inventer les marchands de la cité » (Le coureur des jungles, I, 1). « les souvenirs laissés par la France dans le cœur de tous les Indous de la pointe orientale étaient tels, que, sur un signal parti de Pondichéry, tous se soulèveraient comme un seul homme et courraient sus aux habits rouges [pour défendre la France]»(I, 1), mia traduzione. Testi ripresi sempre dalla pagina citata a nota 6.  
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mercoledì 13 dicembre 2017

Gastone Calisti - pupazzettaro




Gastone Calisti

Gastone Calisti era un illustratore noto nell’ambito romano. Michele Arcangelo Iocca (classe 1925) che lo incontrò di sfuggita mi ha riferito che doveva essere più grande di lui. Faceva parte di quei squisiti  artisti – sempre secondo come mi narra Iocca – di cui Mario Pompei diceva «noi pupazzettari».

Tavola tratta dal numero 14

   Luciano Tamagnini scrive che su Il Pupazzetto[1] Calisti si “impadronì” delle due pagine centrali della rivista per narrare la lunga avventura de Il tesoro dei corsari. La storia inizia «nel 1680 circa, poco più, poco meno non conta; nel secolo delle crinoline, delle bianche parrucche, ma anche dei duelli cavallereschi, disputati nelle piazze e nelle strade, dove i più noti spadaccini si davano convegno per infilzarsi con somma maestria.» Pagine di un incanto infinito con vignette scontornate e colorate elegantemente e con didascalie a piè di pagina. Nonostante i pirati, i velieri con bandiere nere in cui emerge un teschio sinistro, dei castelli poderosi e la ricerca di tesori nascosti, nelle ultime puntate compaiono addirittura elicotteri, aerei ed altre stranezze portando «la vicenda verso la protofantascienza» anticipando se vogliamo il Robin delle stelle realizzato in Argentina negli anni ’70 da Carlos Trillo e Enrique Breccia ed anche con quel tocco ironico di cui era intessuto il tenero Pepito di Luciano Bottaro o ancora il Bimbo di Ramon e i tre pirati Capitan Jolando, capitan Brood e il nostromo Martel di Sergio Asteriti, tutti personaggini apparsi su Cucciolo.
   La serie iniziò il 12 dicembre del ’43 e prosegui fino al n.16 del ’45. Gastone Calisti fu anche illustratore di libri per l’infanzia; attraverso l’opac nazionale si può accedere ai titoli dei suoi lavori realizzati anche per l’editore Capriotti di Roma:
      

La ricerca: Autore è Calisti, Gastone;
  • Menicucci, Mimì
    Calisti, Gastone
    Paoletta e il suo grande viaggio / Mimì Menicucci ; illustrazioni di Gastone Calisti
    [opac SBN] [Testo a stampa] [Monografia] [IT\ICCU\CUB\0450038]


  • Menicucci, Mimì
    Calisti, Gastone
    Il libro della natura : Corso di scienze e igiene per le scuole elementari : classe 3. / Mimi Menicucci ; illustrazioni del pittore Gastone Calisti
    Roma : Capriotti editore, [19..]
    [opac SBN] [Testo a stampa] [Monografia] [IT\ICCU\IEI\0317804]


  • Menicucci, Mimì
    Calisti, Gastone
    Paoletta e il suo grande viaggio / Mimi Menicucci ; illustrazioni di Gastone Calisti
    Roma : Capriotti, stampa 1953
    [opac SBN] [Testo a stampa] [Monografia] [IT\ICCU\RML\0162600]


  • Menicucci, Mimì
    Calisti, Gastone
    L'orsacchiotto Bombo : storielline per bambine piccolissime / testo di Mimi Menicucci ; illustrato da Gastone Calisti
    Roma : Capriotti, [s.d]
    [opac SBN] [Testo a stampa] [Monografia] [IT\ICCU\UBO\3058369]


  • Menicucci, Mimì
    Calisti, Gastone
    Lo scoiattolo codadoro / Mimi Menicucci ; illustrazioni di Gastone Calisti
    Roma : Capriotti, 1952
    [opac SBN] [Testo a stampa] [Monografia] [IT\ICCU\UBO\3058398]


  • Stagni, Teresa
    Calisti, Gastone
    Fontechiara : classe seconda / Teresa Stagni ; con circa 70 illustrazioni del pittore Gastone Calisti
    Roma : Capriotti, [s.d.]
    [opac SBN] [Testo a stampa] [Monografia] [IT\ICCU\UMC\0853748]


  • Belloni, Eros
    Bongini, Adolfo; Calisti, Gastone
    Incantesimo di mezzanotte : romanzo / Eros Belloni ; illustrazioni di Gastone Calisti
    [S.l.] : Cosmopolita, stampa 1945 (Roma : Artero)
    [opac SBN] [Testo a stampa] [Monografia] [IT\ICCU\USM\1410787]



Mimi Menicucci
L'omino Turacciolo
Storielline per bambini piccolissimi

Belle illustrazioni a colori a tutte le pagine di Gastone Calisti

Editore Capriotti - Roma, s.d. anni '40
Da E- Bay

  Un Gastone Calisti è sepolto dal 15 settembre 1995 al cimitero monumentale del Verano a Roma[2]. Potrebbe anche trattarsi un parente, ma le probabilità che sia la sua tomba sono molto alte.

Fonti: Il Pupazzetto: Un mito dell’editoria romana di Luciano Tamagnini, Anafi, 2015


Marco Pugacioff
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 La testata, opera di Jommi
[1] La mitica rivista Il Pupazzetto fu creata dal mitico Gandolin nel 1886. nel 1890 fu poi diretto dall’altrettanto mitico Yamba che la seguì fino al 1908. nel 1912 la rivista ritorna in edicola e ci resta per circa trent’anni. Dopo il crollo nelle vendite delle testate per ragazzi, Il Pupazzetto ritorna in edicola con il sottotitolo Giornale di Grandi Avventure, il 12 dicembre del ’43. Vi collaborarono Jonni, con personaggini come I tre sorcetti, Anselmo Ballester, noto cartellonista, e Alberto Giolitti il cui nome venne storpiato in Giulliti, Gaspare De Fiore, Platania e Mario Pompei con i suoi Nino e Rita o Puccettino; ma in quella testata di 74 uscite, furono stampati anche personaggi americani come L’Uomo Mascherato di Ray Moore, Capitan America e Tarzan di Rex Maxon e Burne Hogart e altri personaggi u.s.a.

domenica 26 novembre 2017

Il Fluoro fa bene alla bomba atomica ma distrugge i denti


Il Fluoro fa bene alla bomba atomica ma distrugge i denti

Oggi i due terzi dell’acqua potabile degli Usa è arricchita artificialmente di fluoruro come cura preventiva della carie. Nonostante questo l’ottanta per cento dei bimbi americani soffre di carie, molto di più di quelli Europei ed enormemente più di quelli africani e asiatici. Come mai questa cura preventiva su scala nazionale non dà i risultati che ci si potrebbe aspettare? Cosa c’è che non va?
E perché si usa il fluoro per la cura dei denti?
Andiamo brevemente alle origini di tutto ciò.

Nel 1945 Newbourg (N. Y.) fu il primo comune americano ad aggiungere fluoro nell’acqua potabile e per dieci anni la popolazione del paese venne usata come cavia per vedere cosa succedeva agli esseri umani sottoposti a contatti continuativi con una sostanza radioattiva come il fluoruro. Ma perché questo esperimento iniziò nel 1945 e senza precedenti studi tossicologici?
In effetti la pianificazione del fluoro nell’acqua di Newbourg inizia due anni prima, nel 1943, in piena seconda guerra mondiale, con l’insediamento di una commissione del Dipartimento della Salute dello Stato di New York che si prefigge di “studiare gli effetti cumulativi benefici sui tessuti e sugli organi sottoposti a prolungate ingestioni di fluoro”. Strano che mentre il mondo è sconvolto dalla guerra lo Stato di New York si preoccupi delle ingestioni da fluoro e ancora più strano che la commissione fosse formata solo da militari e da medici militari legati al super segreto Progetto Manhattan.
Nel 1942 gli Usa riunirono un gruppo di fisici e studiosi di varie scienze per realizzare la bomba atomica; il gruppo dei ricercatori, di cui faceva parte anche Enrico Fermi ed era diretto da J. Robert Oppenheimer era sotto il diretto controllo militare nella persona del generale Lesile R. Groves: la realizzazione della bomba prese il nome di Progetto Manhattan. Le ricerche sull’atomica erano talmente segrete che quando nell’aprile1945 il presidente degli Usa F. D. Roosevelt morì improvvisamente il suo vice presidente e neo eletto presidente Harry Truman non conosceva l’esistenza del Progetto Manhattan.
Per la realizzazione delle bombe atomiche servivano tonnellate di fluoruro che veniva lavorato dall’industria chimica Du Pont nello stabilimento di Deepwater nel New Jersey. Le fattorie delle contee di Gloucester e Salem erano famose per le bellissime pesche e per i pomodori ma erano a valle dello stabilimento e nell’estate del 1944 i contadini iniziarono a rendersi conto che qualcosa non funzionava come al solito. Le pesche erano avvizzite sugli alberi, le galline morivano senza motivi apparenti, chi mangiava i prodotti della terra vomitava per una giornata, i cavalli erano malati e non riuscivano a tirare i carri, le vacche non si reggevano in piedi e pascolavano sdraiate sulla pancia. I contadini iniziarono a sospettare della Du Pont senza sapere di essere sotto osservazione da più di un anno dal Progetto Manhattan che studiava gli effetti del fluoruro sull’uomo. Per amor di patria i contadini del New Jersey aspettarono la fine della guerra per citare in giudizio la Du Pont che fu protetta dal governo stesso. Le analisi sui terreni e sugli abitanti vennero svolte da personale militare sotto il controllo degli scienziati del Progetto Manhattan che si trovò nella situazione di essere da un lato accusato dai contadini e dall’altro di agire nella ricerca di prove a loro favore. Ovviamente non emerse nessuna prova a favore dei contadini e contro il fluoruro, la Du Pont dichiarò che le cause della distruzione dei peschi era da imputarsi alla fuoriuscita di un gas che per motivi militare non poteva nominare e i contadini vennero risarciti dallo stato con alcune decine di dollari. L’ente Usa che controlla la nocività dei prodotti agricoli e farmaceutici, il Food and Drug Administration,   aveva posto il blocco ai prodotti provenienti dalla zona inquinata ma fu costretto da pressioni governative e militari a revocare il blocco per non destare sospetti.
Ma se la battaglia legale era stata vinta restava il problema di come vincere la battaglia della comunicazione per eliminare ogni sospetto e così iniziarono una serie di conferenze prima nelle contee interessate dalla Du Pont e poi in tutti gli Usa in cui medici prestigiosi, professori di fama mondiale e stelle del cinema spiegavano che il fluoro non è nocivo anzi, fa bene soprattutto ai denti dei bimbi. Ovviamente i risultati degli studi sul fluoro hanno due facce:quella ufficiale e quella vera.
Nell’agosto 1948 il Journal of the American Dental Association pubblicò il risultato di uno studio effettuato sui lavoratori di una fabbrica di fluoruro, lo studio era stato effettuato dai dentisti del Progetto Manhattan e la parte pubblicata era l’opposto di quella segreta rimasta ai ricercatori del Progetto:
·       la versione segreta dice che gli uomini rimanevano senza denti, quella pubblicata parlava di alcuni casi di carie;
·       la versione segreta dice che gli uomini dovevano usare stivali di gomma perché il fluoruro corrodeva i chiodi in una settimana, quella pubblicata non ne fa cenno;
·       nella versione segreta si analizza il come il fluoruro possa aver agito sugli uomini provocando la caduta dei denti, la versione pubblicata dice che “gli uomini erano insolitamente in salute, sia da un punto di vista medico che dentistico.
Grazie a questo e a tanti altri articoli e conferenze l’opinione pubblica non collegò più il fluoro con le malattie ma iniziò ad associarlo ad un qualcosa che se non faceva bene, senz’altro non faceva male. Nel 1956 il Journal of the America Dental Association pubblicò il risultato di dieci anni di sperimentazione con fluoro nell’acqua potabile della popolazione di Newburgh concludendo che “piccole concentrazioni di fluoruro sono sicure”. Lo studio cui fa riferimento l’articolo era firmato dal dott. Harold C Hodge, responsabile per il Progetto Manhattan per i danni all’uomo nell’incidente del fluoruro del New Jersey.
Ma questo non fu il solo studio compiuto dai militari e dagli scienziati del Progetto Manhattan, o per conto loro, su cittadini americani.
Sapendo che per la produzione di bombe atomiche servivano materiali di cui si conoscevano pochissimo gli effetti sull’uomo quali uranio, plutonio, berillio e fluoruro, l’Università di Rochester fu incaricata di studiare tali effetti. Tale studio chiamato “progetto F” venne finanziato durante la guerra coi fondi del Progetto Manhattan e poi con fondi del Progetto per L’Energia Atomica. Dal 1944 al 1950 i professori dell’Università di Rochester distaccati presso l’ospedale Strong Memorial somministrarono in modo continuativo ad ignari pazienti dosi tossiche di plutonio e altri elementi radioattivi per studiarne le conseguenze. Le rivelazioni di questo esperimento valsero a Eileen Welsome il premio Pulitzer (il massimo premio Usa per un giornalista) e provocarono nel 1995 un’inchiesta presidenziale che si concluse con un risarcimento di milioni di dollari per le vittime e i loro eredi.

Che il fluoro e i suoi derivati, i fluoruri, siano dannosi per l’uomo è un fatto assodato. Studi compiuti nei primi anni ’90 indicano che in bassissime dosi il fluoro è una potente tossina del sistema nervoso e può danneggiare le funzioni del cervello anche in dosi limitate e in tempi brevi. Uno studio del 1995 prova una correlazione tra esposizione a basse dosi di fluoruro e il Quoziente Intellettuale dei bambini. Ma anche il Progetto Manhattan sapeva questo: in un memorandum del 29 aprile 1944 si legge “l’esafluoruro di uranio può avere un effetto marcato sul sistema nervoso centrale e l’elemento scatenante non è l’uranio ma il fluoro”.
Per concludere possiamo dire che:
·       le dichiarazioni che il fluoro è salutare in piccole dosi per adulti e bambini furono diffuse dagli scienziati del Progetto Manhattan ai quali era stato ordinato segretamente di fornire prove da poter usare nelle cause civili tra industrie e stato contro i civili contaminati dal fluoro;
·       scienziati che realizzarono le prime bombe atomiche idearono e condussero l’esperimento durato dieci anni della cittadina di Newburg in cui fu obbligata la popolazione ad usare acqua potabile al fluoro;
·       siccome si reputavano necessari degli studi sull’uomo per provare gli effetti di alcune sostanze radioattive fu varato il Programma F e scienziati del Progetto Manhattan e del Progetto per l’Energia Atomica usarono ignari cittadini come cavie;
·       la prova della nocività del fluoruro venne censurata e al suo posto venne diffusa una teoria sugli effetti benefici del fluoro.
È trascorso più di mezzo secolo da quando iniziò la grande menzogna del fluoro ed ancor oggi, in Italia, il fluoro viene considerato di vitale importanza per la salute dei denti e del cavo orale.
Ho svolto una piccola indagine:
·       nei supermercati della più grande catena di distribuzione, la Coop, tutti i dentifrici contengono fluoro;
·       nelle farmacie da me visitate nessun farmacista si è mai posto il problema del fluoro, l’unico dentifricio senza fluoro è AZ15 al sale;
·       ad esclusione di  un dentifricio tedesco all’argilla e menta nelle erboristerie e negozi biologici non ci sono prodotti senza fluoro.

Non ci resta che sorridere … a denti stretti.

© Galileo Ferraresi, Novembre 2017

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