Robin
Warlock, il buon mago.
Ci
siamo! È il 15 ottobre, la data fatidica. Niente avventure italiane di Mandrake,
che talaltro me sò sbagliato, è di mamma nobile.
In questa
situazione senza via d’uscita vi propongo un mio raccontino di un vero Eroe con
la e maiuscola, che si trova in senza via d’uscita e finisce al rogo… Come sta
accadendo nel cosiddetto Paese del Sole;
a me sembra di stare a mezzanotte e circondato da zombi, vampiri e… rettili,
che vogliono farti un bel buco.
E di seguito un altro raccontino divertente ma
tanto amaro.
Un’ultima
cosa: ho tratto la storia da una narrazione di George
Sinclair libro"L’invisibile
mondo di Satana", mai tradotto in italiano.
Robin Warlock, il
buon mago.
Di Marco Pugacioff
Roberto
si chiamava, ma era semplicemente conosciuto in tutto l’East-lothian, la
regione che si estende ad est di Edimburgo, come Robin il pastore.
Roberto
è un giovane che cerca di curare uomini e animali con il potere della parola,
con il potere degli incantesimi; anche se non sempre riesce a guarire, con suo
gran sconforto.
Un
dono ricevuto da sua madre, arrivata
fuggiasca in quella terre, alcuni anni prima, perché seguace della Dea Diana.
Lei
conosceva solo una delle tante lingue parlate nella penisola italiana, e la sua
mamma piccola e dolce aveva riversato in lui, il suo dono. Quello di poter
curare con il dono della parola. Con gli incantesimi appunto.
La
madre ancora giovane e bella era sotto gli occhi di tutti e desiderata da
tutti, finché un nobile la rapì per averla per sé. Non sopravisse a questo
secondo oltraggio del suo giovane corpo e Robin rimase solo, solo a pascolare
sulle verdi terre scozzesi.
Robin
ama vestirsi di verde come gli allegri compagni della foresta di Sherwood,
laggiù in Inghilterra.
L’estate
è bella se puoi passarla in un prato fiorito, al riparo di un albero frondoso a
vedere le mucche che pascolano tranquille. Roberto o meglio Robin non pensava a
niente, forse a qualche ragazza dei dintorni, ma erano quasi tutte biondine e
lentigginose. Sì, meglio godere del calore del sole…
Poi
appare. Quasi dal nulla, come se fosse passato da una porta non visibile.
Dapprima evanescente, poi sempre più corposo. Vestito come un medico, con
parrucca e tricorno, bei vestiti ma non costosi che però lui non avrebbe mai
potuto permettersi; con viso giovane, grazioso, quasi femminile.
Viene
vicino a lui e un breve soffio di vento porta al ragazzo un effluvio
inconfondibile. Gli piace, ma sa chi è: il diavolo, che subito gli parla:
-
Hai seguito troppo a
lungo il mio mestiere e non mi hai mai riconosciuto come tuo padrone. È
ora che diventi mio servitore.
L’aveva promesso a sua
madre, l’aveva promesso a se stesso. E risponde
-
Vattene!
Non voglio servire nessun padrone, né sulla terra, né aldilà!
-
Dovrai!
Il mio padrone è più forte di chiunque tu possa immaginare e…
In un attimo Robin balza in piedi, e sorprendendo
chi aveva di fronte, lo afferra con forza sulle spalle e lo spinge a sé.
All’essere cade a terra il tricorno e la parrucca palesando al giovane mortale una splendida fanciulla dai lunghi capelli lisci e neri, con
un volto da bambina su cui facevano mostra di sé due piccole deliziose corna a
malapena nascoste dal sua bella chioma che le ricopre la fronte.
Le sue narici avevano
inteso bene quell’effluvio. Effluvio di donna giovane, calda, nell’età più
bella. È una diavolessa, con il volto tipico di una ragazza mediterranea. Non
aveva mai visto ragazze simili, ma questa era qualcosa di inebriante, dai
lineamenti puliti, straordinariamente ben disegnati.
Le
sue parole escono da sole, spontanee, non può farne a meno.
-
Io non voglio far del
male. Non farò mai del male, ma se vuoi che diventi tuo servo, tu dovrai essere
mia in questa vita e oltre… per sempre!
La
giovane diavolessa restò in silenzio, colpita dalla forza d’animo di quel
giovane mortale ma poi sorrise.
-
Accetto!
In
un attimo le braccia della diavolessa si serrano sopra le spalle del giovane
pastore e le loro labbra si schiudono in un bacio ardente, infinito.
Da
quel momento, nessuno dei due capì mai chi fosse realmente diventato un servo.
Lei
apre la camicia bianca sotto alla maglia verde e traccia con le sue unghie un
triangolo e all’interno di esso delle parole. Poi succhia il sangue dalla sua
dita e dal petto.
- Da oggi tu hai un nuovo nome, caro. Sì,
Robin, ma Robin Warlock!
Così Robin il pastore divenne Robin Warlock.
In
inglese, con la parola Warlock si indica un uomo che pratica la magia nera; altrimenti
uno stregone, un indovino, un prestigiatore o un mago. Ma che non usa mai la
magia, né bianca, né rossa, né soprattutto nera. Così come la parola Hag indica sia una strega oppure un
demone femminile.
Va in giro a piedi,
Robin, con degli stivali, un cilindro a tronco di cono e ben vestito con giacca,
fazzoletto al collo a mo’ di cravatta, una camicia bianca, un mantello blu
fuori e rosso dentro e un bastone.
In
breve tempo diventa molto famoso in tutta la Scozia, per la cura delle malattie
negli uomini e nelle animali. Con i suoi incantesimi porta soprattutto la
tranquillità e con essa il recupero della salute.
Chiede
solo un pasto e un posto per dormire da solo, fosse anche un fienile se si
trova da povera gente.
Come
quella sera in un capanno basso che serve da abitazione per la famiglia di
contadini, troppo poveri per poter pagare un medico.
E
il fienile non ha nemmeno la porta. Eppure lui entra e aspetta in mezzo al
fieno. Finché lei arriva. Dapprima sente il suo effluvio poi vede la sua figura
affacciarsi dove dovrebbe essere la porta e si sente chiamare con una dolcezza
infinita…
- Caro!
Sotto il mantello non ha niente, tranne gli
stivali. Solo la sua pelle chiara e rosea dalle forme ben tornite. Si avvicina
a lui e gli inginocchia davanti per baciarlo poi in maniera ardente. Se la
notte è fredda si scaldano insieme fino all’alba, ma non solo in inverno anche
in una calda estate.
-
Signore, signore!
-
Chi diavolo…? – Warlock
stringe ancora al suo petto la sua dolce follia, quando la voce lo risveglia.
Lei,
risvegliatasi, si alza in fretta in piedi, si avvolge nel suo mantello e
scompare dietro a un mucchio di fieno.
Robin
rivestitosi in fretta si presenta all’uscio e trova davanti a sé una bambina.
-
Che succede, piccola?
-
Signore, vogliono far
del male alla vecchia signora Callender. Un suo vicino di casa che vuole il
misero pezzo di terra dove sorge la sua capanna, ha detto di aver visto entrare
dalla finestrella un gatto nero e ha detto che era il diavolo! Ma non è vero!
Era la mia gattina Nerina, e adesso il segretario del vescovo con altri due la
stanno tormentato.
-
Succedono ancora di
queste barbarie, maledetti! Cara!
Al
richiamo comparve la sua compagnia, ma rivestita con un abito azzurro che la
ricopra tutta, salvo sul petto da cui si intravede lo spacco del suo seno
generoso. Un cappuccio nasconde le sue cornette e la compagna di Warlock, con
istinto materno, prende in mano la bambina e tutti e tre su dirigono verso la
misera capanna della vedova Callender.
Qui,
la povera donna, ormai semi incosciente dalla mancanza di cibo e riposo, stava
confessando di tutto, tra cui che il suo spirito famigliare si chiamasse Nan.
A
quel punto Robin Warlock alza il suo braccio verso gli aguzzini ed esclama
l’incantesimo del vento. E un vento impetuoso colpisce gli aguzzini e li fa
volar via dalla capanna, facendogli sbattere il capo contro lo stipite della
porta. Sbattuti a terra i tre, se la danno subito a gambe levate; tutti meno uno.
Proprio il segretario del vescovo si ritrova rinchiuso in un gelido cubo di
ghiaccio.
- Quello che stavate facendo a questa
anziana non ha scusanti! Perché la facevate soffrire in questa maniera, parla?
L’uomo
ben vestito, come deve essere a chi è ha servizio di una personalità così
importante, spaventato a morte, non si fa pregare
-
questo misero terreno ha
una piccola fonte d’acqua e interessa al cugino di monsignore, il vescovo di
Norfolk. Vi prego, in fondo è ancora viva e..
-
Solo perché qualcuno
mi ha avvertito. Ora ti lascio libero, ma fa in modo di non ripetere queste
prodezze. L’inferno è pieno di gente come te.
Il
ghiaccio scompare in un attimo e lo sgherro del vescovo si getta immediatamente
sul sentiero scapicollando veloce come un leprotto.
Robin
rientra alla capanna e vede che la signora, che ha ricevuto una piccola brocca
d’acqua dalla compagna di Warlock, si è ripresa.
-
Non capisco. Nan è la
mia gallinella e io non mai fatto niente di male.
-
Avete qualcosa che fa
gola a qualcuno: una piccola pozza d’acqua. Può essere un bene prezioso. – fa Warlock, e
indicando la bambina – Se questa piccola creatura non ci avesse avvertito,
quegli esseri malvagi vi avrebbero derubato del poco che avete!
-
Ora riposate signora
Callender – gli fa la bambina – Veglierò io sul vostro riposo.
-
Oh piccolo tesoro… -
fa l’anziana…
-
Ciò che non sapete
tutte e due – dice il buon mago mentre lascia la casa con la sua compagna – è
che siete imparentate. Questa bambina è la nipote di vostra cugina Amy, signora.
I
due si allontanano con il cuore sereno, lasciando da sole anziana e bambina.
Per questa volta erano riusciti a sconfiggere la malvagità.
Ma
la malvagità è troppo forte e nemmeno un uomo dal cuore puro come Robin Warlock
può sconfiggerla.
Il giorno sembra sereno, Warlock si era
svegliato felice con i baci della sua compagna ed ora cammina per la strada, con
l’effluvio di lei che lo accompagna. È come al solito ben pulito e rasato e con
gli abiti in buono stato. Ma il suo cammino si incrocia con Lord Weir, un giovane
nobile e suoi amici.
Robin
sente la lontano la malvagità latente di chi guida la marmaglia nobile,
composta da cinque giovani ben vestiti, sia biondi che rossicci e lentigginosi.
Anche se non lo sa, Il nobile è, in quelle terre, considerato posseduto dal
demonio, tanto che non manca mai di dimostrarlo sui suoi servi.
Lord
Weir, con far da padrone, ferma il cavallo. Ha visto il volto di Robin i suoi capelli
scuri e gli occhi castani, lineamenti decisamente mediterranei e afferra con
forza Robin per le orecchie esclamando:
-
Ma tu devi essere Robin Warlock! Si dice che
sei figlio di una papista indemoniata. Non hai alcun diritto a stare sui miei
possedimenti!
E
molla subito un colpo spietato sul capo del buon mago.
Robin
non riesce nemmeno a difendersi. Viene subito preso a bastonate da tutti.
Il buon
mago cade a terra stordito dalle botte. Ma allontanatasi, dopo la loro
prodezza, la marmaglia sente una voce provenire dal bosco che li maledice; i
malvagi capiscono che non può essere il mago a terra ormai svenuto. E corrono
via dal terrore.
Dalla
foresta esce la diavolessa dal volto di bambina e si inginocchia piangendo sul
suo compagno; ma è come se una forza invisibile le impedisce di poterlo toccare
e un lungo brivido di terrore solca la sua bella schiena.
-
Oh Caro! Sapevo che
questo giorno sarebbe arrivato. Sento ancora le forze malvagie che mi
impedirono di aiutare la mia compagna, che di nuovo mi ostacolano. Non posso
nemmeno soccorrerti. E ne potrò farlo più.
Urlando
dalla disperazione, la povera creatura fugge nell’oscurità del bosco.
Lord
Weir torna nel suo palazzo di campagna solo il
giorno dopo, ma subito crolla a letto con una gran febbre. Sua sorella viene a
sapere dell’incontro con il mago papista, l’altro sopranome con cui è chiamato
Warlock. E lo fa cercare per trarlo in arresto. La sbirraglia del paese lo
trova ancora svenuto per strada dove la marmaglia nobile lo ha
lasciato.
Robin
Warlock, con il volto insanguinato e legato alla schiena, è sbattuto in
ginocchio davanti alla perfida bellezza bionda, ma la dignità resta nel suo
sguardo. Ormai ha capito. È arrivato alla sua fine, durante il viaggio sentiva
un pianto disperato venire dal bosco.
Ora
la donna che lo ha davanti a sé, nell’atrio della villa, circondata dai suoi
servi, gli chiese con astio:
- Cosa hai fatto a mio
fratello, furfante?
- Io non gli ho fatto alcun male, mentre è
LUI ad averlo fatto del male a me!
- Che vuoi dire, miserabile servo?
Il
volto di Warlock si apre in ampio sorriso stanco…
- Solo che Satana lo ha già chiamato e
presto verrà a prenderlo!
Robin
ha parlato davanti a una folla riunita. I testimoni ci sono e alla donna basta
per farlo portare al tribunale di Edimburgo.
Robin,
compare davanti ai più alti rappresentati del clero e delle autorità reali; ha
davanti a sé a giudice e giuria ed è imbavagliato. Sente l’arroganza di coloro
che decidono per tutti, la loro malvagità infinita degna dell’inferno. Dopo
nemmeno un ora di udienza, viene condannato ad essere bruciato vivo sulla
collina del castello.
Ora
è sul rogo. Non gli hanno concesso nemmeno di essere umanamente strangolato prima di accendere il fuoco. A volte l’uomo da dimostrazione di come sia la
vera Bestia.
Sua
madre, una ragazza dalla bellezza straordinaria gli aveva parlato di Giordano
Bruno, della sua spietata esecuzione. Si sente come quel frate…
Le
fiamme si alzano davanti a sé. Non può nemmeno urlare per il bavaglio alla
bocca e allora inizia a respirare fuoco e fiamme perché lo soffochino prima che
sia bruciato.
E
la sua testa nera crolla! È solo per un attimo… qualcosa sembra comparire
davanti al suo corpo. Ma è solo un inganno della vista per il popolo e i
maggiorenti radunati a quello spettacolo spietato. E subito le fiamme si alzano
forti ad avvolgere tutto!
La
spietata bellezza è felice. Finalmente Lord Weir sarebbe stato salvo. Ma tornando
nel suo palazzo di campagna ha una raggelante notizia: il suo adorato fratello è
morto, urlando come un pazzo nel momento stesso in cui ardeva il rogo nella
capitale.
Altrove.
La
sua amata diavolessa è sopra il suo corpo. Sia lei che il corpo del suo Warlock
hanno bruciature ben visibili.
Sono
sotto la luce della luna in una radura boscosa vicino a una fonte; un dolce canto
disperato esce da labbra femminili e cerca di curare il corpo dalle ustioni, ma
tutto sembra inutile perché il corpo dell’italiano, del papista come lo
chiamavano tutti, non si muove.
Calde
lacrime scendono sul bel viso di lei e bagnano il suo corpo. E il prodigio si
compie!
Robin
Warlock apre gli occhi nel dolore del suo corpo semi bruciato, e la prima cosa
che vede è la creatura amata in lacrime e dal bel corpo anch’esso ustionato. Con
sforzo tremendo si alza di schiena verso di lei, solleva la mano e pronuncia a
bassa voce l’incantesimo.
Il
corpo ritorna ad essere deliziosamente bianco e roseo
-
Caro! Caro, sei
tornato indietro!
-
Io… io ho visto il
buio, poi… poi una luce e mi sono ritrovato in un prato erboso dove avrei
potuto essere felice… ma tu non c’eri. Ed ora sono di nuovo con te!
E
la stringe a sé, pazzo di felicità.
- Non dovevo perderti, caro. Avevo già
perso lei, me l’hanno fatta perdere,
ed ora disperavo di aver perso anche il frutto del suo corpo delizioso… te!
- Chi è che ti ha impedito di venire in
mio aiuto?
- Il… il male! Colui ha cui devo
ubbidire!
- Non più ormai! Ora siamo liberi e servi
di noi stessi.
- Come ho scritto sul tuo petto, caro,
all’interno del triangolo: Tu sei mio, io
sono tua!
- Hai rispettato ciò che ti chiesi la
prima volta. Tu dovrai essere mia in questa vita e
oltre… per sempre! E io farò lo stesso!
…
Eppure
questa favola ha un epilogo e un nuovo inizio.
Un
anno dopo, Lady Weir partita da Edimburgo in carrozza, torna nel suo palazzo di
campagna, e nella strada il cocchiere deve rallentare l’andatura dei cavalli da
tiro, fino a portarli quasi a passo d’uomo.
La
carrozza si è incrociata con due cavalieri. La nobile sporge il suo bel capo dallo
finestrino dello sportello e li guarda incuriosita.
Uno
dei due è una fanciulla mora, sembra una ragazza italiana vestita di un abito azzurro
che a malapena nasconde le sue forme procaci che fanno nascere un istinto
d’invidia nella nobildonna.
ma
l’altro giovane viaggiatore… Ha il capo abbassato sotto il suo cilindro, ma
lentamente lo alza perché lo veda bene. E la fissa, senza che sia visibile
nessun sentimento, vuole soltanto che lo riconosca…
Lady
Weir lo aveva già visto, l’anno prima, salire sul rogo!
E
il terrore la trasfigura e in un attimo i suoi biondi capelli diventano
bianchi.
Da
allora Robin Warlock e la sua sposa, errano per le terre d’Europa e sono
conosciuti come i buoni maghi.
ωωω
Una
clinica esclusiva
di Marco Pugacioff
Una tavola dalla storia di Cucciolo tratta da questo racconto
La
clinica era davvero una delle più esclusive di Roma, molti pezzi grossi della
politica, della finanza e perfino dell’esercito erano di frequente suoi
pazienti. Venivano perfino dall’America per farsi curare qui. Il motivo? Se
qualcuno fosse penetrato nei suoi sotterranei difficilmente ne sarebbe uscito
vivo, nemmeno fosse stato James Bond in persona. Questa struttura era
l’equivalente della sinistra base segreta di Dulce, costruita in pieno
territorio Apache, dove avvengono orribili e innominabili esperimenti.
Nei
sotterranei di Roma, in questa clinica, vi è un ascensore che scende molto al
di sotto delle rovine dell’antichità. Una volta aperte le porte, ci si trova di
fronte ai reparti di una qualsiasi altra clinica di questo pianeta, solo che il
soffitto è molto alto, oltre i sei metri. Molte forme aliene passeggiano in
quei corridoi, i classici grigi alti mezzo metro, alieni mutaforma, rettiloidi
ed anche umanoidi alti più di quattro metri come la creatura che nel febbraio
del 2012 fuggì da Aviano e fu vista a Mortegliano.
I
medici però erano terrestri e due di loro, il primario e il suo vice erano
visibilmente preoccupati mentre entrarono nella camera più esclusiva della
clinica. Nel letto vi era una creatura umanoide con sembianze da rettile con un
femore umano che gli usciva dalla bocca, ed era in pessime condizioni. Al suo
fianco, sulla mensola, era stesa la sua maschera umana… che ricordava fin
troppo quello di un politico italiano famigeratamente popolare anche
all’estero.
Nemmeno furono entrati e la creatura diede un “Burp!” e poi schiattò. I
medici si spaventarono a morte.
-
E
ora che possiamo fare? Era lui che si occupava del trasporto dell’oro della
Terra verso Orione ed era il migliore! – fece il primario sudando freddo.
-
Qui,
ci fanno la pelle e non solo a noi, ma a tutti i terrestri, ma come è possibile
che sia morto così, senza una ragione apparente? – disse il vice, mentre gli
tremavano i polsi
-
Da
quel che so, era allergico solo a una cosa... Ma non può essere, in genere si
mangiava solo ragazzine…
In
quel momento entrò un’infermiera con un foglio in mano, e si rivolse al
primario…
-
Signore,
abbiamo avuto ora i dati della ragazza che si è divorato un’ora fa, eccola! – e
detto questo gli passò il foglio
-
Oh
no! Se questa non è sfiga… la brasiliana non era una ragazza, ma un giovane
trans, e lui era allergico proprio al silicone!
Contemporaneamente un terremoto inizia a smuovere le pareti.
Fu l’ultima cosa che i due videro, subito dopo
nessuno sulla Terra vide nientr’altro perché… il pianeta esplose.
Nell’Aldilà, il vice al suo primario esclama,
-
Una sfiga così, poteva solo capitare a noialtri!
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15/10/'21
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