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venerdì 29 ottobre 2021

Mandrake e la banda delle scommesse - 1949

 

Mandrake e la banda delle scommesse

      Nello scritto scorso di "Mandrake e il testamento del miliardario", non potevo sapere chi era l’autore dei disegni.

     L’altro giorno vedendo i miei pochi albi di Mandrake di quegli anni mi sono trovato davanti a tre albi di Dick Fulmine delle edizioni Vulcania  del 1948, e la maniera di disegnare (matita e china) dell’autore mi è sembrato molto simile al disegno de “il testamento del miliardario”.

 

    Bè, vedete Voi, ora vi presento un’ultima avventura del periodo Nerbini, in cui però, l’autore è stato identificato. si tratta di Mario Fantoni. Almeno così indica la guida al fumetto italiano…

   Simpaticissimo è l’inseguimento del fuggiasco da parte di Mandrake. Ha chiesto un monopattino a un bambino; davvero fuori di testa.. peccato che non sia stato sviluppata di più l’esilarante trovata.

   Alla prossima volta, forse un altro personaggio, questa volta, però, italiano.

   Buona lettura.

 

 






 

 




Marco Pugacioff

 

Macerata Granne

(da Apollo Granno)

S.P.Q.M.

(Sempre Preti Qua Magneranno)

29/10/'21

 articoli

 




domenica 24 ottobre 2021

Mandrake e il testamento del miliardario - 1948

 

Mandrake e il testamento del miliardario

 

   Eccovi un’altra avventura di Mandrake (che pronuncio com’è scritto: Mandrake e non Mandreik), di cui però solo la copertina è opera di Galep. Ormai era a tempo pieno impegnato con l’editrice Audace.

   Non so chi sia l’autore dei disegni, ma mi piace. Mi ricorda un po’ Franco Donatelli, ma non è certo lui.

   Ignoto è anche l’autore dei testi, che al contrario di Falco, il cavallo da corsa, sono un po’ semplici… mi ricordano tanto le lagne di Nolitta, vabbé. Il solito tesoro in un castello, che però è in territorio yankee e non in terra europea.

 




   Un’ultima cosa. Mandrake non è un figlio del popolo come si diceva una volta, ma il figlio di Theron, mago del collegio della magia e di una piccola nobile europea, figlia di un duca (tranquilli, non di Spoleto). Non me lo ricordavo più. Qua, va a finire che Mandrake se sposato una cuginetta.. tanto le piccole nobiltà europee son tutte imparentate tra di loro.

   Buona lettura.

 


 


 



 










Marco Pugacioff


Macerata Granne

(da Apollo Granno)

S.P.Q.M.

(Sempre Preti Qua Magneranno)

24/10/'21

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venerdì 15 ottobre 2021

Robin Warlock, il buon mago.

Robin Warlock, il buon mago.

 

   Ci siamo! È il 15 ottobre, la data fatidica. Niente avventure italiane di Mandrake, che talaltro me sò sbagliato, è di mamma nobile.

   In questa situazione senza via d’uscita vi propongo un mio raccontino di un vero Eroe con la e maiuscola, che si trova in senza via d’uscita e finisce al rogo… Come sta accadendo nel cosiddetto Paese del Sole; a me sembra di stare a mezzanotte e circondato da zombi, vampiri e… rettili, che vogliono farti un bel buco.  

E di seguito un altro raccontino divertente ma tanto amaro.

   Un’ultima cosa: ho tratto la storia da una narrazione di George Sinclair, nel suo libro "L’invisibile mondo di Satana", mai tradotto in italiano.

 

Robin Warlock, il buon mago.

Di Marco Pugacioff

 


 

Roberto si chiamava, ma era semplicemente conosciuto in tutto l’East-lothian, la regione che si estende ad est di Edimburgo, come Robin il pastore.

Roberto è un giovane che cerca di curare uomini e animali con il potere della parola, con il potere degli incantesimi; anche se non sempre riesce a guarire, con suo gran sconforto.

Un dono ricevuto da sua madre, arrivata fuggiasca in quella terre, alcuni anni prima, perché seguace della Dea Diana.

Lei conosceva solo una delle tante lingue parlate nella penisola italiana, e la sua mamma piccola e dolce aveva riversato in lui, il suo dono. Quello di poter curare con il dono della parola. Con gli incantesimi appunto.

La madre ancora giovane e bella era sotto gli occhi di tutti e desiderata da tutti, finché un nobile la rapì per averla per sé. Non sopravisse a questo secondo oltraggio del suo giovane corpo e Robin rimase solo, solo a pascolare sulle verdi terre scozzesi.

Robin ama vestirsi di verde come gli allegri compagni della foresta di Sherwood, laggiù in Inghilterra.

   

L’estate è bella se puoi passarla in un prato fiorito, al riparo di un albero frondoso a vedere le mucche che pascolano tranquille. Roberto o meglio Robin non pensava a niente, forse a qualche ragazza dei dintorni, ma erano quasi tutte biondine e lentigginose. Sì, meglio godere del calore del sole…

Poi appare. Quasi dal nulla, come se fosse passato da una porta non visibile. Dapprima evanescente, poi sempre più corposo. Vestito come un medico, con parrucca e tricorno, bei vestiti ma non costosi che però lui non avrebbe mai potuto permettersi; con viso giovane, grazioso, quasi femminile.

Viene vicino a lui e un breve soffio di vento porta al ragazzo un effluvio inconfondibile. Gli piace, ma sa chi è: il diavolo, che subito gli parla:

-         Hai seguito troppo a lungo il mio mestiere e non mi hai mai riconosciuto come tuo padrone. È ora che diventi mio servitore.

L’aveva promesso a sua madre, l’aveva promesso a se stesso. E risponde

-         Vattene! Non voglio servire nessun padrone, né sulla terra, né aldilà!

-         Dovrai! Il mio padrone è più forte di chiunque tu possa immaginare e…

In un attimo Robin balza in piedi, e sorprendendo chi aveva di fronte, lo afferra con forza sulle spalle e lo spinge a sé. All’essere cade a terra il tricorno e la parrucca palesando al giovane mortale una splendida fanciulla dai lunghi capelli lisci e neri, con un volto da bambina su cui facevano mostra di sé due piccole deliziose corna a malapena nascoste dal sua bella chioma che le ricopre la fronte.

Le sue narici avevano inteso bene quell’effluvio. Effluvio di donna giovane, calda, nell’età più bella. È una diavolessa, con il volto tipico di una ragazza mediterranea. Non aveva mai visto ragazze simili, ma questa era qualcosa di inebriante, dai lineamenti puliti, straordinariamente ben disegnati.

Le sue parole escono da sole, spontanee, non può farne a meno.

-         Io non voglio far del male. Non farò mai del male, ma se vuoi che diventi tuo servo, tu dovrai essere mia in questa vita e oltre… per sempre!

La giovane diavolessa restò in silenzio, colpita dalla forza d’animo di quel giovane mortale ma poi sorrise.

-         Accetto!

In un attimo le braccia della diavolessa si serrano sopra le spalle del giovane pastore e le loro labbra si schiudono in un bacio ardente, infinito.

Da quel momento, nessuno dei due capì mai chi fosse realmente diventato un servo.

Lei apre la camicia bianca sotto alla maglia verde e traccia con le sue unghie un triangolo e all’interno di esso delle parole. Poi succhia il sangue dalla sua dita e dal petto.

      - Da oggi tu hai un nuovo nome, caro. Sì, Robin, ma Robin Warlock!

 

   Così Robin il pastore divenne Robin Warlock. In inglese, con la parola Warlock si indica un uomo che pratica la magia nera; altrimenti uno stregone, un indovino, un prestigiatore o un mago. Ma che non usa mai la magia, né bianca, né rossa, né soprattutto nera. Così come la parola Hag indica sia una strega oppure un demone femminile.

Va in giro a piedi, Robin, con degli stivali, un cilindro a tronco di cono e ben vestito con giacca, fazzoletto al collo a mo’ di cravatta, una camicia bianca, un mantello blu fuori e rosso dentro e un bastone.

In breve tempo diventa molto famoso in tutta la Scozia, per la cura delle malattie negli uomini e nelle animali. Con i suoi incantesimi porta soprattutto la tranquillità e con essa il recupero della salute.

Chiede solo un pasto e un posto per dormire da solo, fosse anche un fienile se si trova da povera gente.

Come quella sera in un capanno basso che serve da abitazione per la famiglia di contadini, troppo poveri per poter pagare un medico.

E il fienile non ha nemmeno la porta. Eppure lui entra e aspetta in mezzo al fieno. Finché lei arriva. Dapprima sente il suo effluvio poi vede la sua figura affacciarsi dove dovrebbe essere la porta e si sente chiamare con una dolcezza infinita…

       - Caro!

 Sotto il mantello non ha niente, tranne gli stivali. Solo la sua pelle chiara e rosea dalle forme ben tornite. Si avvicina a lui e gli inginocchia davanti per baciarlo poi in maniera ardente. Se la notte è fredda si scaldano insieme fino all’alba, ma non solo in inverno anche in una calda estate.

 

-         Signore, signore!

-         Chi diavolo…? – Warlock stringe ancora al suo petto la sua dolce follia, quando la  voce lo risveglia.

Lei, risvegliatasi, si alza in fretta in piedi, si avvolge nel suo mantello e scompare dietro a un mucchio di fieno.

Robin rivestitosi in fretta si presenta all’uscio e trova davanti a sé una bambina.

-         Che succede, piccola?

-         Signore, vogliono far del male alla vecchia signora Callender. Un suo vicino di casa che vuole il misero pezzo di terra dove sorge la sua capanna, ha detto di aver visto entrare dalla finestrella un gatto nero e ha detto che era il diavolo! Ma non è vero! Era la mia gattina Nerina, e adesso il segretario del vescovo con altri due la stanno tormentato.

-         Succedono ancora di queste barbarie, maledetti! Cara!

Al richiamo comparve la sua compagnia, ma rivestita con un abito azzurro che la ricopra tutta, salvo sul petto da cui si intravede lo spacco del suo seno generoso. Un cappuccio nasconde le sue cornette e la compagna di Warlock, con istinto materno, prende in mano la bambina e tutti e tre su dirigono verso la misera capanna della vedova Callender.

Qui, la povera donna, ormai semi incosciente dalla mancanza di cibo e riposo, stava confessando di tutto, tra cui che il suo spirito famigliare si chiamasse Nan.

A quel punto Robin Warlock alza il suo braccio verso gli aguzzini ed esclama l’incantesimo del vento. E un vento impetuoso colpisce gli aguzzini e li fa volar via dalla capanna, facendogli sbattere il capo contro lo stipite della porta. Sbattuti a terra i tre, se la danno subito a gambe levate; tutti meno uno. Proprio il segretario del vescovo si ritrova rinchiuso in un gelido cubo di ghiaccio.

     - Quello che stavate facendo a questa anziana non ha scusanti! Perché la facevate soffrire in questa maniera, parla?

L’uomo ben vestito, come deve essere a chi è ha servizio di una personalità così importante, spaventato a morte, non si fa pregare

-         questo misero terreno ha una piccola fonte d’acqua e interessa al cugino di monsignore, il vescovo di Norfolk. Vi prego, in fondo è ancora viva e..

-         Solo perché qualcuno mi ha avvertito. Ora ti lascio libero, ma fa in modo di non ripetere queste prodezze. L’inferno è pieno di gente come te.

Il ghiaccio scompare in un attimo e lo sgherro del vescovo si getta immediatamente sul sentiero scapicollando veloce come un leprotto.

Robin rientra alla capanna e vede che la signora, che ha ricevuto una piccola brocca d’acqua dalla compagna di Warlock, si è ripresa.

-         Non capisco. Nan è la mia gallinella e io non mai fatto niente di male.

-         Avete qualcosa che fa gola a qualcuno: una piccola pozza d’acqua. Può  essere un bene prezioso. – fa Warlock, e indicando la bambina – Se questa piccola creatura non ci avesse avvertito, quegli esseri malvagi vi avrebbero derubato del poco che avete!

-         Ora riposate signora Callender – gli fa la bambina – Veglierò io sul vostro riposo.

-         Oh piccolo tesoro… - fa l’anziana…

-         Ciò che non sapete tutte e due – dice il buon mago mentre lascia la casa con la sua compagna – è che siete imparentate. Questa bambina è la nipote di vostra cugina Amy, signora.

I due si allontanano con il cuore sereno, lasciando da sole anziana e bambina. Per questa volta erano riusciti a sconfiggere la malvagità.

Ma la malvagità è troppo forte e nemmeno un uomo dal cuore puro come Robin Warlock può sconfiggerla.

 

   Il giorno sembra sereno, Warlock si era svegliato felice con i baci della sua compagna ed ora cammina per la strada, con l’effluvio di lei che lo accompagna. È come al solito ben pulito e rasato e con gli abiti in buono stato. Ma il suo cammino si incrocia con Lord Weir, un giovane nobile e suoi amici.

Robin sente la lontano la malvagità latente di chi guida la marmaglia nobile, composta da cinque giovani ben vestiti, sia biondi che rossicci e lentigginosi. Anche se non lo sa, Il nobile è, in quelle terre, considerato posseduto dal demonio, tanto che non manca mai di dimostrarlo sui suoi servi.

Lord Weir, con far da padrone, ferma il cavallo. Ha visto il volto di Robin i suoi capelli scuri e gli occhi castani, lineamenti decisamente mediterranei e afferra con forza Robin per le orecchie esclamando:

-          Ma tu devi essere Robin Warlock! Si dice che sei figlio di una papista indemoniata. Non hai alcun diritto a stare sui miei possedimenti!

E molla subito un colpo spietato sul capo del buon mago.

Robin non riesce nemmeno a difendersi. Viene subito preso a bastonate da tutti.

Il buon mago cade a terra stordito dalle botte. Ma allontanatasi, dopo la loro prodezza, la marmaglia sente una voce provenire dal bosco che li maledice; i malvagi capiscono che non può essere il mago a terra ormai svenuto. E corrono via dal terrore.

Dalla foresta esce la diavolessa dal volto di bambina e si inginocchia piangendo sul suo compagno; ma è come se una forza invisibile le impedisce di poterlo toccare e un lungo brivido di terrore solca la sua bella schiena.

-         Oh Caro! Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato. Sento ancora le forze malvagie che mi impedirono di aiutare la mia compagna, che di nuovo mi ostacolano. Non posso nemmeno soccorrerti. E ne potrò farlo più.

Urlando dalla disperazione, la povera creatura fugge nell’oscurità del bosco.

 

Lord Weir torna nel suo palazzo di campagna solo il giorno dopo, ma subito crolla a letto con una gran febbre. Sua sorella viene a sapere dell’incontro con il mago papista, l’altro sopranome con cui è chiamato Warlock. E lo fa cercare per trarlo in arresto. La sbirraglia del paese lo trova ancora svenuto per strada dove la marmaglia nobile lo ha lasciato.

Robin Warlock, con il volto insanguinato e legato alla schiena, è sbattuto in ginocchio davanti alla perfida bellezza bionda, ma la dignità resta nel suo sguardo. Ormai ha capito. È arrivato alla sua fine, durante il viaggio sentiva un pianto disperato venire dal bosco.  

Ora la donna che lo ha davanti a sé, nell’atrio della villa, circondata dai suoi servi, gli chiese con astio:

     - Cosa hai fatto a mio fratello, furfante?

     - Io non gli ho fatto alcun male, mentre è LUI ad averlo fatto del male a me!

     - Che vuoi dire, miserabile servo?

Il volto di Warlock si apre in ampio sorriso stanco…

     - Solo che Satana lo ha già chiamato e presto verrà a prenderlo!

Robin ha parlato davanti a una folla riunita. I testimoni ci sono e alla donna basta per farlo portare al tribunale di Edimburgo.

Robin, compare davanti ai più alti rappresentati del clero e delle autorità reali; ha davanti a sé a giudice e giuria ed è imbavagliato. Sente l’arroganza di coloro che decidono per tutti, la loro malvagità infinita degna dell’inferno. Dopo nemmeno un ora di udienza, viene condannato ad essere bruciato vivo sulla collina del castello.

 

Ora è sul rogo. Non gli hanno concesso nemmeno di essere umanamente strangolato prima di accendere il fuoco. A volte l’uomo da dimostrazione di come sia la vera Bestia.

Sua madre, una ragazza dalla bellezza straordinaria gli aveva parlato di Giordano Bruno, della sua spietata esecuzione. Si sente come quel frate…

Le fiamme si alzano davanti a sé. Non può nemmeno urlare per il bavaglio alla bocca e allora inizia a respirare fuoco e fiamme perché lo soffochino prima che sia bruciato.

E la sua testa nera crolla! È solo per un attimo… qualcosa sembra comparire davanti al suo corpo. Ma è solo un inganno della vista per il popolo e i maggiorenti radunati a quello spettacolo spietato. E subito le fiamme si alzano forti ad avvolgere tutto!

La spietata bellezza è felice. Finalmente Lord Weir sarebbe stato salvo. Ma tornando nel suo palazzo di campagna ha una raggelante notizia: il suo adorato fratello è morto, urlando come un pazzo nel momento stesso in cui ardeva il rogo nella capitale.

 

Altrove.

La sua amata diavolessa è sopra il suo corpo. Sia lei che il corpo del suo Warlock hanno bruciature ben visibili.

Sono sotto la luce della luna in una radura boscosa vicino a una fonte; un dolce canto disperato esce da labbra femminili e cerca di curare il corpo dalle ustioni, ma tutto sembra inutile perché il corpo dell’italiano, del papista come lo chiamavano tutti, non si muove.

Calde lacrime scendono sul bel viso di lei e bagnano il suo corpo. E il prodigio si compie!

Robin Warlock apre gli occhi nel dolore del suo corpo semi bruciato, e la prima cosa che vede è la creatura amata in lacrime e dal bel corpo anch’esso ustionato. Con sforzo tremendo si alza di schiena verso di lei, solleva la mano e pronuncia a bassa voce l’incantesimo.  

Il corpo ritorna ad essere deliziosamente bianco e roseo

-         Caro! Caro, sei tornato indietro!

-         Io… io ho visto il buio, poi… poi una luce e mi sono ritrovato in un prato erboso dove avrei potuto essere felice… ma tu non c’eri. Ed ora sono di nuovo con te!

E la stringe a sé, pazzo di felicità.

     - Non dovevo perderti, caro. Avevo già perso lei, me l’hanno fatta perdere, ed ora disperavo di aver perso anche il frutto del suo corpo delizioso… te!

      - Chi è che ti ha impedito di venire in mio aiuto?

      - Il… il male! Colui ha cui devo ubbidire!

      - Non più ormai! Ora siamo liberi e servi di noi stessi.

      - Come ho scritto sul tuo petto, caro, all’interno del triangolo: Tu sei mio, io sono tua!

      - Hai rispettato ciò che ti chiesi la prima volta. Tu dovrai essere mia in questa vita e oltre… per sempre! E io farò lo stesso!

 

 

Eppure questa favola ha un epilogo e un nuovo inizio.

Un anno dopo, Lady Weir partita da Edimburgo in carrozza, torna nel suo palazzo di campagna, e nella strada il cocchiere deve rallentare l’andatura dei cavalli da tiro, fino a portarli quasi a passo d’uomo.

La carrozza si è incrociata con due cavalieri. La nobile sporge il suo bel capo dallo finestrino dello sportello e li guarda incuriosita.

Uno dei due è una fanciulla mora, sembra una ragazza italiana vestita di un abito azzurro che a malapena nasconde le sue forme procaci che fanno nascere un istinto d’invidia nella nobildonna.  

ma l’altro giovane viaggiatore… Ha il capo abbassato sotto il suo cilindro, ma lentamente lo alza perché lo veda bene. E la fissa, senza che sia visibile nessun sentimento, vuole soltanto che lo riconosca…

Lady Weir lo aveva già visto, l’anno prima, salire sul rogo!

E il terrore la trasfigura e in un attimo i suoi biondi capelli diventano bianchi.

 

Da allora Robin Warlock e la sua sposa, errano per le terre d’Europa e sono conosciuti come i buoni maghi. 

 

ωωω

Una clinica esclusiva

di Marco Pugacioff

 

Una tavola dalla storia di Cucciolo tratta da questo racconto
 

    La clinica era davvero una delle più esclusive di Roma, molti pezzi grossi della politica, della finanza e perfino dell’esercito erano di frequente suoi pazienti. Venivano perfino dall’America per farsi curare qui. Il motivo? Se qualcuno fosse penetrato nei suoi sotterranei difficilmente ne sarebbe uscito vivo, nemmeno fosse stato James Bond in persona. Questa struttura era l’equivalente della sinistra base segreta di Dulce, costruita in pieno territorio Apache, dove avvengono orribili e innominabili esperimenti.

     Nei sotterranei di Roma, in questa clinica, vi è un ascensore che scende molto al di sotto delle rovine dell’antichità. Una volta aperte le porte, ci si trova di fronte ai reparti di una qualsiasi altra clinica di questo pianeta, solo che il soffitto è molto alto, oltre i sei metri. Molte forme aliene passeggiano in quei corridoi, i classici grigi alti mezzo metro, alieni mutaforma, rettiloidi ed anche umanoidi alti più di quattro metri come la creatura che nel febbraio del 2012 fuggì da Aviano e fu vista a Mortegliano.

     I medici però erano terrestri e due di loro, il primario e il suo vice erano visibilmente preoccupati mentre entrarono nella camera più esclusiva della clinica. Nel letto vi era una creatura umanoide con sembianze da rettile con un femore umano che gli usciva dalla bocca, ed era in pessime condizioni. Al suo fianco, sulla mensola, era stesa la sua maschera umana… che ricordava fin troppo quello di un politico italiano famigeratamente popolare anche all’estero.

     Nemmeno furono entrati e la creatura diede un “Burp!” e poi schiattò. I medici si spaventarono a morte.

-         E ora che possiamo fare? Era lui che si occupava del trasporto dell’oro della Terra verso Orione ed era il migliore! – fece il primario sudando freddo.

-         Qui, ci fanno la pelle e non solo a noi, ma a tutti i terrestri, ma come è possibile che sia morto così, senza una ragione apparente? – disse il vice, mentre gli tremavano i polsi

-         Da quel che so, era allergico solo a una cosa... Ma non può essere, in genere si mangiava solo ragazzine…

    In quel momento entrò un’infermiera con un foglio in mano, e si rivolse al primario…

-         Signore, abbiamo avuto ora i dati della ragazza che si è divorato un’ora fa, eccola! – e detto questo gli passò il foglio

-         Oh no! Se questa non è sfiga… la brasiliana non era una ragazza, ma un giovane trans, e lui era allergico proprio al silicone!

   Contemporaneamente un terremoto inizia a smuovere le pareti.

Fu l’ultima cosa che i due videro, subito dopo nessuno sulla Terra vide nientr’altro perché… il pianeta esplose.

   Nell’Aldilà, il vice al suo primario esclama,

    - Una sfiga così, poteva solo capitare a noialtri!

I contenuti dei racconti de Robin Warlock, il mago buono e Una clinica esclusiva  di Marco Graziosi, in arte Marco Pugacioff pubblicato su questo blog non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti perché appartenenti all'autore, che ne detiene tutti i diritti.
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