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giovedì 31 dicembre 2020

Arnal – approfondimenti 1° parte

 

   Arnal – approfondimenti

1° parte

   Recentemente è apparsa una mia chiacchierata registrata in radio, su Arnal. Visto che purtroppo ci sono molte imprecisioni – errare è umano e tutti son diabolici e parlo per me – ho fatto un approfondimento su questo umorista straordinario e la sua tremenda esperienza.

Devo sottolineare che sento Arnal molto vicino; nato povero in campagna e rinchiuso in un campo di concentramento nazista, mi ha ricordato le vicende funeste subite sulla loro pelle durante la seconda guerra mondiale da mio padre e da suo fratello, che ebbero – in misura ben minore – esperienze simili.

    Eleganza e raffinatezza secondo i criteri della moda barcellonese di quegli anni, traspaiono in questo ritratto di José.

 

   A Barcellona José riesce ad inserisci nel magico mondo dei Tebeo o historieta come viene chiamato il fumetto in lingua spagnola.


Il libro di Pinocchio del 1912 e il primo numero del 1917

 

   I tebeo, le riviste a fumetti, hanno un pre-inizio con Pinocho, il caro burattino di legno.

La rivista nacque dalla collana di racconti creata dalla casa editrice dell’ormai mitico editore Saturnino Calleja Fernádez (Burgos 1853 - Madrid 1915) che nel 1912 fece il primo adattamento delle  avventure di Pinocchio in spagnolo da parte di Rafael Calleja (figlio dell’editore) e con illustrazioni di Salvator Bartolozzi Rubio, di padre italiano (Madrid, 6 aprile 1882 - Ciudad de México, 9 luglio 1950) [https://es.wikipedia.org/wiki/Salvador_Bartolozzi].

Alla scomparsa dell’editore iniziò la collezione di racconti illustrati Pinocho contra Chapete; scritta e illustrata dallo stesso Bartolozzi, in 14 numeri usciti dal 1917 al ‘23 da cui poi venne fuori la rivista di Historietas omonima, che dal 1925 al ’31, deliziavano i bambini spagnoli di quel periodo.

   Pinocchio divideva la sua rivista con Mio Mao, come si vede dalla copertina dell’Almanacco;  comunque la wiki spagnola assegna come prima rivista, la TBO (da Tebeo) [https://es.wikipedia.org/wiki/TBO] che nacque nel 1917 e fu stampata – con alterne vicende – fino al ’98.

Storicamente – sempre secondo la wiki spagnola – i centri di produzione furono Barcellona, Valencia e Madrid. Ed è appunto a Barcellona che José inizia a far fumetti, sulla rivista TBO.

Strano però, che la wiki spagnola indichi TBO per prima, non parlando di Pinocho,

e non menziona il settimanale

Dominguin, la cui uscita è avvenuta nel dicembre 1915, e che chiuse l’anno dopo.

 

Ne è sicuramente lettore dai primi numeri e alcune sue tavole debuttano in questo settimanale. Come questo Pavone stregato El pavo embrujado, tavola originale che fu pubblicata en la retrocopertina del TBO numero 760 del  26 dicembre del ‘31. 

   Inutile dire che come struttura facciale il personaggio principale ricorda Tonton César, in Italia Tonio, il padre di famiglia presso cui abita Pif.

“El nuevo rico juega al golf” per il folletín [feuilleton] infantile  “Ki-ki-ri-ki “ di “El Hogar y la Moda” del 25 de novembre del 1929.

   La rivista KKO venne stampata dall’editorial  Enrique Guerri dal ’32 al ’37, ebbe poi altri 12 numeri nel ’48.


   Ecco due che se la intendono come cane e gatto! Gettate un’occhiata particolare sul gattino che ricorda molto Mio Mao, ovvero Felix. Infatti, come sottolinea Cristian Potus, quando Arnal illustra questa tavola, Mio Mao era sugli schermi cinematografici da almeno un decennio.

Arnal stesso ricordava a Louis Cance su Hop! n. 2 del ’74, che «ancora bambino fui incantato dai fumetti di Felix di Sullivan e quella suggestione marcò fortemente i miei primi disegni».


Mio Mao Felix sul Corriere dei Piccoli


Schizzo preparatorio di Top e della fidanzata del 1930

 


   Prima di iniziare i suoi viaggi straordinari, Top (che considero il babbo di Pif) ha dei problemi sentimentali a causa della bella cagnolina Topilita.

 



Intanto la popolarità di Arnal passa anche in Portogallo. Il settimanale O Mosquito – che ebbe un successo immediato – fin dai primi mesi della sua nascita nel gennaio del ’36, pubblica i suoi personaggini come – tra gli altri – nel n. 12 il Cao Top ovvero la versione portoghese de «Topilita tiene un capricho»

 





 

Sarà proprio per la delusione con Topolita che Top inizierà a volare per i cieli.


La finale di queste avventure siderali, che spaziano da Cirano de Bergerac a Giulio Verne (anche se il tappetino volante ricorda anche Felix… ma chi ha usato per primo il tappetino?) è però…





…la seguente; Top cade dal letto e si risveglia, come faceva il piccolo Nemo. Almeno secondo l’edizione francese apparsa su Les aventures de Pif le chien dal n. 26 al n. 31 nel ’60.


A questo punto – ma sottolineo, è solo una mia immaginazione – Topilita potrebbe essere la mamma di Pif.  

 

   Una passione che Arnal condivide con il professor Sergio Minuti è quella di crear avventure con i piccoli insetti.


Cleto e la sua città, il piccolo insetto creato dal professor Minuti

 


Come nel personaggio di Rob la coccinella, protagonista de La guerra degli insetti, infatti le sue avventure a Insettopopoli per salvare la bella Mariposa scoppia in lotta contro gli insetti neri.


Un colore allora tanto funesto, quando oggi tanto amato, e che portò sventura a Toonder con il suo gattino e segnerà in maniera tragica la vita di José.


Dalla prima avventura del gatto Tomassino fu tratto Tom Poes en de laarzenreuzen

 un magico racconto illustrato dallo stesso Toonder, che ebbe nel ’41

brutti guai con le truppe d’occupazione naziste.

 


    Vi è anche Cascarilla detective che con un pistolone e un buffo cilindretto in testa – in un lungo racconto a puntate – arriverà a smascherare il ladro di uova della disperata signora Gallina.


Ma Arnal continua a realizzare tavole umoristiche autoconclusive come quella di Robustiana, una povera servetta che ambisce a diventar modella in uno stile fresco e animato che mi ricorda da vicino le pose di Sangalli per Braccio di Ferro e Geppo.

 


Una splendida vignetta non firmata di Sangalli dal numero 1 del

Nuovo Geppo del giugno ‘96


Oppure omini come il il personaggino di Anacleto che, perso il suo portafoglio, ha pensieri suicidi, ma ritrovato lo scomparso portafoglio fa una macabra fine. Un umorismo raccapricciante che riesce a far passare un tema orribile come farà poi Calvo con l'opera L’armée française au combat.

 



    Arnal arriverà anche sul Topolino spagnolo come si vede su questa copertina in cui appare la sua firma.


    Crea pure il delizioso personaggino di Chin-Chin, il folletto della Cina (o meglio della China) dai tratti tipicamente orientali alla Charlie Chan, il bravo investigatore delle Hawaii. 


   Arnal, si dilettava a far anche illustrazioni simil-erotiche, vedi queste deliziose signorine che disegnava per riviste umoristiche non per bambini  come Papitu.

 


PAPITU n.1260 del 10 maggio dell‘33


PAPITU. N. 1209 maggio del 1932

 

    Ma tutto questo finisce; la bella vita in cui al giorno disegnava i suoi personaggini e le sue donnine, per passare talvolta la sera alla sala de fiestas Ba-ta-clan a Barcellona, termina.

 


soldado invicto del 1969

 

Una bestia[1] ultracattolica di nome Francisco Franco vuole il potere. Si crede la reincarnazione di Santiago Matamoros[2], anzi secondo l’ufologo Salvador Freixedo [Difendiamoci dagli Dei, pag. 77], Franco lo vide nel cielo durante la guerra civile; e questo rafforzò la sua idea di guerra santa, non contro i Mori, ma contro i Rossi, i comunisti.

Il 9 marzo del 1938 il generalissimo, come viene chiamato Franco, inizia l’offensiva dell’Aragona. Vennero perfino volontari marxisti da Italia, Francia e Urss a difendere el ejército rojo repubblicano.

  Sebbene non sia politicamente impegnato, Arnal è repubblicano. E, di fronte al colpo di stato franchista, non esita a difendere la Repubblica. Combatte come mitragliere e, durante la battaglia del Segre (tra Aragona e Catalogna), rimane gravemente ferito ad una gamba.

Il 9 gennaio del ’39 unità dell’esercito antirepubblicano arrivano fino alla frontiera francese; il quartier generale del generalissimo, annuncia in un comunicato «La guerra en cataluña ha terminado».

Dopo tre anni di guerra civile con 900.000 morti, il 26 gennaio del 1939 le truppe ribelli alla repubblica entrano a Barcellona.

La bestia sanguinaria di Franco vuole la resa incondizionata.

Perciò, per evitare le fucilazioni, il giovane Arnal è costretto a lasciare la sua terra, ed è uno dei 500.000 profughi che varcarono il confine per potersi salvare la vita.

Ma in France inizia la prigionia, dove i senegalesi li battono e li frustano.

Inizia il periodo più oscuro della sua esistenza, che lo segnerà in maniera atroce per sempre.

 Arnal – approfondimenti 2

Fonti:

      -    Periode Rouge n. 5 – settembre 2008 scovato in rete

-          https://philippepif.blogspot.com/2018/03/caricaturas-del-genial-dibujante.html

-          https://lesanneesvaillant.fr/vllt/personn/liste.html

-          https://www.jotdown.es/2018/08/sobrevivir-al-holocausto-nazi-pintando-mujeres-desnudas/

-          http://www.grafopata.com/dibujantes_fitxa.asp?IDbook=76



[1] Nel linguaggio locale o dialetto della Francia picena (all’incirca la provincia di Macerata nelle Marche) d’origine contadina, con Bestia si vuol indicare una persona essenzialmente malvagia. Ci si può accostare anche lo stesso Stalin (con la scusante della malattia degenerativa di Lenin, lo “rinchiuse” in attesa della sua morte), che fece il portiere notturno ad Ancona e immediatamente dopo il campanaro a Venezia.

[2] Nelle rappresentazioni iconografiche delle cronache medievali, l’apostolo Santiago il Maggiore viene chiamato  Santiago Matamoros.

Per apprendimenti su questo aspetto occulto del Caudilo, e se bene intenso, si comprende un po’ lo spagnolo, ascoltate l’interessante conferenza di Manuel Berrocal:

 https://www.ivoox.com/manuel-berrocal-misticismo-magia-fenomenos-audios-mp3_rf_2677987_1.html

 

 Marco Pugacioff

Macerata Granne

(da Apollo Granno)

S.P.Q.M.

(Sempre Preti Qua Magneranno)

31/12/'20

 

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giovedì 10 dicembre 2020

Hereford & Aquisgrana 2

 

 

Hereford & Aquisgrana 2

 Riflessioni e ipotesi

Campate per aria

 


Il crollo della torre orientale di Hereford in un disegno di

I. Wathen del 1788

 

  Nel 959 la Lorena o lotaringia fu divisa in bassa e alta lotaringia. Fu l’arcivescovo di Colonia Bruno, fratello di Ottone I, a dividere la Lorena (o Lotaringia) in Alta e bassa. Nomina poi vicario per Bassa Lorena, il conte Federico.

Di Roberto il lotaringio, è scritto: «Robert the Lotaringian [Robert de Losinga] (morto nel 1095), vescovo di Hereford, era un prelato post-conquista attivo e erudito. Robert era di origine lotariano, probabilmente di Liegi o dell'area circostante. Sebbene il suo nome sia spesso dato come Robert de Losinga, presumendo che fosse associato a...» e qui si ferma l’estratto del Oxford Dictionary of National Biography. Comunque l’ipotesi è che era un canonico della  Cathédrale Notre-Dame-et-Saint-Lambert oggi detta di San Paolo a Liegi.

Ma se altri hanno fatto le loro ipotesi – di sicuro parrucconi – non vedo perché non le posso farle anch’io, che non sono certo un parruccone ma sin caso un ignorante pelato, ma dotato rispetto a loro di una particolarità: la fantasia.

   Che Roberto (mi piace chiamarlo così, per un’innata simpatia) era lotaringio me lo ha detto Guglielmo di Malmesbury, che già avevo conosciuto cercando notizie de Gerberto… solo che, con Roberto è stato un po’ avaro de notizie. E non credo ci possano essere notizie più precise, anche se poi ci fossero, sono serrate e fornite solo ai parrucconi.

   A questo punto, provo a far ipotesi pur io – tanto son solo Assurdità! Nessuno mi toglie dalla mente che Roberto si esprimeva come me, un nativo della Francia picena e che poi, nel 959, fece parte della Lotaringia del sud. Perché no? Qua in quei tempi vi era a Camerino l’Universitate Parisius i cui primi professori furono i monaci parisii, e i professori loro eredi furono poi trucidati da saraceni e imperiali la notte del 12 agosto 1259; ed anche l’università di Fermo, chiusa circa trecento anni fa.

Vabbé, le mie fantasie! Tanto qua non me possono smentire neppure i professoroni di Parigi, di Macerata e di – ne dico un’altra per tutti – Norimberga. Son fantasie, no?

 

Gerberto ormai papa gatto Silvestro II 

 

   E ciò non esclude che Roberto sia in seguito diventato canonico in Alta Lotarigia, tanto stai a vedere se era in territorio italico o belga. Come faccio a dire che si esprimeva in francese come quel tal Francesco, che poi fecero santo? Ma perché appunto per rimettere in piedi la sua diocesi [avuta grazie alle sue sapienti competenze (che lo faceva un secondo Gerberto) e alla sua conoscenza di un italico come Lamberto] prese a modello Aquisgrana. E Aken, Aachen col cavolo che c’era, invece la chiesa di san Claudio c’era, almeno dicono, dal 6° secolo.

 

E se così, che Carlo Magno si sia costruito una sua Cappella e gli altri – Teodolfo e Roberto – ad imitarlo è un altro paio di maniche. Mi vien in mente quella tal “novam cappellam inter vineta”… una doppia cappella nello stesso posto? E chissà com’è che è totalmente scomparsa… Tranquillo Giovanni, son solo fantasie.

Lo stesso edificio dove era custodita la cappa di Martino, racchiusa forse in una cassa di legno istoriata. Dopo la distruzione di Roma da parte dei normanni nel 1084, nel giro di una generazione, la Francia del Piceno si trasferì nella cosiddetta Terra santa, portando con sé, la cassa istoriata e forse anche le ossa di re Carlo, che quindi son finite chissà dove.

E quello ad Aachen? Come mi fece notare Enzo, il teschio in Germania ha un bel buco… segno probabile di un’operazione chirurgica, allora dovrebbe esser Carlo, Carlo il Grosso.

E nel Piceno vi erano rimaste solo le rovine di un  “Palazzo antico“  che la tradizione riteneva  "il Palazzo di  Re Carlo.

 

Quando è bella la fantasia

 Che si fugge tuttavia

Nei sogni non vi è certezza…

 

   Per partire però Roberto deve aver iniziato la cattedrale dalle basi già esistenti dell’edificio precedente, e da esso tirar su una nuova struttura. In base a questo pensiero ho provato a inserire il modello di Germigny-des-Prés [modificandolo in base alle strutture della cattedrale] alla parte più antica di Hereford.

E il risultato mi ha spiazzato!

 

Mia pianta ingenua, in cui ho sovrapposto, come fosse  un fantasma, una versione dilatata di San Germigny de Pres in grigio, alla parte più antica di Hereford in rosso.

 

   Ma come è bella la fantasia, mi permette di creare mondi scomparsi e di creder veri e che l’archeologia ufficiale non accetterebbe mai manco per sogno.

E fatemi parlare, prima che la povertà, un virus, o un anti-virus oxfordiano [quello de Putin, non se può usare, no, eh?], oppure un asteroide ci dia un bel

Ciao !

 

Pif il cagnolino

È il mio piccolo amico

Buffo e gioioso, sempre sul mio cammino

 

 Marco Pugacioff

Macerata Granne

(da Apollo Granno)

S.P.Q.M.

(Sempre Preti Qua Magneranno)

10/12/'20

 

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giovedì 3 dicembre 2020

Hereford & Aquisgrana

 

 

Hereford & Aquisgrana

 


    Stavo leggendo un Glossario che realizzai per il quarto volume del professor Carnevale e la mia attenzione si concentra su: «Hereford = località inglese, la cui cappella ( 1079 – 1085 ) fu fatta anch’essa prendendo a modello la Cappella palatina di Aquisgrana.»

  In rete trovo il libro HEREFORD, CATHEDRAL AND CITY: AHANDBOOK FOR THE PUBLIC BUILDINGS, ANTIQUITIES, ecc. del 1858 in cui è scritto che a Hereford [pag. 34] arrivò perfino san Paolo e «Sebbene il druidismo fosse senza dubbio la "chiesa stabilita" dei Silures, come un cromlech o tempio dell'ordine di Stonehenge sulla collina di Re Artù, a circa 13 miglia a ovest della città, testimonia sufficientemente, i romani, durante l'ultimo secolo della loro permanenza in Gran Bretagna, in ogni caso, professavano il cristianesimo;» anche una collina di Re Artù, però, magica questa località…

   Ma il libro A Handbook Hereford Cathedral, di F. J. King, stampato a Londra nel 1864 con illustrazioni a dir poco splendide, come erano di moda allora è molto più allettante.

  Ho tradotto alla buona tutto lo scritto dove ho trovato molti dati stimolanti, anche se naturalmente oggi, credo proprio superati, ma non mi importa. Ho trovato interessante la Sala Archivio e Biblioteca Capitolare, di cui questo King scrive [Pagg. 41-44] che la «Biblioteca contiene circa 2.000 volumi, molti di grande rarità e interesse. Quasi tutti sono incatenati agli scaffali; e l'aspetto generale dei tesori accuratamente custoditi è sufficientemente curioso.

Tra i libri stampati più notevoli [naturalmente sono dati dell’800, Puga] ci sono: Una serie di Bibbie che vanno dal 1480 al 1690; Polychronicon di Higden, impresso da Caxton, 1495; una Legenda Aurea sempre impresso da Caxton, nel 1483; e Lyndewode Super Constitutiones Provinciales, del 1475. Dei MSS [i manoscritti], di gran lunga il più interessante è un antico Antiphonarium contenente il vecchio "Hereford Use". Questo "espone non solo i servizi nei giorni particolari, i canti da usare e le letture da leggere, ma contiene un trattato di musica e un ampio calendario, in cui sono annotate i necrologi dei benefattori e dei vescovi della chiesa; e grazie alla quale, con l'aiuto della lettera domenicana, siamo autorizzati ad assegnare al volume la data del 1265". Fu acquistato in un chiosco di libri a Drury-lane intorno all'anno 1820; e riscattato dal Decano e dal Capitolo, che lo riportarono al suo luogo di riposo originale e legittimo. Qui è anche conservata, accuratamente protetto da lastre di vetro, la notevole Mappa del mondo [Mappa mundi];

È una delle reliquie più preziose della geografia medievale. Fu opera di un certo Riccardo [Richard] di Haldingham e di Lafford, (Holdingham e Sleaford nel Lincolnshire,) che si è commemorato nei seguenti versi:


Tuz ki cest estorie ont
Ou oyront, ou luront, ou veront,
Prient à Jhesu en deyté
De Richard de Haldingham e de Lafford eyt pité
Ki l'at fet e compassé
Ke joie en cel li seit doné.

 

L'ultima parte del XIII secolo è la data che di solito gli è stata assegnata; ma M. D'Avezac, Presidente della Società Geografica di Parigi, che ha recentemente esaminato la mappa con molta cura, giunge, da testimonianze interne, alla conclusione che sia stata disegnata all'inizio dell'anno 1314 [in nota aggiunge: Una traduzione del documento di M. D'Avezac sarà trovata nel Gentleman's Magazine di maggio 1863. La divisione della Francia dalle Fiandre, e "un'iscrizione, molto significativa, posta attraverso la Saona e il Rodano, che segna, tra Lione e Vienne, la separazione della Francia dalla Borgogna", sarebbero le indicazioni su cui si basa M. D'Avezac per la sua data.]. La mappa stessa (disegnata su una spessa pergamena e incollata a una struttura di quercia) è fondata sulla convinzione medievale che tutta la conoscenza geografica derivasse dalle osservazioni di tre filosofi (qui chiamati Nichodoxus, Theodotus e Policlitus) che furono inviati da Cesare Augusto ad esaminare le tre divisioni del mondo, quando stava per venire tassato alla nascita di nostro Signore. L'imperatore è quindi immaginato nel dare i suoi ordini ai filosofi. Il mondo è rappresentato come rotondo e circondato dall'oceano. Nella parte superiore della mappa, che rappresenta l'est, c'è il Paradiso, con l'Albero della Vita e Adamo ed Eva. Sopra è il Giudizio Universale, con la Vergine che intercede per l'umanità. Gerusalemme appare al centro della mappa; e vicino ad esso, il crocifisso è piantato sul "Monte Calvario". Babilonia ha la sua famosa torre; Roma reca l'iscrizione, "Roma caput mundi tenet orbis frena rotundi"; e Troia è descritta come "Troja civitas bellicosissima". (Queste quattro città erano considerate le più importanti del mondo: Troia, nel dodicesimo e tredicesimo secolo, era un soggetto preferito del romanticismo.) Le isole britanniche occupano uno spazio considerevole; e Hereford, con la sua cattedrale, non è affatto in una posizione oscura. Gran parte della mappa è piena di iscrizioni prese da Solino, Isidoro di Siviglia e altri; e con disegni di animali e popoli mostruosi che la cosmografia medievale supponeva esistono in diverse parti del mondo. La scimmia è assegnata alla Norvegia; lo scorpione alle rive del Reno; e l ‘"oroc" (uro) alla Provenza. La moglie di Lot, il labirinto di Creta, le colonne di Ercole e Scilla e Cariddi, si dovrebbe far ben notare. "Il ritratto di Abramo si vede in Caldea e quello di Mosè sul monte Sinai. Tra i deserti dell'Etiopia si riconosce Sant'Antonio, con i suoi satiri e fauni. Sant'Agostino nel suo abito pontificio segna la situazione con il suo Ippopotamo." La storia di questa carta geografica veramente notevole, è incerta. Fu scoperta, probabilmente circa un secolo fa, sotto il pavimento della cappella del vescovo Bishop; e Dean Merewether ha suggerito (ma apparentemente senza la minima autorità) che avrebbe potuto servire originariamente come pala d'altare! [in nota viene citato che «Una delle prime mappe medioevali accompagna il testo della Periegesis di Priscian, un manoscritto anglosassone della fine del X secolo, (Cott. Lib.) in cui è scritto “Una mappa del mondo, in un manoscritto del tredicesimo secolo al Museo Britannico, contiene una nota curiosa, in cui l'autore fa riferimento a quattro mappe che erano poi considerate in Inghilterra come di massima autorità. Queste erano la mappa di Robert de Melkeleia, quella dell'Abbazia di Waltham, quella nella Camera del Re [King’s Chamber] a Westminster e quella di Matthew Paris ». - Wright.

 

Passiamo ai personaggi celebri, prima di arrivare a ciò che mi interessa.

 

Nella navata orientale  in linea col pilone centrale si trova [pagg. 23-26] l’urna di Cantilupe [Cantilupe Shrine], vescovo dal 1275 al 1282.

Secondo il profilo pubblicato alle pag. 61-62, Thomas Cantilupe, era il figlio di William Lord Cantilupe e sua moglie Millicent, contessa di Evreux. Il futuro vescovo e santo fu educato a Oxford e a Parigi [ma che notiziola interessante, la Lutetia di Asterix? È probabile, visto che la conquista normanna era avvenuta quasi due secoli prima], e dopo essere stato nominato Cancelliere delle precedenti Università, divenne Cancelliere d'Inghilterra sotto Enrico III, nel 1265. Era, inoltre, un clericale pluralista del primo ordine, essendo allo stesso tempo canonico e cantore di York, arcidiacono e canonico di Lichfield e Coventry, canonico di Londra, canonico di Hereford e arcidiacono di Stafford. Nel 1275 divenne vescovo di Hereford. Il suo vescovado non fu tranquillo. Tenne saldamente i diritti della sua sede contro Gilbert de Clare, conte [Earl] di Gloucester, e John Peckham, vescovo di Canterbury, che insistete sulla visita della diocesi di Mons. Cantilupe, come suo metropolita; un diritto che gli arcivescovi stavano allora perseguendo energicamente. Dopo una lunga disputa, Peckham scomunicò solennemente il refrattario vescovo di Hereford, che subito si recò a Roma, per presentare il suo caso davanti al papa Martino IV. Ma il vecchio vescovo ormai vecchio e stanco spirò, durante il viaggio, a Civitavecchia [nella viki inglese trovo invece Ferento], il 25 agosto 1282.

Richard Swinfield, suo successore nella sede di Hereford che tenne fino al 1317, aveva accompagnato il vescovo Cantilupe in Italia, procedette, dietro probabilmente a una sua ultima richiesta, a separare la carne del suo corpo dalle ossa mediante ebollizione. Il corpo venne sepolto nella chiesa di Santo Severo, vicino a Orvieto; il cuore venne trasferito alla chiesa monastica di Ashridge nel Buckinghamshire; mentre le ossa furono portate nella sua cattedrale di Hereford, e deposte nella Cappella dedicata alla Madonna, la Lady-Chapel. Mentre venivano trasportate nella chiesa, dice il compilatore della Vita del vescovo [Life and Gests], Gilbert conte di Gloucester si avvicinò e toccò la bara che li conteneva, dopo di che "sanguinarono di fresco." Il conte fu colpito da rimorso e restituì alla Chiesa la piena restituzione di tutte le terre che il vescovo Cantilupe gli aveva rivendicato. Fu il primo dei molteplici (ho trovato scritto ben quattrocentoventicinque) miracoli segnalati sulla sua tomba. Nel 1289, sempre Swinfield, ormai vescovo e che aveva portato le ossa di Cantilupe dall'Italia, scrisse al Papa chiedendone la canonizzazione.

Tuttavia fu solo nel maggio del 1320 che la bolla di canonizzazione fu emessa ad Avignone da Papa Giovanni XXII. È possibile che la scomunica di Cantilupe, e il suo legame con i Cavalieri Templari, di cui era Gran Maestro provinciale in Inghilterra, furono tra le cause del ritardo. I Templari furono arrestati in tutta l'Inghilterra nel 1307; condannati nel 1310; e nel 1312 l'Ordine fu finalmente sciolto nel Concilio di Vienne.

I numerosi miracoli avvenuti presso la sua tomba, fece divenire la cattedrale uno dei luoghi di pellegrinaggio più frequentati nell'ovest dell'Inghilterra; e nel 1286 (6 aprile) i suoi resti vennero traslati in un luogo di riposo più maestoso in questo transetto, che probabilmente era stato ricostruito in suo onore. Il re, Edoardo II, era presente alla traslazione.



Come già detto Cantilupe era Gran Maestro provinciale dei Cavalieri Templari in Inghilterra; e intorno alla divisione inferiore del piedistallo ci sono quindici figure di Templari in vari atteggiamenti, collocate nelle cavità di un porticato a foglia. Tutti sono completamente armati, in cotta di maglia, con soprabito, scudo e spada. Tutti seduti, e calpestano vari mostri, tra cui draghi e maiali con la museruola. I pennacchi in questa arcata, e i pennacchi tra gli archi nella divisione superiore, sono pieni di foglie del carattere più bello e vario. Nei pennacchi inferiori sono disposte a ramoscello; nella parte superiore sono spesso disposti in filari di foglie, tra le quali ricorrono la quercia, l'acero e il trifoglio.

 


Quasi al suo fianco, dietro delle colonnine gotiche come vediamo nell’illustrazione sopra, ha la sua bella tomba Peter D’Acquablanca [Pierre d'Aigueblanche]. Scrive King [pagg. 59-60] che Pierre era uno degli intrusi o  "stranieri" dai quali fu oppressa l'Inghilterra durante il lungo regno di Enrico III, e le cui esazioni e tirannia furono tra le cause principali della rivolta dei baroni sotto Simon de Montfort. Come il contemporaneo arcivescovo di Canterbury, Bonifacio, Pierre era originario della Savoia ed era venuto in Inghilterra al seguito di Guglielmo di Valenza, vescovo di Valence; scortava infatti la di lui nipote Eleonora di Provenza [Éléonore de Provence], che sposò Enrico III d'Inghilterra.

Ottenne la sede di Hereford nel 1240 in opposizione a un canonico di Lichfield, - "vir per omnia commendabilis", dice Matthew Paris [monaco benedettino e cronista inglese 1200-1259] che era stato eletto dai canonici; ma il re non aveva interesse altro che per gli stranieri. Nel 1250 Pierre promise di andare in crociata, e si recò, sotto lo stendardo del Re di Francia, in Terra Santa. Tornò nel 1258, riportando con sé delle lettere – che si vociferava siano state contraffatte –professate essere quelle del papa, Innocenzo IV. In esse si ordinava a tutte le case religiose di concedere un decimo della loro proprietà per la crociata [queste vicende ricordano proprio l’epopea di Robin Hood]. Durante la sua assenza (nel 1257) Pierre spese ingenti somme cercando di procurarsi la sede di Bordeaux, quando venne annunciata la morte dell'arcivescovo. Ma dopo che i soldi furono spesi, l'arcivescovo di Bordeaux si dimostrò ancora vivo e lo sfortunato vescovo Peter divenne, dice il velenoso Paris, oggetto di infiniti scherzi. Nel 1263, con altri "stranieri", fu espulso dall'Inghilterra; ma  ne rientrò nell'anno successivo – anche se non nella sua diocesi – quando Enrico III lo rimprovera per lettera, dicendo che "essendo venuto a Hereford per prendere ordine per la disposizione delle guarnigioni nelle marce del Galles, non ho trovato nella chiesa di Hereford né vescovo, decano, vicario o altro ufficiale per svolgere le funzioni spirituali, e che la chiesa e l'istituzione ecclesiastica erano in uno stato di rovina e degrado". Il vescovo arrivò subito dopo a Hereford, dove venne arrestato da Simon de Montfort, che sequestrò tutte le sue ricchezze, e imprigionò Pierre nel castello di "Ordelay" (Urdley).

Particolare del sepolcro 

Morì nel 1268, senza lasciare una buona reputazione, infatti leggo nella viki inglese che Matthew Paris disse che Pierre aveva "un'astuzia da volpe" e che il suo "ricordo emana un fetore di zolfo”(ma chi era Gerberto d’Aurillac?), però dalle date Pierre sopravisse al velenoso Paris quasi dieci anni d più.

   Nonostante questo Pierre aveva acquistato il maniero di Holme Lacy per la cattedrale e aveva lasciato i soldi per la distribuzione annuale di molto grano al clero della sua chiesa e ai poveri. Fondò un monastero nella sua città natale, Aigueblanche, in Savoia, dove il suo il cuore fu portato per la sepoltura, e dove rimane un monumento con un'iscrizione, il suo corpo fu sepolto nella sua stessa cattedrale.. E a pag. 28 è scritto che  la tomba del vescovo d'Acquablanca era originariamente riccamente colorata.

Sul pavimento nelle vicinanze c'è una lastra con l'effigie di GIOVANNI D'ACQUABLANCA, decano di Hereford, (morto nel 1320). Era il nipote del vescovo d'Acquablanca. 

Passiamo ora al personaggio che mi interessa, [Pagg. 54-55] preceduto da

WALTER OF LORRAINE, (Valter di Lorena) che governò HEREFORD DAL 1061 AL 1079  fu cappellano della regina Edith, e venne consacrato a Roma (già, ma quale Roma? Il sospetto è più che lecito) da papa Nicola II. Valter aveva accompagnato il vescovo Ealdred di Worcester a Roma, durante la sua elevazione alla sede di York. Era un prelato di discutibile santità, se la storia raccontata di lui da Guglielmo di Malmesbury non è un'invenzione dei suoi nemici. Ma ROBERT DE LOSING, Roberto il lotaringio [il quale governò a Herefild dal 1079 al 1095], come il suo predecessore era originario della Lorena, si dice che sia stato uno dei più dotti dei vescovi consacrati da Lanfranco di Pavia (il pavese Lanfranc era divenuto arcivescovo di Canterbury all'indomani della battaglia di Hasting e la tenne fino al 1089). Non per niente Guglielmo di Malmesbury [Willelmi Malmesbiriensis Monachi. Nato fra il 1090 e il 1096, fu educato nell'abbazia di Malmesbury nel Wiltshire, dove divenne bibliotecario. Morì probabilmente nel 1143], scrive di Roberto nel paragrafo 164 del Lib. IV del suo De gestis pontificum anglorum che «Omnium liberalium artium peritissimus, abacum præcipue et lunarem compotum et cælestium cursus astrorum rimatus.»… come mi ricorda potentemente Gerberto.

Il vescovo Robert trovò la sua cattedrale in rovina. Apparentemente non era stata curata nei tempi difficili della conquista, ed era già stata in parte bruciata, dai gallesi sotto il conte (Earl) Ælfgar. Il vescovo la ricostruì, prendendo come modello la chiesa di Aquisgrana, Aix la Chapelle, fondata da Carlo Magno. Il coro esistente è stato considerato parte dell'opera del vescovo Robert.

Sempre Guglielmo di Malmesbury «Non multo post accepit sedem illam Rotbertus Lotharingus, qui ibi ecclesiam tereti edificavit scemate, Aquensem basilicam pro modo imitatus suo.» [Vedi pag. 300 dell’edizione di Hamilton, stampata a Londra nel 1870] King naturalmente scrive Aachen, e in nota a pag. 2 «Nessun lavoro di questo primo periodo rimane ora ad Aix.» ma la città teutonica nemmeno esisteva in quegli anni, visto che sarà edificata almeno un secolo dopo.

Intanto anche Remigius di Lincoln, che aveva anche ricostruito la sua cattedrale, aveva fissato il giorno per la sua consacrazione e aveva invitato Roberto ad essere presente. Ma Roberto si rifiutò di intraprendere il viaggio, dicendo – secondo Guglielmo di Malmesbury – che le stelle gli assicurarono che la dedica non avrebbe avuto luogo durante la vita di Remigius; in effetti Remigius morì il giorno prima di quello stabilito. Malmesbury afferma che Roberto avesse ricevuto un preavviso della sua morte da Wulfstan, vescovo di Worcester (che in seguito fu santificato), con il quale aveva vissuto in stretta amicizia.

Quando nel gennaio del 1095 Wulfstan era sul letto di morte, Robert era assente presso il re. Il suo amico, dice il Cronista, gli apparve in sogno e gli disse di affrettarsi da lui se avesse voluto vederlo ancora una volta. Roberto partì subito, ma mentre riposava a Cricklade ricevette di nuovo la visita di Wulfstan, il quale disse: «Hai fatto ciò che era possibile, ma invano, perché ora me ne sono andato. Tuttavia, non rimarrai qui a lungo; e come segno che dico il vero, domani riceverai un regalo da me». E, il priore di Worcester, dove Robert arrivò il giorno successivo, gli regalò un piviale foderato di pelli di agnello, che San Wulfstan aveva l'abitudine di indossare durante i suoi viaggi. Il vescovo riconobbe il segno e, tornato a Hereford, vi morì nel giugno successivo.

Pianta della cattedrale dal libro di King

Ritorniamo alla storia della cattedrale così come riferita da King.

[da pag. 3] Il vescovo sassone ETHELSTAN (1012-1056) costruì la chiesa dalle fondamenta; che poco dopo l'ascesa del suo successore, LEOFGAR, (1056) fu bruciata insieme alla maggior parte della città dal re gallese Gryffyth. Il primo vescovo normanno, ROBERT DE LOSINGA, (1079-1096) che trovò la sua cattedrale in rovina, iniziò a ricostruirla, prendendo come modello la chiesa di Aquisgrana, o Aix la Chapelle, opera di Carlo Magno. Questo edificio fu così completato da essere consacrato nei nomi della Beata Vergine e di Ethelbert Re dell'East Anglia, nel 1110, durante l'episcopato di REINHELM, (1107-1115). Porzioni normanne della cattedrale esistente (i pilastri della navata, il coro alto quanto il lucernario e il transetto sud) appartengono alla cattedrale del vescovo Robert.

[dalle pagg. 3-4] Le porzioni normanne sono curiose e importanti. La prima cappella inglese dedicata alla Madonna ne è un eccellente esempio; ma la parte più notevole dell'edificio è senza dubbio il transetto nord. Il vescovo Cantilupe, morto nel 1282 (e canonizzato nel 1320), fu in origine sepolto nella cappella della Madonna, che fu la prima aggiunta alla chiesa normanna.

[da pag. 5] La cattedrale normanna, costruita, come si è detto, a imitazione di quella di Aquisgrana, terminava ad est con una tripla abside [triple apse]. L'abside centrale fu distrutta, con ogni probabilità, dalla costruzione della cappella della Madonna [Lady-Chapel]; e le absidi laterali, in un periodo alquanto successivo, furono convertite nel transetto orientale [eastern transept], come appare ora.

  Come si legge si parla di tre absidi, con cui si chiudeva la navata (o meglio le navate) nell’edificio voluto da Roberto il lotaringio. Saranno dati ottocenteschi ma danno da pensare.

Per dimostrare che l’edificio potesse davvero ricollegarsi con la duecentesca Aachen si è scritto che «è possibile che questo edificio sia da identificare con la curiosa struttura a pianta centrale che in passato sorgeva sul lato sud del chiostro del vescovo e distrutto dal vescovo Egerton nel 1737.» ['Hereford', in An Inventory of the Historical Monuments in Herefordshire, Volume 1, South west (London, 1931), pp. 90-144. British History Online. https://www.british-history.ac.uk/rchme/heref/vol1/pp90-144] Se lo dite voi… Certo che quando i conti non tornano, sarebbe meglio chiamare i marchesi; magari quelli di Camerino come lo fu Guido del Piceno.

Mi sembra proprio che la cosiddetta cappella palatina di Aachen centri come i cavoli a merenda. Forse è come per Germiny des prés, in cui qualcuno scrisse creata ad immagine e somiglianza della cappella palatina di Aquisgrana, e per gli storici tedeschi e i loro tirapiedi francesi e italiani avrebbe scritto una bugia, una gran bufala.

Personalmente sono più che certo che la grossa bufala sia la stessa cattedrale di Aachen, voluta dal Barbarossa e da lui stesso fatta costruire.

  Ma sì, le mie sono solo Assurdità! Un cumulo di assurdità…

Marco Pugacioff

Macerata Granne

(da Apollo Granno)

S.P.Q.M.

(Sempre Preti Qua Magneranno)

03/12/'20

 

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