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sabato 16 dicembre 2023

Natale all’Inferno (1959) due storie di Giorgio Rebuffi

 

Natale all’Inferno (1959)

Due storie di Giorgio Rebuffi

 
Vorrei dedicare questo scritto a
LOUIS CANCE
ultimo disegnatore del  cagnolino Pif
che ci ha lasciati il 13 scorso.

    Mister Straffey, ovvero come chiamo personalmente Iginio Straffi, lo conobbi grazie a mia zia Silvana di  Caccamo sul lago, nel camerinese.

Egli aveva nella sua camera da letto-studio nell’appartamento dei genitori, una foto attaccata al muro in cui era insieme a Pratt; Ugo Pratt, il cui stile ho subito odiato – ed è ancora così – quando lo vidi sulle pagine della collana Rodeo.

    Questo ancora mi ricordo, perché iniziò una amicizia (ormai estinta) e in seguito sfumato il progetto per fare uno studio di fumetto a macerata (avevo trovato un appartamento sottoscala alla fine di via Roma che… vabbé, acqua passata), Straffi volò in Belgio e al ritorno realizzò il primo nucleo di quello che sarebbe diventato lo studio di disegni animati Arcobaleno o Raimbow.

Mi portò amichevolmente a Recanati, in mezzo a un campo sulla strada per Loreto, alla casa editrice eli, diretta da una ragazza dal bel viso chimata Letizia, nipotina del proprietario; e qui in una stanzina iniziamo l’attività, già avviata da giorni da Straffi con i suoi amici belgi. In seguito, in poco tempo aumentati l’organico con Pietro Di Chiara, Maurizio e Marco, ci trasferimmo in un appartamento poco lontano, sempre in mezzo a un campo. Lì, venne un ragazzo de Rapallo chiamato Tonino, Tonino Farina (alias Farisi) che rimase sorpreso che c’era un idiota che scimmiottava il lavoro di animatore, il quale aveva una collezione di Tiramolla della Vallardi alle spalle. Il bello è che conosceva i miei idoli!

    Fu grazie a lui che conobbi Luciano Bottaro e Giorgio Rebuffi. Da allora ho continuato a disegnare Cucciolo e Tiramolla, finché mi telefonò il creatore di una associazione, la comixcomunity, per vedere se volessi entrare nella associazione, così anche da fare qualche pubblicazione. Quando vide i miei fumetti di Tira e Cucciolo, mi disse che non avevo i diritti e dovevo starci attento… (maledetti detentori di diritti!)

   Gli risposi che Bottaro e Rebuffi sapevano benissimo chi ero, per questo facevo e faccio ancora i loro cari personaggini.

Quello che non potevo immaginare che costui, saputo questo, subito dopo telefonasse a Luciano, il quale, all’inizio era sospettoso, ma poi – come il fondatore della comixcomunity mi narrò poi tutto dieci minuti dopo quella telefonata a Rapallo – quando gli fece il mio nome, è come se gli avesse aperto la porta di casa!

    Per cui, quando mi disse che voleva andare a trovarli, mi decisi a partire anch’io da quell’esaltato (come mi aveva definito Giorgio per telefono a mio fratello Roberto) che ero! Luciano ci aspettava alla stazione – in quei giorni stava dietro alla mamma che stava male, ma per noi fece uno “strappo” – e in seguito arrivò anche Giampaolo; a casa di Luciano, lui mi permise anche di sedere al suo piccolo tavolo da disegno e la sera andammo a visitare a Giorgio a Lavagna, il quale invece aveva un tavolo bello grande ora passato a Laca.


Chiesi a Giorgio se mi firmasse una raccolta delle Storie di Cucciolo che avevo con me… a ricordarlo oggi mi sembra di vedere due “bambinoni”, e che uno dei due firma con una stilografica un fumetto con alcune sue storie all’interno, con Luciano che ci guardava quasi come un suo fratello maggiore, anche se era più giovane d'età.

    Di quella giornata non ho nemmeno una fotografia. Feci male a non dirgli subito al capo della comixcomunity (credo ormai estinta) di mandarmele – e dire che fotografò pure tanti disegni appesi a casa di Luciano e Giorgio, la casa di Totò dalla finestra del suo studio, ed anche (nella seconda visita) la casa dove aveva abitò Galep a Rapallo e tanto altro ancora… ma ormai!

    Tutto quello che mi resta è il fumetto firmato da Giorgio, i biglietto delle ff.ss. e… la passione. Nient’altro.  

    Buone feste e cercate di passarle al caldo e non come me che mi pare d’esser Puga in Siberia.  

Storie e Fiabe n.1 1959





 
 

 
 
 

NATALE ALL'INFERNO Storie e Fiabe 1960 n.1
 



 
 
 

 
 
 
 
 

 

Marco Pugacioff

[Disegnatore di fumetti dilettante

e Ricercatore storico dilettante, ma non blogger

(Questo è un sito!)]

Macerata Granne

(da Apollo Granno)

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(Sempre Preti Qua Magneranno)

16/12/’23

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sabato 9 dicembre 2023

Camerino e Carlo Magno; … e pure Pertinace ?

 

Camerino e Carlo Magno; … e pure Pertinace ?

 



 

    Da tempo cercavo la fonte di una curiosa notiziola che è sulla Guida d’Italia T.C.I., vol. Marche, 1979, alla voce Camerino, pag. 505…

«da Carlo Magno fu fatta capoluogo dell’omonima Marca che si estendeva dall’Appennino all’Adriatico.»


L’immagine di Ettore Manni come Carlo Magno è molto reale…

   Porca Miseria ladra, e allora andiam alla ricerca (scusate il mio parlar romanaccio-ciociaro-marchigiano, ma me esce così, essennò…) de ‘sta ca…volo de fonte e che scovo? Eccolo qua sotto, cercando di rispettare il più possibile stile e punteggiatura.

Ritratto scovato su: https://www.superstock.com/asset/portrait-italian-historian-camillo-lilio-among-frame-antique-sculptures-cartouche/6145-46556576

 

Da Istoria della città di Camerino, di Camillo Lilii [poi Lilli], 1835, pagg. 123-124

 

«Nel ritorno verso la Germania l’anno susseguente 801, passò Carlo per Camerino, e peravanti per la Città di Spoleti, e nel suo passaggio seguì un formidabile terremoto, di cui nella sua vita. [Vita Caroli Magni, Hoc anno] Octingentesimus primus annus sequitur, notatus indictione nona, quo Carolus Magnus Imperator 7. Kal. Maias Magni, hoc Roma profectus Spoletum venit: & dum esset ibi, pridie Kal. Maias hora noctis secunda terremotus maximus est, quo, & tota Italia graviter concussa est. Quo etiam terremotu Romæ tectum Basilicæ B. Pauli Apostoli magna ex parte cum suis trabibus decidit, & in quibusdam locis Vrbes, montesque ruerunt. Dimostrarò appresso con gli effetti per un nobilissimo stato attribuito da Carlo Magno alla Città di Camerino, quelle grazie da lui compartitele, le quali non possono dimostrarsi con le scritture; Nel partire l'istesso Imperatore dall’Italia,con eccesso di prudenza lasciò i suoi stati in questa forma. A i Longobardi connumerati per le parentele, e per il corso di 200 anni fra gli Italiani concesse Pavia, Milano, & alcuni altri luoghi di là dal Pò, tuttoche nell’Abruzzo ancora rimanessero molti Principi, e Nobili dell'isteffa natione. Al Pontefice Romano confermò, & ampliò ciò che gli haveva donato il Rè Pipino suo Padre. All'Imperatore Orientale, ò de Greci lasciò la continuatione del dominio, ò possesso nelle Provincie della Puglia, della Calabria, della Sicilia, e del Ducato di Napoli fino à Gaeta, conquistando dopo per se stesso la Corsica, e la Sardegna, e riserbando alla sua dispositione, col nome però di Rè d'Italia, tre gran Provincie, chiamandole Marche da i loro limiti coll’Adriatico, e col Tirreno, e (Sigon. De Regno Ital. Lib. 3) intitolando Conti delle Marche, e Marchesi coloro, che le governavano. Fece egli passaggio all'altra vita nell'età d'anni 72, in Germania l'anno 814. dopo haver superato tutti gli antecessori, con la pietà, e sol valore, l'haver coronato Imperatore Ludovico suo figliolo, & il Nipote Bernardo, nato di Pipino Rè d’Italia, che poco sopravivendo, morì l'anno 818. e fù seppellito in S. Ambrogio di Milano [Sigon. ibid. Lib. 4], con quell’Epitaffio, che riferisce il Sigonio. Bernardus civilitate mirabilis, mirabilis ceterisq; pijs virtutibus inclytus, Rex hic requiescit, regnavit annos IIII. menses V. obijt XV. Kal. Maij Indictione XI. filius piæ memoriæ Pipini.»

 

    Eccolo qua il passo incriminato… Provo a vedere se ci sarebbe qualcos’altro e infatti trovo…

 

Da Degli studii generali ed universitarii di Camerino e de' suoi fasti... di Francesco Fiorgentili, 1864 pagg. 13 - 14

 

«Dal contesto del narrato successo, tutto che estraneo al soggetto della presente storia, argomentasi tuttavia, essersi serbata Camerino in mezzo alla barbarie, da cui era inondata, nella nativa purità, splendidezza, ed indipendenza, donde l’osservanza delle patrie leggi, e statuti, tranne breve interregno, e perciò l’educazione letteraria, e scientifica resa manifesta in un Vescovo dottissimo con una parentela condegna, e con un gregge allevato senza meno giusta il suo genio e favore.

Tale poi corse la fama di quella vera epoca di gloria cittadina, che Carlo Magno sceso dalla Francia a purgar l’Italia? Dall’irruzione de' barbari, assunse il Vescovo Solone coi suoi militi per concorrere alla cacciata de' Longobardi dalla Pavia, nella qual’impresa confessò precipua l’opera del Condottiero e de' suoi seguaci: decretò onori, privilegii, ed esenzioni alla Città, di cui era egli Pastore, e Guerriero; e Mecenate de' Letterati lodò pure in esso il Teologo, e Filosofo illustre [nota 14: Apud Cassiodorum lib. 8 epist. 8. «Victorino Ven. Episcopo» Atalaricus Rex (già continuazione dalla nota 11) ivi -- Solone fece suo sforzo insieme coi Soldati, ed entrarono a viva forza nello steccato, e mentre erano seguitati dalla coda de' Soldati, i quali secondo l’ordine avevano fascine in mano, abbruciarono la Torre di legno, e precipitarono molti dal Ponte nel Fiume.... Carlo Magno andó incontro a Solone, che usciva dallo steccato, lo abbracciò, e lodò in pubblico, e gli donò le sue armi d’oro, e di argento, un Cavallo bardato benissimo, una tazza d’oro, e di gemme....... Il Vescovo Solone ritornò a Camerino con molte grazie, e privilegii ottenuti per la Città, tra i quali il potissimo, che fu fatta esente, e libera da ogni tributo, esazione, e posizione di altri Principi sopra di Lei».]

Ricuperata cosi Camerino la sua pacifica interna amministrazione, si diede agli agii della pace in modo ancor più pronunziato, alla professione cioè de' buoni studi. Fu propizio l’esaltamento al Pontificato del figlio d’Azzupio Romano col nome di Leone III. appassionato fautore de' scienzati, cui si univa Carlo Magno coronato da lui nell’800 Imperatore di Occidente. Nell’801 questo dotto Imperatore onorò di sua visita Camerino, e si compiacque dell’ubertoso frutto de' suoi doni nella vicenda di nove lustri.

E dopo la di lui morte, e di Lodovico I avvenuto all’impero Lotario, spediva al novello Papa Sergio Secondo il figlio Lodovico, che nel luogo detto poi Castello di Trasmondo, indi Raimondo conobbe il nobile Camerinese Ansovino vivente in un Eremo, e lo accolse ad intimo confidente per tutta la sua dimora in Italia, fino a che per avvenuta morte di Fratello Predecessore, accettò egli dopo lunghi rifiuti l’Episcopato della patria a condizione di esser dispensato dal barbaro dovere di servir l’umana milizia, ripetendo le auree parole dell’Apostolo Nemo militans Deo implicat se negotiis saecularibus [nota 15: Barorio ad ann. 888 «Data est optio S. Viro a praemisso Caesare secure accedendi ad Pontificatus honorem, quia non auderet eum quisquam compellere deinceps militiae rei inservire saecularis».]

 

Altra ventura fu questa pei Camerti, che un Vescovo cittadino coll’aura della grazia imperiale, instructus sacrarum litterarum studis [16: Ex actis S. Ansovini m. s .], proteggesse nella tranquillità del suo ministero l’educazione letteraria, e morale de' suoi Diocesani.

Dopo il decesso di Lodovico II., di Carlo Calvo, di Balbo, di Carlo Crasso, in un brevissimo giro di anni declinata la Monarchia de' Carolinghi, s’inalzarono a fama i Marchesi di Camerino pretendenti per vincoli di cognazione all’imperio d’Italia. Il nome di Marchese denotava l’ampiezza del territorio governato. E difatto la Marca di Camerino (allora potente al pari della Toscana, e della Liguria) abbracciava in 200 miglia di circuito le due parti indi chiamate superiore, ed inferiore, come da due note d’Arrigo IV ed Ottone IV esistenti nell’Archivio Vaticano [17: ivi -- Confirmamus, quae tenuit, et tenet in tota Marchia Camerini per diversos Comitatus, et Terras, Auximanum, Anconitanum, Senogallien, et Fani, aliosque Comitatus» Datum 8 Kal. Julii Anno Dominicae incarnationis 1063.

«Itemque confirmamus omnia quae antiquitus tenuit ec..»

Datum apud C. S. Miniatis per manus Gualtieri Imperialis Protonotarii 3 Kal. Nov. Ind. 13 Anno 1209.]

(Scusate l’intrusione, ragazzi, ma…Osimo, Ancona, Senigallia, Fano… ho son io che sogno oppure è ancora Papagatto Silvestro ha farmi gli scherzi! Ancora le stesse città che quer ragazzino fori de capoccia, Ottone, gli aveva donato per poter mangiar… Puga) Vedi capitolino relativo su https://marcopugacioff.blogspot.com/2023/08/le-tradizioni-sui-paladini-carolingi.html

Notate anche voi, come la tenda ricordi il profilo di un diavoletto?

L’estensione quindi del Circondario rendeva di necessità il Capo luogo centro degli studï a maggior numero di Discenti.

Primo Marchese fu Vinegiso, indi Suppo Conte di Brescia, poscia quel Guido, che misuratosi per due volte trionfantemente colle armi di Berengario, mercè l’ajuto de' Camerti [presumo che la nota 18, saltata nel testo, vada qui (Puga): ivi Luitprando lib. 1 De rebus Imperat., et Reg. Cap. 6. Camerinos fiducialiter, ut propinquos adiit, atque Berengario bellum parat».] incalzando nella terza con rapido impeto le truppe ausiliarie di Arnolfo Rè di Germania fino al Taro, ivi stanco vomitò di un subito il sangue e la vita. Successe nel Governo fino all’898 Lamberto, di cui l’elogio è nello stesso Luitprando [nota 19: ivi Inerat illi honesta morum probitas, formidolosa severitas, et quem juventus ornaverat in corpore splendida, mentis canitas decorabat sancta.]. Di questi Principi di regio sangue cessò così la serie dei Marchesi di Camerino, i quali contratte avevano, e lasciate parentele cospicue nella città, durante il tenutone reggimento, [nota 20: ivi -- In nomine D. Dei Salvatoris ab Incarnatione Christi anni 1126 mense Octobris Indict. V. in Civitate Camerini. Ego Petri, et Ogolino Vir Weumarii fili De Lamberto Comes, et Senebaldo fil. de Gibertu....]».

 

La Paris del 300, da notare che il libro in rete della BNF (che ho scaricato), manchi di questa immagine

 

  Però, mica male, nel 1259, distrutta, già circa tre anni dopo, inizia la ricostruzione e nel 1321 già insegna alla neonata università, sita poco più su di quel brandello di mura dette Mura di Paris, Cino da Pistoia [me lo ha detto la guida T.C. I.], l’amico di Dante… e dir che c’è una tradizione che il poeta fiorentino tenne una lezione a Parigi, tanto che vi è nella capitale della France, vi è al di sotto di quella che personalmente chiamo l’isola di Maigret, una Rue Dante.

E chi lo sa, de toute façon, Dante a Camerino ci sarebbe stato, incorporato in un medium…

 



    Vabbè, vediamo se trovo qualcos’altro, nel…

 

Nuovo specchio geografico-storico-politico di tutte le nazioni del ..., Volume 1 - 1829

Pagg. 1793-179

 

 
 

   Fama di valorosi ebbero i Camerti sotto la romana Repubblica, e Livio ne ripete in più pagine gli elogj. Militarono seicento prodi Camerinesi con Scipione nell’Affrica, e Mario n’ebbe ajuti tali contro i Cimbri, e Teutoni, che li acclamò cittadini romani sul campo: Estote Cives, pugnate Camertes: Seguirono anche il Magno Pompeo nelle Spagne, e pervenner così per la via delle armi a' primi gradi, ed onori, che pur sotto gl’Imperatori col titolo di Prefettura mantennero. Il feroce Alarico nel 5. Ottobre 409 imprese vanamente l’assedio di Camerino. Ebbela dopo lunga resistenza nel 592 Ariollo Re de' Longobardi, che vi si proclamò Duca di Camerino, e di Spoleto. Ricuperarono i cittadini la libertà nel 754, e valorosamente pugnarono guidati dal proprio Vescovo Solone, contro le truppe di Astolfo, onde erano infestati. Ristabilito l’occidentale Impero, pervenne Camerino alla S. Sede, ed ebbe da Carlo Magno il titolo di Marchesato, che si disse altresì Marca superiore, o Marca di Camerino, ed ebbe or più vasti, or più ristretti limiti sino ad estendersi dagli Appennini al Metauro. Fu danneggiata da Berengario, e poscia governata da Uberto, e da Ugo. Il Papa Giovanni XII la ricuperò nel 957, ma venne poi in potere di Ottone Terzo, ed al suo morire si divise in brani, ch’ebber titolo di Contée rette da più Signori finchè nel 1050 non ne concentrò in se il potere Bonifacio padre della Contessa Matilde, alla quale Camerino ubbidi sino al 1115, epoca in che ritornò per le confermate Donazioni suddita della Chiesa. Dal 1230 al 1241 rispinsero i Camerti con vigore le armi dell’Imperatore Federico Secondo, e del suo figlio Enzio, che fecero ritirar dall’assedio, onde Innocenzo Quarto li dichiarò altamente benemeriti. La fortuna però non fu pari alla bravura, quando lo Stato Pontificio venne assalito dal Re Manfredi, col mezzo del suo Commissario Princivalle D’Oria. Chè contro la fellonia di un cittadino traditore non vi fu schermo bastante, e venduta la Patria all’inimico nel 1259, venne incendiata, e distrutta, senza potersi salvare, che uno scarso numero di famiglie nei più ascosi ricettacoli de' montuosi dirupi. Dopo due anni per l’ajuto de' confederati, e coll’animosa guida di Gentile Varani, che ben può salutarsi secondo Fondatore di Camerino, si raddussero i profughi nel devastato ricinto, e case, e tempj, e mura novellamente innalzarono.

 

E Pertinace ?

 


Moneta de Pertinace da:

https://bertolamifineart.bidinside.com/it/lot/5136/pertinace-193-sesterzio-roma-1-gennaio-/

 

   Ma ritorniamo al libro di di Francesco Fiorgentili (poi dicono me invento le cose… ma del resto sulla trilogia Amici miei, dicevano «cos’è il genio, è colpo d’occhio, intuizione e rapidità di esecuzione!», ma che centra????!!! Bò! Vabbè, ormai lo messo), intanto…

Il sor pertinace  dalla treccani in linea

https://www.treccani.it/enciclopedia/publio-elvio-pertinace/  

   «Imperatore romano (Alba Pompeia 126 - Roma 193); nato da umile famiglia, fu console (suffetto 175, ordinario 192), proconsole dell'Africa, dove batté i Mauri (190), e prefetto di Roma. [...]»

    E andam a legger  Fiorgentili…

 

«La seconda Coorte de' Vigili formata da gioventù Camerte aveva per capi, e Ministri principali uomini di alto sapere, e i loro nomi si trovano registrati in una lapide innalzata allo stesso Antonino Pio in Roma presso le forme dell’Acqua Claudia [vedi nota 5].

   E poichè nella citata lapide si accenna ad Elvio Pertinace,
sia lecito il divertire alcun poco dal fine diretto della storia attuale, per istabilire la vera origine di un Uomo così singo-lare. Sembrerà favoloso l’asserto, ma è un fatto incontestabile che questo Imperatore di ottantotto giorni vide la luce nel nostro Appennino, e di preciso nella Villa di Marte.

Concordano in ciò il Giulio Capitolino contemporaneo di Diocleziano [vedi nota 6]: l’Angeloni Istoria Augusta [vedi nota 7] Gio: Battista de Cavaleriis [vedi nota 8] GianGiacomo De Rossi [vedi nota 9].

   Ora la Villa di Marte nell’Appennino giaceva fra i due
Castelli superstiti Pievefavera, e Croce ex ducato di Camerino,
e ne fan fede le rimaste reliquie di macerie, e Case semidirute;
l'Elenco delle Terre, Castelli, e Ville redatto dall’Antonucci,
custodito nell’Archivio Municipale. Nella catena degli Appennini dalla Savoja alla Calabria il solo monte Camerinese si definisce con questo nome semplice, ed ha sul suo dosso un Castello, mentre gli altri si contraddistinguono coll’appendice di Alfi, Primo, Vicino, Gargano, e simili. Lungo la continuità degli Appennini non s’incontra altra villa col nome di Marte, e questa trovasi registrata in un manoscritto antichissimo asservato nell’Archivio dell’Abbazia di Pievefavera, ed in quello di Assettamento dei terreni dello stato di Camerino.

   Avanti di associarsi a Lolliano di famiglia Anizia oriunda dalla prossima Norcia, si era dedicato Pertinace allo studio delle lettere latine e greche, che non avrà apprese certo nella villa di Marte, ma più probabilmente in Camerino capo luogo, da cui pur provenne la moglie Flavia Sulpiziana della famiglia Camerina.»

 


Panorama da Camerino

«note:

(5) ivi -- Lapide rinvenuta nel 1550, e trasportata nel Giardino de' Carpi.
Apud Gruterum in Caracalla.


IMP CAES M. AVRELIO . ANTONINO . PIO . FELICI . TRIB . POT . III
IMP . II . COS . III PROC . P. P. IMP . CAES L . SEPTIMI

SEVERI . PII .  PERTINACIS AVG · FILIO . NVMINI .

SEVERI . FILIO . DEVOTA

ET . MAIESTATE . EIVS . COH II . VIG …..

Q. Cottius Rufus Cor. Tr. - C. Julius Onosiphorus B. Pr. -- C. Valerius Julianus B. Pr. Valerius Xaricus B. Pr. – T. Septimius Felicissimus B. Pr. -- M. Julius Ingenuus B. Pr. -- C. Audi….
Flam. Parm. Ermaphodite. Aureli . Negumone.


(6) Pag. 11 -- Volaterano ne' Commenti f. 172. « Publio Elvio Pertinace Patre Libertinus Elvius successus fuit, qui Filio nomen ex continuatione lignaris negotiationis, qua pertinaciter eam rem gessit, imposuisse fertur. Natus est Pertinax in Apennino in Villa Martis »

(7) ivi -- F. 219 Nella Villa Marte sui Monti Appennini si è creduto
esser nata la virtú, poichè vi nacque P. Elvio Pertinace, che d'infimo stato si trasportò col solo mezzo di quella al sommo dell’Imperio. Applicossi fanciullo alla negoziazione della legna: lasciato cotal mestiere, si diede ad imparare le Lettere latine, e greche, ed indi sotto Lolliano Anizio persona Consolare si trasferì alla guerra»
.

(8) ivi -- Roman. Imperat. effigies Romae f. 20 - In Appennino in Villa
Martis natus est Pertinax ex continua lignaria negotiatione».
(9) ivi Cronologia degl’Imperatori Pertinax in Villa Martis in Appennino ortus.»

 

    Ah, Però ! Chissà, forse gli studiosi dell’800 e dell’anni ’30 (Quando Totò furoreggiava in teatro e inizia a far le prime pellicole), avranno letto male, capito male e le nuove ricerche su questi documenti… Ma, un attimo! Tante lapidi, statuine, statuone, pergamene e eccetera et  eccetera non se trovano più.

    È come che, da quando un certo ex ufficiale dell’esercito tedesco, ha riordinato gli archivi in zona, tanti documenti non si troverebbero più per cui, come me disse quer assessore al telefono con astio mal celato «i diplomi di Lamberto non esistono!».

Forse faranno come quella studiosa tedesca (la ricordo perfino alla biblioteca de Macerata che studiava vecchi documenti) che ha scritto tanti libriccini per dire che il professor Carnevale se inventava tutto coi suoi studi, poi ad una recente conferenza nel rispondere alla discendente de Carlomagno, Elisabeth, diceva “ma lei, non può prendere un pezzo del mio libro…” e via dicendo.

Certo, togli un preciso riferimento storico e poi, eh, eh, il gioco è fatto. E il documento non menzionato non esiste, perciò è pura finzione.

    Ma tanto ormai hanno vinto loro, con le loro menzogne (puntualizzate da una straordinaria ricerca archeologia pagata… dall’europa [scritto piccolo perché non merita altro]) hanno smontato una fantasia, bà!

Comunque se queste stupide ricerchine, oltre a disegnare, le faccio per riempir il tempo con la mia gattina sulle ginocchia, che male gli faccio?

Marco Pugacioff

[Disegnatore di fumetti dilettante

e Ricercatore storico dilettante, ma non blogger

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venerdì 1 dicembre 2023

Cucciolo e la macchinetta sputa soldi Da un testo di Carlo Forghieri

 

Cucciolo e la macchinetta sputa soldi

Da un testo di Carlo Forghieri

 

I Primi Cucciolo & Beppe in versione umana e il loro amico Pino.

 

   Da molti anni avevo tra le mani una sceneggiatura per il Tiramolla anni 90, quello edito a Roma.

Far il caro Tiramolla però, non mi andava proprio e dopo molte titubanze, ho provato a rivedere il tutto per Cucciolo… anche se qualcuno – uno solo, suppongo – mi dirà: ma e Saetta?

La storia è ambientata negli anni ’50, Giorgio Vittorino da tutti conosciuto come Cucciolo – anche poi da adulto, come nelle commedie con Ivan Ilia, Steppa e Pugacioff – se ne va in giro come faceva mio zio Neno per Camerino, con una lambretta.

Quindi Saetta, il cagnolino Ullaò e il nipotino Caucciù sono ancora da venire; perfino Tiramolla, ha ancora un che di fanciullesco… insomma, queste storie sono da accomunare alle prime disegnate da Giorgio, quando ereditò questi teneri personaggini da Rino Anzi.

   Sulla nascita di Tiramolla, Erik mi racconto ciò gli narrò il babbo Rino; di quando durante la prima guerra mondiale, quando non c’era niente, neanche un giocattolo, un suo zio (i cari, vecchi zii) per distrarlo prese un mollone, una grossa molla da letto e davanti a lui, le fece fare tutta la scalinata, sdeng, sdeng, sdeng!

 

 
 

Anni dopo, Rino dopo aver ereditato Scimmiottino e in seguito creato la bella copia de Topolino e Pippo ovvero  Cucciolo & Beppe, da quel ricordo creò Tiramolla. Ma erano gli anni che voleva partire per l’america a lavorare per gli studi animazione disney, passò in svizzera e proprio lì, incominciò a star male la moglie.

Lasciò quindi il nuovo personaggio a un suo “socio” e… Queste sono mie congetture ma difficilmente dovrebbe essere andata diversamente. Sicuramente, qualcuno di ben in alto scippò il personaggio all’ingenuo “socio” [chi lo sa, forse il misterioso Adry? Poi letteralmente scomparso dal mondo delle nuvole parlanti] e lo passò a Renzi, che ne scrisse una storia e la fecero disegnare al talentuoso Giorgio.

 

Il primo Tiramolla in azione di Giorgio

La copertina francese di Cezard.

 

Questo mi spiega anche perché Giorgio stesso non proseguì Tiramolla che fu affidato a Manfrin; forse Giorgio dentro di sé con una grande onestà d’artista (che, vi assicuro, la aveva eccome), non lo riteneva interamente suo, come invece erano Pugacioff o Tore Scoccia. Chissà…

  Ho comunque provato ad immaginarmi quella scena, accaduta nei primi anni del nostro 900, di quella casa nella vecchia Roma, praticamente quella che si vede nel televisivo “Segno del comando”; con presente la mia gattina Luna, un ragazzino come Cucciolo e un adulto, come lo zio Giacomino che hanno degli Straccali (come li chiamava il simpatico Talegalli da Spoleto, attore che lavorò con Totò e Peppino e che aveva una gran “aria di famiglia” mia), delle bretelle per tener su le braghe, cioè i pantaloni. 

Ci ho provato, sempre se ho raccolto bene ciò che mi narrava dalla Svizzera Erik, sennò, pazienza. Ormai è andata.

     Poi ho provato a far questa storia… e mi sono fermato. Sono arrivato a un punto da cui si può ripartire in secondo momento. Dovrei però finire di scrivere la storia di Tiramolla che d’improvviso ricorda da dove veniva, il suo villaggio, di fronte a Cucciolo. Chissà se le farò.

   Ciao

 
 
 

 

e ora un pò di insana pubblicità
il mio ultimo albo a fumetti di Pipo, solo su ordinazione
su youcanprint:

 

Marco Pugacioff

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