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sabato 16 marzo 2024

La guardia suiza muere en Roma e altre due storie di Garcia Lopez

 La guardia suiza muere en Roma 

e altre due storie di Garcia Lopez

     Ciao a tutti. Torniamo ai fumetti, così son tutti più contenti, invece di leggere le mie assurdità.

   Queste tre storie sono fine anni '60, inizio anni '70. Me le regalò Ruben Villareal, che come me ama lo stile di José Louis Garcia Lopez, poi passato a disegnare supereroi come Batman (bella la storia che incontra Hulk e in cui è l'unico a trattarlo da amico), oppure Superman (la storia della folle corsa con Flash [Barry Allen] attraverso i secoli), il bel Tarzan l'indomito restato incompiuto e terminato dall'abile Rudy Florese e tanti, tanti altri.

   La storia più drammatica è quella sulla guardia svizzera praticamente sterminata a Roma nel 1524 (mi sbaglio con la data?), nello stesso periodo in cui ci bazzicava un certo veneziano sopranominato Dago.

   La storia non ha la bellezza di quella di Diego e Tiathen, ma affronta la stessa tematica: la morte di un popolo. Nelle americhe la popolazione rossa, che tra nord e sud (tra iberici e anglosassoni) ha visto la sua fine; e più in piccolo, a Roma, la cui popolazione è praticamente sterminata dai Lanzichenecchi, come si è visto appunto sul Dago di Robin Wood. Ho letto che Roma venne in seguito ripopolata da toscani e lonbardi e, non per niente, la parola "ammò" era una delle espressione lombarde usate da Matteo Bandello (1485 - 1561).Dal che, se è così, il dialetto romano originale di quegli anni doveva assomigliare molto a quello ciociaro.

   L'avventura fu pubblicata anche nel nostro paese, se non ricordo male su Lanciostory, così come quella del pirata, il cui avversario poi compagno, assomiglia di molto a Nippur de Lagash!  

  Della seconda storia vittoriana non sò niente, né dove è stata pubblicata in madrepatria, né qua in italiano.

  Buona lettura con lo spagnolo.












































 

  

Marco Pugacioff

[Disegnatore di fumetti dilettante

e Ricercatore storico dilettante, ma non blogger

(Questo è un sito!)]

Macerata Granne

(da Apollo Granno)

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16/03/’24

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lunedì 11 marzo 2024

Conca, la città sommersa dal mare

 

Conca, la città sommersa dal mare

   Conca, la città sommersa dal mare, per tutti è ormai una leggenda, anzi una voce senza nessun fondo storico; così dice la malfidata wiki italiana e così dicon tutti.

   I bei articoli di Aroldo Riciputi (nato a Nuova York nel 1915 e scomparso a Cattolica nel ‘78) mi hanno fatto conoscere una ben altra realtà!

Scriveva infatti nel febbraio del ’75: «Scavando nella leggenda o semi-storia, o prima o poi s’intravede attraverso la fitta rete creata dalla fantasia, maturata attraverso secoli di racconti popolari tramandati di padre in figlio, un minuscolo nucleo dal quale si evidenzia l’origine della leggenda stessa e quel nucleo, essendo cosa reale, appartiene alla storia.

   Crustumium, l’attuale Cattolica, che Lucano definì “crustumium rapax” dall’omonimo fiume che l’attraversa, scomparve nel mare oltre tremila anni fa, probabilmente a seguito di un fenomeno di bradisismo.»

 



   Passa poi a citare lo storico riminese Raffaele Adimari, che nel 1610 scriveva

«Non restarò di dire una cosa degna, & notabile, ch’è vicino à detta Catolica, ma nel mare, cioè dentro del mare, lontano da terra doi cento [duecento] passa [passi], dove vi si scopre al tempo della bonazza, & calma del mare, la cima d’una torre quadra di tre passa [sicuramente vuol dir passi] incirca ogni bãda [probabilmente banda, chissà?], che si vede sopra l’acque al tempo della secca, all’altezza di mezzo brazzo [braccio] & questa dicono essere delli Edificij [edifici] della Città di Conca sommersa dal Mare.»

Ho scovato questo testo a pagina 17 del Sito riminese di Raffaele Adimari da Rimino, Volume 2, edito a Brescia nel 1616; e alle pag. 28 e 29, scrive qualcos’altro…

 


«Et non solamente qui vicino alla sodetta [sudetta] Catholica, si scoprano Edificij sotto l’acque del Mare, ma ancora in molti altri luochi [luoghi] come mostra la carta della navigatione [navigazione], & affermano [nota a lato: Polibio nel 4 lib. Strabone & altri.] quelli c’hanno pratica di questo Mare novamente fusse fatto in uno delli sodetti modi, ancor che non si trovino Authori, che certamente l’affermano. Nè vi si vede altre Torre, nè altri Edificij, come par che voglion alcuni Authori; Se però non dicessimo quello, che dicono li sommo[z]zatori, che nuotando vanno sotto acqua, dalla Relation de i quali se hà, che vi si vede parte di un nobilissimo, e bel Palazzo [nota a fianco: Palazzo della Città di Conca.], con parte di marmo, ferrate di ferro statue grandi, & altri simili ornamenti, li quali al presente non creo, che si potessero vedere più, per essere monita [forse mutata] assai quella spiaggia, non essendovi più d’un remo d’acqua, per quanto hò visto, è potuto congetturare con i miei proprij occhi, che fù il Venerdì Santo alli 9. d’Aprile 1610.»

   Però, mica male come testimonianza… ma sicuramente queste assurdità, nascevano dal fatto che già allora li sommo[z]zatori sniffavano della “marianna”…

   Evvabbè, torniamo agli scritti di Riciputi.

   Cita perfino Flavio Biondo e poi si dice convinto che la scomparsa della antica città provata (tra gli altri) dall’antico porto greco-romano della vicina “Valugola”, deve essersi trattato «fenomeno di lento bradisismo, tuttora in atto lungo la costa emiliano-romagnola, anche se attualmente dovuta a motivi diversi, come l’estrazione sottomarina di metano.»

  «I “subs” del Sub-Club Licio Visintini, presieduto dal dinamico Dr. Gianfranco Tonelli, stimato medico della Città, dopo lunghi studi di carattere storico e geologico, attrezzati di moderne apparecchiature per l’esplorazione sottomarina, hanno iniziato da tempo le ricerche della Città Sommersa con notevolissimi risultati sul piano archeologico, avendo potuto localizzare un muro dell’antica città ed un coacervo di pregevoli reperti che hanno determinato l’apertura di un Museo Civico nella Residenza Comunale, che presto, ad opera della Civica Amministrazione, verrà trasferito in locali più ampi ed accoglierli.

   Sono venuti alla luce un’infinità di vasi vinari ed oleari d’epoca greco-romana, pregevolissime anfore di alto valore artistico, nonché suppellettili, frammenti di statue in marmo, lacrimatoi, piatti finemente decorati, ecc., materiale che fa pensare che vi fossero insediate famiglie di una certa agiatezza, che abitavano in ville che sorgevano su un lembo di terra, ora scomparso in mare. Data l’equidistanza di Cattolica da Pesaro e Rimini (km. 18) qualcuno avanza l’ipotesi che lungo la strada Flaminia (di cui si è scoperto un tratto in mare) sorgessero dei locali di “ristoro” per le legioni in transito, per cui si ritiene che le ville al mare potessero appartenere alle “donnine” con le quali i legionari si sollazzavano durante le soste. Ciò spiegherebbe la presenza di innumerevoli vasetti per cosmetici ed altri accessori del mestiere.

   A sostegno della tesi che qui alloggiassero famiglie facoltose va la scoperta di pavimenti in mosaico di squisita fattura, esposti attualmente nel Musco Civico, mentre molti privati sono in possesso di frammenti di questi pavimenti nonché di un vasto numero di anfore antiche che è possibile vedere anche nei giardini delle ville o nelle Halls di alberghi.»

   Prosegue poi Riciputi in un successivo articolo… 

 «I soci del Sub-Club “Licio Visentini” di Cattolica, appassionati di archeologia subacquea, [nell’articolo precedente citava Marcolini, Magi, e tanti altri giovani di questo circolo] continuano a riportare alla luce interessanti reperti archeologici dai fondali sottomarini.» e finisce con un’ulteriore nota storica «Altra curiosità è dovuta al fatto che l’antica Via Flaminia, che avrebbe dovuto congiungersi alla Via Emilia, scompare improvvisamente in prossimità di Cattolica; ora, qualche anno fa sono state ritrovate tracce inequivocabili della Via Flaminia in mare aperto, ad un centinaio di metri dallo sperone di Gabicce Monte, alle spalle di Cattolica, e, secondo alcuni, questo fa pensare che la Città, originariamente, si estendesse su un’area, ora ricoperta dal mare, cioè, esattamente dove doveva sorgere l’antica Crustumium o Conca.

   Concludendo, niente di più facile che il tempo abbia avvolto Crustumium nel fascino della leggenda, ma come dimostrerà più tardi Schliemann, la leggenda nasce sempre da un nucleo reale che spesso la fantasia riesce a portare alla luce più che il rigore della ricerca scientifica.»

  

    Ma dove sono finite queste suppellettili? Forse come le ossa trovate nelle tombe dei giganti in Sardegna che, in un caso, furono distrutte e usate poi come malta (vado a memoria) per costruire le banchine di un porto…

   Oh, ma sì, del resto sono solo assurdità, tanto queste cose da quale rivista le ho tratte? Ma dai numeri 47 e 49 del Giornale dei Misteri, nota rivista poco attendibile…

Non per niente è stata l’unica rivista in itaGlia [scritta così, perché ormai il belpaese non esiste più] ha scrivere un articolo sull’ipotesi storica di Asquigrana in Val di Chienti, altra Storia reale scovata dal professor Giovanni Carnevale e alla sua scomparsa, le locali università hanno provato le numerose bugie e assurdità del docente salesiano (ovvio hanno ancora il dente avvelenato per lo schiaffo culturale ricevuto dal professorino mezzo cieco), tanto che presto si provvederà ad espropriare i terreni intorno a San Claudio per far riaffiorare (non dall’acqua, ma dalla terra) la città romana che fu chiamata Aquisgrana.

   Che vogliamo fare? O tombe di giganti, o antica Conca, oppure primitiva Aquisgrana, sempre zitti e sottomessi dobbiamo restare, specialmente ora che siamo in [n]europa.

E fate silenzio. I grandi docenti studiano… come fregarvi meglio! 

 

Scritto dedicato a Valerio Tellenio di Fano e a Lamberto Roberti

 


Marco Pugacioff

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sabato 2 marzo 2024

Romancero de Diego De Alba Di José Louis Garcia Lopez

 

Romancero de Diego De Alba

Di José Louis Garcia Lopez

 

    Su facebukolo, Thierry [non la fronde, ma…] Mornet già editore della mitica Lug, nei suoi ultimi, tragici, anni di vita editoriale e oggi al lavoro presso le Edizioni Dalcourt, ha parlato di José Louis Garcia Lopez.

    Perciò, dopo i primi disegnini di Michele A. Iocca, voglio farvi conoscere una delle prime opere di Garcia Lopez: la meravigliosa storia d’amore tra un giovane cavaliere spagnolo e una meravigliosa principessa americana (così bella come se ne vedono solo sulle fiabe), e del loro infelice destino.

   Se non ricordo male, la storia fu pubblicata da Lancistory, ovviamente rimontata, come hanno fatto con Nippur de Lagash, e Roland il corsaro sempre di Garcia Lopez.

   Le tavole le ho scansionate direttamente dalla stampa originale anni ’70 su… Fantasia… (bò?) avute in regalo da Ruben Villareal, che in quei stessi anni lavorava nello studio Gemini, e ha conosciuto altri bravi autori della scuola argentina.

    Buona lettura

 


 

 

 

 


Marco Pugacioff

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