Su Dante e su
Priscilliano
§§§
Un figlio di Dante a Fermo ?
In una
riunione anconetana dell’estate 1960 di Storia
Patria delle Marche, il professore Febo Allevi venne a sapere che esisteva
una pergamena nell’Archivio di Stato di Fermo «nella quale, fra le persone in
essa nominate, spuntava anche un Jacopo
Aldigherii.»
Uno
dei figli di Dante poteva essere presente a Fermo, (sede di una delle più
antiche università d’Europa [seconda, solo alla Universitate Parisius]
e chiusa da tempo)? Questa era la domanda del professore.
Allevi riuscì ad avere in mano il documento dove venne a sapere che il
30 novembre del 1306 il comune di Fermo doveva pagare una multa di ben duemila
fiorini d’oro ad alti responsabili della Chiesa per danni di guerra nel suo stesso
comune «contra nomine sancri Genesij, Camerini, Tolentini, eorumque
Castra et villas et districtuales…»
Il
popolo paga e c’è chi da secoli si
arricchisse. Mi viene in mente Totò…
A
parte ciò, il professore testimonia l’attacco della pergamena, nel cap. VII –
relazioni e rapporti biografici, del suo libro Con Dante e la sibilla ed altri, con il sottotitolo (dagli antichi al volgare) del ‘65.
«In nomine Domini… Actum in Castro Montis Ulmi in domo Gentilis Amorosi
presentinbus domino Guidone domini Enrici de Bononia Capitaneo civitatis
firmane, domino Guillelmo Bernardi Paghinii, domino Bonihoanne Philippi, domino Jacopo Aldighierii, domino
Thamasio de Trochiarno iudicibus de civitate firmane, Labertutio domini
Albertini, Philippo magistri Bone Jovanino Massei Boni Hoannis et Thone
Bonaventure de Firmo, magistro Jacopo de sancta Victoria, notario curie
Martucio mercenario de Macerata e aliis pluribus testibus ad hoc vocatis et
rogatis. Raverendus vir dominus Vitalis Brost...»
Febo
Allevi è, dopo la lettura, perplesso, se non proprio deluso. Sperava di illuminare le tenebre che avvolgono la vita
quotidiana del Poeta e allora inizia ad illustrare le varie ipotesi sull’età
dei figli di Dante banditi anch’essi da Firenze e sulla sua famiglia; a pag. 452
scrive «[…]proprio dalla moglie di Cacciaguida che si chiamava Aldighiera fu portato a Firenze il
cognome “che gli antichi documenti tramandarono sotto parecchie e sensibilmente
diverse grafie: Alagheri, Alleghieri, Aldighieri ecc.”»
Sempre nella nota 5 nella stessa pagina
prosegue con «P. Rajna discute sul fatto che i “nomi propri vanno soggetti
nelle loro emigrazioni a gravi anomalie”; ammette che Dante è stato “chiamato
talora Aldighieri” e ricorda ad ogni
lettore gli “strazi del casato suo per poco che esca dal comune, e… quelli del
casato altrui che gli sono riferiti, anche se non propriamente esotici… così
non è da dubitare che accadesse a Dante medesimo nelle sue peregrinazioni»
Il professor Febo Allevi prosegue [pagg.
453-4] «l’autore della toponomastica fermana c’informa che nel “nel 1251 la
città si divise in sei Contrade”, che di esse una fu nominata Fiorenza “in memoria degli esuli
fiorentini che abitavano nella zona” e che “esiste ancora [valla a trovare
oggi, Puga] la targa in legno Contrada Fiorenza”.» Riferisce poi della tradizione che tra queste famiglie
fiorentine vi era anche la Elisei,
aperte virgolette: consanguinea di Dante,
a cui sarebbe dedicato un vicolo omonimo. Non solo da queste famiglie verrebbe
pure un notaio Aldigerio di cui potrebbe
ritenersi suo nipote, lo Jacopo della pergamena… Quindi Febo Allevi in fondo ci
credeva a che questo Jacopo potesse essere uno dei figlioli di Dante.
Allevi conclude scrivendo «ci pare di non poter escludere la presenza
nei nostri luoghi dell’Alighieri e di avere offerto altresì un contributo
modesto all’interpretazione delle vicende biografiche, artistiche e culturali
del Poeta. »
https://www.luoghimisteriosi.it/emilia%20romagna/contignaco.html
Per quanto riguarda il cognome Aldighierii,
recentemente ho letto uno scritto che mi ha fatto tornare a mente lo Jacopo
della pergamena sopracitata.
Lo scritto è del ricercatore Roberto Mancuso,
a Salsomaggiore Terme [Mannagia, Ageltrude! Ancora mi ritorni in mente…] vi
sarebbe una frazione chiamata Contignano con una Pieve (di Sangiovanni) e il
suo castello.
Secondo il ricercatore vi sarebbe una leggenda in cui il poeta
fiorentino venne a Contignano a visitare
un suo parente che conquistò il castello dopo una violenta battaglia, avvenuta
circa nove anni dopo della supposta presenza del figlio Jacopo a Fermo.
Per arrivare al maniero passò per un
particolare paesaggio fatto di dirupi e oscuri boschi che gli ispirarono alcuni
passi della sua Commedia come “per me si va nella città dolente” ed anche
“Lasciate ogne speranza, voi ch’entrate”. Non solo nel castello vi sarebbero
nascoste alcune pergamene autografe di Dante lasciate in custodia al suo
parente.
Ma come
si chiamava questo suo parente? Bé, è chiaro:
Aldigheri,
Paolo Aldigheri!
Certo
che sarà coincidenza, ma da parecchio da pensare… e di questi tempi svaga un
pochino la mente.
ωωω
Su Priscilliano a
Compostella
Come
ho già scritto su https://marcopugacioff.blogspot.com/2017/05/le-leggende-su-carlo-magno.html
Numerosi prodigi si raccontano su Carlo Magno, tanto che si è anche detto che
durante la campagna contro i Mori in Spagna, gli sia apparso Santiago di
Compostella per avvertilo di sottrarre il suo corpo dalle mani dei
Saraceni.
Prima di andar avanti nel parlare di
Compostella e su chi vi è sepolto, finiamo con re Carlo. Carlo Magno ritornò
poi a casa sua ad Aquisgrana, passando per il cammino di Carlo Magno
nell’attuale sud della Francia e prima transitò per la funesta Roncisvalle,
dove suo nipote Orlando trovò la morte in combattimento.
A tal proposito il giornalista Santiago [un
nome molto popolare in Spagna] Chamaco, nella trasmissione Cuarto Milenio nel
2011 ha riferito delle sinistre voci sulla battaglia che avvenne il 15 agosto
del 778 al passo di Roncisvalle dell’esercito franco contro dei misteriosi
attaccanti, Saraceni? Baschi? Forse ma ancora non si sa; non si sa nemmeno dove
l’evento avrebbe avuto luogo, ma in realtà non è così. Quel che si sa è che prima
di morire Rolando chiede aiuto con il suo corno da caccia. Ed proprio da questo
particolare che si capisce che l’evento è avvenuto in quel passo.
Infatti il suono di quel corno ancora oggi si
sente nelle notti di luna piena nel passo. Un suono che si unisce ai rumori della
battaglia, delle spade che si incrociano, al lamento dei feriti.
Si dice che chi, nelle notti di luna piena, vede
o sente la battaglia siano coloro che in una vita passata parteciparono ad essa
(sarà mai capitato a un marchigiano?).
Embé? C’è chi da fede profonda
all’archeologia, e chi – come me – che da credito a queste voci. Succede.
Immagini riprese da una vecchia
videocassetta
Le
connessioni tra il cammino di Santiago e Carlo Magno sono date dal suo stesso
sarcofago ad Aachen dove vi è cesellata la strada per Compostella (formata da
una doppia fila di stelle) e che furono mostrate a Voyager nel 2007. Il
sarcofago o reliquario in argento dorato esposto alla venerazione nella seconda
Aquisgrana, ad Aachen, fu fatto realizzare da Federico II che inchiodò con le
sue mani il coperchio… vabbé, però che corpo c’è nel sarcofago dedicato a Carlo
Magno? Lui o il suo discendente Carlo il Grosso? Domanda oziosa. La fede dice
che è Carletto magno perciò… chiusa la discussione.
Ma
com’è che a Compostella si è creato un culto? Per saperlo non seguirò le tracce
consuete, ma come per il mio scritto su Monserrat, seguirò una via alternativa.
E la
via alternativa è un libro del ’97, ovviamente mai tradotto in italiano,
intitolato la España extraña di Jesús
Callejo e Javier Sierra, che ebbi la felice idea di comprare nel 2012.
Secondo il Liber Sancti Jacobi, nell’814, un
eremita chiamato Pelagio o Paio ebbe una rivelazione angelica in cui fu
informato che sarebbe stato scoperto il corpo di un apostolo di Cristo. Proprio alcuni giorni dopo, alcuni
pastori notarono una strana luminosità e
avvicinandosi videro che era emanata da quello che sembrava una stella (stella?
Oppure un O.V.N.I. in fase di atterraggio) nella zona boschiva del monte Libredón, dove anni dopo sarebbe
sorta Compostela.
A Mosca nel
’95, dei cittadini fotografarono questa “stella”, un vero e proprio O.V.N.I.,
che rimase al
suolo alcuni minuti prima di rialzarsi e svanire a gran velocità.
Provate ad
immaginare invece che dei Russi, dei pastori galiciziani…
Dal video “UFO
- I FILMATI INEDITI DALLA RUSSIA”
A parte il fatto su chi fosse sepolto a
Compostella, questo nome sembra
provenga da “campo delle stelle”, per via delle luci che si sono viste nel
cielo quando è avvenuto il ritrovamento della tomba, però altri asseriscono
derivare dal latino compositum, che
significa "cimitero" o "luogo di sepoltura".
Ora ritorniamo a ciò
che hanno visto i pastori. La voce del prodigio si sparse rapidamente. Teodomiro,
vescovo di Iria Flavia, giunse subito a visitare il luogo. Si
dice addirittura che il prelato abbia potuto contemplare in situ il prodigio
della luce. In quel luogo fu
scoperta una tomba marmorea di chiara origine romana e che, per
"ispirazione divina", il vescovo identificò come la tomba di Santiago
Apostolo e quella di alcuni suoi seguaci.
Il re delle Asturie Alfonso II, ordinò di
costruire sul luogo del ritrovamento una piccola basilica in pietra e argilla
perché potesse stabilirsi una piccola comunità di agostiniani; fu il primo
nucleo religioso di quella che presto sarà Compostela.
Il tutto fu fatto con gran fretta e sia Alfonso
che Carletto Magno fecero in modo di far girare la notizia in tutta Europa.
C’era da scacciare i Saraceni dalla penisola iberica, ma c’era sopratutto da
estirpare una pericolosa eresia gnostica che aveva da
secoli messo radici forti secoli nelle terre della Galizia da un uomo chiamato
Prisciliano.
Prisciliano? Ma chi era? Personalmente mi
sembra il nome di un personaggio a fumetti per bambini. Invece era un predicatore con un suo seguito che rivendicavano
il digiuno, l’amore libero, l’estasi, la magia bianca, la libertà di interpretazione
dei testi sacri, l’uso di metodi e sostanze psichedeliche, vita comunitaria,
l’uguaglianza tra uomini e donne e… Vabbé, in pratica un personaggio scomodo
ieri e oggi.
Altro che un personaggino alla Cucciolo &
Beppe. Non per niente, dicono Sierra e Callejo «a seguito di un certo Ithacio,
spinto dall’odio, presentava l’asceta galiziano come un semplice apprendista
stregone. Va ricordato che a quel tempo Menfis (situata sulla riva sinistra del
Nilo) era considerata uno spettacolare centro di stregoneria nei cui santuari
segreti, secondo San Girolamo [san Jerónimo],
i seguaci potevano imparare tanto a cavalcare i coccodrilli (abilità che, a
quanto pare avevano i mistici egizi) come a volare sui manici di scopa, cosa
che ci sarebbe piaciuto vedere.» Forse tanto lontano da un personaggino a
fumetti non lo è, visto che volava, come la Befana, su di un manico da scopa e
poi cavalcar i coccodrilli… mi ritorna in mente quel coccodrillo impagliato in
una chiesa di Macerata e il culto di Iside a Treia…
I due autori volevano veder volar
Priscilliano su una scopa e allora, eccolo qua…
Proseguono i due autori «riferì poi Sulpicio
Severo - si credeva che, fin dalla sua giovinezza, avesse praticato la magia.
Tuttavia, Severo traccia così i tratti più salienti della sua biografia:
(...) energico, irrequieto, eloquente, erudito
da molte letture, molto portato per la dissertazione e la disputa: favorevole
al progresso, se non avesse corrotto il suo straordinario ingegno con depravati
studi. In una parola, riconosceresti in lui molte cose buone dello spirito e
del corpo: potrebbe restare sveglio a lungo e sopportare la fame e la sete;
minimamente desideroso di possedere, molto parco nel godimento. Ma nello stesso
tempo molto vanitoso, e più gonfio del solito della scienza delle cose profane:
in più, si crede abbia esercitato le arti magiche fin dall’adolescenza... con
l’influenza della sua persuasione e della sua capacità di adulazione.» Mazzalo!
E chi era ? Pure lui, un Mandrake ante litteram?
Prisciliano si stabilì nella Gallizia romana
finché nel 380 un concilio a Saragozza lo condannò come eretico e lo costrinse
a lasciare la sua roccaforte di seguaci e a partire per Roma per chiedere
clemenza al papa. Riuscì ad
ottenere comunque la sede episcopale di Avila. Purtroppo
per lui nel 384 un nuovo consiglio fu convocato a Bordeaux, dove fu privato del
suo ufficio.
Prisciliano fu condannato ad essere
giustiziato come colpevole di maleficium
- stregoneria - morirono con lui: due sacerdoti, Felicissimo e Armenio, la
sua benestante amica Eucrocia (detta anche Agape), vedova di Delfidio, e
Latroniano, poeta cristiano di fama tale da essere incluso nelle
Vidas de hombres ilustres [Vite di uomini
illustri] di san Girolamo.
Furono tutti decapitati
a Treviri un anno dopo. Dopo
l’esecuzione, i loro corpi, secondo Sulpicio Severo, furono «portati
in Hispania». Sempre
Severo riferisce che «I suoi seguaci, che prima lo avevano onorato come santo,
in seguito cominciarono ad adorarlo come martire... Inoltre, il giuramento su
Prisciliano era allora considerato il giuramento supremo».
le spoglie di Prisciliano
e dei suoi compagni furono deposte in un sarcofago di pietra che a sua volta
veniva trasportato su una barca fino alla costa galiziana. Una volta lì, si
spostò nell’entroterra attraverso la foce del fiume Ulla e poi dovrebbero esser
state traslate nella necropoli celto-romana di Amaea (o Amahía), all’interno
della diocesi di Iria, nei cui dintorni sarebbe sorta secoli dopo una città
chiamata Compostela.
Il priscillianesimo
sopravvisse fino all’invasione degli Arabi nel 711. Infatti, nel VII secolo il
Concilio di Toledo attaccava ancora alcune usanze priscilliane.
Uffa!!!
Allora questo Santiago che centra? Bò!!!
A dir la verità c’era da soppiantare
il destabilizzante «martire» Prisciliano con un apostolo insospettabile come
Santiago. E Santiago sarebbe stato il
primo evangelizzatore dell’Hispania, di più: fu
partecipe a due eventi unici nella storia del cristianesimo: due apparizioni
della Vergine Maria... quando ancora viveva in Palestina!
Il problema e che sia Prisciliano sia questo
Santiago muoiono lontano dalla Spagna dopo un periodo di evangelizzazione;
entrambi vengono decapitati ed entrambi vengono trasferiti in Galizia dopo il
loro martirio.
A
posto. Santiago andava bene.
Fu alla fine del XIX secolo che iniziarono ad
interessarsi di cosa ci fosse all’interno della sepolcro. Viene aperto e lo
trovano privo di ossa, anche se al suo posto trovano un’altra urna più piccola
che contiene una serie di tre scheletri maschili, uno dei quali con chiari
segni di decapitazione. La prova definitiva!
Peccato che ci sia una voce che fornisce una
versione diversa. Secondo il ricercatore Juan Larrea, uno dei professori della
Facoltà di Medicina di Santiago che è intervenuto nel ritrovamento delle
reliquie, ha rivelato in via confidenziale ad alcuni suoi amici che «vi erano
ossa di più di tre persone» tra cui alcune apparentemente femminili. Ricordate?
Tra i martiri di Treviri, c'era una donna, Agape.
In
più gli scavi archeologici effettuati sotto la basilica negli anni Quaranta
hanno dimostrato l’esistenza di resti religiosi e funerari romani, precristiani
e svevi. Tra gli altri dati, questi resti indicavano un culto pagano a Giove, detto
il dio del tuono [Ma chi è, il mitico Thor dei fumetti marvel-corno? E sarà
meglio Zeus, no?], riflesso anche in un’iscrizione sull’arca di marmo che
conteneva il presunto corpo dell’Apostolo. Iscrizione fatta cancellare dal
consigliere di Filippo II, Ambrosio de Morales. Da questa curiosa iscrizione
eliminata, messer Santiago ricevette in Galizia il sospetto soprannome di
"Figlio del Tuono". Dal paganesimo, al cristianesimo in un colpo
solo.
Nel 1994 ci sarebbe stata una nuova analisi
segreta delle ossa del reliquiario di Compostela. Le
ossa depositate nell’urna della cattedrale corrispondessero in realtà a un
bovino morto in epoca cristiana. La notizia – detta così di sfuggita nel 2007
anche in Voyager – non avrebbe prodotto nessuno scritto, né scientifico, né
altro…
Perché? Questione di fede? Sì, la fede in Giunone Moneta se afferrate il
senso…
La
fede smuove le montagne e, come il terrore, ottenebra le coscienze.
Un’ultima cosa. Negli
anni '80, la scrittrice Blanche Merz insieme ad altri ricercatori francesi
dedicati alla geobiologia, iniziarono a esplorare parti del mondo alla ricerca
di luoghi di potere per misurare l’energia che irradiavano. Uno dei suoi
obiettivi primari era quello di trarre conclusioni sul fatto che questo
accumulo di energia avesse qualcosa a che fare con la sacralità del luogo e le
guarigioni che vi avvenivano.
Con i loro strumenti di misura unici e
particolari (visti con sospetto dalla scienza ufficiale) scoprirono che si
poteva stabilire una relazione diretta tra un luogo sacro e un forte sito
tellurico.
Questa storia delle energie in un luogo sacro
non è nuova. In Toscana vi un’abbazia fondata da Ludovico il Pio, figlio
(sempre lui) di Carletto Magno (chissà se aveva visto pur lui delle “stelle”?
bà!). Sant’Antimo, che visitai nel 2009, insieme ad altri “matti carolingi”
come me. Durante la visita, rimasi un attimo colpito. Una particolare colonna
della navata mi sembrò più luminosa delle altre. Mi dissero poi, che il punto
più forte dell’energia tellurica, dopo l’altare (oltre 20.000 unità Bovis) era
proprio questa colonna… solo feci male a riferire di questa mia impressione. Mi
venne risposto che anch’io, vicino a quella colonna risplendevo. Servito! Se non
sei scemo, ti ci fanno comunque passare, evvabbé.
Ritorniamo in Spagna. La cosa più curiosa è
che di tutte le enclavi analizzate da Merz, compresi alcuni templi egizi,
quella che ha registrato la maggiore vibrazione si trovava in Spagna: si
trattava di Santiago de Compostela.
Sulla
sua scala "Bovis biometer", Blanche Merz ha registrato 21.000 unità
di intensità, ovvero una vibrazione ineguagliata da qualsiasi altro luogo
"sacro" e che ha superato ogni aspettativa. E il punto più forte è
nella cripta dove dovrebbe riposare il corpo dell’Apostolo o di Priscilliano…
Vuoi
vedere che le “stelle” erano atterrate per fare quello che faccio io, con la
mia vecchia Pandina, quando vado dar benzinaro? Con un’unica, sostanziale
differenza: come direbbe Totò «E io pago!» e loro no! C’avranno la dispensa ministeriale, che vuoi fà…
Il libro che mi ha
ispirato:
Marco
Pugacioff
Macerata
Granne
(da Apollo
Granno)
S.P.Q.M.
(Sempre
Preti Qua Magneranno)
05/06/'21
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