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giovedì 20 febbraio 2020

Il Romano della Libertà


Il Romano della Libertà

   Relativamente pochi mesi fa, il professor Enzo Mancini, venne ha trovare questo vecchio stalinista mangiapreti, buttandomi là l’idea di realizzare un storia a fumetti su Carlomagno; fare una prima puntata e poi – se a qualcuno piaceva – andare avanti.
L’idea non mi piaceva per niente; e poi ne avevo già parlato dei fatti carolingi insieme a Galileo sul libro di Silvestro II. Inoltre Mancini mi propose di prendere alcune informazioni dai libri di Giovanna... vattelappesca (non ricordo e non mi interessa il cognome)  che situa la lotta contro gli islamici di Carlo Martello non a Poiters… ma a Pesaro! Ma a tutto c’è un limite!
Del resto la splendida ipotesi storica del professor Carnevale sta per ricevere i suoni della campana a morte da parte della università di Macerata, in accordo con quella – per me – ben più antica di Camerino.
Comunque o de toute façon, l’onda di odio per coloro che detengono i diritti su Blek Macigno e per i suoi servi – uno dei quali è in Catalogna – che non mi consentono di proseguire la mia opera su questo grande personaggio a fumetti (come del resto sui cari Cucciolo & Beppe) e una sempre più progressiva stanchezza mi hanno fatto cadere i miei spelati pennelli su una storia a fumetti riguardante la nascita della Francia picena, di cui, grazie a un vecchio compagno di scuola, ho ritrovato l’eco della sua reale esistenza.
   Ho iniziato con la grande emigrazione dall’Aquitania, per arrivare a dare tutta una serie di mie idee sulla nascita della Francia, che non ha nulla a che vedere con l’attuale France. E nulla a che vedere con i Franchi salii e altri ancora. Il Piceno spopolato dai funesti tempi della guerra gotica, era stata appena ripopolata da longobardi, a detta di qualcuno <<grande civiltà>> che però usava i mastini contro i contadini nativi, i “Romani”, quello sì, un gran popolo vero, durato quasi mille anni.
Dei Longobardi fece parte anche l’imperatrice Ageltrude, ma non bisogna mai dimenticare che il suo compagno, il grandecondottiero Guido, era un Franco! Nonostante questo quando prospettai il fatto che a Camerino ci fossero i Franchi mi si rise malignamente in faccia!!! Taccio su chi era l’autore del bestiale gesto, che era avverso al professor Carnevale e in accordo con Bittarelli, direttore dell’Appennino Camerte, il quale scriveva sui suoi libri su come si dovesse spiegare altrimenti che i biondi a Camerino superano del 6 % la media nazionale, ovvero  solo con il fatto che vi erano stati i Longobardi. Infatti la Longobarda Ageltrude sul suo diploma parla appunto di Camerino. Vabbè, inutile combattere contro i mulini a vento. Passiamo avanti…  
   Quando lessi il libro del Professor Febo Allevi (umile falegname che si elevò a cattedratico universitario, o perlomeno così mi hanno riferito) Con Dante e la Sibilla, del 1965 rimasi colpito, a pag. 55, dal fatto che la chiesa delle Vergini a Macerata situata sopra la più che probabile primitiva Aquisgrana si chiamasse in realtà dei Vergini!
E che si fece durante la festa di San Giuliano, patrono del paesotto di Macerata Granne, il <<divieto delle condotte «inhonestates et turpitudines», legate con le stesse ricorrenze; nella dedicazione del tempio rinascimentale di S. Maria delle Vergini, detto “fino ai primi anni del 1600... dei Vergini", in relazione ad un antico culto pagano praticato in questa altura maceratese>> e collegato alla <<ininterrotta ed antichissima tradizione dell'immanca­bile presenza dell'oca giovane o papera quale piatto speciale di ogni mensa povera e ricca il giorno della festa dello stesso patrono S. Giuliano: tradizione che ci pare si riallacci anch'essa al culto della Madre degli Dei ed alle feste a lei dedicate, le Hilaria,>> Ma un’oca o papera potrebbe anche indicare velatamente… una fanciulla ! E i Vergini…
In un attimo nella mia mente si è associata la frase tipica della zona, detta nella forma più semplice <<non c’è cosa più divina della cugina!>>.
Infatti nella festa a Cibele, detta Hilaria, (e da cui deriva sicuramente la parola ilarità) che seguiva i dies sanguinis, (i giorni del lutto) si dava sfogo alla vita con banchetti e altre manifestazioni di gioia. E qual è la manifestazione più gioiosa? Quella della scoperta sessuale, senza costrizioni religiose monoteistiche.   
   Altra mia fantasia, (ma non troppo e spiegherò perché) è l’ipotesi del termine Vergaro. Nell’esercito Romano chi dirigeva le fasi di una battaglia era un centurione primipilo, il massimo grado che un non nobile potesse raggiungere. Per dirigere i soldati il centurione aveva un piccola asta di legno derivata dai pali che reggevano la vigna, simbolo di quei contadini che sovente dovevano andare alla guerra. Un simbolo che si è perpetuato nel frustino come si può vedere – o meglio si poteva – nelle pellicole o nei fumetti di guerra in mano agli ufficiali britannici o a quelli nazisti.

 Baculo il centurione accompagna una bambina
alla scoperta del Foro Romano
 
   Publio Sestio Baculo, citato da Giulio Cesare nel “De bello Gallico” (ho scoperto che ha pure una scheda sulla malfidata wiki) deve aver avuto delle terre al suo congedo e molti legionari di Cesare e di Augusto ebbero terre proprio nel Piceno. Da lui, dalla sua condotta eroica, e dal suo nome Baculo, bastone, verga in latino sarebbe venuto il termine Vergaro. La mia ipotesi, su quest’uomo, su cui da oltre vent’anni ho realizzato fumetti e brevi romanzi,  è tanto bislacca?
   Per ultimo vi dirò che queste mie fantasie sono solo sogni, sogni che faccio da sveglio, prima di addormentarmi con la mia gattina… ah, certo. È solo una gattina la mia Luna, non una cugina… le mie cugine non le ho mai “toccate”, come non si può toccare la bella e casta Diana, di cui scrissi <<Nelle campagne sopravvisse a lungo la religione pagana e per secoli restò come simbolo di fertilità la Dea Diana, la dea dal bel viso perennemente giovane, libera e selvaggia.>>
Marco Pugacioff




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