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sabato 15 febbraio 2020

MONTSERRAT segreti e misteri


MONTSERRAT
segreti e misteri



   Il monastero di Monserrat come a Loreto, e tante altre località religiose, conserva una statuina rappresentante una supposta madonna nera. Come mai dico supposta? Ci arrivò più sotto. A parte la mia avversione per le attività religiose monoteiste, e il terrore che mi ispirano simili luoghi – vere e proprie trappole economiche, che nascondono una riserva di energie spirituali, cibo per creature aliene ancora sconosciute – il posto suddetto è una vera perla di riserva di Madre Natura dove vi sono un’infinità di caverne e molti fonti di acqua pura.


È formata da un agglomerato di rocce antiche di almeno 4 milioni di anni. Sulla sua cima vi sono più di una settantina di menhir naturali, vere e proprie punte che hanno raccolto energia cosmica dall’universo, caricando di energia siderale la montagna.
Questa montagna è lunga una decina di chilometri per cinque chilometri di larghezza; al contrario il macigno Ayers (Uluru – Ayers Rock) in Australia, anch’esso luogo di rituali per i nativi, gli aborigeni, è lungo solo circa tre chilometri. Monserrat è uno dei dodici chakra spirituali che vi sono al mondo; in oriente è il Tibet, in occidente Monserrat, in catalano la montagna serrata. Una volta arrivò in Catalogna il Dalai Lama e ne restò incantato, tanto da riferire che aveva un desiderio impossibile da compire ovvero fare l’eremita su questa montagna. 
Cosa assai strana i geografi cercando la longitudine e latitudine di questa montagna, sembrebbe che non siano riusciti a determinarla per le forti perturbazioni geomagnetiche…
La spiritualità di questa montagna dove si produce la simbiosi tra la materia e lo spirito delle persone che arrivano in Montserrat, ne ha fatto un luogo di pellegrinaggio, da molto prima che esistesse il cristianesimo. Oltre ai druidi, che svolgevano i loro riti sacri in alto sulla montagna, vi erano anche i Romani.
Nel mezzo della montagna vi era l’eremitaggio di Sant’Ana, originalmente chiamata Tebas (Tebe), o Tebaida come dicevano i Romani. Tanto che ricorda l’antico Egitto (ma anche la città greca legata al mito di Eracle), infatti la patrona di Monserrat è egizia, non cristiana. 

La sua antichità arriva dai tempi di Giulio Cesare. Anzi chi portò la figura alla montagna fu Traiano. Una figura dedicata alla fertilità, alla fecondità! L’attuale figura, rappresentazione medievale non è l’originale e ve ne furono molte dopo quella romana. Quindi in origine la divinità rappresentata era pagana; probabilmente era o una Isis, una Mater greca, una Venere (di cui si trovano le fondamenta del suo tempio), comunque tutte Madri della Terra, come è l’attuale vergine di Monserrat, una Vergine nera.

Un immagine della moreneta confrontata con la Gioconda da José Luis Espejo

Una vergine con tratti orientali che non centra niente con quella cristiana in quanto  storicamente nettamente anteriore. Ed è nera non perché rappresenti una fanciulla senegalese, no di certo, ma perché simbolizza la fertilità!
Il nero viene dall’humus, la sostanza che fertilizza la Madre Terra, perché questa è la tematica che designa la Moreneta, ma in pratica anche le altre statuine nere in giro per l’Europa. Da una virginità primordiale, non dalla vergine, madre di cristo «che fu vergine prima del parto, nel parto e dopo il parto.[1]»
Si dice anche che era nera perché fu ottenuta da pietra venuta dallo spazio, una meteorite, come – per esempio – la Kaʿba della Mecca venerata dai musulmani, che fu argomento di un episodio della saga a fumetti per adulti di Jacula, il cui volto è per me molto simile alla dea Diana.
   Certo c’è una versione che dice che la statuina fu rinvenuta in una grotta dopo che per tre sabati consecutivi venne vista una luce posarsi davanti all’entrata, all’incirca nel 880 dell’era volgare.
Poi arrivarono dodici monaci – ma guarda, anche loro dodici come gli apostoli o gli allegri compagni (insieme a Marion) del ormai  mitico Robin Hood – nel 1011, e nel 1022 il padre Oliva fondò il primo monastero. In questo monastero vi era una scuola di Alchimia; altre scuole di alchimia erano sempre in Catalogna, ma gli abati andavano a Monserrat per apprendere i segreti di questa arte e gli veniva aperta la porta una volta all’anno.
Uno dei suoi abati fu Giuliano della Rovere, già da cardinale «padre felice di tre figlie.[2]» [da buon uomo di chiesa si è divertito… beato lui!] più conosciuto come papa Giulio II, ed anche papa alchimista; quando venne dall’Italia per diventare abat comandatari de Montserrat dal 1472 al 1483 si portò dietro sei monaci dall’abbazia di Montecassino e lavorarono molto con quest’arte.




Questo quanto riferito dal Signor Sebastià d'Arbó nella conferenza, ma il Signor José Luis Espejo ha avuto la cortesia di rispondermi il 04/03/2020, precisando:
«Los monjes de Montecassino llegaron en 1443, y no los trajo Giuliano Della Rovere. Marcharon de Montserrat en 1456.
En Montserrat hay varios incunables y libros sobre alquimia, que sobrevivieron del incendio de 1811. Un monje -arvhivero-, hoy fallecido, me dijo que en Montserrat no hubo laboratorio alquímico, pero creo que no dijo toda la verdad. De hecho en Montserrat se producía un licor, para el que se debían emplear medios alquímicos (para producir alcohol).
Sin más, un cordial saludo.»
I monaci di Montecassino arrivarono nel 1443 e non li portò Giuliano Della Rovere. Se ne andarono da Montserrat nel 1456.
A Montserrat ci sono diversi incunaboli e libri sull'alchimia, sopravvissuti all’incendio del 1811. Un monaco – archivista -, oggi deceduto, mi disse che a Montserrat non esisteva un laboratorio alchemico, ma penso che non abbia detto tutta la verità. Infatti a Montserrat veniva prodotto un liquore, per il quale si dovevano usare mezzi alchemici (per produrre alcol).
Senza altro, un cordiale saluto.
José Luis Espejo.

     





Nella biblioteca di Monserrat (nell’immagine qui sopra tratta dalla conferenza) vi sono molti incunaboli di alchimia e tra coloro che andarono in quel luogo, sembra vi sia stato uno studioso molto famoso: Leonardo che vi studiò quest’arte e che qui dipinse la Vergine della Roccia. Questo secondo gli affascinanti studi di José Luis Espejo[3] che scrive «un falso pellegrino, presumibilmente Leonardo, fu accettato dalla comunità, su richiesta di Llorenç Marull[4] (forse su suggerimento di Giuliano della Rovere, italiano come Leonardo). Forse il suddetto pellegrino fece la statua di Santa Cecilia (si vedano le sue iniziali sul disegno) e quando chiese della biblioteca si interessò anche al laboratorio alchemico del monastero. Ciò che sembra chiaro è che non avremo mai la "prova definitiva" della sua permanenza nel monastero, dato che alcune persone di Montserrat (Benet Ribas, archivista) e della Corte di Madrid (Francisco de Zamora) si sono preoccupate di farle sparire.»
In effetti è molto affascinante l’idea di un Leonardo, finto pellegrino che apprende segreti alchemici che poi avrebbe riversato sulle sue supposte opere come la Sindone e il quadro che cambia forma.


Splendida illustrazione del 1835,
della Presa di Montserrat da parte del Maresciallo Suchet in vendita su:

  Quando arrivò Napoleone in Spagna, il generale Louis Gabriel Suchet (1770-1826) cercando non si sa bene cosa, forse il solito Graal, incendiò il monastero di Monserrat e la sua biblioteca il 29 luglio 1811 (ma perdio, le biblioteche – sia ieri che oggi – danno fastidio!) già maltenuta ai tempi della presunta visita di Leonardo; si dice che l’imperatore volesse liberare la statua della Madonna nera detta "Morenita", tenuta "prigioniera" della religione usurpatrice. Ma comunque qualcuno ha sempre cercato qualcosa dappertutto: in particolare a Monserrat, ci andarono anche i nazisti a cercare… bò, forse inseguivano le scoregge che avevano nel cervello.
   Tutto questo mio scritto deriva dalla bella conferenza di Sebastià d'Arbó al congresso ufologico di Barcellona del 19 al 21 de Settembre 2017, in rete su https://www.youtube.com/watch?v=_VOS6RowGiw. È indubbio che non essendo un professorone d’università, ma solo un giornalista, innamorato di questa montagna, le sue ricerche non potranno essere considerate altro che un cumulo di sciocchezze. Ma per me è cibo per la mente, una mente libera dai dogmi imposti, quelle che chiamo scoregge.   
   Altra interessante conferenza in rete è quella del giornalista Raúl Sacrest – collaboratore anche di Iker Ymenez in Cuarto Milenio – avvenuta a Eibar durante la I Jornadas del Misterio del País Vasco, tra il 25 e il 26 di Febbraio 2017. in rete al seguente inderzzo:
Qui si è parlato dei molti avvistamenti di oggetti volanti non identificati, gli O.V.N.I., in Italia detti all’americana ufo, che d'Arbó non ebbe tempo di poter riferire alla sua conferenza.
   Di questi strani avvistamenti vi accludo una semplice immagine sbiadita della conferenza di Sacrest: 


Che dire di queste immagini, scattate nel 2017, della conferenza? Immagini del genere si  possono scorgere anche – per esempio – sui Sibillini. Dico i Sibillini invece del monte Musiné a Torino, perché li ho davanti al muso… Sarebbero ad indicare che qualcosa di estraneo della nostra realtà esiste.
E a questo proposito segnalo questa testimonianza trovata sui commenti della precedente conferenza di d'Arbó; è del signor Josep Farell, pubblicata nel 2019 «Un'esperienza indimenticabile che mi è capitata da bambino, quando ho trascorso alcune settimane d'estate nel complesso residenziale El Palá, ai piedi di Montserrat, ogni notte una luce appariva sulla cima della montagna, scendendo su una spianata di fronte alla casa dove ho trascorso l'estate con Alcuni cugini, zii e nonne. La luce, bianca con lampi blu, ha assunto la forma di una "vergine" in piedi, senza toccare il suolo, cioè è stata sospesa per alcuni minuti sopra di noi, a una distanza di circa 5 o 6 metri, poi è salita di nuovo alla grande velocità per sparire dove era venuta, sopra Montserrat. Questo fatto straordinario è successo ogni notte. I nostri nonni hanno deciso di non dirlo a nessuno per paura. Tema tabù. Si era nei primi anni '60.»
   Altro inquietante fenomeno che avviene nel monte Serrato, è quello delle sparizioni di persone, che avvengono almeno dagli anni ’70. Vi un ampio resoconto su:
   Un caso recente, raccontato anche su Cuarto Milenio, si è verificato quando i vigili del fuoco di Cerdanyola partirono in soccorso di un alpinista che si era perso nel massiccio. Questa persona aveva lasciato la macchina aperta con le chiavi ed era salita nella montagna. L'elicottero di ricerca individuò in un'area di difficile accesso un uomo in cerca di aiuto. Pensando che fosse l'uomo scomparso, fu segnalato ai servizi di terra che andarono in suo soccorso. La sorpresa fu che si trattava di un altro uomo, uno che si era perso da tre giorni nella zona e che non riusciva a tornare indietro. La cosa inquietate è che quest'uomo – che era molto debole e nervoso – disse alle squadre di soccorso che durante i tre giorni infernali persi sulla montagna aveva dormito con “La Mujer Negra” [La donna nera]. Quando le squadre di soccorso arrivarono nel luogo indicato dall’uomo trovarono un cadavere mummificato di una donna scomparsa più di tre anni fa.
Una gran quantità di storie circolano sulla montagna, incluso di gente incappucciata che, come in tanti altri posti, effettua riti di magia nera, ma di queste cose – come Sacrest – preferisco non parlarne.



   Monserrat è una vera sierra encantada per dirla alla Gianluigi Bonelli.





[2] Claudio Rendina, I Papi, storia e segreti, newton 1987, pag. 608.
[4] Riferisce Espejo sempre dell’articolo nel terzo collegamento a nota 3, poco più sopra che Llorenç Marull  fu vicario a Montserrat del comandante abate Giuliano della Rovere fino all'anno 1483, e allo stesso tempo abate di Santa Cecilia de Montserrat tra il 1471 e il 1483.

Marco Pugacioff
  
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