Novella illustrata da
Clario Onesti
Lo
sceriffo di Nottingham era un uomo avido e malvagio che commetteva nel suo
circondario angherie d'ogni sorta. Al minimo pretesto confiscava al cittadini
beni e case, e li lasciava morire di fame e, spesso, per qualche offesa senza
importanza, sottoponeva il colpevole alle più dure punizioni. Perciò molti,
perseguitati da lui, fuggivano nella foresta dove Robin Hood li confortava e li
accoglieva nella sua banda detta, per le intrepide burle che combinava, degli
Allegri Compagni. Naturalmente questa banda era l'incubo dello sceriffo, che
avrebbe dato chissà che cosa per sterminarla. Egli mandava spesso i suoi
gendarmi a battere la foresta, con la speranza che riuscissero a catturare
qualcuno degli Allegri Compagni o addirittura il loro capo ma i banditi
sembravano sparire all'avvicinarsi dei gendarmi che perciò tornavano sempre a
mani vuote. Ma se questo divertiva immensamente Robin e i suoi uomini, si può
immaginare quanto esasperasse lo sceriffo.
Una volta durante la celebre fiera che si svolgeva
ogni anno a Nottingam, comparve
sulla piazza un macellaio straniero che si mise a vendere la carne a prezzi
irrisori. Immaginate se la gente accorreva in folla dinanzi al suo banco! Certo
doveva trattarsi di qualche ingenuo montanaro che non conosceva il valore della
moneta.
La cosa fu riportata allo sceriffo che, essendo avido di denaro, si
disse: «Questo semplicione fa
proprio al caso mio. Comprerò da lui
del bestiame a poco prezzo, e poi invece lo rivenderò ad alto prezzo, realizzando
così un grosso guadagno.» Perciò fece venire il giovane macellaio al palazzo e
gli disse:
- Amico mio. mi piacete molto, e poiché siete
straniero voglio darvi un consiglio. Non vi fidate della popolazione di questa
città che è sempre pronta a ingannare un giovane dabbene come voi. Perciò, se avete qualcosa di importante da
vendere, vendetela a me e vi troverete contento.
- Grazie, signore, della vostra bontà — rispose
il giovane, che sembrò molto lusingato dell’onore che gli faceva lo sceriffo —
Ho infatti nella mia stalla trecento capi di bestiame bellissimi che venderei
volentieri per trecento scudi. Domani torno al mio paese, e se volete
accompagnarmi, ve li mostrerò.
A queste parole lo sceriffo non poté
nascondere la sua gran soddisfazione Uno scudo per ogni bestia era veramente un
prezzo ridicolo. Perciò accettò in fretta la proposta e il giorno dopo partì
all’alba col macellaio.
Dopo aver seguito per un certo tempo la strada
maestra, questi prese il sentiero della foresta.
- Sapete — disse lo sceriffo — che qui vive un
certo brigante chiamato Robin Hood il quale svaligia i viaggiatori? Non avete
paura di incontrarlo?
- No, signor sceriffo dal momento che voi mi
siete vicino.
Ma lo sceriffo non partecipava affatto della
sicurezza del suo compagno e, pallido come la morte, volgeva intorno gli occhi
spaventati aspettandosi da un momento all’altro di veder saltar fuori da
qualche cespuglio i temuti banditi. Era tanto spaventato che alla fine la paura
vinse sull'avidità ed egli disse al suo compagno di tornare indietro.
- Tornare indietro senza comprare le mie bestie?
Non vi ho forse detto che sono belle e grasse e hanno un pelo superbo?
- Giovanotto — balbettò lo sceriffo — tutto ciò
non mi piace affatto. Voglio tornare a casa!
Il mercante rispose portando alle labbra il
corno d’avorio cha aveva appeso al fianco e lo suonò per tre volte. A quel
segnale da ogni parte accorsero, uno dopo l’altro, più di cento uomini, vestiti
di verde, i quali esclamarono in coro:
- Ben tornato, Robin Hood! Eccoci ai vostri ordini!
- Preparate allora un pranzo come si deve,
perché ho portato con me un ospite illustre lo sceriffo di Nottingam! — rispose
il falso mercante.
Lo sceriffo, atterrito, tremava come una
foglia tanto che non riusciva a tenersi ritto sulle gambe, e gli Allegri
Compagni furono costretti a trasportarlo di peso presso una grossa quercia ai
piedi della quale era stata imbandita la tavola. Il pranzo fu gustoso, ma il
poveretto non riuscì a ingoiare neppure un boccone.
Alla fine del pasto Robin Hood disse:
- Ora, signore, è venuta l’ora di pagare.
- Pagare? — balbetto lo sceriffo — pagare? Ma io
sono povero, non ho nemmeno un soldo.
- Giannetto, prendi la borsa del signor
sceriffo, che a quanto pare gli pesa troppo, e vedi di alleggerirla un poco. —
tagliò corto Robin Hood.
Giannetto trasse dalla borsa dello sceriffo i
trecento scudi di oro ch’egli aveva
portato con sé per comprare le bestie e li allineò sull'erba.
Signor sceriffo — disse allora Robin Hood
severamente — siete cosi bugiardo e malvagio che meritereste proprio di essere
impiccato a uno di questi begli alberi.
Lo sceriffo batteva i denti e guardava con occhi imploranti quegli uomini dall’aspetto deciso che sogghignavano
alle parole del loro capo.
- Sì, impiccato. — prosegui Robin — Tuttavia,
poiché siete mio ospite e per me gli ospiti sono sacri, vi lascerò tornare a
casa sano e salvo e, per il mio disturbo mi accontenterò dei trecento scudi Ma
vi avverto che, se non smetterete di tormentare la gente, al nostro prossimo
incontro sarò senza pietà!
Fece quindi portare un cavallo, aiutò lo
sceriffo a salirvi e lo accompagnò fino al limite dei bosco, dopodiché,
fattogli un profondo inchino, rientrò ridendo tra gli alberi secolari.
Novella tratta dalla rivista il Pioniere n.33 del 1953
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