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sabato 1 febbraio 2020

Robin Hood e i trecento scudi dello sceriffo




Robin Hood e i trecento scudi dello sceriffo

Novella illustrata da Clario Onesti

   Lo sceriffo di Nottingham era un uomo avido e malvagio che commetteva nel suo circondario angherie d'ogni sorta. Al minimo pretesto confiscava al cittadini beni e case, e li lasciava morire di fame e, spesso, per qualche offesa senza importanza, sottoponeva il colpevole alle più dure punizioni. Perciò molti, perseguitati da lui, fuggivano nella foresta dove Robin Hood li confortava e li accoglieva nella sua banda detta, per le intrepide burle che combinava, degli Allegri Compagni. Naturalmente questa banda era l'incubo dello sceriffo, che avrebbe dato chissà che cosa per sterminarla. Egli mandava spesso i suoi gendarmi a battere la foresta, con la speranza che riuscissero a catturare qualcuno degli Allegri Compagni o addirittura il loro capo ma i banditi sembravano sparire all'avvicinarsi dei gendarmi che perciò tornavano sempre a mani vuote. Ma se questo divertiva immensamente Robin e i suoi uomini, si può immaginare quanto esasperasse lo sceriffo.


  Una volta durante la celebre fiera che si svolgeva ogni anno a Nottingam, comparve sulla piazza un macellaio straniero che si mise a vendere la carne a prezzi irrisori. Immaginate se la gente accorreva in folla dinanzi al suo banco! Certo doveva trattarsi di qualche ingenuo montanaro che non conosceva il valore della moneta.
   La cosa fu riportata allo sceriffo che, essendo avido di denaro, si disse: «Questo semplicione fa proprio al caso mio. Comprerò da lui del bestiame a poco prezzo, e poi invece lo rivenderò ad alto prezzo, realizzando così un grosso guadagno.» Perciò fece venire il giovane macellaio al palazzo e gli disse:
 - Amico mio. mi piacete molto, e poiché siete straniero voglio darvi un consiglio. Non vi fidate della popolazione di questa città che è sempre pronta a ingannare un giovane dabbene come voi.  Perciò, se avete qualcosa di importante da vendere, vendetela a me  e vi troverete contento.
  - Grazie, signore, della vostra bontà — rispose il giovane, che sembrò molto lusingato dell’onore che gli faceva lo sceriffo — Ho infatti nella mia stalla trecento capi di bestiame bellissimi che venderei volentieri per trecento scudi. Domani torno al mio paese, e se volete accompagnarmi, ve li mostrerò.
   A queste parole lo sceriffo non poté nascondere la sua gran soddisfazione Uno scudo per ogni bestia era veramente un prezzo ridicolo. Perciò accettò in fretta la proposta e il giorno dopo partì all’alba col macellaio.
   Dopo aver seguito per un certo tempo la strada maestra, questi prese il sentiero della foresta.
  - Sapete — disse lo sceriffo — che qui vive un certo brigante chiamato Robin Hood il quale svaligia i viaggiatori? Non avete paura di incontrarlo?
  - No, signor sceriffo dal momento che voi mi siete vicino.
   Ma lo sceriffo non partecipava affatto della sicurezza del suo compagno e, pallido come la morte, volgeva intorno gli occhi spaventati aspettandosi da un momento all’altro di veder saltar fuori da qualche cespuglio i temuti banditi. Era tanto spaventato che alla fine la paura vinse sull'avidità ed egli disse al suo compagno di tornare indietro.
  - Tornare indietro senza comprare le mie bestie? Non vi ho forse detto che sono belle e grasse e hanno un pelo superbo?
  - Giovanotto — balbettò lo sceriffo — tutto ciò non mi piace affatto. Voglio tornare a casa!
Il mercante rispose portando alle labbra il corno d’avorio cha aveva appeso al fianco e lo suonò per tre volte. A quel segnale da ogni parte accorsero, uno dopo l’altro, più di cento uomini, vestiti di verde, i quali esclamarono in coro:
   - Ben tornato, Robin Hood! Eccoci ai vostri ordini!

 

  - Preparate allora un pranzo come si deve, perché ho portato con me un ospite illustre lo sceriffo di Nottingam! — rispose il  falso mercante.
  Lo sceriffo, atterrito, tremava come una foglia tanto che non riusciva a tenersi ritto sulle gambe, e gli Allegri Compagni furono costretti a trasportarlo di peso presso una grossa quercia ai piedi della quale era stata imbandita la tavola. Il pranzo fu gustoso, ma il poveretto non riuscì a ingoiare neppure un boccone.
   Alla fine del pasto Robin Hood disse:
   - Ora, signore, è venuta l’ora di pagare.
  - Pagare? — balbetto lo sceriffo — pagare? Ma io sono povero, non ho nemmeno un soldo.
  - Giannetto, prendi la borsa del signor sceriffo, che a quanto pare gli pesa troppo, e vedi di alleggerirla un poco. — tagliò corto Robin Hood.
  Giannetto trasse dalla borsa dello sceriffo i trecento scudi di oro ch’egli aveva portato con sé per comprare le bestie e li allineò sull'erba.
Signor sceriffo — disse allora Robin Hood severamente — siete cosi bugiardo e malvagio che meritereste proprio di essere impiccato a uno di questi begli alberi.
  Lo sceriffo batteva i denti e guardava con occhi imploranti quegli uomini dall’aspetto deciso che sogghignavano alle parole del loro capo.
  - Sì, impiccato. — prosegui Robin — Tuttavia, poiché siete mio ospite e per me gli ospiti sono sacri, vi lascerò tornare a casa sano e salvo e, per il mio disturbo mi accontenterò dei trecento scudi Ma vi avverto che, se non smetterete di tormentare la gente, al nostro prossimo incontro sarò senza pietà!
   Fece quindi portare un cavallo, aiutò lo sceriffo a salirvi e lo accompagnò fino al limite dei bosco, dopodiché, fattogli un profondo inchino, rientrò ridendo tra gli alberi secolari.

Novella tratta dalla rivista il Pioniere n.33 del 1953

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