Le leggende
su
Carlo Magno
Il nonno di Carlo Magno era Carlo Martello, famoso per aver sconfitto i
Saraceni a Poiters nel 732. Fu dopo quella battaglia che ebbe il sopranome di Martello.
CHARLES
MARTEL
Si
attribuisce a San Eucherio, vescovo di Orleans, una visione in cui l’alto
prelato viene trasportato da un angelo nel Purgatorio e qua trova Carlo
Martello che espia le ruberie che aveva fatto ai possessi della Chiesa. A
questa visione si aggiunge un racconto in cui viene narrata l’apertura della
sua tomba. All’interno, invece del suo corpo, vi fu trovato un serpente, che
altro non era che un demone. E sopra di essa i filosofi, pressati dal Clero, si
incaricarono di accusarlo di frode, anche se la tomba di Carlo Martello al
Saint Denis di Parigi, fu aperta da dei profanatori nel 1793.
profanazione
delle tombe dela basilica s. Denis nell'agosto 1793
Suo figlio Pipino detto il Breve, voleva sposare Berta dal gran piede, figlia
del conte di Laon, che lui non aveva mai visto. Ma coloro che la dovevano
condurre da lui, la sostituirono con un’altra donna che Pipino sposò. Questi
intriganti avevano incaricato degli assassini di uccidere la principessa nella
foresta delle Ardenne. Ma gli esecutori avendo avuto pietà della fanciulla, la
lasciarono in vita, a condizione di lasciarsi passare per morta. Berta allora
si rifugiò da un mugnaio, da cui visse molti anni.
Un
giorno Pipino, durante una battuta di caccia, arrivò da questo mugnaio. Il suo
astrologo gli aveva annunciato che lì avrebbe trovato una fanciulla destinata a
qualcosa di grande. Berta fu riconosciuta e ristabilita nei suoi diritti;
essa divenne la madre di Carlo Magno.
La
leggenda aggiunge che la prima sposa di Pipino aveva avuto un figlio, il quale,
in seguito, eletto Papa nel 795 con il nome di Leone III, coronò Carlo Magno
imperatore d’occidente.
A
Leone III, gli venne attribuito l’Enchiridon Leonis Papæ, o Enchiridio
una raccolta di preghiere magiche e fu da lui regalato come un dono prezioso al
fratello Carlo Magno, dopo averlo incoronato. Il testo del 1670, editto a Roma, subito dopo un avviso ai cabalisti inizia con l’evangelario di San Giovanni, che dà delle orazioni per scongiurare il diavolo e da recitarsi al
mattino di fronte al sole nascente.
Secondo
lo spagnolo Andrés Vázquez Mariscal, Leone lo realizzò con l’aiuto del sapiente
giudeo Flegetanis, discendente diretto del mago Salomone. Il libro, alla morte
di Carlo, fu preso da Eginardo che lo portò in un monastero della Bassa
Sassonia sul lago Costanza, il monastero di
Reichenau e dove il libro appare in un inventario del X secolo. Un libro che fu
in possesso di Gerberto o papa Silvestro II e fu cercato aspramente da Carlo V
e da Napoleone.
L'ammirazione di Harun
Al-Rasched per
Carlo Magno [e viceversa] era così
grande, che gli faceva portare doni
preziosi. Qui l'imperatore riceve
gli ambasciatori orientali. Illustrazione
olandese
Carlo Magno detta i suoi famosi
Capitulari - Illustrazione di Jannin H.
ROGER
Eugène - Carlo Magno attraversa le Alpi
Numerosi prodigi si raccontano su Carlo Magno, il suo regno è l’epoca cara dei
racconti cavallereschi, strapieni di incantatori, di giganti, di fate. Si è
anche detto che durante la campagna contro i Mori in Spagna, gli sia apparso
Santiago di Compostella per avvertilo di sottrarre il suo corpo dalle mani dei
Saraceni.
Le
sue campagne contro i Sassoni non sono meno feconde in meraviglie, arrivando
perfino a toccare la sua vita privata. Si narra che in vecchiaia si fosse
perdutamente innamorato di una Sassone, tanto da non curarsi più, non solo dei
problemi del regno, ma anche di quelli della propria persona. La morte di
questa donna non spense la sua passione, tanto da non volersi separare dal suo
cadavere.
L’arcivescovo Turpino, avendo appresso di questa insana passione approfittando
dell’assenza del monarca, entrò nella sua camera dov’era il cadavere, per
cercare la causa di questo maleficio.
Nel
corpo senza vita della donna, rinviene sotto la lingua un anello e lo estrasse
dalla bocca. Tornato Carlo Magno alla sua residenza, si ritrovò davanti al
povero corpo e subito si risvegliò come da un sonno profondo e la fece
seppellire immediatamente.
Intanto
Turpino spaventato dai poteri dell’anello e preoccupato che non cadesse in mani
sbagliate, lo gettò in un lago, in modo che nessuno potesse più usarlo in
futuro.
Ma Carlo Magno si innamorò del lago e non volendosi allontanarsi da lì, vi fece
sorgere un Palazzo e un monastero e fondò la città di Aix-La-Chapelle, cioè
Aquisgrana.
Un'altra singolare leggenda circola non su Carlo Magno ma su una sua guardia
personale chiamata Giovanni d'Estampes, o Giovanni Dei Tempi. Questo Jean
d'Estampes fu grande scudiero di re Carlo e uno dei dodici conti del suo
impero. Vinse in singolar duello il Re di Cordova, ai tempi della campagna di
Spagna e fu capostipite dei Conti Stampa di Cinisello Balsamo nel milanese fin
dall'800. La leggenda dice che sia vissuto più 300 anni, senza svelare il
segreto della sua longevità, nutrendosi solo di olio e miele.
LECOMTE
Hippolyte Carlo Magno attraversa le Alpi
Marco
Pugacioff da uno scritto di Collin De Plance
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va agli
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