Antonio Magliabechi
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tratta dall'archivio della NYPL Digital
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Antonio
Magliabechi era un bibliotecario fiorentino del 1700. Notissimo
anche all'estero perché dotato di una memoria prodigiosa, in modo che
interrogato su qualunque argomento, citava subito gli autori che ne trattavano,
le edizioni dei loro libri, le pagine dove ne ragionavano, riferendone spesso
persino le parole testuali. Si racconta che avendogli un giorno un forestiero
domandato se nella sua biblioteca Palatina c'era una certa opera, il
Magliabechi lì per lì rispose:
«No, qui non c'è; ma si tratta di opera rarissima e ce n'è un
codice solo, che si trova nella Biblioteca del Serraglio a Costantinopoli, nel
quarto armadio, terza fila, secondo volume a sinistra[1].»
Magliabechi nacque a Firenze nel 1633, avrebbe dovuto
diventare orafo, ma "il
furor d'aver libri e di ammucchiarli" fece di lui uno dei
massimi eruditi della sua epoca e, al tempo stesso, un bibliomane, un
bibliografo e un bibliotecario eccellente La sua casa in Via della Scala fu
povera di mobilio (si narra che Magliabechi fu incurante di ogni agio
materiale), ma ricchissima di volumi manoscritti e a stampa; ne raccolse ben
30.000
[2].
Biblioteca in miniatura [Musee de la Maison
de Poupee de Bale- Swisse] che ben dà l'idea della casa di Magliabechi
Venne descritto come un ghiottone letterario e il più razionale dei bibliomaniaci,
in quanto aveva letto tutto quello che aveva comprato, e della sua memoria si
disse che era come la cera per ricevere e il marmo per mantenere.
Le storielle su Magliabechi abbondano. A quanto parrebbe era una persona
d’aspetto minaccioso e selvaggio, che per un anno dimenticò perfino di ritirare
il suo stipendio. Addirittura pensava che era uno spreco di tempo spogliarsi
per andare a letto e la sua cena era in genere composta di tre uova sode con un
sorso d’acqua, perché la vita era breve e i libri così tanti.
Aveva una finestrella alla sua porta, da dove poteva vedere tutti coloro che lo
volevano visitare e se non gli piacevano non li faceva entrare in casa. Non per
niente, soffriva di una cordiale antipatica per i gesuiti.
In vita sua non sarebbe andato più lontano di Firenze o di Prato, dove
accompagnò in una occasione, il cardinale Henry Norris, bibliotecario del
Vaticano per vedere un manoscritto[3].
Magliabechi morì il 4 luglio 1714 presso l'infermeria del convento
di S. Maria Novella, vicino alla propria casa, dove era stato ricoverato negli
ultimi mesi della sua vita. Il corpo fu esposto il giorno seguente a S. Maria
Novella e qui sepolto presso la cappella Comparini. L’erudito lasciò un'eredità
di circa 30.000 volumi (manoscritti e a stampa), parte presso la sua abitazione
in via della Scala e parte in palazzo Vecchio. Grazie a questa donazione
Firenze ebbe la sua prima biblioteca pubblica, nucleo originario dell'attuale
Biblioteca nazionale centrale.
Per
approfondimento consiglio la pagina della Treccani:
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