L’Atlantide è realmente esistita
Articolo apparso su Turok – Albi
Spada, nuova serie n. 9 del 1 febbraio 1975
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Un mondo si inabissa tra ceneri e fuoco - Una
grande spedizione
per rintracciare i resti - La scomparsa di una
civiltà
Agerton Sykes ex segretario dell'Ambasciata britannica a Varsavia a capo di un
gruppo di ventisei studiosi, partirà dall’Inghilterra munito di macchine
fotografiche al RADAR e del più completo armamentario scientifico per tentare
di provare che l'Atlantide è veramente esistita. Sykes è sicuro che con i
nuovissimi strumenti scientifici riuscirà a trovare tracce di antichi edifici
che mostreranno un chiaro legame con le costruzioni dell'antico Egitto e della
civiltà Atzeca in America. Vedremo solo dei cumuli di fango — disse — ma la
loro forma ci aiuterà a sviluppare ulteriormente le nostre teorie.
Cosi il mondo attende la soluzione del mistero per
quanto questo Regno, vasto come l’Asia minore e la Libia messe insieme, che
collegava l’Europa all’America, via maestra di civiltà superba, non sia da
ritenersi sogno di poeta o fantasia di creatori di fiabe
e di leggende.
Poseidon, la città dalle sette porte ne era la
superba capitale. Possedeva templi d'oro e giardini reali con gli alberi e le
frutta di aureo metallo. È noto che questo continente, scomparso come Lemuria e
altri, chiamato Atlantide perché si stendeva nel famoso Oceano, si trovava al
di là delle Colonne d'Ercole lungo la così detta "cresta del delfino"
sepolto oggi a due miglia di profondità nell'Oceano. Le sue vette più alte sarebbero
costituite dalle Azzorre. Violenti maremoti lo squassarono inabissandolo sotto
una pioggia di fango e di fuoco eruttati da cento vulcani.
Enorme influenza ebbe questa terra nel mondo, tanto
che la sua scomparsa isolò l’Europa dall’America, frapponendo fra l’una e
l’altra l’oceano. Il 17 novembre 1912, il MAGAZINE SECTION OF THE LONDON
BUDGET, rese note le scoperte archeologiche fatte da Enrico Schliemann,
scopritore di Troja, Micene ed altro, riguardanti appunto
l'Atlantide.
I documenti venuti in luce ed esistenti a Londra ed
Atene, provano la veridicità del racconto di Paul Schliemann continuatore
dell’opera del nonno. Gennaro D’Amato illustratore di gran nome, volle tradurre
l’interessante narrazione dello Schliemann collegandola a un suo studio che
vuole provare la possibilità che l'Atlantide avesse potuto essere il
naturale legame fra il vecchio e il nuovo mondo nell'epoca preistorica e
quindi il naturale punto di partenza del sapere e della civiltà mondiale.
Quando D’Amato scriveva ciò ignorava che già fossero
stati trovati e tenuti segreti dallo Schliemann i documenti archeologici che si
dichiarano "provenienti dall’Atlantide", il maraviglioso Continente
di cui parlò Platone nel TIMEO come di un isola posta al di là delle Colonne
d’Ercole, inabissata circa cento secoli prima dell’era volgare e di cui la
notizia era giunta al filosofo Solone dai sacerdoti Egiziani di Sais. Alla
morte di E. Schliemann, avvenuta a Napoli nel 1890, il nipote Paul accettava la
vistosa eredità dal nonno, lasciata a patto di proseguire le ricerche a Sais,
nel Marocco e nella Valle Chacuna (America) ov’erano le tombe degli aborigeni
Chimus. Gli scavi lunghi e pazienti offrirono un materiale cospicuo di
documenti storici ed iscrizioni da far fremere il mondo.
L'Atlantide cessa dunque d’essere un mito o una
leggenda come si era generalmente creduto per mancanza di documenti e diviene
una realtà storica, cioè un Continente sprofondato nei flutti dell'Oceano in un
periodo preistorico. I documenti ottenuti erano già leggendari per gli antichi
Greci e Fenici. I vasi di un’argilla sconosciuta, le medaglie di un metallo
composto da un amalgama sconosciuta agli antichi e a noi, le sculture, le cifre
che si corrispondono dalle coste Europee a quelle d'America precolombiana,
allargano i ristretti limiti del nostro orizzonte storico originario nel tempo
e nello spazio, per lasciarci vedere il vero punto di partenza del sapere e
della civiltà mondiale.
Ben 64 milioni d’abitanti scomparvero nel più
formidabile cataclisma, che abbia funestato il mondo.
Se Picard nel suo audace tentativo di esplorare gli
abissi marini riuscirà vincitore, può darsi ch’egli pure in un non lontano
domani si cimenti ad esplorare i luoghi ove un cataclisma ineguagliabile
sommerse in una notte la culla della civiltà nostra.
Luigi Motta
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Marco Pugacioff
va agli
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