Il «cammino di Carlomagno»
nel Rossiglione. La Carrera de Carlos Magno.
Durante le mie ricerche su Ramon de Perrelos[1],
mi misi alla ricerca di un articolo su «Le scienze occulte a Perpignan nel XIV°
secolo» di Pierre Vidal, apparso su una rivista culturale “Ruscino[2]”
del Rossilone[3],
nel ’22 o giù di lì.
Nonostante tutti i miei sforzi, non approdai a nulla. La rivista non era mai
stata scannerizzata, tranne l’anno 1913 dalla benemerita Biblioteca Nazionale
di Francia; ma con mia grande sorpresa, venni a sapere che lo stesso erudito
catalano aveva scritto un’altro articolo decisamente interessante: «Un faux
"Chemin de Charlemagne" en Roussillon. La Carrera de Carlos Magno.»
Ma purtroppo è anch’esso introvabile, perciò mi sono messo alla ricerca di
qualcosa che potesse supplire alla ricerca. Ed è venuto fuori un libro del
1835, intitolato «Histoire de Roussillon, comprenant
l'histoire du royaume de Majorque» di Dominique Marie Joseph
Henry. Alla pagina XXVII e alla seguente dell’introduzione è scritto «Oltre
alla via Domitia, che era la rotta militare, il Rossiglione era ancora
attraversata, come ai nostri giorni, da dei percorsi mantenuti a spese della
provincia, che i Romani chiamavano actus, e che erano come le nostre
strade dipartimentali. Questi percorsi, che avevano una larghezza sufficiente
al passaggio di un solo carro, comunicavano da una provincia all’altra. Noi
classificheremo in quest’ordine, 1° i percorsi che percorrono la spiaggia tra
il mare e gli stagni, attraversando le grau[4] de la Nouvelle e quello di Leucate, passando a Torelles e
arrivando presso gli Indigetes dalla Massane e da Banyuls. Sia che
questa strada divenne una grande via, oppure, come noi diremmo, strada reale,
negli ultimi tempi dell’impero, e che più tardi Carlomagno aveva stanziato del
capitale per la sua riparazione, sempre che lui fosse lì e trovasse quelle
strutture chiamate Mutationes, una sorta di posta dove erano dei cavalli
al servizio del governo per la celerità dei dispacci, e che i resti che
susistono ancora in questo percorso portano nel paese il nome di carrera de
Carlos-magno. La diramazione di questo percorso, che attraversa il passo
della Massane, era difeso da un castello dove era di stanza un distaccamento
della legione decumana di Narbona: questo castello si chiamava Caucoliberis,
Collioure di cui il nome si trova per la prima volta nell’itinerario
dell’anonimo di Ravenna. Da questo punto il percorso attraversava la fine del
golfo di portus Veneris[5], e si dirigeva su Cervaria, limite delle Gallie. 2° Un altro
percorso conduceva anche al paese degli Indigetes passando per le
montagne di Vallespir: un posto militare difendeva ugualmente questo passo,
così come ben indica con evidenza il nome di Custodia dato a un antico borgo
dell’estrema frontiera, oggi chiamato Custojas: sappiamo che questo nome di
Custodia come quello di Castellum e di Praesidium, indicavano dei luoghi
fortificati sulle frontiere di uno stato e destinati ad avere una guarnigione.
Non parleremo di altri percorsi meno grandi
che gli actus, e che i Romani chiamavano iter. Mantenuti a spese
dei proprietari utenti, e con le stesse caratteristiche, più o meno, che hanno
oggi le strade locali.»
Chiesa di Nostra Dama degli Angeli
[Notre Dame des Anges] (XVIIème siècle)
Divertiamoci
ora a vedere la storia delle varie località della carrera de Carlos-magno:
Collioure, (in catalano Cotlliure) o Caucoliberis (port d’Illiberis: Elne) come fu
chiamata dai Romani, fu un importante porto commerciale sul Mediterraneo. La
sua situazione geografica ne faceva un vero nodo di comunicazione tra la Gallia e L’Iberia. Nel
218, dopo la sua traversata dei Pirenei, Annibale si accordò con delle tribù
galliche, che l’aiutarono a combattere i Romani. Ma dopo che Roma sconfisse
Cartagine, le truppe romane intrapresero la conquista di tutto il litorale. Dei
tempi di Roma si è trovato a Collioure nel 1825, tra il colle di Mollò e
Cosprons, una lapide iscritta che – tradotta nel 1832 dall’erudito di Perpignan
Pierre Puiggari (1768-1854) - menzionava il
nome di Valerio Flacco [Valerius Flaccus], comandante della fortezza; pietra
che secondo i racconti popolari indicava un tesoro nascosto e oggi scomparsa a
causa della bramosia d’oro dell’uomo.
Castello Reale [Château Royal] (XIIIème
siècle – XVIIème siècle)
Nel
673, il castrum di Collioure fu preso dal re visigoto Wamba. Nel 711, le truppe
musulmane, a seguito della loro conquista spagnola, attaccano tutta la
Settimania [Septimanie]. Narbona cade nel 759 – poi riconquistata da Pipino il breve nel
759 – mentre il Rossiglione è sottomesso nel 725.
Poi ecco la riconquista carolingia, dopodiché
la provincia resta frammentata, e Collioure cadrà sotto il dominio dei conti d’Empuries-Roussillon.
Nel 981, Lotario re di Francia, ordinerà a Guifré, duca di Rossiglione, di
fortificare la città. Ma tutta la costa subirà periodicamente delle incursioni
saracene, e in seguito dei Normanni, sarà dominata dai re di Aragona o di
Maiorca, dai francesi o dagli spagnoli, fino al trattato dei Pirenei del 1659,
quando tutto il Rossiglione sarà definitivamente della Francia[6].
Il porto
di Port-Vendres nel XVIII secolo.
Vediamo ora portus Veneris, in catalano il suo nome è Portvendres. La più antica grafia attestata viene dal I secolo d. C. e indica o un
porto di quarantena oppure più semplicente un «Porto di Venere». È infatto
detto che su una delle sue scogliere vi era un tempio dedicato a Venere già dal
VII secolo a. C.
Nel medievo il piccolo porto vicino
Collioure – che si era riempiuto – fu progressivamente abbandonato, anche se
viene menzionato nel testamento di Giacomo I, il Conquistatore come la città di
«Port-Vendre de Collioure», qui uniti in un solo comune, anche se separati
geograficamente. Il porto fu nuovamente scavato nel 1780, i suoi lavori furono
compiuti nel 1788, e durante la rivoluzione francese il suo nome fu Port-la-Victoire[7].
Una
tipica barca catalana
Infine Cervaria, in catalano Cervera
de la Marenda:
la valle di Cerbère era coperta di foreste e scrittori antichi come Strabone o
Plinio il Giovane nelle loro descrizioni citavano spesso un luogo popolato di
cervi, il locus cervaria, ai confini delle Gallie.
Dal passato più remoto emergono ancora numerosi megaliti, non solo in questa
valle, ma ve ne sono altri anche verso Colera e nel versante sud dei Pirenei ed erano
chiamati con timore «Pietre del diavolo» ["pierres du
diable"].
E con Carlomagno e il suo discendente Carlo il calvo che avvengono le grandi
costruzioni di chiese e monasteri. Elne ( in catalano Elna, città vicino Perpignan
) sarà la prima a ricevere un vescovo. È in questo periodo che una cappella
chiamata Sant Salvador de Cervera è sotto l'autorità del monastero di Quirze.
Il
monastero di Sant Quirze de Culera
La conquista del Rossiglione porterà al trattato dei Pirenei nel 1659; ed è
grazie alle citazioni greche e latine della valle dei Cervi, ed anche del
famoso detto Locus Cervaria Finis Galliae, ovvero che «Nel luogo detto
Cervaria, finiscono le Gallie», che il Rossiglione e Cervaria diventano
francesi[8].
E qui prendono corpo le mie fantasie [per la scienza ufficiale non esiste altro
modo di definirle… bà!], se Carlo Magno doveva tornare a casa, specialmodo dopo
la sconfitta di Roncisvalle, doveva passare i Pirenei occidentali (dove
appunto è Roncisvalle), costeggiare il massiccio centrale francese e poi
arrivare ad Aachen… e qui casca l’asino! D’accordo lo scontro a Roncisvalle c’è
stato, ma che ci andava a fare ad Aachen se nemmeno esisteva? Dite di no, cari
signori storici? Eppure un certo Federico Barbarossa, la notte di natale del
1165, fece santificare dall’antipapa Pasquale III, «una mummia avvolta in un
vecchio sudario rattoppato[9]»
dicendo che era Carlomagno (creando così di fatto con San Carlo Magno, il
sacro romano impero) e poi l’anno dopo la traslò, dove? Ad Aachen, creata per
l’occasione. Perché archeologicamente parlando nemmeno la Cappella Palatina è
di epoca carolingia. Aachen ai tempi di Carlomagno era una città che posso
tranquillamente definire fantasma!
Diciamo anche che re Carlo abbia sborsato dei soldi per far riparare questo
percorso, ma sarebbe sufficiente per dargli il suo nome? No di certo!
Perciò non resta che una conclusione che il sovrano era passato di lì con il
suo esercito! E da dove veniva messer Carlo se non dall’Italia… quindi è anche
ovvio che abbia attraversato il golfo di Genova e poi quello di Lione ed ecco
il suo esercito sfilare nella valle dei cervi per entrare in Spagna, e passando
con timore le «Pietre del diavolo».
Guerrieri superstiziosi
Mi immagino come quei guerrieri superstiziosi si
facessero il segno della croce invocando tutti i santi del paradiso vedendo il menhir
situato sul fondo del massiccio di Quer Roig, chiamato Pietra dritta [Pedra
Dreta], unica vestigia del sito un tempo occupato da una casa colonica [in
francese mas] e una cappella detta di Sant Salvador de Cervera, oggi scomparsa
da alberi rimpianti e dai tracciati di strade carrozzabili, lì dove forse
passava l’antica strada che passava attraverso i valichi di Les Balitres e di
Banyuls.
Del
resto, al disotto della strada forestale detta strada alta [route du haut],
rimane per una decina di metri i resti di una possibile via pavimentata di un
metro di larghezza, fiancheggiata da un muro
di pietra abbastanza spesso[10].
E al ritorno ecco che l’esercito carolingio sfilare a Roncisvalle, è strano
però che abbia anche un altro nome, ovvero col de Cize, stranamente simile al
passo della Cisa, quel passo in Toscana che l’esercito franco doveva
attraversare per andare e tornare dalla “Douce France”, le Marche del
tempo.
L'Aquisgrana
originale, nelle Marche
Ma
sì, del resto sono solo bazzecole, quisquilie, pinzillacchere come direbbe
Totò! Oh no, ma il principe della risata tra i vari titoli nobiliari aveva pure
conte palatino e cavaliere del sacro Romano Impero[11].
Accidenti alle coincidenze…
Marco Pugacioff
[1] Ramon de Perellos, autore del viatgeal purgatori, opera della letteratura catalana del XV secolo. Perellos –
come l’oramai famigerata Rennes de chateau – è un borgo fantasma che dista
un’ora di auto da Paziols, presso Perpignan. Da quello che mi scrive il 10
dicembre 2014, il mio amico Bernard: «Perellos (a fianco di Opoul), già quando
io ero ragazzo, non aveva che un solo abitante: il pastore, con il suo gregge.
Vi è il suo castello in rovina, quello appunto di Perellos e dei bei fossili.
La cappella è sempre là, con una bella pietra del XV° secolo che parla di un
pellegrinaggio in Irlanda. Attualmente, in estate, viene aperto un caffè per i
turisti.»
Il borgo di Perellos
[2] Il nome della testata deriva
dall’antica città di Roscino, che diede il nome alla regione (Roussillon), e
che fu distrutta dai Normanni nel 859. Vedi le pagg. XXII & XXIII del libro
di Dominique Marie Joseph Henry.
[3] Riguardo al nome, in
rete, nel sito antique map sarebbe in vendita una mappa intitolata: La Contea
di Rossilone di Giovanni Giamcomo
de Rossi pubblicata a Roma all’incirca nel 1690. vedi:
http://www.oldmaps.com/maps/Western-Europe/La-Contea-di-Rossilone-by-Giovanni-Giamcomo-de-Rossi-circa-1690-id199417.htm
[4] Grau è un termine occitano che
significa «estuario» o «canale», derivato dal latino «gradus» col
significato «passo, posto, posizione» o dal gallo-romano d'origine gauloise «grauus»
significante «riva sabbiosa, spiaggia». vedi:
https://fr.wikipedia.org/wiki/Grau
[5] Da non confondersi con la nostra
Porto Venere uno dei borghi
marinari della Liguria. L'antica Portus
Veneris, infatti, era un piccolo approdo romano tra Luni e Sestri Levante,
all’estremità del Portus Lunae, in splendida posizione a controllo del
passaggio tra l’isola Palmaria e la costa. Trae il nome da un antichissimo
tempio dedicato a Venere Ericina che sembra fosse situato dove ora sorge la
chiesa di San Pietro, su una punta che si protende nel mare e ben si confà ad
una Dea protettrice dei naviganti. Vedi il sito:
http://siti.provincia.sp.it:8086/spturismo/it/localita/golfo-dei-poeti/portovenere/cenni-storici
http://siti.provincia.sp.it:8086/spturismo/it/localita/golfo-dei-poeti/portovenere/cenni-storici
[7] Vedi il sito: https://fr.wikipedia.org/wiki/Port-Vendres
ed anche la pag. 337 del libro: Nuova geografia universale, antica e moderna
cosmografica, fisica ..., Volume 3:
https://books.google.it/books?id=QVMPK5pemnIC&pg=PA336&lpg=PA336&dq=Caucoliberis&source=bl&ots=nm-Kq7fcG2&sig=lrGgMsuxyV70hNfKxk_h7FdD0YQ&hl=it&sa=X&ei=wkOhVLG5IJL1asqTgbAB&ved=0CDkQ6AEwBDgK#v=onepage&q=Caucoliberis&f=false
[9] Vedi pag. 202 del libro di Lucia
Tancredi, Ildegarda: la potenza e la grazia, ed. Città Nuova, Roma 2009.
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Marco Pugacioff
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