Le leggende di San-Malò
narrate a
Blek da bambino.
È il 27 novembre del 1749 che Blek apre i suoi
occhi verdi come la foresta poi da lui tanto amata, nella casa di Marie e
Dieudonné Le Roc in rue De Rohan, nella città di mare di San Malò ( Saint-Malo
), antica sede della Legione di Marte.
Il suo vero nome è Yannick Le Roc e nella sua
infanzia, Blek ascoltava «meravigliose storie di mari e di uomini coraggiosi…»
dalla bocca del padre cartografo del Re, e da quel buon sognatore che era,
passava ore a contemplare il mare e le navi in partenza dagli spalti delle mura
che dominano il porto. Un porto inaccessibile da qualunque assalto, non per
niente la sua città nativa era detta la “fortezza del mare”. E questo doveva
accendere la fantasia del giovane maloinese.
Carta
di San Malò, probabilmente del XVIII° secolo - da: http://fr.wikipedia.org/wiki/Saint-Malo
Ma Blek ha di certo udito molte leggende e
tradizione della Bretagna, dalle labbra di sua madre o di quelle della madre
del suo caro amico Pirouet, che difese con tanto accanimento dagli infidi
esattori delle tasse. Quale leggende e tradizioni potevano essere? La piccola
casa dove abitava Pirouet dava sul mare, perciò una di queste leggende dovrebbe
narrare l'origine dei due promontori secondari della baia di Saint-Malo.
Origini, che come quelle delle numerose isole dei dintorni, si associano ai
viaggi del mitico Gargantua[1],
che le vomitò in due diverse occasioni: una, quella della punta detta di
Saint-Cast, Gargantua la rigurgitò dopo aver sentito l’odore dei pesci marci
(delle razze), che gli erano stati recati dal paese di Saint-Jacut, un
villaggio in cui il pesce veniva messo ad essiccare davanti alle case; l’altra,
quella della Décollé, dopo sentito l’odore dei pesci ormai puzzolenti portati
da dei battelli (sempre di Saint-Jacut) che gli passarono tra le gambe, mentre
attraversava il mare con l’acqua fin sulle ginocchia.
Il
dente di Gargantua a Saint-Suliac. Secondo una leggenda questa roccia di quarzo
bianco sui cinque metri d'altezza, sarebbe la tomba di un suo figlio che voleva
divorare. Un anno dopo il fattaccio, Gargantua moriva sempre a Saint-Suliac ,
vicino a San Malò ( dove era del resto nato ) e veniva seppellito in quel luogo
che divenne il Monte Garrot.
Ma nei dintorni di San Malò si diceva che
Gargantua distrusse anche delle foreste. Per costruire un vascello, il gigante
utilizzò il suo enorme bastone per disboscare la foresta della baia di
Fresnaye, e lo stesso fece presso la piccola penisola di Fréhel[2].
Quante volte poi il giovane Yannick, non ancora
chiamato Blek, uscendo dalla città per andare da Pirouet, sarà passato sotto la
statua in marmo dipinto della Vergine della Porta Maggiore. Una statua che dei
marinai avevano trovato galleggiante sul mare e che avevano poi condotta al
loro paese, e collocata al di sopra dell’entrata maggiore di San Malò. Oggi è
collocata all’interno della cattedrale di San Vincenzo di Saragozza[3].
Sempre secondo la tradizione popolare, nel 1378,
durante uno storico assedio degli Inglesi a San Malò, un ragazzino, uscendo da
scuola, nota che la Vierge de la Grand'Porte ( Vergine della Porta Maggiore )
aveva abbassato la mano e sembrava indicare con insistenza qualcosa ai suoi
piedi. Alla vista di tale miracolo i maloinesi presentirono un pericolo e
scavarono il suolo nel luogo mostrato dalla Madonna; si trovarono così ben
presto di fronte una galleria sotterranea, scavata dai minatori del Duca di Lancaster,
i quali erano pronti a far saltare la città. Grazie ad essa, che fu chiamata
anche Notre-Dame de Bon-Secours ( Nostra Signora del buon soccorso ), si
poterono fermare i minatori e salvare la città.
Un altro miracolo è attribuito alla Notre-Dame
de Bon-Secours de la Grand’Porte: Era il 27 ottobre del 1661, quando alle
cinque della sera una vedova chiamata Marie de Bordeaux, aveva riscaldato
un po’ di trementina nel cortiletto del suo retrobottega. La materia si
incendiò, la vedova cercò di spegnere il piccolo fuoco con una coperta bagnata.
Ma Pierre Chenu, un suo vicino dà un calcio alla coperta per allontanarla da
sé. La coperta, ormai incendiata, per colmo di sventura finisce su un vaso
pieno di liquido infiammabile. Un fatale incendio si sviluppò rapido e
stava distruggendo le case in legno del quartier della Grand’Rue della vecchia
Sant Malò. In più nelle case dei corsari maloinesi vi erano numerosi barili di
polvere, che esplodendo gettarono numerosi tizzoni infuocati da tutte le parti.
Lo stesso campanile della cattedrale prese fuoco e come si legge negli Archivi
della città di San Malò anche il corpo di guardia al di sotto della Grand'Porte
( Porta Maggiore ) fu interamente distrutto: ma nel momento più tragico,
allorché tutta il paese stava per essere divorato dalle fiamme, si vide la
Vergine drizzarsi in mezzo al fuoco e con un gesto fermare l’incendio[4].
Da allora la statua è chiamata anche Notre-Dame des Miracles, ( Nostra Signora
dei Miracoli ).
Quante altre storie e leggende deve aver udito Blek,
molte e molte altre, predisponendo la sua anima ad una vita di avventure come
tutte quelle che ci sono state narrate fino ad oggi.
[1] la grande
e bizzarra figura di Gargantua [ che in Francia è sovente legata alla figura
del paladino Rolando ] al contrario di ciò che si pensa, non è stata creata da
François Rabelais, un umanista e scrittore nato a Chinon
tra 1490 e 1495, e morto a Parigi il 9 aprile 1553. Lo scrittore ha solo
riunito, con una verve possente, tradizioni confuse e sparse tra diversi genti.
Erudito medico, monaco benedettino, professore di anatomia, Rabelais è legato
alla vasta opera narrativa di Gargantua e Pantagruel, in cui presenta la
storia dei due giganti, padre e figlio, come pretesto alla narrazione delle più
allegre facezie.
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Marco Pugacioff
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