La Dama Bianca
della cascata
Montmorency.
A pochi chilometri da Quebec in Canada, si trova una cascata di travolgente
bellezza, alta ben 83 metri e il cui bacino ai suoi piedi è profondo ben 17
metri. Essa si getta nel fiume che ha lo stesso nome, il quale non è altro che
un’imboccatura del San Lorenzo proprio di fronte all’isola d’Orléans[1].
Cartina
tratta dal sito: http://tourisme.iledorleans.com/
Fu
scoperta in epoca moderna da
Samuel Champlain che la battezzò così in onore
dell’ammiraglio di Francia e di Bretagna Charles de Montmorency-Damville
duca di Damville e pari di Francia, morto nel 1612. Champlain aveva a lui
dedicato la relazione della sua prima spedizione – fatta sulle tracce di
Jacques
Cartier nativo
di Saint Malò – in
Canada nel 1603, una terra che fu chiamata poi Nouvelle-France.
Pittura
di George Agnew Reid del 1909 rappresentante
l'arrivo di Samuel de Champlain al futuro sito della città di Québec, nel 1608.
Nel 1759, gli inglesi che attaccarono la città di Québec al comando del generale
Wolfe furono respinti dal generale Montcalm proprio alla cascata
Montmorency.
Ed
è da qui che parte una sinistra leggenda che circonda questo luogo fiabesco.
Due giovani innamorati Matilde (Mathilde) e Luigi
(Louis), si incontrarono spesso sopra la cascata di Montmorency. Finché
Luigi trova la forza di chiedere la mano di Matilde a suo padre. Il padre della ragazza già conosceva bene Luigi e accetta
felicemente di dargli in sposa sua figlia, in una cerimonia che avrebbe avuto
luogo a luglio e Matilde aveva scelto il più bel abito bianco mai visto.
La Mort du général Wolfe (1770) di Benjamin
West. Il generale inglese morì proprio in combattimento a Quebec il 13
settembre 1759 a soli 32 anni. La stessa sorte che ebbe poi anche il generale
Montcalm.
Purtroppo, proprio allora in America infuriava
la guerra, e pochi giorni prima della data fissata, gli inglesi effettuarono un
attacco vicino alla cascata. Luigi da buon
patriota aderì subito alla milizia e partì per la battaglia. Dopo ore di aspri combattimenti, sia l'esercito che la
milizia francese riuscirono alla fine a respingere l’attacco inglese, aiutati
in ciò dalla pioggia che rendeva dura la battaglia a chi non conosceva i
luoghi. Avendo appresso la buona notizia,
Matilde si diresse sorridendo al campo di battaglia. Ma arrivata sul
posto la povera figliola scoprì il corpo insanguinato
del suo fidanzato. Il suo cuore fu preda di una
tristezza immensa, riprese il cammino verso la fattoria dei suoi
genitori, si mise il suo bel vestito bianco e si buttò nel vuoto della cascata.
Anche
Blek incontra la Dama bianca ai piedi della cascata, nell'episodio "AMOUR
ET MORT" di Bernard Pericon.
Ancora oggi, soprattutto in estate e in
autunno, gli abitanti del luogo dicono di vedere una figura biancastra nel
vecchio campo di battaglia che va a gettarsi nel tumulto della caduta, per poi
vedere il volto di una fanciulla nella cascata Montmorency. Non solo, ma la stampa locale a volte riferisce di suicidi o
tentativi di suicidio nei pressi della cascata.
Dama
bianca alla sommità di una torre. Gravure de Léon
Benett apparsa nel romanzo Le Château des Carpathes Il
castello dei Carpazi di Giulio Verne del 1892.
Il nome de «Voile de la Mariée» letteralmente il "velo da sposa" è molto antico ed
è legato alla leggenda della Dame blanche, la Dama bianca, la Banshee
delle leggende celtiche tipiche del mondo francese e specialmente britannico. In inglese, si trova l'espressione to wail like a
banshee testualmente: «gridare come una dama bianca» che significa «gridare
ad alta voce» perché nella mitologia irlandese, queste dame bianche avvertono
gridando le famiglie di un lutto imminente.
La fata Melusina, pittura realizzata
nel 1844 da JuliusHübner
Dame che ricordano da vicino l’amante di Gerbertod’Aurillac, o Silvestro II, papa dell’anno mille, la fata Melusina,
che dava delle grida caratteriste: « Grido di Melusina. Grida violento.» (Littré,
1876) annunciante anch’esso morti.
Marco Pugacioff
[1] E’
Jacques Cartier che – nel 1535 – alla vista di
questa isola verdeggiante, la denomina "Isola
di Bacco" per le viti selvatiche che vi
crescono. Ma molto tempo prima dell'arrivo degli
europei, gli amerindi avevano battezzato l'isola con la parola Algonchina
"Ouindigo" che significa"
angolo stregato". Nel corso degli anni,
l’isola avrà nomi diversi. Il suo nome definitivo
di Isola di Orleans, è dovuto comunque sempre a Jacques Cartier che, il 6
maggio 1536, gli diede questo nome in onore del duca d'Orléans, figlio del re di Francia,
Francesco I°. I primi coloni dell'isola vennero per lo più dalla Normandia e dal Poitou.
Nel
1651, spinti a nord dagli Irochesi, da cui vengono attaccati e massacrati dal
1648, gli Uroni si stabiliscono nell'isola di Orleans, all’ansa del Forte,
sotto la protezione dei Gesuiti.
L'isola d'Orleans dal sito: http://www.quebecscopeblogue.com/blog/2012/07/25/ca-bouge-en-juillet/
Nel
1656, questi Uroni prendono prigioniero un Irochese, che fanno morire per
vendetta tra i più grandi tormenti. A metà aprile di quell'anno,
favoriti dal buio, gli Irochesi si avvicinano al villaggio urone durante la
notte. Al mattino, dopo la Messa, mentre gli
Uroni stanno tornando al loro lavoro quotidiano, disarmati, viene dato il
segnale. Gli Irochesi rapiscono e massacrano 71
Uroni, senza toccare gli altri abitanti dell'isola. Ma
le violenze in questo paradiso non sono finite. Nel 1759, l'isola dovette
essere completamente evacuata a causa dell'arrivo della flotta della Royal Navy, al comando del generale James Wolfe, le cui truppe saccheggiarono le 350 case
dell’isola, lasciandone in piedi solo tre.
ed anche:
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Marco Pugacioff
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