Enrique de Villena: il Marchese Negromante
carta autografa
Grande scrittore e umanista spagnolo, Enrique de Villena
era figlio di Pedro de Aragón, condestable[1]
de Castilla y II marqués de Villena, e di Juana de Castilla, figlia illegittima
di Enrique II de Castilla e Elvira Íñiguez[2].
Naque nel 1384 a Torralba[3]
un municipio della provincia de Cuenca, nella Comunidad Autónoma
de Castilla-La Mancha. Fu nipote
illegittimo di Enrico II di Castiglia e discendente della casa reale d'Aragona. Suo
nonno venne deposto del titolo di
marchese di Villena, quindi non lo poté ereditare.
Rappresentazione
della battaglia nell'opera Recueil des croniques d’Engleterre, di Jehan
de Waurin
Rimase orfano in tenera età quando il padre morì nella battaglia contro i
Portoghesi di Aljubarrota (14 agosto 1385). Allevato dal
nonno, visse la sua infanzia alla corte di Enrico II e in seguito in quella di
Enrico III. Era un uomo di vaste
conoscenze e di profonda erudizione.
Anche se molti lo ricordando come marchese, in
realtà Enrique de Villena fu solo uno dei tanti membri della nobiltà che vissero in Castiglia, senza titolo alcuno[4]. La sua parentela con i re di Castilla y de Aragón lo aiutò a
sposarsi con María de Albornoz, señora de numerose città.
Ma il matrimonio non durò a lungo, per la passione ardente del re Enrico III
verso le donne altrui e in particolare per la moglie dello scrittore. Il
sovrano trovò la maniera legale per spezzare questa unione e fece Enrique de
Villena maestro dell’Orden de Calatrava[5].
Il matrimonio fu annullato dopo che lo scrittore fu dichiarato impotente, ma
nonostante questa affermazione, Enrique ebbe molte relazioni con varie
nobildonne tanto che poté riconoscere come sua figlia Isabel de Villena.
Il dolce volto di Sor Isabel de
Villena. Elionor Manuel de Villena, nata in Valencia (1430-1490). Scrittrice e
religiosa, considerata una delle più importanti della letteratura valenciana.
Di tutte le sue opere si è conservata solo la Vita Christi (Vida de Cristo) del
1497. Poco si sa delle sue altre opere, sembra che scrisse diversi trattati e
un'opera mistica, el Speculum Animae (Espejo del Alma - Lo specchio
dell'anima), del quale si ebbe l'ultima notizia nel 1761, ma oggi totalmente
perduta. http://www.famososvalencianos.com/sor-isabel-de-villena/
Tra
le sue opere vanno ricordate: Los doce trabajos de Hércules [Le dolci
fatiche di Ercole] del 1417, scritta in catalano, allegoria moralizzante
cristiano-pagana, che in seguito egli stesso tradusse in castigliano, e il Tratado
de la lepra [Trattato sulla lebbra].
La
sua opera più famosa fu el Arte Cisoria del 1423, un manuale di
etichetta di Corte, oltre che un interessante libro di cucina, che relaziona il
pasto con la salute del corpo.
Scrisse
molte altre opere tra cui Ángel Raziel, un manuale di astrologia
divorato dalle fiamme della censura della Chiesa cattolica.
Opere
di Enrique de Villena (da un Codice del secolo XVIII)
Non
solo, grazie al fatto che conosceva molte lingue poté tradurre alcune opere
classiche in lingua castigliana come la Divina commedia di Dante e l’Eneide di
Virgilio nel 1427, oltreché la Retorica di Cicerone.
La sua figura, a causa del suo desiderio di conoscere e sapere, rimane
tutt’oggi avvolta dall’alone della magia e della negromanzia, tanto da avere
incollata il sopranome di Negromante [El
nigromante].
l'ingresso
della grotta oggi da http://es.wikipedia.org/wiki/Cueva_de_Salamanca
E
qui dobbiamo tornare alla famigerata grotta di Salamanca il cui accesso, era
sotto la chiesa di San Cebrián ( in seguito demolita per far posto al palazzo del Mayorazgo[6]
de Albandea ), ma agli albori del XV secolo fu serrato con malta e pietre (caementis
saxisque)[7]
a causa degli oscuri racconti che esistevano su di essa e che erano arrivati
alle orecchie di Isabella la Cattolica. Una leggenda di quel periodo dice che
la grotta era abitata da Ercole e dove cui impartiva una serie di riti
ancestrali[8].
Ma alcune opere della stessa epoca rimpiazzarono la figura di Ercole con quella
del demonio Asmodeo, che si convertì da allora nell’insegnante di questa
bizzarra accademia di pietra.
La
voce sinistra di questa grotta si diffuse in breve tempo e la spelonca si
convertì in luogo di riunioni di streghe e di negromanti che cercavano di
conquistarsi i favori del demone. La voce arrivò perfino nelle terre americane
di lingua spagnola dove il nome “Salamanca” si associò a tematiche tenebrose e
oscure. Secondo la tradizione il demonio impartiva di notte le sue lezioni a
sette alunni, lezioni che duravano sette anni e che avevano un prezzo assai
salato: alla fine del corso vi era un sorteggio e uno dei sette alunni
diventava lo schiavo eterno di Asmodeo!
E
le vecchie cronache assicurano che fu proprio Enrique – dopo sette anni di
studi serrati – a vedere il proprio nome scritto sul foglio estratto dal
demonio. Ma Enrique, dopo pochi giorni di cattività, riuscì a sfuggire dagli
artigli del demonio che aveva lasciata aperta la porta della grotta. Purtroppo
Asmodeo ebbe il tempo sufficiente per catturare l’anima del marchese e la serrò
nella caverna. Enrique rimase così marchiato dal segno del male fino al resto
dei suoi giorni.
E proprio della fine dei suoi giorni ora tratteremo. Di una pratica da lui
eseguita che s’accosta come narrazione alla morte di Virgilio mago e
stregone e a quella di Raimondo di Sangro, principe di San Severo di Napoli.
Una suggestiva via di Toledo
Secondo
scrittori della sua epoca, Enrique visse i suoi ultimi anni nel quartiere
ebraico o ghetto [judería] di Toledo in un casermone.
A quel punto era
già diventato un rinomato esperto di occultismo e presumibilmente era riuscito a creare un elisir alchemico
capace di ridare vita ai morti in un processo di trasmutazione dei resti fisici in un sinistro
mostro embrionale noto come
il Golem.
Per testare la sua efficacia, Villena offrì una
grossa somma di denaro al suo
servo più fidato perché dopo la
sua morte frammentasse il corpo del
marchese e poi infilarne i pezzi
in un enorme contenitore di
cristallo riempito con il liquido prodigioso.
Per
tutto il periodo in cui sarebbe durata la “resurrezione”, il servo avrebbe
dovuto nascondere a tutti che il suo padrone era morto. Il giorno fatale arrivò
nel dicembre del 1434, quando Enrique rimase vittima di quelle terribili febbri
che lo facevano urlare come se fosse torturato.
El
Greco 1570 - El entierro de Cristo ( particolare )
Il
servo mantenne la sua parola, ridusse in pezzi più piccoli di un oncia il corpo
di Enrique, introdusse i pezzi nel recipiente di vetro che poi sotterrò ben
profondo in una grande massa di sterco di cavallo[9].
E poi si mascherò per impersonare il suo padrone, cosa che avrebbe dovuto fare
per nove lunghi mesi. In quel periodo avrebbe dovuto impedire l’accesso al
palazzo a qualsiasi visitatore e fare le abituali quotidiane passeggiate di
Enrique.
In una di queste occasioni, poche settimane
dopo, in cui andò a sentire Messa,
come spesso faceva Enrique incrociò per
strada il vicario e lo salutò senza
rimuovere il cappuccio per
evitare di essere scoperto.
Alcuni signori che passavano in quella via, si sentirono oltraggiati
a tale mancanza
di rispetto e costrinsero il
falso Enrique a scoprire il volto alla luce. Il servo smascherato fu portato
davanti all’Inquisizione, dove – sottoposto alla tortura – non ebbe altra scelta che confessare la verità,
e i membri del Santo oficio si
esortarono ad andare alla casa del
defunto de Villena per verificare se la sinistra storia
fosse vera.
Una
volta nel sotterraneo, trovarono effettivamente il recipiente con i resti di
Enrique de Villena, i quali si stavano unendo per dar passo a una formazione
spaventosa: un essere amorfo che sembrava fluttuasse nel liquido. Tutti insieme
i membri dell’Inquisizione – dietro ordine del loro capo – frantumarono il
recipiente e distrussero quell’essere che si stava creando e Enrique de
Villena, o ciò che restava di lui, morì per la seconda volta, prorompendo un
grido così terribile che fu udito per tutta la via.
Dopo
la sua fine spaventosamente definitiva, sopra al palazzo di Don Enrique, alcuni
asserirono di aver visto un carro tirato da dragoni con code di fuoco, che
trasportava l’anima del negromante nell’abisso più profondo dell’inferno.
Il palazzo stesso terminò i suoi giorni verso il 1525, quando, secondo la
tradizione, il suo ultimo proprietario lo mise a fuoco per non farvi alloggiare
– durante il suo soggiorno a Toledo – il conestabile di Borbón, traditore del
Re, fatto narrato nella leggenda “Un castellano leal”. Più tardi su questo
luogo fu fabbricato un nuovo edificio dove il grande pittore el Greco, dipinse
la maggior parte delle sue opere e che oggi è conosciuto come la “Casa del
Greco”[10].
Così nacque così la leggenda di Enrique de Villena, il marchese negromante.
Dopo
la sua scomparsa – e questo avvenne in realtà – il re Giovanni II [Juan II]
ordinò al vescovo [obispo] di Segovia di bruciare la sua biblioteca.
[1] Conestabile: (Dal latino comes stabŭli, in italiano
conte della stalla). Vedi: http://buscon.rae.es/drae/srv/search?val=condestable
personaggio il quale anticamente esercitava, in nome del re, il massimo potere
sugli eserciti. Nel regno di Castiglia, la figura del condestable, fu creata
dal re Giovanni I [Juan], titolo onorifico in Aragona, Navarra e Napoli. Vedi
anche http://www.treccani.it/vocabolario/conestabile/
[3] Il sito http://www.mcnbiografias.com/app-bio/do/show?key=villena-enrique-de-aragon-marques-de indica come luogo di
nascita un altro municipio più a sud, sempre in provincia di Cuenca: Iniesta. Vedi http://es.wikipedia.org/wiki/Iniesta
di cui comunque lo scrittore ne fu señor.
[5] Titolo
che poi perse nel 1444, dieci dopo la sua morte secondo il sito: http://www.españaescultura.es/es/artistas_creadores/enrique_de_villena.html
ma secondo http://es.wikipedia.org/wiki/Orden_de_Calatrava
tenne il titolo dal 1404 al 1407.
[6] Il
figlio maggiore di una famiglia nobile che ha il diritto nell’ereditare i beni
di suo padre a condizione di trasferirlo al suo successore. Vedi la voce nel Diccionario
Manual de la Lengua Española nel sito: http://es.thefreedictionary.com/mayorazgo
[8] http://ciudaddelastresculturastoledo.blogspot.it/2013/10/enrique-de-villena-el-marques-nigromante.html
[10] http://www.leyendasdetoledo.com/index.php/leyendas/terror-milagros/5766-la-doble-muerte-de-don-enrique-de-villena.html
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Marco Pugacioff
va agli
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