La potenza
dimenticata del sacro nome "America"
E’ da almeno cinquecento anni, ossia da quando si è
scoperto il “Nuovo Mondo”, che si cerca di capire perché a queste terre “nuove”
sia stato affibbiato proprio il nome America. Le soluzioni avanzate da quei
numerosi studiosi che si sono cimentati nell’impresa, sono molte, tutte
interessanti, tutte discordanti, nessuna in grado però di dirimere chiaramente l’annosa
questione. Ultimamente due studiosi italiani, Diego Baratono e Claudio Piani,
ricercatori indipendenti, liberi pensatori, sono riusciti a fornire una
decifrazione razionalmente credibile al mistero.
Americu, Americo, Amerigen, Americam, Americi, America:
queste sono le incerte declinazioni utilizzate nell’anno 1507, dai “savants”
del cenacolo di Saint Dié des Vosges, località della Francia nord - orientale
(Alsazia, Lorena) dove si è stampata una tra le carte geografiche più
importanti che la Storia ricordi, per cercare di denominare, anzi, proprio per
“battezzare” liturgicamente, per la prima volta il “Nuovo Mondo”, forse appena
scoperto. La questione di fondo è che per essere coerenti con il resto della
toponomastica, con le denominazioni geografiche accettate, i sapienti di Saint
Dié dovevano individuare per prima cosa un nome femminile che “legasse” in
qualche modo con gli altri toponimi già esistenti di derivazione ellenica,
ossia Asia, Africa ed Europa. Sono questi i tre nomi a tutti noti, che il
“Vecchio Mondo” adotta per i suoi tre continenti, prestando fede al testo più
autorevole conosciuto, ossia la Bibbia. Si deve ricordare, infatti, che la
tripartizione terrestre, viene indicata proprio nel Testo Sacro: Sem, Cam e
Jafet sono i rispettivi destinatari di quelle poche terre emerse dopo la
terrificante esperienza del Diluvio Universale. Insieme all’Arcobaleno, sono
questi i tre territori concessi da Dio a suggello della sua prima alleanza con
l’uomo. Semiti, Camiti e Giapeti saranno così le popolazioni discendenti a loro
volta dai tre figli di Noè e saranno inoltre coloro che colonizzeranno
rispettivamente i continenti d’Asia, Africa ed Europa. Per le credenze correnti
all’epoca era quanto bastava sapere. Era tutto ciò a cui si doveva prestar
fede. Era il “Vecchio Mondo”.
Per la Bibbia, per i teologi, per gli uomini comuni, non
potevano esistere pertanto altri territori all’infuori di questi tre. E’
chiaro, quindi, che per gli eruditi di Saint Dié, a questo punto si prospettava
un ulteriore arduo compito: far accettare ideologicamente, teologicamente e
quindi fideisticamente la scoperta “controcorrente” di un “Nuovo Mondo”. Le
terre emerse di questo nuovo spazio appena trovato, esistevano “fisicamente”,
su questo nessun dubbio. Ora, di conseguenza, non c’erano più soltanto tre
parti di terraferma a stendersi sopra il Globo terrestre. Ora ne esisteva una
quarta parte che la Bibbia sembrava non aver indicato. Era un bel problema,
soprattutto per la Chiesa, o meglio, per gli uomini che nel periodo formavano
la Chiesa. Anzi. Era proprio un enorme problema di fede, che poteva essere
dirompente se mal interpretato, soprattutto se mal comunicato. Si correva il
rischio di mettere in discussione l’autorevolezza della Bibbia, con tutto il
portato che ne conseguiva. Non dimentichiamoci che si è nel 1507, il Medio Evo
è appena terminato. In Europa, in Italia, nella Firenze neoplatonica dei Medici
era il Rinascimento. E’ periodo storico ricchissimo di straordinari fermenti
culturali questo, che porterà gli splendidi frutti che si conoscono, ma era
anche epoca dominata da ossessive visioni non ancora propriamente scientifiche.
Il clima intellettuale particolarmente vivace era nondimeno coartato dal potere
di una Chiesa decisa a mantenere l’antico “status quo”. Sono del
1492, ossia proprio l’anno della scoperta del “Nuovo Mondo”, gli editti emanati
dai “re cattolici” spagnoli Ferdinando II d’Aragona e Isabella I di Castiglia,
finalizzati all’espulsione di ebrei e musulmani dai loro territori. Di qui in poi
sarà conclusa la “reconquista”, e per tutti la Spagna filopapale, diventerà la
“cattolicissima” Spagna.
Non soffermiamoci su quanto storicamente la Spagna regalò al
resto del Mondo in nome di questa sua presunta cattolicità. La “Conquista”
proprio del “Nuovo Mondo” appena scoperto avvenuta con mano estremamente
pesante, e la “Santa Inquisizione” di un certo Torquemada, istituita in Spagna
nel 1478 dai domenicani, mettono i brividi ancora oggi. Ad ogni modo,
discostarsi dalle “informazioni” fornite dalle Sacre Scritture in questo
periodo poteva voler dire essere “calorosamente” spronati a ripensarci. Non è
possibile dimenticare Giordano Bruno, arso vivo nel 1600 a causa della sua
libertà di pensiero. Non si può dimenticare la paura di un Niccolò Copernico,
che per non incorrere in “problemi” vorrà pubblicare la sua teoria eliocentrica
soltanto nel 1543, a tredici anni dalla sua formulazione, ricevendone una copia
solamente sul letto di morte. Non si può certo dimenticare l’umiliante esilio
ideologico cui fu costretto Galileo Galilei ancora nel 1633, quando dovette
abiurare le sue teorie per non finire nell’“anti – Atanor” dell’Inquisizione,
ossia più prosaicamente, sul rogo.
Si può ben intendere, dunque, quanto sia “infuocato” il
clima intellettuale agli inizi del secolo XVI. Non basta. Si deve anche pensare
all’ulteriore, enorme difficoltà incontrata dai savants vosgensi, la stessa che
ancora oggi attanaglia gli studiosi: benché contemporanei degli eventi per i
savants era già allora difficile capire chi scoprì che cosa e quando. Fu il
genovese Cristoforo Colombo il primo a scoprire il Nuovo Mondo oppure è stato
il fiorentino Amerigo Vespucci, o sono stati entrambi in una staffetta
straordinaria? Difficile stabilire con certezza la paternità dello scoprimento.
Certo è che Vespucci, contrariamente a quanto si crede, ha più voce in capitolo
che non Colombo. E’ proprio dal testo compilato dai predetti savants francesi,
in effetti, che si può evincere, essere Amerigo colui che per primo ha svelato
ed ha “compreso” trovarsi davanti non a territori asiatici, non ad isole, bensì
al cospetto di un continente intero. Nuovo di zecca. E’ pertanto Amerigo ad
avere il diritto di denominare questi nuovi territori con il suo nome. In
effetti, America può benissimo essere intesa quale “Terra d’Amerigo”.
Stranamente, però, non sembra esistere nessun “Amerigo’s day”: chissà perché,
invece esiste un “Columbus’ day”. Mistero. E’ vero che Colombo sbarca nel Nuovo
Mondo nel 1492, approdando però sulle isole e non sulla terraferma. E’ allora
Vespucci a metter piede per primo, in qualche maniera, sulla terra
continentale? Può essere.
Per completare il quadro mancano però ancora alcuni
tasselli. Sono fondamentali. In primo luogo si deve dire che il Cenacolo di
Saint Dié des Vosges è comunità monastica totalmente votata a Maria. Del resto
Maria è la “Stella maris” per eccellenza. I marinai aprono e chiudono le
loro giornate in mare con l’“Ave Maria”. Del resto, la radice del nome Maria è
la stessa di “mare”. La famiglia Vespucci, dinastia marinara, è notoriamente
devota a Maria. Non è certo un caso, quindi, che proprio nella cappella di
famiglia eretta nella chiesa fiorentina di “Ognissanti”, l’intero casato,
fiorentino anch’esso, venga rappresentato in un celebre quadro ai piedi di una
splendida Madonna che a braccia spiegate accoglie protettiva i membri dei
Vespucci sotto il suo manto. Si tratta della “Madonna della Misericordia”
celebre quadro del 1472 del Ghirlandaio. Il manto protettivo di Maria, protegge
la nobile famiglia toscana. Curiosamente, sarà proprio il contorno
policircolare di questo mantello misericordioso a far da cornice alla carta del
mondo tracciata da Martin Waldseemüller nel 1507 a Saint Dié des Vosges. Già
questo è indicativo. Amerigo poi nasce il 10 Marzo dell’anno 1454. Verrà
battezzato però, soltanto otto giorni dopo. Il numero otto. Si ricorda che il
numero otto è cifra mariana per eccellenza. Si può leggere qui un messaggio
dedicatorio dei Vespucci chiaro e forte: viene dedicato, A - merigo a Maria.
Cosa c’entra tutto ciò con la scoperta ed il battesimo
dell’America? Partendo da una notevole serie coerente d’indicazioni, tra cui
quelle che si sono segnalate, Diego Baratono e Claudio Piani sono riusciti a
ricostruire le motivazioni che stanno dietro al nome scelto dagli eruditi
vosgensi per battezzare il Nuovo Mondo. Di cosa si tratta? Per superare tutta
la serie di problemi che si sono elencati, per essere coerenti con quanto le
Sacre Scritture indicavano, per far sì che non esistessero primati di paternità
i savants francesi, per inciso la Francia è terra mariana praticamente da
sempre, decisero di formulare un nome che contenesse un’informazione
particolare. Doveva essere un messaggio potente. Sacro. Un messaggio che
andasse al di là delle semplici questioni, per dir così, umane. Un comunicato
che fosse “super partes”. Doveva essere un messaggio teologicamente in
grado di giustificare la scoperta di una nuova parte del Mondo. Un messaggio
che doveva “far capire” a tutti che queste terre non erano state scoperte
dell’uomo, bensì erano state “donate” dalla “misericordia” di Dio all’uomo. Per
essere giustificate e rese fruibili, queste terre dovevano quindi passare
attraverso la “Porta del Cielo” per eccellenza, attraverso la “Madre di
Misericordia”, attraverso Maria. E’ a questo punto, allora, che si profilò
qualche cosa d’eccezionale nella mente dei sapienti di Saint Dié: creare un
acronimo, una sigla, per rendere eterno il concetto misericordioso sotteso alla
“scoperta” del Nuovo Mondo. Ci riuscirono, appunto, creando il nome AMERICA. Sì
perché il nome AMERICA è un acronimo, è una sigla. E’ un nome di per sé
intraducibile, che non ha niente a che vedere quindi con Colombo o con Amerigo,
anche se per quest’ultimo rimane il vago “fumus” di cui si è detto sopra.
Vediamo allora che cos’è quest’acronimo. Secondo i due ricercatori italiani, in
maniera estremamente coerente con la loro quindicennale ricerca, AMERICA è
l’acronimo di:
A … ve
M … aria
E … den
R ... egina
I ... anua
C ...
aeli A ... ve.
E’ un saluto beneaugurante. Si tratta quasi di una preghiera. Bellissima.
Le varie giustificazioni teologiche dell’acronimo, non proprio comuni, sono
nondimeno facili da intendere. Sorprendente e bellissimo è quell’“Eden Regina”:
Maria quale “Regina dell’Eden”. Concetto devozionale inaspettato. Ricco di
significati profondi ed antichi. Per la mariologia più “accreditata”, Maria è
proprio l’“Eden piantato da Dio”. E’ la “Nuova Eva nel Nuovo Paradiso
Terrestre”. Il “Nuovo Mondo” è un “Paradiso Terrestre”. Anzi. E’ la nuova
“Terra Promessa”. E’ straordinaria la profondità concettuale raggiunta. E’
notevole del resto il “ianua caeli”, ossia la “porta che consente l’accesso al
Cielo”. Sottile è la distinzione da una semplice “porta”, normale passaggio,
banale varco in un muro. Maria è invece accesso misericordioso, è “la”
mediatrice di Misericordia. Maria è l’unico tramite possibile tra Divino ed
umano e viceversa. Soltanto attraverso la mediazione di Maria, i doni della
Misericordia infinita di Dio diventano fruibili all’uomo. Il nome AMERICA, è in
sostanza una litania dedicatoria a Maria di straordinaria bellezza euritmica. E’
musicabile secondo i ferrei canoni del canto gregoriano. E’ armonia allo stato
puro. In sostanza, dunque, il “Nuovo Mondo”, l’“AMERICA” è un regalo di Dio
agli uomini del “Vecchio Mondo”. Con questa profonda convinzione, distorta dai
“Conquistadores” e da chissà quanti altri, le popolazioni indigene di quelle
terre paradisiache sono state quasi sterminate … ma questa è già un’altra
Storia.
“Ave Maria Eden Regina Ianua Caeli Ave”: è questa invece la
soluzione che s’aspettava da quasi cinquecento anni. Diego Baratono e Claudio
Piani pensano che da oggi in avanti il nome AMERICA, il continente AMERICA, si
dovrà guardare con un occhio un po’ diverso …
Copyright © 2011 Diego Baratono Claudio Piani
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senza autorizzazione degli autori.
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