Lutetia Parisiorum
l’origine dell'antica città di Parigi,
fondata dai Parisii
fondata dai Parisii
Giulio Cesare di Nicolas Coustou.
Commissionato nel 1696 per il parco di Versailles, la statua fu finita nel 1713
Ipsum erat oppidum Alesia in colle summo
admodum edito loco, ut nisi obsidione expugnari non posse videretur. Cuius
collis radices duo duabus ex partibus flumina subluebant. Ante oppidum
planities circiter milia passuum III in longitudinem patebat; reliquis ex
omnibus partibus colles mediocri interiecto spatio pari altitudinis fastigio oppidum
cingebant. La città di Alesia vera e
propria si trovava proprio in cima a un colle [Mont Auxois], in posizione tanto
elevata, da non apparire espugnabile se non con un assedio. Da due parti due
fiumi scorrevano sotto le radici del colle [L’Ose e l’Oserain]. Davanti alla
città si apriva una pianura [La “plaine des Laumes] di circa tre miglia di
lunghezza. Da tutte le parti la città era cinta da colli della stessa altezza a
breve distanza l’uno dall’altro[1].
Così
descriveva Alesia, Giulio Cesare nel libro settimo, al capitolo 69 dei suoi Commentarii Belli Gallici. Ma ci sarebbe un
piccolo problema: le prime installazioni in epoca gallo-romana sull’isola della
Cité (che io chiamo l’isola di Maigret) sono di mezzo secolo successivo, cioè
dell’epoca di Augusto.
Illustrazioni
tratte dal libro Beaurepaire, Edmond (1854-1917). Vieux Paris, vieux plans. Del
1910.
Ma
allora dov’era l’antica capitale e perché prende il nome dai Parisii?
Nel
dipartimento dell’Alta Senna [Hauts-de-Seine]
situato interamente nella metropoli della grande Parigi [Métropole du Grand Paris] e nella regione
dell’Île-de-France, sorge – dall’epoca paleolitica – l’antica
città di Nanterre.
Il professor Antide Viand – nativo di
Nanterre e direttore della missione archeologica dell’Eure ha condotto degli
scavi nella sua città tra il 2003 e il 2013, arrivando ad un’ipotesi molto
suggestiva: Nanterre era la capitale dei Parisii
al tempo dei Galli.
Straordinaria vista assonometrica della
valle della Senna
Risponde infatti lo stesso ricercatore che è una delle numerose ipotesi. Ma, questa
ipotesi è credibile se si inserisce il modello di uno spostamento del centro di
potere, un fenomeno che si osserva in tutta la Gallia dopo la conquista di
Roma. Tuttavia, è molto sorprendente che Cesare non menziona il sito nei
commenti delle guerre galliche. Nanterre era già il nome di Nemetodorum in quel
momento?[2]
Nonostante tutto ipotizzare che fu l’oppidum assediato da Giulio Cesare è quasi
sicuro, visto la ricchezza di quel centro.
Si
trovano alla Nanterre di quei tempi tutte le caratteristiche di una città con
una forte densità di abitanti e con una struttura urbana che non si ritrova in
nessun’altra parte dei territori occupati dai Parisii lungo la Senna. Una parte della popolazione si nutre di
animali molto giovani, e questo rappresenta una ricchezza. A Nanterre venivano
praticati vari mestieri, tra cui l'emissione di valuta e la moneta dei Parisii si produceva proprio a Nanterre.
È questo un vero segno di potere economico e
politico.
Localizzazione di Nanterre sul territorio del popolo
Parisii. © A. Viand, CG92, 2008
In più la
dislocazione sulle rive della Senna, evoca l’idea di un porto fluviale, il che
conferma Nanterre come un centro di commerci e di scambi.
Ma chi erano i Parisii, di cui una popolazione omonima, loro
cugini, occupava quella che è oggi lo Yorkshire de l'Est in Inghilterra. Questo piccolo popolo verso il III
secolo prima dell’Era Volgare, si stabilì sulle rive della Senna pagando un
tributo abbastanza elevato ai Senones (il popolo di Sens), ai quali
apparteneva il territorio. Una strana tradizione collegherebbe (pensate
un po’) i Parisii alla dea Iside, visto il ritrovamento di una
statua alla chiesa di Saint-Germain-des-Prés[3].
Secondo Dulaure il popolo dei Parisii
«si componevano di stranieri, forse originari della
Belgica, scappati al ferro dei suoi nemici». non solo per Dulaure, Parisii
significa «popolo della frontiera»[4].
I Parisii hanno gettato le basi di una città sul bordo del
fiume e nelle isole che oggi chiamiamo l'isola di Saint-Louis e la Cité,
dopo aver abbandonato Nanterre, per la posizione notevolmente più vantaggiosa
ai loro commerci. Quest'ultima fu scelta come loro principale
roccaforte. Questa gente era una nazione di barcaioli.
Illustrazione tratta da Histoire de la ville de Paris - Volume 1
Hanno
trovato una curiosa prova di ciò negli scavi effettuati nel 1711 sotto il coro di
Notre Dame. Come hanno scavato il suolo per costruire una tomba
per gli arcivescovi, misero alla luce nove grandi pietre coperte, sui quattro
lati con rilievi e iscrizioni. La più grande di queste pietre,
di cui tre lati erano piene di sculture, offriva sulla quarta una iscrizione di
cui abbiamo la traduzione: « Sous Tibère César Auguste, les bateliers parisiens ont publiquement
élevé cet autel à Jupiter très bon, grès grand. »
"Sotto Tiberio Cesare Augusto, i barcaioli parigini hanno pubblicamente
elevato questo altare a Giove Ottimo massimo."
Questa scoperta prova che tra
l'anno 14 e l'anno 37 dell'Era Volgare, vi era a Lutezia una potente
corporazione dei barcaioli, o meglio di commercianti acquatici, di nautae, che secondo l’iscrizione, avevano abbracciato la
religione dei Romani. Favoriti dalla influenza dei nuovi padroni della
Gallia, questa corporazione si perpetuò.
Un
prefetto romano fu incaricato del mantenimento delle flotte delle imbarcazioni
mercantili, il cui ancoraggio principale era in Andrésy, presso la confluenza della
Senna e dell’Oise. E i nautae parigini ebbero
una così grande importanza nello sviluppo della cité, che
Parigi, prese per stemma proprio il simbolo della loro corporazione.
Le forum de Lutèce, (Musée Carnavalet)
Se dobbiamo credere alla
archeologia che ha esaminato questo muro di Lutèce scoperto agli inizi del XX
secolo, sotto il luogo del mercato dei fiori [Marché aux Fleurs], e
portato alla luce la curiosa lapide di cui diamo la riproduzione, questo muro
daterebbe alla metà del III secolo. Lutetia, in quel tempo, era
ancora una modesta città.
Prete di Serapide, a lungo considerata come quella di
Giuliano, realizzata in Italia tra il 361 e il 400. Fu portata in Francia nel
1787 collezione del musée de Cluny dal 1859.
Fu solo cento anni più tardi, che iniziò
ad avere un grande sviluppo grazie ad un condottiero romano che venne a
stabilirsi lì e che fu elevato dai suoi soldati alla dignità di imperatore.
Terme di Giuliano
(Terme di Cluny)
Giuliano venne in Gallia come Cesare [in pratica un vice imperatore] nel
355, per combattere i Franchi, i Visigoti e i Burgundi, che devastavano il
paese.
Per
quattro anni, forma legioni e veglia all'amministrazione della città e delle
campagne. In estate, lottava contro i barbari;
d’inverno,
si riposava nella sua "cara Lutezia" come narra lui stesso nella sua
Orazione XII Misopogon:
«io mi ritrovavo, un inverno,
nella mia cara Lutezia (era così che i Galli chiamavano la città dei parigini).
Essa
occupa un'isola in mezzo del fiume; dei ponti di legno la uniscono ai due
bordi. Raramente, il fiume accresce o diminuisce;
è
così in estate, e così anche in inverno: beviamo volentieri l’acqua purissima
che tanto allegra alla vista. Visto che i Parigini
vivono in un’isola, sarebbe loro difficile trovare altra acqua.
La temperatura invernale è poco rigorosa, a causa, dicono gli abitanti
del luogo, del calore del mare, che, essendo lontano sui novecento stadi, manda
aria calda fino a Lutezia: l’acqua di mare è, in effetti, infatti, meno fredda
dell’acqua dolce.
Per
questa ragione o per un’altra che ignoro, così stanno le cose. L'inverno
è dunque molto mite per gli abitanti di questa terra; il sole
porta dei buoni vigneti; i Parigini hanno anche l'arte di
sollevare i fichi avvolgendoli in paglia di grano, come un vestito, e usano
anche altri mezzi per mettere gli alberi al riparo dell’inclemenza delle
stagioni.
(...) Ora avvenne che l'inverno che trascorsi a Lutezia fu di una
violenza inaudita: il fiume trasportava ghiaccio come fossero piastrelle di
marmo.
Sai
della pietra di Frigia? Tali erano, per il loro biancore,
questi ghiaccioni grezzi, ampi, che si premevano l'un l’altro fino ad arrivare
ad agglomerarsi, formando un ponte. Più difficile per me stesso e più
rustico che mai, non volevo soffrire che non ci potesse riscaldare, alla
maniera di qui, con delle stufe, la stanza dove dormivo».
Questo passaggio dal lavoro di Julien è estremamente prezioso per fissare
la fisionomia di Lutezia e per informarci sulla temperatura che vi regnava.
Ma dove era questa
"stanza" in cui Giuliano dormiva? Dove era
il palazzo abitato dal guerriero romano? Tutte porta a credere che questo
palazzo non si trovava all'interno dei terreni di Lutezia, ma nella periferia
della città, che si estendeva lungo la riva sinistra della Senna, tra il fiume
e il monte Lucotitius (Monte San Genevieve). Questo
palazzo, fu a lungo creduto fatto costruire dallo stesso Giuliano, ma uno
studio approfondito delle decorazioni e del sistema di costruzione, lo pone ai
primi anni del IV secolo; di questo palazzo, Parigi conserva imponenti resti.
Queste
sono le vaste rovine che si trovano all'angolo di Boulevard Saint Michel e
Boulevard Saint Germain, e che sono comunemente chiamate le Terme di
Giuliano.
La restante parte consisteva, in effetti, alle terme del palazzo, e si
riconoscono ancora le grandi sale di bagni caldi e freddi, della piscina di
nuoto, il forno, i bacini idrici e l'ipocausto o riscaldatore. In questo palazzo, che si estendeva da una parte
fino alla Senna, dall'altra fino all’attuale rue Soufflot, Giuliano fu
proclamato imperatore nell'anno 360.
Perciò, Lutezia diventa una città importante. Aveva le
sue arene, i cui resti sono ancora visibili nel quartiere del Jardin des Plantes. Degli
acquedotti portavano la loro acqua da sorgenti lontane, come quella che ancora
vediamo ad Arcueil e che portava le acque di Rungis al palazzo delle Terme.
Grandi
strade misero in comunicazione Lutezia con altre grandi città della Gallia,
come la via di Lutezia che arrivava a Lugdunum (Lione).
L'antica Lutezia, l’isola della
Cité, rimase il centro amministrativo, ma la città si espanse sempre di più
sulle rive della Senna. E a poco a poco, dai suoi sviluppi metodici e
ininterrotti dalla fatica della sua gente, Lutezia preparò la grandezza di
Parigi[5].
Fu verso
il 310 E. V., all’epoca di Costantino, che Lutezia prese il nome di Paris, per una abbreviazione
dei moti latini «civitas Parisiorum» o «urbs Parisiorum» ovvero città
dei Parisii.
Infatti Ammiano Marcellino alla fine del
IV secolo nomina Lutezia sotto il nome di Parisii[6].
A
pag. 414 del Dizionario
generale di scienze, lettere, arti, storia, geografia ..., del 1870 leggiamo
anche: «Dall'almanacco
dell'impero romano, che addimiandavasi Notizia delle Dignità (Notitia Dignitatum), rilevasi che i Romani avevano in Parigi una flotta, e dalle
parole di essa, con cui notasi il prefetto della flotta degli Anderiziani in
Parigi (Præfectus classis Anderitianorum Parisiis), congettura il D'Anville che il nome Anderitium porta seco quello di un luogo Anderitium, supposto da lui essere
l'odierna Andreci, subito sotto la congiunzione della Senna coll'Oise.
Un'iscrizione dissotterrata nel 1711 fra gli altri antichi oggetti nella chiesa
di Nostra Donna in Parigi conteneva le parole Nautæ Parisiaci; ed
il De Valois osserva che, siccome gli abitanti di Parigi avevano sempre
dinanzi agli occhi una flotta, ponno aver preso nel loro stemma, per tal
ragione, la nave che tuttora vi appare.»
Blason
de Paris
[1] Traduzione e note in
parentesi quadre di Sossio Giametta. Dall’edizione del De Bello Gallico in
Tascabili Bompiani, gennaio 1986, pagg. 448-451.
[2] L’exposition archéologique « Nanterre et les
Parisii » pag. 3. Vedi: http://www.nanterre.net/parisii/exposition/imagesExpo/DP_Exposition_archeologique.pdf
[3] Era magra, alta,
diritta, nera per la sua antichità, nuda tranne che con un po’ di biancheria
ammucchiata attorno alle sue membra ed era situata contro la muraglia del
costone destro dove è il crocifisso della Chiesa: era chiamata l’idolo di
Saint-Germain-des-Prés. Vedi: G. Corrozet, La fleur
des Antiquitez, Paris, 1532 ; aussi cité par J. Baltrusaitis, La
quète d'Isis : essai sur la légende d'un mythe, Paris, 1985, p.74.
[4] J.-A.
Dulaure, Histoire physique, civile et morale de Paris depuis les premiers
temps historiques jusqu'à nos jours, Paris, 1829 (quatrième édition ),
p.43.
[5] Tratto da: http://www.france-pittoresque.com/spip.php?article12727
[6] Si trova inoltre la
capitale dei Parisii chiamata Parisia
civitas in una lettera di un sinodo
del concilio di Paris tenuto nel 362. Mémoires de la
Société nationale des antiquaires de France, Volume 23, 1875, Pagg. 394-396.
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Marco Pugacioff
va agli
!Muy buen artículo Marco!! Saludos Martha
RispondiEliminaGrazie Martha. Ciaooo
EliminaBravo Marco per l'impegno che metti nelle tue ricerche.
RispondiEliminaGrazie anche a te Nestore. a bientot
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