Giulio Cesare l'eroe chiacchierato.
Ma Cesare fu davvero la regina di Bitinia o fu solo
maldicenza?
Uno
splendido Manifesto cinematografico opera dell'artista Renato Ciriello per la
pellicola "Giulio Cesare contro i pirati"
La voce popolare dice che dove tuona, da qualche parte piove, perciò per
assonanza Cesare, era un gran finocchio come tutti gli antichi Romani. A questo
proposito vorrei farvi leggere la prima parte del secondo capitolo di un libro
sul grande condottiero dell'antica Roma:
L’esercito
romano in Asia, che per quattro anni era stato egregiamente guidato da Silla,
era tuttora inchiodato alla battaglia da Mitridate, il gran satrapo ai cui
ordini ubbidivano interi eserciti di numerosi popoli. Uno dei punti nevralgici
della lotta: l'isola di Mitilene, Lesbo, nel Mar Egeo, presso la costa
dell'odierna Turchia. Guidava i romani assedianti il propretore Marco Minucio
Termo, al quale il giovane Cesare si presentò chiedendo l'onore di combattere
ai suoi ordini. Termo impegolato nei difficili rapporti coi popoli alleati che
potevano trasformarsi da un giorno all'altro in nemici accettò molto volentieri
l'offerta del rampollo dell'illustre famiglia. Silla era sicuro che il
giovanotto così lontano non avrebbe potuto nuocergli in alcun caso.
Cesare aveva la parlantina scioltissima. Incantava. E
così riceve dal suo comandante un incarico particolare, non facile, peraltro
importante: recarsi alla corte di Nicomede IV, re di Bitinia, a sollecitare l'invio delle navi necessarie a dare
la stretta finale all'assedio dell'isola. La Bitinia, corrispondente
all'odierna regione nord-occidentale della Turchia tra il Mar di Marmara e il
Mar Nero, era un emporio di metalli, un crogiuolo di genti, punto d'incontro
tra l'Oriente e l'Occidente.
Cesare esordisce nella carriera delle armi con un
incarico diplomatico congeniale alla sua mentalità molto aperta,
internazionale. Nicomede, spodestato da Mitridate e rimesso sul trono nell'anno
84 da Silla, provò simpatia per l'ospite dall'aspetto così bello, dai modi
raffinati, autentico scampolo del bel mondo romano. Lo trattenne con una serie
di ricevimenti forse un po' più a lungo del previsto, dello stretto necessario
a raggiungere l'accordo che era stato in realtà questione d'un attimo. Né
Cesare poteva o voleva sollecitare il congedo per non contrariare l'alleato di
cui c'era tanto bisogno.
Fatto sta che la notizia di queste feste comuni
portata da commercianti romani di passaggio giunse fino a Roma ingigantita
o trasformata dal vento della maldicenza. Furono riferiti
particolari di orge culminate in rapporti intimi tra il giovane ospite e il
sovrano orientale. Associavano fonti diverse: "Cesare ha servito il re
come coppiere insieme con altri giovani favoriti", evento non certo
consono alla dignità di un rappresentante ufficiale di Roma. Ancora: "Fu
accompagnato dagli accoliti del re nella stanza da letto regale e giacque su
letto d'oro in abiti di porpora". "Si è abbandonato a relazioni
sconvenienti, col re".
Che Cesare fosse uno scavezzacollo, in tema sessuale,
non è un mistero. E i giovani romani non consideravano un disonore avere tra
loro rapporti omosessuali. È certo che questi pettegolezzi perseguitarono per
tutta la vita Cesare, che non si dette premura di smentirli decisamente mentre
si considerò sempre un amico leale e sincero di Nicomede, della sua famiglia.
Comunque, fra qualcosa come trentacinque anni, i suoi soldati tornando
vittoriosi dalla guerra canteranno: «Cesare ha messo sotto la Gallia intera, Nicomede una volta
Cesare. / Guarda, ora trionfa Cesare che tutta la Gallia ha sottomessa. / Non
trionfa Nicomede che sottomise Cesare".
Ma le maldicenze e la satira
appartengono alla leggenda dei grandi. Cesare fu grande anche nel comprendere
che era meglio che di lui si sparlasse piuttosto che di lui si tacesse.
Così è se
vi pare, diceva ( se non ricordo male ) Pirandello. E se poi volete ancora
pensarla come sempre, sul tipo che Bruto era l'amichetto di Cesare invece che
suo figlio naturale, fate pure come volete. Io preferisco pensarla come sopra.
Del resto Cesare non era certo Gilles de Rais il famigerato Barbablù.
Marco Pugacioff
Bibliografia:- Giancarlo Buzzi, Giulio Cesare, Collana I grandi di tutti i tempi, Mondadori 1976.
- Lorenzo Vincenti, Vita di Giulio Cesare, Alberto Peruzzo Editore, Milano 1985.
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