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mercoledì 1 settembre 2021

Raoul Verdini - ampliamento

 

 


Raoul Verdini

   Giovedì 18 agosto del 2016, feci una scheda succinta su Verdini, come del resto su Berti e tanti altri. Ho deciso di riscriverla, ampliandola.

 

   L’autore romano nasce il 28 maggio 1899, qui sopra lo vediamo in una foto scovata sullo scritto della pellicola animata di Pinocchio di cui parlerò più sotto. 

Inizia come bozzettista per le Ferrovie dello Stato, abbandonando questo lavoro per abbracciare il giornalismo già a 22 anni, e successivamente il disegno. È nel ’31 che inizia a collaborare con il MARC’AURELIO fino alla chiusura della testata avvenuta nel settembre del 1943.

   Sue tavole appaiono ne Il cartoccino dei piccoli dell’editore Ettore Boschi. Probabilmente sono queste qui sotto firmate VERD; lo stile però mi sembra più rigido, chissà?

Un nome, in ogni caso, da non confondere con il misterioso Vero della Gazzetta dei Piccoli.

 







 

    È il 1933, viene incaricato di illustrare il libro Il Capo Squadra Balilla, edito a cura della presidenza centrale dell’Opera Balilla, e ristampato più volte negli anni seguenti.




Ma se i suoi disegni sono veramente belli, mi mettono angoscia! Nessuno dei bambini – e questo fin dalla copertina – ride o semplicemente sorride. Se penso che mio padre e suo fratello passarono tutta questa disciplina imposta, mi viene… altro che la pelle d’oca.

Posso capire una funzione ieratica, maestosa, quasi sacrale, ma nello stesso periodo, esce sempre per l’Opera Balilla, nel ’35, La caposquadra piccola italiana illustrata da Ennio Zedda; eppure lì le bambine seppur inquadrate danno sfogo a qualche sorriso. Che contrasto.


Immagini tratte da Storia e ideologia nelle tavole di Ennio Zedda. Da Il balilla al Giornalino.

Di Giuliana Altea

 

   Nel  ’33 Verdini inizia a disegnare per Il balilla, edito a Roma dalla presidenza dell’Opera Balilla. Inizia con il personaggio di Tintarella apparso tra il 1933 e il '34, poi vengono Meo Calzetta, Archita L’alchimista, e Tiradritto & Gambalesta.

  Vi è anche una tavola venduta sulla baia, come realizzata nel '38, che in realtà ha ancora uno stile un pò rigido ed è firmata semplicemente Verd! Probabilmente è una delle sue prime opere.






 Tra il ’36, in cui vi è l’invasione dell’Etiopia e il ’37 quando i fascisti italiani intervengono in Spagna a favore di Franco, le tavole umoristiche sul Balilla vengono eliminate.

Verdini deve trovare un nuovo lavoro. Per sua fortuna lavora già da tempo al Marc’Aurelio, di cui parleremo più avanti.

Il produttore, Romolo Bacchini, assieme al figlio Carlo avevano già realizzato due pellicole animate di 300 metri ciascuna intitolate Dalla Terra alla Luna e La morte ubriaca distribuiti solo all’estero, sembra con un discreto successo [esisteranno più?]. Decidono di intraprendere – già nel ’35 – una pellicola a disegni animati dedicata al burattino di Collodi; e i due chiamarono per quest’opera una triade di autori appunto del Marc’Aurelio ovvero Mameli Barbara (1908-2001), Gioacchino Colizzi in arte Attalo (1894- 1986) e Raul Verdini.

In seguito entrarono altri disegnatori come Mario Pompei (1903-1958) e Ennio Zedda (1910-1993).

Barbara aveva già partecipato alla realizzazione di una pellicola con personaggi in carne e ossa, Le avventure di Pinocchio, ma naturalmente il progetto naufragò… Non so se poi il bel film del ’47 fosse la realizzazione di questo progetto, certo è, che anche questa pellicola, con un giovane Vittorio Gassman nella parte del Pescatore verde, non uscì mai e fu vista anni dopo.

 

Ora c‘era da realizzare una pellicola di ben 2000 metri in cui Attalo deve ideare gli sfondi, mentre Barbara e Verdini devono disegnare i personaggi e occuparsi delle intercalazioni. Fu stimato che erano necessari ben 110.000 disegni, con una media di 300 disegni al giorno e l’opera doveva essere finita entro un anno per presentarla «in tutto il mondo verso l’autunno del 1936.» con un costo preventivato di un  milione di lire dell’epoca.

 


foto ripresa da

http://bottegapartigiana.org/le-avventure-pinocchio-attalo-verdini-barbara/

dove si indica Carlo Bacchini di spalle, con la testa piegata.

Il secondo a sinistra (è una mia impressione) potrebbe essere Verdini, ma gli altri?

comunque come studio di animazione è più simpatico questo, di quello a Recanati

dove lavorai un paio d’anni, nel ‘95.

 

Ma Barbara dichiarò a Mario Veger «Tale impresa si rivelò molto dilettantistica». Comunque, sembra che fu Verdini a dare un impronta così delicata e pulitamente spiritosa all’opera, la fatina in ogni caso era opera di Barbara.

Purtroppo Barbara riferisce che «dopo un anno di lavoro, il film fu interrotto per mancanza di finanziamenti».

Eppure, secondo Verger «Raoul Verdini avrebbe tentato in un secondo momento di portare a termine il film da solo, cercando di trasformarlo a colori con il sistema Catalucci, tuttavia non riuscendo nell’intento.»

Guarda caso uno yankee arrivò a racimolare il negativo della pellicola. Era Disney che pagò per avere tutto il materiale dell’opera, oltre 50.000 disegni e le pizze del film. Infatti Zedda riferisce «A Verdini di tutto questo non era stato detto nulla inizialmente. Tutto la cosa è stata fatta dicendo a Verdini che facesse una pausa, che mettesse in riposo i disegnatori, che dopo quindici giorni si sarebbe ripreso il lavoro. Verdini intanto era andato avanti con le scene. […] L’avvocato Todaro [sembra il finanziatore della pellicola, Nota mia] fu contattato da Disney direttamente e gli chiese chi aveva i diritti del cartone. Lui rispose che li avevano lui e lo stesso Verdini. Disney fece questa proposta e Verdini non ebbe poi nulla da obiettare [poiché sulla lavorazione del film erano nel frattempo sorte polemiche e persino un caso giudiziario] ed ebbe successivamente l’ordine di consegnare tutto, celluloidi, pizze, fino all’ultimo disegno.»

Quasi sicuramente la pellicola praticamente terminata è rinchiusa negli studi californiani della Disney (come ne è certa la nipote di Mario Pompei, l’animatrice Silvia) e non vedrà mai la luce, come il pinocchio nipponico realizzato in quegli stessi anni…

Ma Pinocchio mio, senza cattiveria ma… niente, niente che porti un po’ jella? O più semplicemente c’erano dietro gli artigli di Lorenzini (Collodi Nipote) che cercava di ricavar più denaro possibile dalla creaturina di suo zio…

 

Si torna al Balilla, con altri personaggi come Teodolindo Giramondo o Tonio lupo di mare, il buon Pandoro, personaggi semplici e non legati all’ideologia della rivista.



Una prima pagina del 1939 dalla Baia


 Una bella tavola e la sua pubblicazione

sul Balilla del '40 in vendita sempre sulla Baia

 


Una bella storiellina pubblicata su Lupettino nel ’51. Più che probabilmente era una ristampa delle sue opere sul Balilla, infatti Pippo dovrebbe esser Meo Calzetta.

 

   Queste tavole poste in vendita sulla Baia, dovrebbero venire, come mi raccontato sovente al telefono Michele Arcangelo Jocca, da una stanza della Casa Editrice A.B.C., di Roma in via Lucchesi, 26. Narra infatti Luca Boschi alle pagine 25 e 26 del suo libro Italia ride: “Jocca, che abbiamo lasciato a vagare nei locali della casa editrice in attesa di essere ricevuto, come ogni mercoledì, da Eros Belloni, la cui scrivania si trova a fianco di Tofano. «Sei puntuale come una cambiale!», lo rimproverara bonariamente Belloni di solito. «In quell’edificio, che era stato la sede del Balilla», ricorda ancora nel 2020 l’anziano ma lucidissimo Iocca, «ormai tutte le stanze erano completamente vuote, era occupata solo quella di Belloni. Quando gli portavo i miei disegni o prendevo i soggetti per i lavori successivi, dovevo sempre aspettare che si liberasse da altri impegni, prima di potermi ricevere. Un giorno, nell’attesa ingannavo il tempo gironzolando per i locali vuoti. Ad un tratto… che  sorpresa! Al centro di una stanza giaceva un cumulo enorme di carte e disegni che evidentemente erano stai portati in fretta e furia». Iocca ne parla con entusiasmo di un Alì babà finito nella caverna dei Quaranta ladroni. «Era tutto il materiale usato per realizzare i numeri del Balilla. Belloni l’aveva salvato dalla distruzione quando il giornalino aveva cessato le pubblicazioni, già parecchio tempo prima. C’erano disegni di Kurt Caesar, Raul Verdini, Enrico De Seta, Ennio Zedda, Mario Pompei… Tutti autori che avevo sempre ammirato».

 

In questo inizio degli anni ’40, Verdini illustra dei libri come Temistocle, la vuole così, personaggio già apparso sul Marc’Aurelio e Professioni allo specchio sempre di Celso Maria Garatti (Treviso 24 ottobre 1899 - ?). Ed anche il libro di Sandro Asor Rosa Capitan Baruffa delle Edizini Atlantica del 1944.

 

 
- Ho mi dai diecimilalire oppure ti cancello!
Bravo Raul!

 
due belle illustrazioni da professioni allo specchio
 
 


Durante il ventennio Verdini fu costretto ad italianizzare il suo nome da Raoul in Raul (notizia ripresa dallo scritto sulla pellicola di Pinocchio, presente  in rete dal 2020), più che probabilmente era sotto l’occhio del regime cattolicofascista dell’epoca, e per poter lavorare... 

Questo fa capire il pesante clima di tensione di quegli anni e per cui il suo nome compare nell’elenco dei 360 intellettuali e personalità che aderirono al Manifesto della razza del 1938. 

E insieme a lui vi sono le firme di Angelo Marco Bioletto, il papà di Cucciolo & Beppe Federico Pedrocchi, Giove Toppi, Gustavo Rosso (lo splendido illustratore Gustavino), Mameli Barbara, Walter Molino, Ennio Zedda e perfino Enrico De Seta e Pier Lorenzo De Vita; molti di questi artisti quasi sicuramente furono COSTRETTI a firmare. Sorprende che vi siano anche il nome di Paolo Lorenzini (Collodi Nipote), ma nessuno ha mai detto niente sopra quelle di Giuseppe Tucci un sedicente archeologo maceratese legatissimo al regime, e peggio ancora di Giovannino Guareschi!

A questi ultimi due dedico questa vignetta a loro adattissima.

Simpatica vignetta di autore ignoto

 

   Se però fosse legato al regime non credo proprio. Nel ’40, quando l’Italia è ormai in guerra Verdini illustra anche un fascicolo mensile dell’editore Campi di Foligno, Lo stornellatore della radio sociale. Il numero che possiedo è il secondo edito il 15 dicembre.

 


La copertina è graziosa, mette serenità. Padre, madre e un bebè sono sull’uscio della loro casa, in cui si intravede sullo sfondo un focolare. All’interno della rivista ci sono delle illustrazioni che fanno da cornice ai vari stornelli per i lavoratori.


Ci sono delle illustrazioni dedicate; una ai portinai godibilissima, ma subito arriva il milite alla frontiera, fiero, ieratico, senza sorriso – in effetti, un militare, se non è di carriera, che c’ha da sorridere? – ma mi ha colpito la vignetta del lavoratore dietro ai malefici finanzieri: Non sorride! Al contrario del capofamiglia della copertina, non sorride. C’è, effettivamente c’è un messaggio di disaccordo col regime. Si vede, si sente!

 





Dopo la nave militare…


…arriva una giovane dagli abiti da campagna, fresca, dall’aria focosa e gioiosa, davvero graziosa; tanto da ricordarmi  Trisuzza (Franca Gandolfi), l’innamorata di ‘Ntoni (Domenico Modugno) su Questa è la vita del ‘54.

 



Però subito dopo c’è un giovane lavoratore in terra (presumo) d’africa. Anch’egli non sorride.

 


Sorride invece, in maniera furbesca, un cantiniere con un aria da professor Occultis che vuol sempre tirare un brutto tiro per poter ber e mangiare senza pagare, alla faccia di Pantalone.

 


 


La maestrina e la nonnina, ed infine un balia procace, quasi un sogno erotico sul modello dell’attrice Angela Luce circuita da un famelico Totò che gli bacia il suo seno generoso… ricordate Signori si nasce del ’60?


   Non sia considerato fuori luogo il riferimento a Totò. In quegli anni – l’avevo letto un fumetto, mi sembra stampato sul giornalino – il principe della risata in un suo siparietto comico, fece una battuta sugli “uomini in nero” o qualcosa del genere. E il teatro fu incendiato dalle camicie nere. Totò avrebbe voluto fuggir via, ma subito ci ripensò, tanto dove avrebbe potuto andare?

Foto ripresa da Totòtruffa2002.it

 

E non è finita lì, in una testimonianza televisiva ho sentito quest’altra. Sempre Totò a teatro lavorava con la grande Anna Magnani che doveva dire una battuta come “respirare aria di libertà” o qualcosa del genere; le camicie nere, con pistola al fianco, intimidirono tutti i componenti della rivista. Ma Totò e tutti gli altri tremavano di paura. La Magnani era una bella donna con una “testa calda”, ed effettivamente fece letteralmente di testa sua, perché scoppiò con un “respirare un po’ d’aria pura!”. Fu un’apoteosi di applausi.

Questo era il clima di quegli anni, che è lo stesso clima di oggi, e che peggiorerà sempre più. Regimi di ieri, regimi di oggi, sempre con capi eletti dai finanzieri.

Perché gli stati, invece di chiamarli regni, imperi, repubbliche… non li chiamano come sono in realtà, ovvero finanziarie? Tanto è inutile illudersi ancora che sia il popolo a comandare.

 

Il Marc’Aurelio

 

  Fin dal ’31 Verdini fu uno degli illustratori della mitica rivista Marc’aurelio, e vi ripropongo qui alcune magnifiche illustrazioni.

In questa pagina ho inserito anche un’illustrazione di Temistocle, che – avete visto più sopra – sarà portato in libro nel ’40.


Però anche lui, nel disegnar belle donnine – anche se meno realistiche di quelle di Barbara – non manca di grazia.




 

E infine, un piccolo fumetto tra Barbara e De Seta…

 


   Marc’Aurelio chiude i battenti nel ’43. cosa abbia fatto per sbarcare il lunario Verdini, per occuparsi dei suoi cari, non saprei. De Seta – testimonianza datami da Michele Arcangelo Jocca – faceva caricature ai soldati yankee, ma Verdini?


Durante la liberazione, in ogni modo, collaborò con il cuore dei piccoli, dove, nel ’44 realizzò a puntate e in versi Le avventure di Pinocchio ridotte e illustrate da Verdini. Purtroppo questa rivista non è stata scansionata e non si trova in rete. Chissà se qualche biblioteca ne abbia una collezione…

Collabora nel ’45  con l’Orlando, il Pettirosso, il partigiano, l’asino…

Vignetta pubblicata senza firma, ma il suo stile è inconfondibile


 … il Pasquino, e contribuisce alla nascita di Liscio e busso insieme ad Angelo Migneco e ad Augusto Camerini

 




   Nel ’47 Totò – sempre lui, ma è inevitabile - fece una simpaticissima pellicola intitolata I due orfanelli dove interpreta un Napoleone da operetta insieme a un Galeazzo Benti in veste da re Gioacchino, che insieme a Carlo Campanini (tipo maresciallo Ney?) assistono ad una baruffa da guerre napoleoniche.

 

Alla fine l’imperatoruccio Totò premia i superstiti e li conta; appena una quindicina e decide di ritrovarli tutti in un raduno… però poi esclama «…e non facciamo poi che fra un anno, quando si fa il raduno si presentano in 40.000».

Infatti al primo raduno partigiano intervennero molti di più di coloro che parteciparono alla guerra di liberazione. Ma gli italiani – né più, né meno di Re Gioacchino, soldato di gran fegato, conquistatore di Mosca (fu lui, da Re di Napoli, ad entrarvi per primo) ma politicamente un disastro – sono dei gran opportunisti!

Così si capisce la seguente tavola dal Marforio:

Dopo, se da qui, si vuol dire che Verdini fosse un “traditore” – così come ho sentito appellar anche Dario Fò – c’è ne dovevano essere parecchi de ‘sti “traditori”…

Un bel Ex-Libris

Dal ’46 al ’58, Verdini è redattore della rvista comunista Vie nuove ed entrò poi nel quotidiano romano Paese sera fino al gennaio del ’63.

È il 1951 e Raul Verdini illustra un libro per fanciulli scritto da un autore conosciuto l’anno prima, Gianni Rodari: Il romanzo di Cipollino! 


 

È l’inizio di un periodo fecondo e soprattutto di una coppia formidabile ed anche della collaborazione tra Italia (l’Unità) ed all’estero, come in Unione Sovietica dove viene pubblicato su la Pravda, la Literaturnaja gazeta, il Krokodil e nell’ Eulenspiegel (nella Germania Orientale).

    Quando nasce Il Pioniere dalle ceneri de Noi Ragazzi che cessa le pubblicazioni col numero 32 del 6 agosto del ’50, viene annunciato nel primo numero del 3 settembre del ‘50 l’arrivo di Cipollino e dei suoi amici, che saranno insieme a tanti altri personaggini come tra gli altri Chiodino di Berti, o il cagnolino Pif di Arnal …


La prima illustrazione di Cipollimo dal n. 1 del Pioniere
da www.ilpioniere.org/
dove si può scaricare tutte le annate della mitica rivista 

 

  E contemporaneamente inizia una buffa storia d’Italia su testi di Alberto Cavaliere intitolata La leggenda di Roma.


Con loro verranno Le maschere, i fumetti di Arlecchino e Pulcinella perennemente affamati.

E la famiglia di Chicchiricchio, le ragazzine Lala & Lola che fanno impazzir il loro nonnino e…



Ed infine ritorna ad illustrar (ancora il personaggino di Collodi, si vede che era destino!)  Pinocchio su rime baciate di Gianni Rodari.

 



Il personaggio di Karakylka

 

Verdini collaborò anche a La via migliore e a Bambola (anche qui, più che probabilmente erano ristampe di suoi lavori dal Balilla come Pippo Pallino).


Un numero del ’67 dalla Baia

 

Ed anche alla rivistina trilingue (italofrancobrasiliana) Miao. Tra i miei Cuccioli, Tiramolla, Felix e Pinocchio  ne ho scovato un numero malridotto che conservo da anni; i disegnini di copertina sono di Roveri (Miao) e di (presumo) Elena Poirier.

Il disegnino in quarta di copertina sembra Verdini ed ha effettivamente tutto il suo semplice e magico stile.


Ora è il momento di riposare e il 4 dicembre dell’81, alla bella età di 82 anni Raoul se ne và.


 L’Unità dà l'annuncio della scomparsa di Verdini

 

  Fonti:

-          http://www.lfb.it/fff/fumetto/aut/v/verdini.htm

-          http://www.lfb.it/fff/fumetto/test/b/balilla.htm

-          https://it.wikipedia.org/wiki/Raoul_Verdini

-          https://collezioni.unimi.it/fondiapice/?page_id=48#

-          https://www.academia.edu/40959677/Storia_e_ideologia_nelle_tavole_di_Ennio_Zedda_Da_Il_Balilla_al_Giornalino

-          http://bottegapartigiana.org/le-avventure-pinocchio-attalo-verdini-barbara/

-          https://moscowseasons.com/en/news/cipollino-and-others-illustrations-for-gianni-rodaris-books-in-italy-and-the-ussr/ 

 

 

Marco Pugacioff

Macerata Granne

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01/09/'21

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