Adolfo Cagnacci
Illustrazione
del racconto Il re burlone dal Pioniere n. 46 del ‘53
Molto scarse le notizie su questo autore. La sua scheda in
Lambiek è molto semplice e recita così:
«L'artista e pittore italiano Adolfo Cagnacci scrisse
storie illustrate comiche per diversi giornali negli anni '50. Ha collaborato
con la rivista Il Pioniere, dove ha creato una versione a fumetti di
"Candide" di Voltaire, nonché "Il Prode Anselmo" e la serie
"Comiche di Pierrot". Negli anni '60 ha lavorato come vignettista per
Paese Sera, creando vignette anti-militari. Ha anche iniziato a lavorare nel
campo del cinema, come sceneggiatore e persino come attore. Durante gli anni
'70, creò una serie di dipinti sul Medioevo, che furono esposti a Roma e
Tarquinia nei primi anni '80.»
Il primo lavoro
sul Pioniere è appunto Candid e il Dottor
Pandoss su testi di Bragaglia (parente del regista?).
Concluso Candid
arriva Il Milionario che rubò il sole
Seguito poi dal Prode
Anselmo.
Viene poi la tenera Romoletta
Le comiche di Pierrot che finiranno al n. 16 del ‘53
L’allucinante Cactus
Bill, con un inizio degno della storia del mitico Eracle e di Pecos Bill,
mi ricorda un po’ Billy il pistolero
di Kerac.
Ebbe l’onore anche di una copertina…
… prima di salutare i lettori
Poi arriva Toni e
Giacomino, presentato dal Signore
Gentile che ricorda i teneri personaggini di Egidio Gherlizza.
Oltre ad alcuni raccontini illustrati e perfino un breve
romanzo sempre da lui illustrato: Balì,
un topo nello spazio.
L'Oscar noioso
Lavorando Cagnacci
nel mondo di Cinecittà ho cercato di scovare le sue tracce. Da quel che ho trovato,
ha iniziato come assistente alla regia ne L’assassino
di Elio Petri nel ’61; La commare secca di Bertolucci del ’62; nella
pellicola ad episodi L’amore difficile
del ’62; L’attico di Gianni Puccini
del ’63; I nostri mariti, altra
pellicola a episodi del ’66; Un colpo da
re di Angelo Dorigo del ’67 e un titolo (!) che è molto adatto a lui, Il lungo, il corto, il gatto [si sà, tra
gattini e… cagnacci… non corre buon sangue] di Lucio Fulci che ha diretto una
delle tante comiche di Ciccio e Franco.
Ma l’ultimo
titolo, il più interessante è Se incontri
Sartana prega per la tua morte del ’68, di Gianfranco Parolini con Gianni
Garko e Fernando Sancho, con le evocative musiche di Piero Piccioni.
Sul Dizionario del western all'italiana di Marco Giusti leggo che Fabio Piccioni ricordava che «Era un momento che eravamo senza soldo ['sta cosa non cambia in tutte le epoche...Puga], non sapevamo cosa fare, così siamo finiti in un'osteria nei pressi di Piazza del Popolo, io, Gigi De Santis e Adolfo
Cagnacci, uno che faceva le vignette su l'Unità, molto amico di Pino Zac.
Guarda
tu, proprio sul Pioniere a firma Zac e con uno stile
molto
simile a Cagnacci una simpatica parodia dell’Uomo Mascherato.
Ci siamo messi a tavolino, a Chianti e mortadella, e
abbiamo ideato questa storia che è stata poi comprata da Aldo Addobbati, che
per motivi di amicizia ci ha appiccicato anche il nome di Renato Izzo. Poi il
film è finto inmano a Parolini e, rispetto al nostro copione, il film è
cambiato moltissimo, [...] Quanto al nome Sartana lo abbiamo inventato noi in
quell'osteria. In Abruzzo la sartana è la padella.»
Una
foto da Sartana finisce su Miki ad opera di Dino Busett
Lo stesso Garko [icona dei Polveroni insieme a Gemma e a Hilton] ricordava «
Io avevo tra le mani due sceneggiatori dei quali ero
amico. Costoro portarono un’idea, che prima fecero leggere a me, e io dissi che
poteva funzionare, perché il personaggio protagonista non era coinvolto
sentimentalmente nella vicenda. Parolini andò subito d’accordo con questi
sceneggiatori, ci mise molto di suo in questa storia, caratterizzò il
personaggio come Mandrake, con il mantello nero, introdusse delle gag
con oggetti meccanici, tipo James Bond, con effetti molto particolari: lui era
uno che guardava molto ik cinema. Guidati poi da Parolini, misi a punto questo
personaggio di Sartana che ripetei in quattro film, e devo dire che in alcuni alcuni
lo avevo portato alla perfezione»
In breve comunque il motivo trainante del polverone è un carico d’oro (come in
molti spaghetti-western) conteso da due bande rivali, ma Sartana ci si mette di
mezzo e uno dei capobanda lo uccide con un colpo in fronte degno di Tex Willer
(o appunto Gemma). Ma Sartana, fa vero figlio di madre ignota - basandosi sulle idee fisse di Lasky (il
capobanda interpretato da Wiliam Berger, poi un Kit Carson da pensione nell’85) – non muore grazie a una placca di
bronzo sotto il suo capello…
Il bel manifesto opera di Angelo Cesselon (1922-1992)
Vi dirò, ma questo espediente lo vidi da regazzino in uno
dei molti pomeriggi passati alla televisione a veder telefilm e pellicole cinematografiche;
il film giapponese – rivisto poi con sottotitoli su Fuori orario – era incentrato
sulla lotta tra un killer professionista che al suo ultimo lavoro, a causa di una farfalla sul mirino sbaglia il suo
bersaglio umano, e deve essere ucciso dal suo clan, in particolare dal sicario
capo che è il killer numero uno e Goro Hanada (l’attore Joe Shishido) si salva (vabbè.
Muore lo stesso) né più né meno come Sartana, mettendosi dei cinturini di
metallo sulla fronte.
Domanda : Cagnazzi e i suoi amici possono aver preso
spunto da una pellicola uscita l’anno prima in Giappone – secondo la famigerata
wiki – senza successo?
Macchina
da presa indiscreta.
Dopo tanto parlare, senza nulla dire – che informazioni ho
dato su di questo autore – per finire, nel sito della Lambiek vi era un
collegamento al sito di Cagnacci, ma è ormai inattivo, e questo mi dà da
pensare ad una sua recente scomparsa.
Fonti:
-
Marco Giusti, Dizionario del western
all’italiana, Mondadori 2007, pag. 458.
Marco Pugacioff
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