Carlo
Magno
e la
leggenda di
Champdolent
Sogni & Storia
Visioni dal mondo della Storia
dipartimento della Charente Marittima [Charente-Maritime],
nella provincia della Santongia
[Saintonge]
alla frontiera dell'Aunis.
Che
in questa regione sia passato Carlo Magno lo si legge nella pagina dedicata alla
città di Tonnay-Charente
Blasone di Tonnay-Charente
in cui è scritto «allorché Carlo Magno riconquista a sua volta L’Aquitania [prima
ci aveva pensato Pipino il Breve] e
la sottomette al suo reame, la Santongia è pacificata e conosce per un po’ di
tempo una certa prosperità. Delle leggende tenaci sono allora legate al nome
dell’illustre imperatore le cui visite in terra di Santongia avevano lasciato
il segno nella provincia. Non solo, in un toponimo
al nord di Tonnay-Charente, le "chemin Charles" designa
l'antica strada che collega la città di Tonnay a Muron e sarebbe attribuita a Carlo Magno.[1]»
Come
nel castello di Taillebourg - situato su uno sperone roccioso che difendeva il
primo ponte sul fiume Charente e da lì fino alla sua foce - capoluogo della
omonima contea che ebbe nel medioevo statuto di città, qui Carlo Magno vi
avrebbe dormito durante la sua campagna contro i Saraceni Intorno all'anno 800[2].
A
circa una decina di chilometri da La Rochelle, anticamente vi era un Castrum Julii, porto romano dell'Aunis, che fu anch’esso
fortificato da Carlo Magno. Poi venne Châtellaillon che fu la mitica capitale dell’antico
pagus Aliniensis che diede il suo
nome al fiume Aunis.
La città di Montmeillan, completamente
annientata, e l'antica città di Châtellaillon, che si trovava sulla punta di
Châtellaillon, sono state inghiottite dai flutti verso il 1430. Nel 1660, le sette
torri che restavano delle mura della vecchia città di Châtellaillon cedettero insieme alla scogliera[3].
Dalle avventure di Un ragazzo nel Far
West. L’isola del diavolo di Gianluigi Bonelli. Zenith Gigante n. 50 – maggio del
1965
Tanto che in un libro del 1831 Si legge «Chatelaillon era allora la
principale città del paese dell’Aunis. Carlo Magno la
fece circondare di bastioni allorché fortifica tutti i porti della Gallia
orientale per garantire il suo stato dalle incursioni dei Normanni. Questa
città non esiste più: il mare la invasa. Il villaggio di Chatelaillon, situato
sulla costa, a due leghe a sud di La Rochelle, non è nemmeno stato costruito
nel luogo dell’antica città. “Tanto che Chatelaillon esisteva, il luogo dove
era stata costruita La Rochelle non era che un semplice borgo, dice un altro storico
di questa città; ma Chatelaillon si rovinò e il borgo e villaggio di La
Rochelle venne individuato come un luogo con una buona situazione, e incominciò
a fortificarsi di case, famiglie e abitanti.”. Si vede, da questa
testimonianza, che l’origine di La Rochelle data dalla rovine di Chatelaillon.[4]»
Presso il vecchio castello di Champdolent, sempre nella Charente
Marittima – come potete vedere da questa straordinaria visione aerea – vi è ciò
che resta dei fossati, delle mura e del mastio di un antico castello. Pensate
che al suolo non si distingue assolutamente nient’altro che un prato circondato
da siepi, con sparsi ciuffi d’erba e qualche canale.
Il toponimo Campdolent sta a significare
“campo del dolore”, e fu probabilmente un campo di battaglia contro i Saraceni
o i Normanni[5].
Ebbene la leggenda locale afferma che questo
maniero fu raso al suolo proprio da Carlo Magno[6].
Con tutte queste leggende sembra di essere qua in Italia, nelle Marche...
Con tutte queste leggende sembra di essere qua in Italia, nelle Marche...
Marco Pugacioff
[1] F. de Vaux de Foletier, Histoire d'Aunis
et de Saintonge, Princi Néguer Editor, p.17 Nota e
spezzone tratte da: https://fr.wikipedia.org/wiki/Histoire_de_Tonnay-Charente
[2] Vedi: http://www.valsdesaintonge.org/communes/370-taillebourg
da notare che Nel 1179, vi
arriva anche Riccardo Cuor di Leone [chissà se c’era pure Robin Hood?] che dà
l’assalto alla fortezza e dopo la vittoria ne ordina la sua distruzione.
[4] Vedi: M. Vaysse de
Villiers (Régis-Jean-François), Description
routière et géographique de l'empire Français divisé ..., Volume 14 pagg. 57-58. Disponibile in google libri.
[5] Vedi nota 3
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