San Silvestro II[1]
francese di Aquitania ( 999-1003 )
«Gerbert,
le pâtre de la montagne, portant noblement la tiare de Pierre –
Gerberto, il pastore
della montagna che portò nobilmente la tiara di Pietro»
ho letto questa bella frase in
:
Era nato ad Belliac (che significa bel luogo
per la freschezza delle sue ombre), povero e umile villaggio in una valle
profonda in mezzo alle montagne dell’Auvergne, nel dipartimento di Cantal,
presso di Aurillac[2], da poveri genitori e gli fu imposto il nome di Gerberto.
La data è ancora oggi incerta, forse il 938 come ritengono gli studiosi
francesi, o più verosimilmente più tardi nel 945. La leggenda dice che quando
nacque, un gallo [che rompe il silenzio della notte e che allontana le potenze
delle tenebre] davanti alla modesta casa paterna cantò altissimo tre volte. Rimasto orfano fu raccolto dai
monaci di San Geraldo di Aurillac, dove entrò nell’ordine di San Benedetto.
Un povero e umile villaggio
Colle
Gerberto a Belliac, oggi.
Nel 967, il giovane Gerberto arriva a Narbona,
capitale della Catalogna, in Spagna. Nel monastero di Ripoli, venivano tradotti
i classici dell'antica Grecia, oltre a testi di d'astronomia, geometria e
aritmetica, dall'arabo (gli arabi li avevano tradotti, a loro volta, dal Greco
antico alla loro lingua.[3]) in latino. Poi andò a Cordoba, in quegli anni
califfato omayyade, che era il centro della civiltà più sviluppata all'epoca.
Gerberto, impressionato da questa enorme miniera di cultura, dovette
abiurare il suo credo per abbeverarsi a tutta questa conoscenza[4]. In Marocco,
vi è a Fes, l'università più antica del mondo, e
Gerberto andò
anche lì[5]. Perfezionando la propria
istruzione, ritorna in Europa. Dopo pochi anni, era già stimato il grande
filosofo del suo tempo. Dopo esser stato abate del celebre monastero di
Bobbio[6] fu fatto Arcivescovo di Reims, passando poi a Ravenna.
Era coronato papa nell’Aprile del 999, e secondo
leggenda fu l'intero popolo romano che lo acclamò pontefice[7]. Assumeva
il nome di Silvestro II. In ricordo di papa Silvestro I che ricevette Roma
dall'imperatore Costantino (secondo la falsa Donazione di Costantino).
Fedele, infatti, all’amicizia di Ottone III ne sostenne la politica,
accompagnandolo come un'ombra, anche nella sua fuga a Todi. Fu pio, zelante,
umile, coraggioso: versato nella teologia di matematica. Lasciò scritti di
teologia, di matematica, di astronomia. Governò la Chiesa con senno e virtù, per
4 anni, 1 mese, 9 giorni morendo il 12 marzo 1003.
Sulla morte di Gerberto
si è scritto che fu avvelenato da Stefania, la vedova di Crescenzio, che
Ottone III, fece sua amante, dopo aver fatto uccidere il marito a Castel Sant'Angelo.
Non per niente, si è detto che la giovane romana aveva avvelenato anche
l'imperatore l'anno prima a Paterno[8].
È il primo papa francese. La casa in cui visse
da fanciullo è ancora in piedi e la venerazione della gente la chiama col nome
di casa del Papa. Scrive Mario Bacchiega nel suo libro Silvestro II, papa
mago che la «casa del papa» è una piccola casa di quattro stanze, due al
piano terra e due al primo piano. Oggi è molto ampliata dall'antiche sole
stanzette a terra. Più che una casa è un ricordo fatto di muro. Una casa che dà
su una valle abbastanza stretta che un ragazzo di corsa potrebbe giungere dal
cordone montagnoso di levante a quello di ponente in una corsa di pochi minuti.
Una valle percorsa da un corso d'acqua "chiamato pomposamente Giordano."
Fu giudicato l’uomo più sapiente del suo secolo
e per questa sua saggezza corse la leggenda che fosse mago e operasse per potere
di spiriti.
Silvestro II e il diavolo
Gli si attribuisce l’invenzione dell’orologio a
bilanciere che fu in uso sino al 1640, quando al bilanciere subentrò il pendolo.
Introdusse in Europa i numeri arabi e per conseguenza il sistema decimale, base
della nostra aritmetica.
Una visione di Gerberto tra
numeri e ninfee, tra cui la sua Melusina.
Si dice che da una delle torri del Laterano
contemplasse le stelle e poi le studiasse, sopra una sfera celeste da lui stesso
costruita. È l’unico papa astronomo e matematico che abbia avuto la Chiesa.[9]
Il laterano a Roma non ebbe mai
torri, ma se il Laterano è quello in val di Chienti...
Per tutto il Medioevo corse la leggenda della
sua magia, leggenda che si venne formando dopo la sua morte, perché nessuno dei
suoi contemporanei, sopra tutti Richerio suo grande amico e che dedicò al Papa
quattro libri di storie, parlano di queste cose.
La
chiesa St-Simon.
La cittadina è a nord est
di Aurillac, all'ingresso
della valle del Jordanne (
Giordano ), ai piedi
del Puy ( Colle ) Mary. foto
ripresa da:
http://lapradelle-cantal.com/decouvertes.html.fr
Gli
affreschi della chiesa St-Simon, che descrivono in 12 pannelli la vita di Gerbert. Sono opera
del pittore ungherese Gabor Szinte e sono stati inagurati nel giugno 2005. Dal
blog:
http://le15.perso.sfr.fr/villages.html da:
http://www.cantal-destination.com/site/patrimoine-culturel/saint-simon/les-fresques-gerbert/tourisme-PCUAUV015V50022F-1.html
e da:
http://voyagesfilippiens.over-blog.com/78-categorie-1248501.html Le immagini
complete si trovano nel sito del pittore:
http://www.festomuvesz.hu/szintegabor/
Dice la leggenda che Gerberto, il quale era mago
e aveva commercio con gli spiriti, aveva saputo da un suo demonio che egli non
morrebbe sino a tanto che non celebrasse messa in Gerusalemme. Illuso dalla
equivocazione del nome, pensando si dovesse intendere Gerusalemme di Palestina,
andò a celebrare, il dì della stazione, proprio in quella chiesa di Roma che
appunto si chiama Gerusalemme, dove sentendosi venire addosso la morte, supplicò
gli fossero tronche le mani e la lingua con le quali aveva disonorato Iddio.
Questa la diceria ma
« Gli stessi
protestanti – dice Arturo Graf – rinunziarono a usare della leggenda come di
un’arma contro la chiesa di Roma e alcuni di essi risolutamente la confutarono
».
Una tradizione
attribuisce a questo Papa l’istituzione universale, della Commemorazione di
tutti i defunti.
Scrive Hock al capitolo XI del suo libro: «Confermò
indi e rese universale la festa, che Odilone
di Clugny aveva introdotto l'anno antecedente
(998) nel suo chiostro in Commemorazione de' fratelli Defunti.»
Mentre
correvano gli ultimi giorni del 999
si dice che i popoli aspettavano terribili avvenimenti.
Ritornavano in mente l'antica tradizione del regno millenario di Cristo e
ne tenevano vicina la fine. Dice Hock che un
eclissi di sole ebbe luogo in quei
giorni e venne vista come un preludio, e come un segnale di sventura
durante la festa dell'Annunciazione in
venerdì. Alcuni consacravano gli animi loro a pie meditazioni, fondavano
chiostri, arricchivano di doni le chiese, facevano elemosine. Pertanto
mentre il decimo secolo dell'Era cristiana stava per compiersi, Gerberto di
Aurillac papa da pochi mesi, – che come pontefice controllava i calendari –
nella notte dell’ultimo giorno dell’anno 999, con
lo svolgimento della messa solenne sancì la fine dell’Alto Medioevo e
soprattutto la fine dell’incubo dell’«Apocalisse»: la liberazione di Satana
dalle catene!
Acquerello originale firmato da Angus McBride del 1973.
dal bel sito:
http://www.illustrationartgallery.com/acatalog/info_McBrideEclipse999.html
dove è scritto «Il panico millenario nel dicembre 999 portò la maggior parte delle persone a credere che Cristo era di ritorno segnalando così la fine del mondo. Quando la gente si svegliò in un perfettamente normale primo gennaio si resero conto di essere stati ingannati. Alcuni storici ritengono che questo fu una prima indicazione dell'alba dell'illuminismo. »
dove è scritto «Il panico millenario nel dicembre 999 portò la maggior parte delle persone a credere che Cristo era di ritorno segnalando così la fine del mondo. Quando la gente si svegliò in un perfettamente normale primo gennaio si resero conto di essere stati ingannati. Alcuni storici ritengono che questo fu una prima indicazione dell'alba dell'illuminismo. »
Si era ancora
nel Medioevo, ma l’alba del primo di gennaio del 1000 portò una nuova speranza
nei cuori della gente. È per questo che l’ultimo dell’anno è consacrato a San
Silvestro, e Silvestro è lui, non come sempre portato erroneamente Silvestro I.
E' per questo che si vorrebbe che sia stato Silvestro II a celebrare
il primo giubileo dell’anno santo. Ma gli avvenimenti che seguirono all'apertura
della tomba di Carlo Magno ad Aquisgrana da parte di Ottone III – non
bisogna disturbare il sonno dei morti – portò a delle rivolte generali nel
territorio di Roma e nessuna festa poté compiersi.
Melusina, il demone-guida di
Gerberto, gli profetizza la sua vita
Anche soleva
dire: la somma facoltà che ha Pietro, non può essere paragonata ad alcuna
felicità.
Avvisava i
Vescovi per iscritto, riprendendoli severamente. Avendo il Vescovo di Laon[10]
mancato in molti modi al suo dovere, il Papa gli scrisse: « Silvestro, Vescovo
servo dei servi di Dio: Non meravigliatevi se non trovate in testa alla nostra
lettera né il saluto, né la benedizione Apostolica. Sotto il nome di Vescovo voi
avete, a forza di delitti, cessato d’essere uomo. La fedeltà eleva un uomo sino
a Dio, la perfidia lo abbassa al livello dei bruti ».
È stato il primo
Papa a lanciare l’idea delle crociate, eccitando principi e nazioni a una guerra
alleata, per liberare dal giogo dei maomettani la Terra Santa e i cristiani
d’Oriente.
Diede molto
impulso alla propaganda cristiana in Polonia e in Ungheria. Consacrò S. Stefano
I re d’Ungheria, gli diede il titolo di Apostolico e concesse a lui e ai suoi
successori di farsi precedere dalla croce allorché uscivano in pubblico. Molti
cronisti ricordano una visione avuta da Gerberto sul conferimento della corona
d'Ungheria.[11]
Stefano I il Santo,
duca d'Ungheria (1000-1038), insignito della croce e della corona regale da un
legato di Silvestro II (999-1003), dona il suo regno alla Santa Sede. - affresco
dalla seconda sala della Biblioteca apostolica vaticana.
Gerberto, un uomo
che ha sempre bevuto con avidità al calice della Conoscenza. Un uomo che alla
sua morte si ebbe difficoltà, scrisse Costantino Grimaldi nel 1751, a inumare in
terra santa, a causa di un libro ripieno di figure che era nella sua stanza. Un
semplice libro di matematica, creduto di negromanzia.
Il monumento eretto ad Aurillac
Da ragazzino Gerberto taglia un ramo
per farci un tubo da cui osservare le stelle. I frati dell'abazia di San Geraldo di Aurillac
sono impressionati dalla sua intelligenza.
Sfruttando il vapore ideò un organo
le cui canne venivano riempite di ventus (vapore acqueo che faceva
vibrare le linguette).
Ed ecco l'elezione a Pontefice.
Questo pannello è quello che è stato più esposto alle intemperie.
immagini tratte dal blog della
signora Lily Flore:
http://liliflore.over-blog.net/article-493-decouverte-d-aurillac-et-son-pape-de-105547727.html
La sua tomba a San Giovanni in
Laterano al secondo pilastro a destra entrando, eretto nel 1909 in memoria della
corona regia d'Ungheria conferita dal papa a S. Stefano.
Foto tratta dal blog:
http://gozarte.wordpress.com/2012/07/14/los-fantasmas-de-roma-la-misteriosa-tumba-de-silvestre-ii/
Una delle immagini in marmo posta
sulla sua tomba a San Giovanni in Laterano.
Varie leggende
corsero anche sulla tomba di Silvestro II al Laterano. Una dice che le ossa
fanno rumore nel sepolcro, quando annunziarono la imminente morte di un Papa.
Un’altra, raccolta da Giovanni Diacono, il quale compose un libro intitolato
De Ecclesia Lateranensi, ai tempi di Alessandro III ( 1159 – 1181 ), dice
che il sepolcro di Silvestro, sebbene non fosse in luogo umido, anche quando
l’aria era del tutto serena, mandava fuori gocce d’acqua, cosa che era cagione
di ammirazione.
Un’altra
leggenda più grottesca che diceva esser stato il cadavere di Silvestro divorato
dai corvi, fu smentita dall’apertura della tomba del Papa, ordinata da Innocenzo
X. Il cadavere apparve intero ed illeso, vestito degli abiti pontificali, con le
braccia in croce e la tiara in capo. Ma appena sentì l’aria si sciolse in
polvere.
Suo diretto
successore fu Giovanni XVII, di cui quasi tutto è incerto per la brevità del suo
governo, appena cinque mesi, salvo il luogo di nascita. Il dotto Cardinale
Stefano Borgia, lo fa nativo di Ripagnano (oggi Rapagnano - AP) nella diocesi
di Fermo, per una "pietra palombina" colà trovata, che lo dice figlio di Siccone
e di Colomba[12]. Il Graf scriveva anche che il cronista inglese Guglielmo
Godell, del celebre verso " Scandit ab R, ecc.", ne fece un epitaffio[13]
scritto sulla tomba di Gerberto. Chissà, forse questo papa, aveva fatto scolpire
una lastra dalla dicitura così semplice sul suo predecessore? Nessuno può più
risponderci. Alla sua morte il suo posto fu preso da Giovanni XVIII, che
regnò dal 1003 al 1009.
Ma solo Sergio IV,
Papa dal 1009 al 1012, fece un reale epitaffio a Gerberto, che ancora esiste, nella
Basilica Lateranense.
Ecco qui sotto una traduzione in italiano del 1800[14].
Questo luogo del mondo al suono (
della tromba del Giudizio Universale )
renderà al Signore che verrà ( a
giudicare ) le membra del sepolto Gerberto:
Cui la dottissima vergine (
probabilmente la Sapienza ), e i colli di Romolo,
capo del mondo, avevano dato famoso
all'universo.
Primamente il francese Gerberto meritò
la sede ( vescovile ) di Reims, metropoli della patria.
Indi, nobile e potente, meritò di
ascendere al sommo governo della chiesa Ravennate.
Dopo un anno, cangiato il nome, prese (
il governo di ) Roma per essere novello pastore in tutto l'orbe.
Questo a lui offerse il terzo Ottone
Cesare, cui amava fedelmente associarsi.
L'uno e l'altro è l'ornamento del suo
secolo; l'uno e l'altro fu chiaro per sapienza;
e tutto il secolo ne gode, e frangersi
ogni rio ( ogni delitto ).
Erasi impossessato ( divenuto arbitro
) della sede del cielo, in luogo di chi ne tiene le chiavi,
a cui per tre volte era stato sostituito
pastore.
Questi da che assunse la vece di Pietro,
dentro lo spazio di un lustro, compì il secolo.
Il mondo agghiacciò, perduta la pace; il
trionfo della Chiesa vacillando disimparò la quiete.
Sergio sacerdote di mite pietà e suo
successore, per amore di lui, adornò questo avello.
O tu che volgi gli occhi, abbassati a
questa tomba, dì:
Onnipotente Signore, abbi pietà di lui!
La lastra con l'epitaffio di
Gerberto a San Giovanni in Laterano
Marco Pugacioff
note:
[1] Che
Silvestro II sia santo lo ha asserito Francesco Zanetti nel 1933, corrispondente
della ILLUSTRAZIONE VATICANA, NEL SUO LIBRO “TUTTI I PAPI, attraverso le
curiosità e gli aneddoti”. Pag. 306.
[2] notizia
tratta da Gaetano Moroni Romano ( secondo aiutante di camera di Papa Pio IX ),
pag.122 del DIZIONARIO di erudizione Storico-Ecclesiastica, vol.
LXVI-Venezia 1854.
[3] Il mondo mussulmano
aveva nella Casa della Sapienza di Bagdad, il maggior centro culturale
del mondo d'allora. Tra le produzioni intellettuali di questa "istituzione"
ricordiamo i nomi delle stelle usati ancor oggi in astronomia. vedi il libro
Gerberto d'Aurillac di Galileo Ferraresi. pagg. 19 e 108.
[4] Vedi Ferraresi,
op. cit., pag. 112.
[5] Vedi Ferraresi,
op. cit., introduzione pag. 3. Notizia riferita anche da Elena Percivaldi
nel suo libro La vita segreta del Medioevo.
[6]
È nel 983 che
Gerberto ( per opera di Ottone II e della moglie Teofano ) diventa abate di
Bobbio. L'abbazia offriva alla sua fame di conoscenza, una gran quantità di
libri. Egli ne aggiornò l'elenco, fece costruire casse per preservarli, ma tutto
questo spendere per i libri gli inimicò i monaci.
[7]
Arturo Graf, Miti,
Leggende e Superstizioni del Medio Evo - vol. II. - La leggenda di un
pontefice - Torino 1893, V. - Pag. 36, nota 71
[8] notizia data
sempre dal G. M. Romano,
op. cit., pag. 127. Da notare che anche Camillo Lilli, nella sua Historia
della città di CAMERINO, rivela la notizia che Ottone viene ucciso con "
...veleno datogli nel dono dei guanti..." dalla moglie di Crescenzio, (qui
chiamata però Giovanna) "... i cui pensieri tendevano a divenir sua sposa, e
imperatrice...", pag. 196 e 197.
[9] vedi F. Zanetti,
op. cit., pag. 307.
[10] Aldaberone (
Ascelin ) di Laon, da non confondersi con Aldaberone di Reims, grande amico di
Gerberto.
[11] vedi Graf,
op. cit., V. - pag. 36, nota 72.
[12] vedi F. Zanetti,
op. cit., pag. 309.
[13] Vedi Graf, IV. -
pag. 24, nota 24.
[14] Traduzione dal
latino effettuata dal Dottor Gaetano Stelzi. Dal libro Gerberto o sia
SILVESTRO II PAPA ed il suo secolo. del tedesco G. F. Hock - ed. italiana
1836.
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leggete anche i miei
altri articoli su Gerberto:
e la traduzione di
Richerio sulla
e
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