Marco Polo in America
Marco
Polo nasce a Venezia[1]
nel 1253 da una famiglia di mercanti probabilmente originari di Sebenik. Il
nonno Maffeo, aveva soggiornato a lungo a Costantinopoli e aveva aperto una sede
commerciale a Soldai in Crimea da cui il padre Nicolò e lo zio Matteo nel 1261
si erano recati nel territorio mongolo/tartaro dell’Orda D’Oro tornando a
Venezia otto anni dopo.
Un illustrazione
dell'artista Antonio De Vita in arte Devi sulla partenza di Marco con il babbo e
lo zio.
Nel
1272 Nicolò e Matteo ripartono per il Catai portando con loro Marco. Percorso
uno dei vari rami della via della seta i tre, dopo un viaggio di tre anni e
mezzo, raggiungono la capitale dell’Impero e sono ricevuti alla corte di Kubilai
Khan.
Illustrazione
dell'artista Severino Baraldi intitolata
The Long Road to Cathay
La
lunga strada per il Katai. Dallo splendido sito:
http://www.bookpalace.com/acatalog/Severino_Baraldi_Art.html
I
Polo sono accolti con grandi onori e Marco conquista le simpatie di Kubilai.
Apprese alcune lingue dell’Impero, Marco è inviato dall’Imperatore in giro per
l’Impero con vari compiti.
Altra illustrazione
dell'artista Devi di Marco alla corte del Gran Khan. Dal sito consacrato al
Maestro:
Nel
1292 riceve l’incarico di accompagnare una principessa via mare da Zaitung ad
Hormuz e da qui continua fino a raggiungere Venezia nel 1295. Nel 1298 Marco
Polo partecipa alla battaglia di Curzola ed è catturato dai genovesi che lo
rinchiudono in cella. Durante la prigionia Marco racconta al suo compagno di
cella, Rustichello da Pisa, le sue avventure che saranno raccolte da Rustichello
in un libro, Descrizione del Mondo, che presto prese il nome di Il
Milione perché si diceva che contenesse un milione di aspetti fantastici sui
luoghi visitati da Marco Polo.
Marco e Rustichello nelle
prigioni di Genova, sempre ritratti da Devi.
Dopo
la pace, nel ’99 Marco torna a Venezia dove si dà ai commerci e muore l’otto
gennaio del 1324.
Questa è per sommi capi la storia com’è descritta dai libri di storia, in
effetti, come disse Marco Polo parlando del libro scritto da Rustichello, “qui
ci sono solo la metà delle cose”, e l’altra metà? Cos’altro aveva visto e fatto
Marco Polo nei ventiquattro anni che era stato assente da Venezia? Perché non le
conosciamo?
Grazie ad alcune lettere di Marco Polo ritrovate negli ultimi vent’anni sappiamo
che il grande viaggiatore era andato in Cina non solo come mercante ed emissario
del papato per la corte imperiale, ma anche come spia per la Serenissima
Repubblica di Venezia col compito di carpire carte e conoscenze scientifiche e
geografiche. Il primo uso di queste conoscenze fu appannaggio delle tre sorelle
di Marco Polo, Fantina, Bellela e Moretta, che per anni tennero seminari e
incontri, ovviamente a pagamento, con dotti e i ricchi di mezz’Europa,
raccontando le avventure del fratello, sia quelle scritte che quelle non
scritte. Ma cosa raccontavano le tre sorelle che non fosse stato scritto da
Rustichello?
Negli anni
trenta un mercante californiano di nome Marcian Rossi donò un pacco di documenti
appartenuti a Marco Polo alla Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
Rimasti negli archivi per decenni i documenti furono riscoperti, spolverati ed
analizzati da un ricercatore svedese, Leo Bagrow, che giunse ad una conclusione
totalmente nuova: Marco Polo aveva raggiunto e navigato lungo le coste del Nord
America due secoli prima di Colombo. Dai documenti lasciati da Bellela Polo
sappiamo che nel 1277[2]
l’imperatrice Mogul inviò Marco Polo a consegnare un dono reale alla regina di
Sakhalin[3].
La nave di Marco fu colta da un tifone e sospinta verso la Penisola dei Cervi,
la Kamchatka. Qui Marco incontrò un mercante siriano di nome Biaxo Sirdomap che
da trent’anni si dedicava al commercio di pellicce in queste terre. Sirdomap
informa Marco di una terra ad est, chiamata Penisola delle Foche[4],
dalla quale scendeva un ghiacciaio che scaricava continuamente ghiaccio in mare.
Secondo Bellela quest’incontro spinse Marco ad esplorare quelle terre[5]
e, una volta tornato a corte, ottenne il permesso per almeno due ulteriori
spedizioni nelle terre del nord.
Dal
libro di Polo[6]
sappiamo che i Tartari cacciavano l’orso bianco nella Piana di Bargu
(Siberia Orientale o nord del Canada?) e che raggiungevano la Terra delle
Tenebre, ovvero il Circolo Polare Artico. Sappiamo anche che raggiungevano
un’isola nell’Oceano Artico a 40 giorni ad est da Bargu. Cos’era quest’isola che
evidentemente era presso il Circolo Polare? Possiamo supporre che Marco Polo
abbia raggiunto e oltrepassato l’Alaska? Che l’isola fosse addirittura la
Groenlandia? Una risposta ci viene dal Globo del 1492 del geografo tedesco
Martin Behaim che disegna attorno al polo nord, ad est della Siberia, delle
isole e annota che queste isole erano conosciute da Marco Polo. Accanto ad una
di queste isole una nota dice “Questa terra è bella in estate”, un’altra nota
dice “Qui sono stati trovati molti falconi”, un’isola ha il disegno di un
cacciatore che caccia l’orso polare con arco e frecce: tutte indicazioni che
possono essere fornite solo da qualcuno che abbia visitato quei luoghi; ma chi?
Non ci sono dubbi visto che Benhaim stesso dichiara che tutte le indicazioni su
quelle terre derivano da Marco Polo[7].
Abbiamo altre prove della frequentazione di Marco Polo delle terre nord
americane?
Riproduzione ottocentesca
del Mappamondo di Martin Behaim
Negli
ultimi anni il ricercatore Gunnar Thompson ha avuto accesso ai documenti di
Marco Polo ancora in possesso della famiglia Rossi ed ha trovato altre carte del
nord America disegnate da Polo e lettere delle sue sorelle nelle quali si parla
della carta per percorrere il Passaggio a Nord Ovest[8]
e dell’archibugio[9]
che Polo riportò dalla Cina.
Una
delle raffigurazioni più antiche di un archibugio, qui usato a spalla, da un
manoscritto del 1473. Dal sito:
http://www.steamfantasy.it/blog/tag/archibugio/
Tra i
documenti presenti alla Biblioteca del Congresso è anche una carta dello Stretto
di Bering, disegnata quattro secoli prima che nascesse Vitous Bering. Questa
carta è chiamata La carta di Marco Polo[10].
Si è pensato per decenni che questo disegno, privo di coordinate geografiche,
meridiani e paralleli, fosse un falso o la descrizione di terre immaginarie ma,
grazie ad un’analisi che è partita dallo studio di come fosse la declinazione
magnetica nel 1200 – 1300 i ricercatori sono giunti alla conclusione che la
carta è costruita secondo il magnetismo dell’epoca; uno schizzo delle coste
dell’Alaska di ottocento anni fa disegnata con l’ausilio della bussola.
Particolare della carta
detta map with ship conservata alla biblioteca del Congresso a
Washington.
Nel
1580 Mercatore scrive una lunga lettera a Richard Hakluyt nella quale espone i
problemi della localizzazione del polo nord magnetico che probabilmente non
corrispondeva col polo nord geografico. Alla fine del ‘500 il padre della
cartografia moderna non riesce ancora a capire come affrontare il problema del
magnetismo terrestre.
Duecento anni prima invece Marco Polo ci dice che nel nord di questa terra ferma
esiste un’isola situata tanto lontano verso nord che la costellazione della
stella polare, rilevata con la bussola, è posta a sud[11].
Per quanto c’è dato sapere ottocento anni fa nessuno aveva una conoscenza tanto
accurata della posizione del polo nord magnetico da giungere a questa
conclusione per via teorica, ergo Marco Polo aveva raggiunto questa isola posta
a nord del Canada e vicina al Polo Nord in quello che chiamiamo Passaggio a Nord
Ovest.
Sempre nel suo testo Marco Polo ci racconta di come i giapponesi in un anno
andassero e tornassero da una terra posta ad est. L’antico nome giapponese per
questa terra era Rasetsukoku e per raggiungerla le giunche sfruttavano la
corrente nota come Kuro Shivo, la corrente nera che dal Giappone
giunge a nord della California. Una memoria delle frequentazioni giapponesi di
queste acque è in una carta disegnata nel 1606 da Jodocus Hondius nella quale si
vede una giunca giapponese lungo le coste della California[12].
Molti reperti archeologici testimoniano la frequentazione giapponese, e
soprattutto cinese, delle coste americane del pacifico, ma questa è un’altra
storia.
Resta
una domanda: come mai Marco Polo non parlò mai di queste terre e delle sue
scoperte? Torniamo indietro negli anni. Marco Polo era partito ed era tornato
come agente segreto della Serenissima Repubblica di Venezia e siamo indotti a
pensare che al suo ritorno abbia raccontato nei minimi particolari al
Consilium Sapientium tutto quanto aveva scoperto e saputo. Non bisogna
essere un agente come 007 per pensare che la Serenissima abbia proibito a Marco
Polo di divulgare le conoscenze che aveva avuto, è normale. Poi accadde un fatto
che nessuno aveva previsto: Marco Polo è fatto prigioniero dalla Superba Genova
e cacciato in carcere.
All’epoca chi finiva in carcere o era nobile e ricchissimo, e quindi in grado di
pagare profumatamente per la propria libertà, o era lasciato morire di fame.
Proviamo a metterci nella testa di Marco Polo, chiuso in carcere con la
prospettiva di una morte lunga e dolorosa da un lato e la possibilità di pagare
il proprio riscatto passando informazioni riservate ai genovesi. Non deve averci
messo molto a decidere ma, nel momento stesso che decideva di parlare a
Rustichello da Pisa, che evidentemente raccoglieva le informazioni per i
genovesi, decideva anche di non passare tutte le conoscenze, di tenere per se i
segreti maggiori. Poteva parlare per mesi raccontando di cose favolose in grado
di stuzzicare l’ingordigia genovese e reali al punto da non poter essere
confutate, il tutto senza divulgare nulla di quanto avrebbe potuto fornire
conoscenza e potere alla Superba. Marco Polo salvò la sua vita e le sue
conoscenze “segrete” restarono appannaggio della Serenissima ancora per lungo
tempo.
Particolare della
carta di
John Dee, 1582. Dal sito:
http://www.henry-davis.com/MAPS/Ren/Ren1/418.html
Tre
secoli dopo, nel 1587, il cartografo R. Mercator disegna una carta del nord
America con lo stretto di Bering e quattro terre, Bergi, Anian[13],
Quivira e Toloman, tutti nomi usati da Marco Polo per quelle terre. Prima di lui
anche il cartografo inglese John Dee tra il 1575 e 1582 aveva disegnato la carta
del Nuovo Mondo. Questa mappa mostra in modo particolareggiato le coste del Nord
americano utilizzando anche lui il nome Quivira utilizzato da Polo. Nello stesso
periodo una carta del nord America di Cornelius de Jode rende omaggio alle
frequentazioni mongole in nord America disegnando mongoli e tende mongole nel
nord del Canada e lungo la costa della Columbia Britannica[14].
Perché non
ci siano dubbi scrive anche in un riquadro che quelle sono le tende dei tartari
che andavano a caccia in quelle terre e, in un eccesso di zelo, disegna anche i
grandi laghi, alcuni fiumi e le catene montagnose del nord America secoli prima
che Lewis e Clark entrassero in quelle terre.
Ufficialmente fino alla fine del XVIII secolo queste terre erano sconosciute a
tutti, a tutti quelli che non avevano avuto per mano le carte dei rilevamenti di
Marco Polo di cinque secoli prima.
Marco Polo ha avuto
molte trasposizioni in quell'arte minore chiamata fumetto. Ecco la copertina
di uno dei suoi albi francesi opera di Vincenzo Chiomenti.
Alcuni anni fa alcuni storici, soprattutto inglesi, dopo aver analizzato
scrupolosamente il resoconto dei viaggi di Marco Polo, dichiararono che il
veneziano non era stato in Cina perché non parlava di cose rilevanti come la
Grande Muraglia o la moda cinese di fasciare i piedi alle donne. La mancata
citazione di un sistema difensivo unico al mondo come la Grande Muraglia[15]
è proprio la prova che Marco Polo volutamente non menzionò ai genovesi
quello che era un segreto militare.
Così Marcell Navaro
scrisse nel 1949 dell'estasi avuta da Marco Polo davanti alla Grande Muraglia.
Disegno di Guy Lebrun.
Non parlò
neppure della polvere da sparo e dei cannoni che i cinesi utilizzavano già da
decenni e che erano completamente sconosciuti in Europa, come non fece parola
con nessuno delle terre del nord e del passaggio a Nord Ovest: tutti segreti
importantissimi che affiorarono solo nei racconti delle sorelle. Non usò mai il
nome cinese di thè ma quello persiano di ciai, è vero, non parlò
dei piedi fasciati delle donne cinesi, è vero. Dimenticanze? Forse. O questi
piccoli dettagli facevano parte “dell’altra metà” delle cose che non aveva
detto? Probabilmente non lo sapremo mai, come non sapremo se lui non ne parlò o
se Rustichello non abbia scritto nulla, forse per risparmiare l’inchiostro e la
costosissima cartapecora[16]
dei genovesi.
Galileo Ferraresi
__________________
[1]
A Curzola, nell’isola omonima, esistono i resti di un palazzo di origine
veneziana che attirano migliaia di turisti e che sono pubblicizzati come “la
casa natale di Marco Polo”. Da alcuni particolari costruttivi possiamo dire
che la costruzione dell’edificio ebbe origine almeno un secolo dopo la morte
di Marco Polo.
[2]
1277 oppure 1287, nell’originale non è ben comprensibile.
[3]
Nell’originale: Isole de le femene; l’Isola di Sakalin si estende a
nord dell’isola giapponese di Hokkaido.
[4]
Nell’originale: Penisola phoca marina. Si tratta della costa
dell’Alaska.
[5]
Vedi Immagine con schizzo della Cina, Giappone, Stretto di Bering di Marco
Polo: si noti come compaiono le Isole Aleutine e la costa dell’Alaska.
[6]
Capitolo 20.
[7]
Fridjoff Nansen, In Northern Mists 2, New York, 1910, Ristampa AMS, 1961,
pag. 289.
[8]
Con questo nome si identifica il passaggio a nord del Canada che collega
l’Atlantico col Pacifico. Il Passaggio a Nord Ovest fu percorso per la prima
(?) volta da Roald Amudsen nel 1903.
[9]
Probabilmente è la prima volta che troviamo l’espressione archibugio.
Ricordo che le armi da fuoco erano sconosciute in Europa.
[10]
Più sopra vedi l'elaborazione della Carta di Marco Polo presente alla
Biblioteca del Congresso, Usa.
[11]
Capitolo 51.
[12]
Immagine 035
particolare della carta di Jodocus Hondius del 1606 con una giunca
giapponese tra il Giappone e la California.
[13]
Il nome Anian diventerà poi Alaska.
[14]
Vedi l'immagine delle tende mongole e tartare in Canada e lungo le coste del
Pacifico.
[15]
A quanto pare la Grande Muraglia è l’unica costruzione umana visibile ad
occhio nudo dalla Luna; difficile che sia passata inosservata.
[16]
All’epoca in Europa non esisteva la carta, si scriveva sulla cartapecora,
pelle di pecora trattata e conciata. Ogni foglio era ricavato da una pelle
d’animale. Scrivere all’epoca era costosissimo.
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