Maigret e
Il caso del
satiro sorridente.
Di Marco Pugacioff
Lo scappellotto arrivò pesante e sonoro,
rimbombando nei due uffici comunicanti del
QUAI DES ORFRES, strappando un sogghigno da sotto i baffi a Lucas, mentre stendeva un rapporto alla
macchina da scrivere.
- Ma è
mai possibile che non trovi la maniera di curarti questo tuo raffreddore
cronico? - sbottò Maigret all'indirizzo del nipote della sua dolce metà.
La telefonata arrivò
giusto in tempo per salvare il ragazzo dall'ennesima ramanzina del commissario. Maigret
afferrò quasi furente la cornetta, sperando in cuor suo che fosse la moglie e
così sfogarsi con lei della salute cagionevole del nipote invece rispose una
voce di donna, ma molto fioca come venisse dall'oltretomba.
- Il commissario Maigret?
- Si! chi parla?
- Il mio nome ora, non ha importanza, ciò che
importa invece è che Leroc è morto! La fermi commissario, o la vendetta di Kalì
colpirà ancora!
- Ma
di che parla, si spieghi, pronto, PRONTO!
La comunicazione era ormai interrotta, Maigret
chiamò Leopolde mentre la sua pipa sbuffava veloce.
- Pronto Leopolde?
rintracciatemi immediatamente la chiamata che mi è stata appena passata!
Il centralinista restò un attimo silenzioso,
poi...
- Ma commissario lei non ha ricevuto nessuna telefonata
da almeno due ore!
Leroc
era un vero esperto dell'India, dove aveva passato molti anni, e la sua villa
era poco fuori Parigi, e per uno scrupolo strano il commissario ci andò accompagnato da Lucas. Per fortuna ad
avvertire la signora Maigret che sarebbe tardato per cena ci pensò il
nipote.
Ciò che Maigret non
poteva pensare era che avrebbe fatto centro. Trovarono il cadavere ancora caldo nello
studio della villa chiamata del Satiro
Sorridente, per ciò che rimaneva di una fontana pubblica davanti l'ingresso.
Mentre Lucas chiamava per telefono i colleghi della scientifica, Maigret
parlava con il cameriere indiano di Leroc.
- È
incredibile, come facevate a sapere che era morto, io stesso l'ho trovato poco
prima del vostro arrivo! - disse l'orientale.
- Eravamo venuti per rivolgere delle domande
al signor Leroc, dica da quanto
tempo era al suo servizio?
- Da
circa dieci anni, commissario! - Maigret
che aveva svuotato la prima pipa nel giardino, accendeva ora la seconda
che portava sempre di riserva..
- Era un buon padrone?
- Parlandone da morto come da vivo, non era
male. Ma aveva il vizio di parlar male di molte usanze del mio paese!
- Per esempio? - Maigret aveva l'abitudine di
toccare i vari oggetti che trovava nelle stanze in cui entrava, una piccola mania che
ora combinava col fatto di voltare volutamente le spalle all'orientale.
- Come
per esempio, quella di denigrare la Gran Madre Nera, la Dea Kalì – Maigret
vedeva tutto riflesso sui vetri della finestra, in un attimo aveva afferrato la
rivoltella nella sua tasca destra e sparato all’orientale che stava per
accoltellarlo alle spalle. Lo ferì alla spalla destra e quello, seppur ferito,
tentò di aggredirlo ma l’ultima cosa che vide fu un pugno che correva a gran
velocità verso il suo viso.
Quando
Lucas entrò armato nello studio trovò il suo capo che si massaggiava la sua
mano sinistra.
Maigret passeggiava verso l'ingresso della
villa aspettando Lucas. Il cadavere del vero maggiordomo intanto era stato trovato
strangolato in una cassapanca.
Improvvisamente quasi sbucando dalla oscurità
si avvicinò a lui una ragazza con un fazzoletto rosa avvolto intorno al collo.
Maigret provò paura perché in cuor suo aveva
già intuito la tragica verità, non udiva
battere i tacchi e non ebbe il coraggio di abbassare gli occhi sulle sue gambe, i racconti delle strane
apparizione che da giovane sentiva a Saint-Fiacre tornavano alla sua
mente…
- Lei...lei è la figlia di Leroc, vero?
- Sì!
- Io
sapevo che era scomparsa in India una settimana fa, o sbaglio?
- Non si sbaglia, commissario! - detto questo
si tolse il fazzoletto dal collo. Nascondeva una profonda striscia nera.
Maigret sudava freddo.
- Grazie signor commissario, grazie per aver
arrestato quell’assassino, e … ADDIO !
Dette queste parole la
figura divenne evanescente e sparì in una nuvola di fumo, aveva lasciato solo
il fazzoletto rosa a terra come unica traccia della sua comparsa.
Dietro di sé Maigret
aveva visto il satiro sorridente, ma era sicuro in cuor suo che in realtà
stesse ghignando.
Fine.
Dedicato
all’opera di Georges Simenon
e
all’arte recitativa di Gino Cervi
va agli
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