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sabato 1 ottobre 2016

Ma Giuseppe Garibaldi era davvero uno schiavista?


Ma Giuseppe Garibaldi era davvero uno schiavista?
 già pubblicato in IL CORRIERE DELL'AVVENTURA - quarta uscita, Gennaio 2010 - Anno dell'Urbe MMDCCLXIII


Garibaldi durante la difesa della Repubblica Romana del ’48. da notare come è evidente il suo orecchio. Secondo alcuni i capelli lunghi servivano per coprire le orecchie che gli sarebbero state mozzate in sud America, perché ladro di cavalli.

   Si dice che non si è un buon italiano se non si parla male di Garibaldi. Personalmente, alla faccia dei leghisti, che stanno impestando e rovinando l’Italia, io rispondo "no" a questa affermazione! Questo personaggio storico, che curiosamente è stato anche preso a modello dal costumista Carlo Santi nella pellicola “Per un pugno di dollari” per il personaggio principale della trama cinematografica[1], ha certamente dei lati poco conosciuti su cui alcuni storici legati alla Santa Sede hanno evidentemente scavato e su cui hanno fornito dati quantomeno "alterati".
   Ma perché proprio degli storici legati alla Santa Sede? Non dimentichiamo che Garibaldi è stato un accanito difensore della Repubblica Romana del ’48, ed inoltre che era nemico giurato dei ecclesiastici, perciò niente di più logico che fossero loro a trascrivere la storia alla loro maniera. Cercherò perciò di analizzare le vicende storiche di questo eroe e poi trarrò le mie conclusioni.
   In particolare, voglio qui analizzare l’accusa di "negriero" che viene rivolta a Garibaldi. Nelle "Memorie di Garibaldi" e' riportato un viaggio fatto dall'eroe nel 1852, con partenza dal Perù e rotta per la Cina, durante questa traversata, per conto dell’armatore Denegri ( un nome che racchiude tutto un passato particolare ), deve trasportare e vendere un carico di guano, mentre al rientro, deve collocare nella sua nave un carico di ritorno, fatto in diversi porti, che il Nizzardo nelle memorie non specifica.
    C’è chi ha testimoniato che Garibaldi abbia fatto più viaggi, ma sulla falsità o meno di questo dato non mi pronunciò. Il Nizzardo non specifica la qualità del carico, ed è questo che attrae l'attenzione. Se gli scrittori legati alla Santa Sede, fossero stati in grado di capire quest’uomo invece di sputargli sopra, loro da bravi seminaristi che dovrebbero sempre perdonare e non lo fanno mai, avrebbero compreso che Garibaldi non ne parlò per vergogna.
    Emilio Salgari narrò molte volte dello schiavismo, per esempio nelle "Novelle marinaresche di Mastro Catrame” il suo protagonista, Mastro Catrame, appunto, un vecchio lupo di mare, definì il commercio di schiavi negri "l’avorio nero". A detta degli storici, finito lo schiavismo nero iniziò quello giallo, ovvero la tratta dei "cinesi". Anche questo portato avanti con violenze e minacce, ma con una sostanziale differenza: i cinesi erano emigranti e non legati con catene ai piedi.
   Nei fumetti di Blek Macigno vediamo che l’immigrazione ( anche forzata ) del popolo giallo iniziò già nel ‘700. 

Blek: Il ponte sul fiume verde. Disegno del Maestro Carlo Cedroni

   Ma rimane sempre questo fatto, la vergogna. Una vergogna che portò alla rottura dei rapporti di Garibaldi con il Denegri. Amo pensare che Garibaldi abbia massacrato di botte il suo armatore, e costui si vendicò più avanti quando incontrò un certo Anselmo Vincenzo Vecchi, detto Jack La Bolina al quale riferì «… m’ha sempre portato i Chinesi nel numero imbarcarti e tutti grassi  e in buona salute; perché li trattava come uomini e non come bestie[2]».  Personaggio notevole questo Denegri, sputtana Garibaldi e contemporaneamente ne elogia le qualità umane che nessuno all’epoca avrebbe avuto per degli uomini dal colore diverso della pelle, e tutto questo per denigrarlo ancora di più. Tutto questo esprime un malcelato odio, tipico di chi, lo ripeto, è stato preso sonoramente a botte, in una rottura dei rapporti che non avvenne certo per corrispondenza.
    E da queste affermazioni nasce una delle ombre più oscure su questo “cattivo maestro del risorgimento”. Ci si domanda anche dove abbia preso i soldi per comprare “un piccolo possesso di terra” giudicato molto esteso che è Caprera. Diavolo, non è chiaro? Il “negriero” Garibaldi avrebbe guadagnato forti somme con il traffico degli schiavi, perché gli storici “deviati" (specialmente nel cervello) avrebbero ipotizzato più viaggi verso la Cina.

Garibaldi e la figlia Teresa a Caprera.

    Caprera è un “esteso” scoglio dove pascevano le capre. Al ritorno della seconda avventura americana, Garibaldi inizia il cabotaggio nel Mediterraneo. Innamoratosi della Sardegna decide di acquistarvi un terreno e stabilirvisi definitivamente. Dopo alcune proposte, Garibaldi prescelse Caprera e con l’aiuto dei suoi amici (magari amici dell’impero celeste?) riuscì a comprare alcuni appezzamenti di terreno sullo scoglio.
    Dopo una trasferta a Londra, iniziò i suoi commerci tra Nizza, Genova e la Sardegna (forse faceva traffico di armi come l’ormai mitico Ernesto “che” Guevara?). L’altra metà dello scoglio era di un certo Collins, alla cui morte la vedova propose a Garibaldi di acquistare la sua metà, ma lui non aveva il denaro per farlo. La faccenda fu risolta dal quotidiano Times di Londra, che aprì una sottoscrizione tra i numerosi ammiratori di Garibaldi, raccogliendo così la somma di denaro necessaria per l’acquisto della quota di Collins e per il rimpatrio in Inghilterra della vedova Collins[3]. Come acquisto di un notevole pezzo di scoglio con i suoi proventi di “negriero”, non c’è male.
   Ma che fine avranno fatto tutti i soldi che ha guadagnato con quell’infame commercio, e con quello che rubò con l’impresa d’Italia, di cui ricorre quest’anno i 150 anni? Non è un mistero che il figlio Menotti fece ardite speculazioni finanziare andate fallite, e che il padre non poteva certo pagare e per questo una volta fu addirittura costretto ad accettare una donazione, ma da qui a dire che se li intascò lui, il passo è enorme.
   Tuttavia questi sono altri fatti di quest’uomo che è stato vilmente definito, nella migliore delle ipotesi, un avventuriero, che vinceva le battaglie solo pagando gli ufficiali avversari. Ma io lo sempre considerato dello stampo di Blek Macigno e Tex Willer che quando vedono un torto non possono far altro che raddrizzarlo.
    E come diceva il grande attore Amedeo Nazzari “chi non beve con (ho che non la pensa come) me, peste lo colga”. 
   Un'ultima cosa: per cortesia non "disturbatemi" per dirmi che mi sbaglio o per farmi cambiare idea. La maleduzione esiste anche in questa maniera. 
Marco Pugacioff
  








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