Frate
Ugolino, chi era ?
questo figurante della rievocazione storica "Castrum Sarnani. Il medioevo che... ritorna" 2016, fa ben immaginare Ugolino
Fra Ugolino Brunforte, detto poi da Montegiorgio, nacque da Rinaldo Brunforte,
signore di Sarnano, nel 1262.
A sedici anni entrò come novizio nel convento di
Roccabruna, fra Sarnano e Pian di Pieca. Passò però gran parte della sua vita
nel convento di Santa Maria di Montegiorgio, da cui prese il nome con cui è più
conosciuto.
Celestino V lo aveva scelto come vescovo di
Teramo, ma, dopo il “gran rifiuto”, il suo successore Bonifacio VIII ne annullò
la nomina, con la bolla ”In supremae dignitatis specula”.
Sospettava che il frate fosse simpatizzante
degli Zelanti, o bizochi, quelli che si ritenevano i veri eredi del messaggio
spirituale di San Francesco, quelli che frate Elia da Cortona aveva emarginato
e che la curia papale riteneva in odore di eresia.
Come Bernardo di Quintavalle, considerato il
primo dei discepoli di Francesco, che si ritirò come eremita sulle montagne di
Sefro, presso Pioraco.
Verso il 1310 Ugolino fu nominato provinciale
dei frati Minori di Macerata e alla sua morte era provinciale di tutte le
Marche.
E’ considerato l’autore dei “Fioretti”, che
per tradizione furono scritti nel convento di Roccabruna.
Più probabile che abbia raccolto vari episodi
di autori diversi, messi per iscritto da racconti tramandati oralmente nella
zona.
La scrittura dei Fioretti avvenne secondo
esperti tra il 1322 e il 1328,
in latino.
L’originale latino è andato perduto, anche se
ne abbiamo un’idea dagli” Actus B.
Francisci et Sociorum ejus”, di cui sembra certo che Ugolino sia stato il
principale compilatore.
Frate Ugolino, nato a Sarnano, ha attirato la
mia attenzione per l’episodio della predica agli uccelli o miracolo del
silenzio delle rondini.
L'abbazia di Santa Maria e san Biagio nel territorio di Sarnarno,
struttura del IX secolo
Ho letto nelle note di “ San Francesco
d’Assisi”, di Salvatore Attal, che nel
manoscritto dei “Fioretti” più antico l’episodio, poi localizzato fra Cannara e
Bevagna nelle trascrizioni successive, viene ascritto al castello di Carnano.
Oggi in località Piandarca, fra Cannara e
Bevagna, non lontano da Assisi, ci hanno messo un’edicola a ricordo del
miracolo, ma è ancora oggi un posto isolato, lontano da centri abitati.
In Umbria esiste un castello di Carnano, anche
questa una località isolata nel comune di Montecchio, in provincia di Terni.
Secondo tradizione nello stesso luogo del miracolo degli uccelli il Poverello
istituì il Terzo Ordine Francescano.
Ora io ipotizzo, senza prove, per puro
intuito, (già vedo qualcuno pronto, dopo essere stato a Monsapietro Morico, ad
andare a Sarnano a dire di aver fatto una scoperta a seguito dei suoi profondi
studi), che nello scritto originale di frate Ugolino il miracolo suddetto era localizzato a Sarnano, e anche l’istituzione
degli OFS.
Perché
basta nel manoscritto dare una piccola grattatina, cancellare uno sbaffo di un
millimetro e la S
diventa una C.
Come mi è venuto in mente? Per vari motivi.
A) Francesco non era uno
sprovveduto, “non sum cuculus” diceva al medico che negli ultimi giorni lo
voleva convincere di star migliorando. Non predicava in aperta campagna, dove
non trovava nessuno, come a Piandarca di Cannara o al castello di Carnano;
Sarnano invece era già , a quei tempi, un bel paesotto, diventato libero comune
nel 1265.
B)
Il
comune di Sarnano vanta nello stemma un disegno di San Francesco in persona, un
angelo con sei ali, fatto secondo la tradizione del luogo in occasione di un
suo passaggio del 1215.
C) Sempre secondo la
tradizione locale dopo la predica l’intera popolazione avrebbe voluto seguire
il Santo, il quale non poteva non capire che non sarebbe stato molto pratico:
da qui gli venne l’idea del Terzo Ordine.
D) Ha detto, o scritto,
Carlo Bo, mitico rettore dell’Università di Urbino, che san Francesco è nato in
Umbria, ma il Francescanesimo è nato nelle Marche. Avrà avuto le sue buone
ragioni.
E)
Nelle
più note biografie del Santo di Assisi si ammette si e no il suo passaggio ad
Ancona e a San Severino Marche. Ma le Marche sono piene di luoghi che la
tradizione dice visitati dal Santo patrono d’Italia.
Con un poco di pazienza di motivi potrei
trovarne di più, collegati alla “damnatio memoriae” della storia marchigiana, ma
ora sono stanco.
Quelli che ho scritto dovrebbero bastare e
avanzare.
Mancini Enzo, Macerata, 6 novembre 2016
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