Durante le ricerche che effettuavo nel 2007, sulle strane relazioni di santi marchigiani-maceratesi e
sulle loro straordinarie affinità con santi d’Oltralpe, mi ritrovai davanti a
uno strano caso. Il ricercatore Civalli parlando nel 1598 del monastero di S.
Basso sito in contrada Civita a Cupra, scriveva: «Vogliono alcuni, che qua
fosse anticamente la città di Nizza, della quale era vescovo S. Basso».
Ma Nizza è, o meglio era, in Liguria, ed era la città che diede i
natali a Giuseppe Garibaldi. Che strana, singolare coincidenza! Ma non era
finita! Faustino Mostardi nel ’62 non si fermava lì e proseguiva dicendo che
probabilmente si trattava di un agglomerato composto da profughi nizzardi.
Profughi? Da che fuggivano? Dalle scorrerie dei saraceni? O dalle inverosimili
piogge di sangue del 1608? Oppure da una realtà pesante e che coinvolse proprio
Garibaldi, l'unico Eroe sano del nostro Risorgimento, tanto da fargli scrivere:
"Non riconosco a nessun potere sulla Terra il diritto di
alienare la nazionalità di un popolo indipendente e protesto contro la violenza
fatta a Nizza con la corruzione e la forza brutale e mi riservo per me e per i
miei concittadini il diritto di rivendicare il mio paese natale, perché il
diritto delle genti non sia una vana parola. - Je ne reconnais à aucun pouvoir
sur terre le droit d'aliéner la nationalité d’un peuple indépendant et je
proteste contre la violence faite à Nice avec la corruption et la force brutale
en me réservant pour moi et mes concitoyens le droit de revendiquer mon pays
natal, pour que le droit des gens ne soit pas une vaine parole." GARIBALDI
- député de Nice -1860
Grazie ad Alain
Roullier, di antica famiglia nizzarda, storico, scrittore e
giornalista, conferenziere dell’Unesco, e fondatore di diverse istituzioni
nizzarde tra cui dell’Institut garibaldien de Nice; sono
riuscito a sapere una nuova verità, un'altra vergognosa pagina del nostro
risorgimento, da paragonare ai tragici fatti di Brento in Sicilia e ai lager
dei Savoia: la perdita dell'identità di una città ligure costretta a diventare
francese. Non posso ancora sapere se i profughi nizzardi arrivati nelle Marche,
fossero quelli sfuggiti alla dominazione francese, ma immergetevi nella lettura
di
questa intervista tratta suo sito: http://liguenicoise.canalblog.com/archives/2009/01/02/13729247.html
e che riproduco qui di seguito, e fatevi un'idea.
Marco Pugacioff natale 2011
§§§§§§§§
intervista ad Alan Roullier
Presidente della
Lega per la Restaurazione delle Libertà Nizzarde
di Achille Ragazzoni
Introduzione
Presentiamo al lettore italiano un'intervista su di
un argomento che, stante l'attuale silenzio stampa sia in Francia che in
Italia, ha il sapore di una vera novità. "Particolarismo nizzardo",
cosi si è chiamato quell'atteggiamento mentale, prima ancora che politico, che
ha portato i Nizzardi, sin dal 1860, a sentirsi comunque diversi dalle genti di
Oltrevaro. Già in rapporti di polizia del 1861 si segnala, con una certa
preoccupazione, che vecchi partigiani dell'annessione avevano cambiato idea e
facevano comunella con gli "italianissimi" (cosi allora venivano
definiti coloro che all'annessione erano stati contrari). Con il crollo del
regime bonapartista, il particolarismo divenne indipendentismo vero e proprio e
Nizza inviò in parlamento tre deputati separatisti, tra cui Garibaldi. Il
particolarismo nizzardo ebbe modo di esprimersi anche in seguito, ma da qualche
anno a questa parte è tornato ad essere indipendentismo. E' un fenomeno nato
dal basso, che vede uniti il giovane ed il vecchio, l'intellettuale e
l'operaio. Ha trovato un organo di stampa, il mensile "Les Nouvelles
Niçoises" (sito internet: http://lesnouvellesnicoises.over-blog.net/),
ed un capo, Alain Roullier, colui che ha risposto alle nostre domande.
Giornalista e scrittore, egli è anche l'autore di un grosso volume, "Nice, demain l'indépendance", che si
trova in vendita in tutte le librerie di Nizza e che ha segnato l'inizio della
nuova lotta indipendentista. La Lega per la Restaurazione delle Libertà
Nizzarde (LRLN), cosi si chiama il movimento indipendentista, ha dato voce ad
un disagio che è reale, risponde all'avanzata di una globalizzazione sempre più
disumana e disumanizzante. I molti italiani che abitano sulla Costa Azzurra
possono prendere contatto con la Lega e, se convinti della bontà delle scelte
da essa intraprese, decidere di impegnarsi assieme ad essa per una Nizza
indubbiamente migliore.
Signor
Roullier, ma non è antistorico, oggi, chiedere l'indipendenza di Nizza?
Al
contrario, volere l'indipendenza di Nizza non è antistorico, bensì il logico
prolungamento della storia: Nizza reclama i propri diritti. È una battaglia di
attualità, poiché Nizza attraversa una grave crisi; l'identità nizzarda, già
maltrattata dalla Francia e che, resiste per miracolo, affonda nelle stive
delle galere francesi, ove è stata incatenata. La Francia impone a Nizza la sua
deliquescenza, il suo fallimento economico e morale; essa vuole imporle un
meticciato di culture che noi non vogliamo (e che, piuttosto è un meticciato di
inculture) e che porterà ad un livellamento verso il basso e ad una totale
perdita d'identità. Noi non lasceremo cancellare venticinque secoli di storia
per trasformare Nizza in un semplice spazio geografico aperto a tutti i venti,
dove vivranno solamente produttori e consumatori anonimi, senza passato e senza
storia. Se la Francia vuole suicidarsi come nazione, è affar suo, ma noi non ci
suicideremo assieme a lei. È urgente reagire. Questa lotta si inscrive bene nel
quadro europeo, poiché tutti i Paesi d'Europa accordano una larga autonomia
alle regioni, ad eccezione della Francia giacobina, che esercita con la forza
un centralismo dittatoriale.
Ma allora non
sarebbe sufficiente un'autonomia speciale come quella goduta, in Italia,
dall'Alto Adige o dalla Valle d'Aosta?
Si, una
larga autonomia sarebbe una prima tappa. Ma in termini più lunghi sarà
necessario per Nizza accedere alla piena sovranità, perché Nizza ne ha diritto.
Nel caso che Nizza ottenga l'autonomia, sarà comunque legata alla Francia, che
le imporrà la sua politica e, soprattutto, la sua filosofia decadente. Bisogna
tagliare i ponti. I Nizzardi hanno dato molto alla Francia, in sangue e in oro,
ora vogliono ritrovare quella libertà che gli è stata confiscata. Un'autonomia
sarebbe vitale solo nel caso in cui tra le due parti esistesse una comunanza di
pensiero, di cultura, di interessi, ma non esiste nulla di tutto ciò; noi siamo
Latini, loro Galli. Un vecchio proverbio nizzardo afferma: "I Nizzardi e i
Francesi sono sempre andati d'accordo come il cane e il gatto".
Ma non c'è
stato un plebiscito, che ha sancito l'annessione di Nizza alla Francia?
Il plebiscito è stato interamente truccato, io ho
rilevato ben sedici importanti cause di nullità. Prima di tutto, Nizza è stata
occupata militarmente dalla Francia il 10 aprile 1860, ossia 15 giorni prima
del famoso plebiscito. Le due frodi maggiori sono le seguenti: venne soppresso
l'obbligo della residenza a Nizza per votare ed il partito pro-Francia istituì
dei comitati per compilare le liste elettorali. Questi comitati avevano tutti i
poteri e cosi stabilirono "sommariamente e senza ricorso" chi
iscrivere nelle liste elettorali per far votare chi volevano. Quando Nizza non aveva
ancora cambiato nazionalità, intervenne illegalmente il prefetto imperiale del
Dipartimento del Varo imponendo illegalmente alla municipalità di Nizza di
iscrivere nelle liste delle persone residenti in Provenza aventi, così essi
affermavano, antenati nizzardi. La faccenda è stata condotta bene ed io ho
ritrovato negli archivi municipali alcune di quelle liste. Non parliamo poi
dell'assenza di cabine elettorali, di schede con il voto NO che non vennero
stampate, le urne rimaste una flotte nelle mari di Malaussena, il sindaco
filofrancese, ecc. ecc.
Il giovane Garibaldi a Nizza - illustrazione di Luciano Bernasconi.
Cosa pensano i Nizzardi di oggi riguardo a Garibaldi? E voi della Lega come lo
vedete?
Per tutti
i veri Nizzardi Garibaldi, nato a Nizza, città che ha sempre amato e difeso,
rimane un eroe senza paragoni. La sua purezza, il suo disinteresse per il
denaro, sono esemplari. Per gli indipendentisti nizzardi (vale a dire per tutti
i veri Nizzardi) Garibaldi rappresenta un modello assoluto ed una bandiera, una
bandiera senza macchia. Per due volte egli ha tentato di salvare Nizza, nel
1860 e nel 1871. L'8 febbraio 1871 ha accettato di presentarsi alle elezioni
della Camera dei Deputati come capo del partito indipendentista assieme a
Piccon e Bergondi. Malgrado le frodi del prefetto francese essi ottennero il 73
% dei voti.... e ciò dieci anni dopo l'annessione, quando dodicimila Nizzardi
avevano abbandonato la propria terra rifiutando l'annessione, quando vi era
stata una massiccia immigrazione francese... nonostante tutto i Nizzardi
diedero il 73 % dei suffragi ai tre candidati indipendentisti!!! L' elezione di
Garibaldi venne invalidata dal parlamento di Bordeaux, Bergondi si suicidò
perché sarebbe stato "melanconico" (oggi si direbbe:
"depresso"), secondo la versione ufficiale, e la Francia inviò a
Nizza 10.000 soldati: cavalleria, gendarmeria e fanteria di marina. Vennero
piazzati dei cannoni nelle vie e si arrestarono e deportarono gli oppositori.
Ecco come Nizza è rimasta francese nel 1871.
Nel 1860, Garibaldi voleva innanzitutto che Nizza restasse sotto
lo scettro dei Savoia, ma correvano delle voci secondo le quali il re si stava
apprestando a vendere Nizza e Savoia. Garibaldi telegrafò al suo amico
colonnello Tuerr, che era in servizio presso la Corte di Torino domandandogli
di trasmettere un messaggio molto preciso al re: "State per vendere Nizza?
Rispondete sì o no immediatamente". Il re stava per andare a dormire
quando gli venne trasmesso il messaggio. Si lamentò: "Sì o no! E così in
fretta!!!". Tuttavia rispose di sì, poiché non voleva mentire a Garibaldi.
Garibaldi si infuriò; visto che Nizza veniva staccata dal Piemonte — Regno di
Sardegna, allora l'Eroe dei Due Mondi pretese e si batté per una Nizza neutrale
ed indipendente, affinché non divenisse francese. Nel 2007 organizzeremo delle
cerimonie popolari in onore di Garibaldi, poiché i politicanti francesi
vogliono mettere le loro mani appiccicose sull'aureola dell'Eroe, vogliono
falsificare la storia, cosa che sarebbe un insulto a Garibaldi; noi non glielo
permetteremo. Otto mesi dopo si svolgeranno le elezioni municipali e noi diremo
ai Nizzardi: per il bicentenario della sua nascita, fate a Garibaldi il più bel
regalo, il solo che avrebbe sostenuto e accettato con gioia, continuate la sua
lotta per la libertà di Nizza e votate la lista indipendentista che
presenteremo alle elezioni... Dopo l'8 febbraio 1871, sarà la prima volta che
una lista indipendentista sarà in lizza, un avvenimento storico!
Come è oggi la situazione
dell'identità nizzarda?
La Francia ha sempre tentato di ridicolizzare
l'identità nizzarda, situandola tra il folclore di quart'ordine che diverte i
turisti. I docenti universitari, artefici della francesizzazione ad oltranza,
hanno "panbagnatizzato" l'identità nizzarda (il "Pan -
Bagnat" è una specialità gastronomica nizzarda). Oggi i veri nizzardi
vogliono gustarsi il loro Pan - Bagnat, ma liberi... I Nizzardi sono molto
attaccati alla loro cultura, ma oggi si rendono conto che solo una precisa
identità politica potrà salvare l' identità culturale.
Ma si continua a dire che è
grazie all'annessione alla Francia se Nizza è divenuta una grande
città...
Nizza è sempre stata potente! Era
la quarta città del Regno di Sardegna. Sarebbe troppo lungo raccontare tutta la
sua storia, tanto essa è ricca di avvenimenti importanti. Già nel 1517 il
cardinale d'Aragona diceva "Nizza è molto bella e molto grande...".
Essa aveva tutto ciò che le sarebbe servito per poter divenire indipendente. A
partire dal XVIII° secolo il turismo l'aveva già arricchita; tutte le Corti
d'Europa vi risiedevano e contava una dozzina di consolati in attività; oggi
non ci sono più che dei consoli onorari senza consolato... Ci sono anche
barboni e ladri che provengono dall'Oltrevaro... Prima del 1860 avevamo come
residenti gli imperatori, i re ed i principi di tutta Europa, ora abbiamo la
feccia di tutta la Francia e tutta l'Europa.
In Francia vi sono numerose minoranze etniche e linguistiche (Corsi,
Alsaziani, Occitani ecc.). Avete rapporti organizzativi con loro? E con i
Provenzali / Occitani in particolare ( Federico Mistral è uno dei miei autori
prediletti...), non vi sentite legati a loro?
Non
abbiamo rapporti formali con le altre minoranze che vivono in Francia. I Corsi
sono molto individualisti, gli Alsaziani poco organizzati, quanto agli Occitani
(perlomeno una gran parte) e soprattutto ai Bretoni, essi sono a rimorchio dei
partiti della sinistra francese. I soli con cui siamo alleati, per evidenti
ragioni, sono i Savoiardi, poiché Nizza e la Savoia sono francesi solo per il
trattato di Torino e tutte e due sono state occupate militarmente dalla Francia
ed in questi due Paesi sono stati organizzati dei plebisciti truccati.
Fortunatamente, ora sembra che certi Occitani, raggruppati nel "Partito
della Nazione Occitana" vogliano avvicinarsi a noi riconoscendo a Nizza il
diritto ad uno statuto particolare in seno all'Occitania. Gli altri Occitani
pretendono che Nizza sia infeudata alla Provenza, cosa che rifiutiamo. Da
sempre la Provenza (non certo il popolo, ma i suoi capi politici, che sono
stati prima gli Aragonesi e poi gli Angiò) è stata la nemica giurata dei
Nizzardi; sempre ha invaso Nizza e sempre Nizza si è rivoltata e liberata. È
proprio per sfuggire a loro che Nizza ha firmato la dedizione ai Savoia. Nizza
non è provenzale, è pizzarda. La "provenzalità" di Nizza è una
menzogna inventata dai giacobini di Parigi e la ragione è semplice. I Re di
Francia hanno ereditato la Contea di Provenza dagli Angiò; se Nizza fosse stata
provenzale, essa sarebbe appartenuta di diritto alla Francia... Mistral è stato
sponsorizzato e sostenuto dalla Francia per impiantare il suo
"Félibrige", a Nizza, ma i Nizzardi hanno resistito.
È vero
che nel 1871 Nizza stava per ottenere l'indipendenza?
Nel 1871,
dopo le elezioni che avevano dato una schiacciante maggioranza agli
indipendentisti nizzardi, la Francia ha confiscato con la forza il voto delle
urne. 10000 uomini hanno occupato la città, sono stati arrestati e deportati
all'Isola Santa Margherita, e altrove, molti Nizzardi. Questo fatto è sempre
stato tenuto nascosto, lo si è cancellato dalla storia di Nizza, ma all'epoca
la stampa italiana, sempre ben informata sulla questione di Nizza, e
soprattutto non sottomessa a censura, aveva parlato di "Vespri
Nizzardi". Io ho rinvenuto per caso presso un privato (un fortunato caso!)
i giornali nizzardi dell'epoca, tra cui "Il Pensiero di Nizza", ed
essi spiegano cosa realmente è accaduto. Fino ad oggi questi giornali d'epoca
sono stati chiusi nella Prefettura di Nizza, sotto chiave, e nessuno li ha
potuti vedere.
Come sono i rapporti tra i Nizzardi e gli Italiani che vivono
sulla Costa Azzurra?
A Nizza
vivono molti italiani e ciò è tanto meglio. I Nizzardi s'intendono bene con
loro. Per la maggior parte sono persone gradevoli, discreti, apprezzano l'arte
ed amano Nizza. Si sentono un po’ come a casa ed in questo hanno ragione. Sono
molto importanti per l'economia nizzarda; tra gli Italiani ed i veri Nizzardi
esiste una connivenza, una sorta di complicità nascosta. Invece i Francesi
installati a Nizza non amano i Nizzardi, sentendosi superiori. Criticano tutto,
ad ogni riguardo, ed i Nizzardi gli rispondono: "Ma perché vivete qui,
dove nulla vi garba? Tornatevene in Francia, allora...". Con stupore:
"Ma noi siamo in Francia...". . ."No, voi siete a Nizza e Nizza
non è Francia".
Che libro potrebbe consigliare per conoscere la storia e la cultura
nizzarda?
È
difficile consigliare un'opera per conoscere la storia e la cultura nizzarda.
Sono stati scritti molti libri, ma tutti mentono o nascondono ciò che può dar
fastidio alla Francia. Per studiare il folclore puro non sono male i vecchi
numeri (attorno al 1900) della rivista "Nice Historique", ma per
quanto riguarda la storia certi periodi sono occultati ed i fatti trasformati.
Per ciò che riguarda l'annessione del 1860, conosco solo... quello che ho
scritto io, "Nice demain l'indépendance" (pp.488, France Europe
Edition 2003, sito internet www.france-europeeditions.com), quindi ce n'è uno
solo per il momento, ma ora che ho iniziato a rompere la congiura del silenzio,
s'inizia piano piano a dire le verità anche riguardo a questo scottante
soggetto, sul quale presto uscirà un mio scritto anche in italiano.
Ritiene possibile un'adesione degli Italiani residenti a Nizza al
Vostro movimento?
Per il
momento raccogliamo i veri Nizzardi. E, credetemi, sono molti. Ogni giorno
porta nuove adesioni a decine e la progressione è geometrica... La situazione
catastrofica di Nizza ed il fallimento della Francia spingono i Nizzardi a
raggrupparsi attorno ai valori nizzardi. Non ne vogliono più sapere dei partiti
politici francesi. Io penso che se l'unione dei Nizzardi continuerà a questo
ritmo sfrenato, noi conquisteremo il Municipio; penso che nel peggiore dei casi
saremo comunque ben rappresentati nel Consiglio comunale. Se degli Italiani
residenti a Nizza vorranno apparire sulla nostra lista, li accoglieremo con
gran piacere.
Vecchie polemiche
antiannessioniste dicevano che, con l'arrivo della Francia "Nizza la
casta" sarebbe divenuta "Nizza la guasta" ed, in effetti, la
corruzione, gli intrecci tra criminalità e politica, da Lei coraggiosamente
denunciati, fanno paura ai giorni nostri. Ci può dire qualcosa al riguardo?
Con
l'annessione è iniziato il gran saccheggio di Nizza. Spregiudicati banchieri
filofrancesi installatisi a Nizza si sono adoperati per l'annessione, ed erano
in relazione d'affari con i loro colleghi francesi, Pereire e Rothschild in
particolare. Già prima dell'annessione Pietri, il rappresentante di Napoleone
III inviato per truccare il plebiscito, aveva organizzato la liquidazione della
Banca di Stato sarda e l'installazione della Banca di Francia a Nizza per
saccheggiare il Paese. Da quando la Banca di Francia fu messa a posto, il direttore
catalogò tutte le ricchezze non sfruttate o poco sfruttate dai Nizzardi,
indicando i mezzi per ricavarne il massimo profitto. I Nizzardi vennero
spogliati dei terreni, si spezzettarono le grandi proprietà ed un nugolo di
uomini d'affari francesi si gettò Sulla Contea come degli avvoltoi. Costruirono
dappertutto immobili, hotel, ecc. cosa che costituiva un doppio vantaggio, per
loro e per la Francia. Loro ne ricavarono grandi profitti e la Francia, che
desiderava distruggere l'identità nizzarda, trovava interesse a farci invadere
da ricchi francesi che si stabilivano in misura massiccia nelle nuove
costruzioni. Presto, e lo ammise lo stesso Lubonis (ultimo ed effimero
Governatore di Nizza, messo in quel posto da Cavour per aiutare Pietri a
truccare il plebiscito del 1860), il quale, amareggiato per non aver tratto
dall'annessione i vantaggi che dava per scontati, scrisse che oramai i Nizzardi
si erano ridotti ad essere i portinai di casa propria...
Interessanti e
sconvolgenti queste rivelazioni sui rapporti tra speculatori finanziari e
partigiani dell'annessione alla Francia...
E in Savoia fu lo stesso, il banchiere francese Pereira fece
una fortuna trafficando sulla Banca di Savoia. Più tardi, con l'esplosione del
turismo, la speculazione fu ancora più terribile. Gli affaristi distrussero
castelli, palazzi e ville magnifiche per costruire ancora di più. Si può dire
che la speculazione francese giunse a distruggere la quasi totalità del
patrimonio architettonico Nizzardo. Per finire, e quasi fino ai giorni nostri,
tutti gli scrocconi di Francia, fiutando i buoni affari, si sono precipitati a
Nizza come degli avvoltoi. Ci si è attaccati agli sgabuzzini e ai granai e li
si è trasformati in monolocali; si sono addirittura spezzettati i belli e vasti
appartamenti antichi per trasformarli in mono o bilocali, distruggendo cosi
delle meraviglie, gli affreschi ed i soffitti dipinti. Presto si arriverà a
vendere le cantine come monolocali... Nizza è stata fatta a pezzi, venduta e
prostituita al denaro. Ma i Nizzardi non hanno mai partecipato a questo
saccheggio e non ne hanno tratto profitto, bensì il contrario, essi ne sono
stati le vittime. Oggi non si può più abitare a Nizza e molti sono costretti a
trasferirsi sull'altra sponda del Varo. La massa di denaro in gioco ha anche
attirato qui tutte le mafie, l'ultima in ordine di arrivo è stata quella russa.
Prima dell'annessione i Nizzardi erano seduti su di un mucchio
d'oro, ma non lo sapevano e si contentavano di una vita semplice e piacevole.
L'annessione fu un colossale affare finanziario per i capitalisti francesi, ma
essa si compì a detrimento dei Nizzardi, che persero innanzitutto la loro
libertà, la loro terra, per diventare stranieri in patria e costretti ad
andarsene. La Francia ha esportato a Nizza la sua corruzione. Essa accusa
Monaco di riciclare i capitali sporchi, ma degli alti politicanti francesi
tengono il proprio denaro a Monaco e la Francia è la campionessa della vendita
di armi.
La mafia politica francese, che corrompe la giustizia e trucca gli
appalti pubblici, è la peggiore di tutte, poiché si nasconde dietro i grandi
principi. Si parla spesso dei recenti scandali finanziari al Municipio di
Nizza, ma non c'è più un solo Nizzardo al Municipio... solamente degli uomini
messi lì dai politicanti parigini, e sono loro quelli implicati in questi
scandali. Uno, tra coloro recentemente arrestati, poiché voleva truccare gli
appalti della nuova tramvia, aveva detto (era sotto intercettazione
telefonica): "I Nizzardi pagheranno, loro sono ricchi...!".
Dopo è uscito di prigione e si sono imbrogliate le carte, perché
si tratta di un amico del potere installato a Parigi. I Nizzardi non finiscono
più di subire le conseguenze dell'annessione, vengono cacciati da qui non più
con la forza militare, ma con la speculazione immobiliare e la corruzione
francese.
Vorrei aggiungere due parole su Monaco ed il principe Ranieri III°
che, a poco a poco, è riuscito a strappare alla Francia l'indipendenza per il
proprio Paese. Monaco era sotto tutela francese, ma recentemente le due
"convenzioni" che mantenevano il Paese sotto tutela sono state
"depotenziate". Ora i posti al vertice non sono più riservati ai
francesi e la Francia non ha più nulla da dire circa la successione
dinastica...tutto ciò è stato liquidato in un paio di righe dai giornali
francesi. La realtà è che la Francia è stata costretta a restituire la libertà
a Monaco. Ecco un bell'esempio per Nizza.
Un messaggio per il lettore
italiano...
Se Nizza
fosse rimasta italiana, oggi godrebbe certamente d'una larga autonomia come
altre zone di confine (Valle d'Aosta, Trentino — Alto Adige, Friuli — Venezia
Giulia). Io dico ai nostri amici italiani: venite a Nizza, qui siete i
benvenuti. I francesi sono detestati sempre di più, poiché non provano che
disprezzo verso i Nizzardi e si comportano da conquistatori, pur in piena
decadenza morale ed economica. La cultura dei Nizzardi è latina, e noi abbiamo
molta affinità con i popoli latini e ne abbiamo poca invece, con i popoli del
Nord. La presenza italiana a Nizza è un fortunato contrappeso a quella francese
ed è storicamente legittima. Gli italiani, il cui ruolo economico a Nizza è
benefico, ora che le leggi europee gli permettono di votare, potrebbero avere
anche un importante ruolo politico.
Il monumento a Garibaldi alla festa del
Bicentenario della nascita dell'Eroe.
La Gioventù Nizzarda si è liberata del giogo imposto
dalla Francia e dalle sue menzogne, venera Garibaldi e spesso si reca in
Piemonte, ove ritrova il gradevole profumo della Nizza che fu. Sulle tribune
dello stadio di Nizza non sventola una sola bandiera francese, solamente
bandiere nizzarde. Domani, ineluttabilmente, i Nizzardi strapperanno alla
Francia la libertà loro confiscata e allora, come un tempo, Nizza si volterà
verso l'Italia, la sua sorella latina...
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