Documentario n. 262
tratto dall'enciclopedia LA VITA
MERAVIGLIOSA - Ed. M. Confalonieri Milano 1957 - pagg. 796-797.
illustrazioni di Francesco Pescador
§§§
Col nome di inchiostro ( dal greco « énkaiston » ) si
vogliono indicare i preparati che servono per la scrittura, per la stampa e per
svariati fini industriali. I primissimi
inchiostri, naturalmente a tipo di scrittura, furono ideati e composti fin
dalla più remota antichità. Infatti, è al cinese Tien Chu, che visse sotto
l'impero di Huan Ti ( terzo millennio a. C ), che si attribuisce l'invenzione
del cosiddetto inchiostro di Cina.
Nella Roma imperiale venivano
anche usati inchiostri a base di polvere d'oro e d'argento. In alto, vediamo un
papiro latino del I secolo
a.C.
Tutti i primi riferimenti a tale invenzione riguardano il Vecchio
Continente, d'altra parte è anche attendibile la documentazione di Filone di
Bisanzio (II sec. a. C) che descrive un
inchiostro simpatico, precursore dell'inchiostro ferro-gallico oggi in uso.
Plinio riferisce che i Romani usavano un liquido per scrivere. Fin d'allora si preparavano inchiostri colorati con coloranti inorganici
come cinabro e minio, oppure organici a base di estratti vegetali o animali.
Le polveri d'oro e d'argento furono pure usate più tardi dai
benedettini per miniare scritti evangelici. Ecco la pagina di un Vangelo
finemente minialo.
Nel Medio Evo. furono i monaci a interessarsi della
fabbricazione degli inchiostri per scrivere. In seguito, la storia
dell'inchiostro si arricchisce sempre più di notizie sulle proprietà dell'utile
scoperta.
A, parte di un antico papiro egiziano - B, frammento scritto in
dialetto dorico - C, codice delle «Historiae Longobardorum » di Paolo Diacono (scrittura
sec, IX) - D, lettera di Garibaldi
alla repubblica di San Marino, Gli inchiostri dell'antichità offrivano maggior
resistenze all'azione distruttiva del tempo di quelli di solo cento anni
fa.
Finalmente, nel 1865, grazie a A. Leonhardi, si
ottenne un inchiostro alizarina che, a differenza dei precedenti, —
contenenti nella composizione vere e proprie sospensioni dei coloranti
ferro-gallici e ferro-tannici in soluzioni di gomma arabica, — era un liquido
limpido che si poteva filtrare e nel quale erano contenuti contemporaneamente,
ma non combinati, gli acidi tannico e gallico, il sale di ferro, un acido (
cloridrico ) che doveva impedire appunto la combinazione, e il colorante
alizarina: la combinazione fra solfato di ferro e acido gallico, con formazione
del composto ferro-gallico che rendeva lo scritto nero, avveniva poi sulla carta,
in presenza dei reagenti contenuti nell'aria (ammoniaca).
Gli inchiostri simpatici servono a scrivere comunicazioni che
possono venir lette soltanto dalla persona cui sono destinate. Lo scritto
assume una colorazione bruna non appena lo si espone al fuoco vivo o lo si
porta a temperatura elevata mediante un ferro da stiro caldo.
Con il sorgere e lo svilupparsi dell'arte tipografica, agli studi
e scoperte sugli inchiostri si unirono studi e scoperte sugli inchiostri da
stampa. La tecnologia di questi ultimi si deve però considerare ben diversa,
per i fini cui devono soddisfare, da quella degli inchiostri da scrivere e
fondata più su miscugli che su reazioni chimiche. Gli inchiostri per scrivere
sono i più comuni e si preparano in molti e svariati modi e con sostanze
diverse. essi si classificano in: inchiostri a base ferro-gallica, fissi
e copiativi; inchiostri a base di campeggio, fissi e copiativi: inchiostri
colorati, fissi e copiativi; inchiostri da disegno, inchiostri
indelebili, inchiostri simpatici.
I tipi fissi
e copiativi vengono fabbricati con le stesse materie prime, soltanto che i
secondi sono più concentrati e addizionati di glicerina e zucchero per
aumentarne la forza copiativa.
Inchiostri a base ferro-gallica. Si chiamano così perché fabbricati con acido tannico, acido
gallico e solfato di ferro. Il miglior tannino pare sia fornito dalle noci di
galla di Aleppo e da quelle cinesi. A questo punto è necessario ricordare che
anche la stagionatura è di fondamentale importanza per la preparazione di un
buon inchiostro: prima di aggiungere al liquido base il colorante, è necessario
lasciarlo fermo per alcuni mesi per la decantazione (separazione di una
sostanza solida da una liquida) affinché possa separarsi dal deposito,
formatosi in seguito al distacco delle impurezze contenute nelle materie prime.
Inchiostri a base di campeggio. Vengono fabbricati con emateina, sostanza colorante
che si estrae dal campeggio, e un sale di cromo. Scrivono subito nero; però, a
differenza dei gallici, si fanno cancellare facilmente. Non sono costosi e in
commercio hanno larga diffusione.
Inchiostri colorati. Si preparano sciogliendo il colorante di anilina (liquido
incolore che, combinato con altre sostanze permette la preparazione industriale
dei colori) in acqua distillata e aggiungendo per la conservazione un
antisettico come nei ferro-gallici. Sono brillanti di colore, neutri,
scorrevolissimi. Non resistono all'acqua e alla luce e sbiadiscono al sole; non
sono perciò adatti per documenti da conservare. Nella categoria sono compresi
gli inchiostri poligrafici che permettono di riprodurre uno scritto,
riportato su pasta speciale di glicerina e gelatina, in centocinquanta e
duecento copie. L'inchiostro igroscopico, a base di glicerina e di
colore di anilina, è utilizzato negli osservatori meteorologici per apparecchi
scientifici ad alta sensibilità.
Inchiostri indelebili. Si possono ottenere impiegando un prodotto preparato nel
1703 da D. Diesbach a Berlino: il cosiddetto blu di Berlino o blu parigino o
blu di Prussia. Si possono preparare anche con il nerofumo che non è
attaccabile da alcun reagente chimico.
Inchiostri a disegno. Sono soluzioni di gomma lacca con colori d'anilina.
Adoperando gomma lacca finissima e colorante adatto, profumati con muschio e un
poco di canfora, si ottiene un inchiostro di Cina
che presenta grande resistenza all'acqua. L'inchiostro di Cina nero viene
composto adoperando per colorante il nerofumo.
Inchiostri simpatici. Sono quelli che consentono la lettura dello scritto dopo
che il foglio sia stato riscaldato e esposto a un reagente chimico. Nel secolo
scorso, venivano usati come inchiostri simpatici il latte e il succo di limone.
Gli inchiostri da stampa. Vengono spalmati sui caratteri, sulle incisioni, in zinco o
sulle pietre litografiche, per ottenere la riproduzione sulla carta. Devono
avere un forte potere adesivo, non spargersi né penetrare nel foglio, essiccare
prontamente e dare un bel colore lucente.
Un modello di miscelatrici per la soluzione delle materie prime
solide. La soluzione avviene a freddo, in tini di legno o metallici, muniti di
un agitatore. A sinistra, macchina aperta; a destra, macchina
chiusa. In fondo a sinistra, piccolo miscelatore portatile.
Per preparare gli inchiostri per stampa si pesano i
vari componenti e si mescolano insieme nelle apposite macchine munite di
agitatore. Quindi la miscela si passa sulle macchine macinatrici a cilindri, in
genere con tre cilindri di acciaio, ma anche con un numero maggiore (talvolta
sino a nove), per la fabbricazione di inchiostri fini. Gli inchiostri
litografici si preparano con nerofumo, olio di lino, vernici ed eventualmente
grassi atti a rendere la repulsione (forza in virtù della quale le
molecole o i corpi elettricamente caricati si respingono) tra inchiostri e
acqua. Esistono anche inchiostri per rotocalcografia e per adattarsi a questo
genere di impressione devono essere fluidissimi; si preparano, quindi, con
nerofumo, gomma, asfalto ma, all'olio e alle vernici si incorporano e si
disciolgono altre sostanze come il benzolo, il toluolo o xilolo.
Se la soluzione viene fatta con l’aiuto del calore, si usano
caldaie a doppia intercapedine, di forma cilindrica, munite anch'esse di
agitatore meccanico, con il quale viene accelerato il passaggio in soluzione
delle materie prime solide. A destra, tini di deposito.
Quando occorre separare dei depositi si procede alla filtrazione
che può avvenire per pressione (a sinistra vediamo un filtro portatile a
pressione con pompa), o per gravità (a destra, uno schema di filtraggio a
gravità).
Sono apparsi in commercio anche inchiostri all'acqua
che presentano il vantaggio di essere privi di odore e di non recare disturbi
al personale che li deve impiegare; hanno, però, lo svantaggio di una lenta
essiccazione e sono facilmente cancellabili, a parte il fatto che sono meno
brillanti degli altri.
Gli inchiostri grassi per timbri di metallo hanno
la composizione degli inchiostri da stampa, resi più fluidi con aggiunta di
olio di lino o di essenza di trementina.
Gli inchiostri per timbri di gomma sono a base
di coloranti organici artificiali, ovvero formati da colori insolubili
(nerofumo, azzurro di Berlino, oltremare, cinabro) impastati con soluzione di
gomma, glicerina o simili. Gli inchiostri per macchina da scrivere, cioè
per nastri, sono analoghi agli inchiostri poligrafici, ma ancora più
concentrati.
Raffinatrice per inchiostri densi da stampa. Alcuni rulli macinano
i vari componenti che vengono così omogeneizzati.
Esistono in commercio
numerose formule e ricette per la fabbricazione di inchiostri per i più
svariati usi: dal copiativo a quelli per penne stilografiche e «matite biro»,
dagli indelebili ai luminosi.
Tra le sostanze che servono alla
preparazione dell'inchiostro ha grande importanza la «noce di galla» (2 e 3),
escrescenza sferica che si sviluppa
sui giovani rami di quercia in seguito
alla puntura di una cinipe (1).
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va agli
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