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mercoledì 30 agosto 2017

Storia dell'inchiostro




Documentario n. 262
tratto dall'enciclopedia LA VITA MERAVIGLIOSA - Ed. M. Confalonieri Milano 1957 - pagg. 796-797.
illustrazioni di Francesco Pescador
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   Col nome di inchiostro ( dal greco « énkaiston » ) si vogliono indicare i preparati che servono per la scrittura, per la stampa e per svariati fini industriali. I primissimi inchiostri, naturalmente a tipo di scrittura, furono ideati e composti fin dalla più remota antichità. Infatti, è al cinese Tien Chu, che visse sotto l'impero di Huan Ti ( terzo millennio a. C ), che si attribuisce l'invenzione del cosiddetto inchiostro di Cina. 



Nella Roma imperiale venivano anche usati inchiostri a base di polvere d'oro e d'argento. In alto, vediamo un papiro latino del I secolo a.C.

Tutti i primi riferimenti a tale invenzione riguardano il Vecchio Continente, d'altra parte è anche attendibile la documentazione di Filone di Bisanzio (II sec. a. C) che descrive un inchiostro simpatico, precursore dell'inchiostro ferro-gallico oggi in uso. Plinio riferisce che i Romani usavano un liquido per scrivere. Fin d'allora si preparavano inchiostri colorati con coloranti inorganici come cinabro e minio, oppure organici a base di estratti vegetali o animali.


Le polveri d'oro e d'argento furono pure usate più tardi dai benedettini per miniare scritti evangelici. Ecco la pagina di un Vangelo finemente minialo.

   Nel Medio Evo. furono i monaci a interessarsi della fabbricazione degli inchiostri per scrivere. In seguito, la storia dell'inchiostro si arricchisce sempre più di notizie sulle proprietà dell'utile scoperta.


A, parte di un antico papiro egiziano - B, frammento scritto in dialetto dorico - C, codice delle «Historiae Longobardorum » di Paolo Diacono  (scrittura sec, IX) - D, lettera di Garibaldi alla repubblica di San Marino, Gli inchiostri dell'antichità offrivano maggior resistenze all'azione distruttiva del tempo di  quelli di solo cento anni fa.

   Finalmente, nel 1865, grazie a A. Leonhardi, si ottenne un inchiostro alizarina che, a differenza dei precedenti, — contenenti nella composizione vere e proprie sospensioni dei coloranti ferro-gallici e ferro-tannici in soluzioni di gomma arabica, — era un liquido limpido che si poteva filtrare e nel quale erano contenuti contemporaneamente, ma non combinati, gli acidi tannico e gallico, il sale di ferro, un acido ( cloridrico ) che doveva impedire appunto la combinazione, e il colorante alizarina: la combinazione fra solfato di ferro e acido gallico, con formazione del composto ferro-gallico che rendeva lo scritto nero, avveniva poi sulla carta, in presenza dei reagenti contenuti nell'aria (ammoniaca).


Gli inchiostri simpatici servono a scrivere comunicazioni che possono venir lette soltanto dalla persona cui sono destinate. Lo scritto assume una colorazione bruna non appena lo si espone al fuoco vivo o lo si porta a tempe­ratura elevata mediante un ferro da stiro caldo.

Con il sorgere e lo svilupparsi dell'arte tipografica, agli studi e scoperte sugli inchiostri si unirono studi e scoperte sugli inchiostri da stampa. La tecnologia di questi ultimi si deve però considerare ben diversa, per i fini cui devono soddisfare, da quella degli inchiostri da scrivere e fondata più su miscugli che su reazioni chimiche. Gli inchiostri per scrivere sono i più comuni e si preparano in molti  e svariati modi e con sostanze diverse. essi si classificano in: inchiostri a base ferro-gallica, fissi e copiativi; inchiostri a base di campeggio, fissi e copiativi: inchiostri colorati, fissi e copiativi; inchiostri da disegno, inchiostri indelebili, inchiostri simpatici.
   I tipi fissi e copiativi vengono fabbricati con le stesse materie prime, soltanto che i secondi sono più concentrati e addizionati di glicerina e zucchero per aumentarne la forza copiativa.
   Inchiostri a base ferro-gallica. Si chiamano così perché fabbricati con acido tannico, acido gallico e solfato di ferro. Il miglior tannino pare sia fornito dalle noci di galla di Aleppo e da quelle cinesi. A questo punto è necessario ricordare che anche la stagionatura è di fondamentale importanza per la preparazione di un buon inchiostro: prima di aggiungere al liquido base il colorante, è necessario lasciarlo fermo per alcuni mesi per la decantazione (separazione di una sostanza solida da una liquida) affinché possa separarsi dal deposito, formatosi in seguito al distacco delle impurezze contenute nelle materie prime.
   Inchiostri a base di campeggio. Vengono fabbricati con emateina, sostanza colorante che si estrae dal campeggio, e un sale di cromo. Scrivono subito nero; però, a differenza dei gallici, si fanno cancellare facilmente. Non sono costosi e in commercio hanno larga diffusione.
   Inchiostri colorati. Si preparano sciogliendo il colorante di anilina (liquido incolore che, combinato con altre sostanze permette la preparazione industriale dei colori) in acqua distillata e aggiungendo per la conservazione un antisettico come nei ferro-gallici. Sono brillanti di colore, neutri, scorrevolissimi. Non resistono all'acqua e alla luce e sbiadiscono al sole; non sono perciò adatti per documenti da conservare. Nella categoria sono compresi gli inchiostri poligrafici che permettono di riprodurre uno scritto, riportato su pasta speciale di glicerina e gelatina, in centocinquanta e duecento copie. L'inchiostro igroscopico, a base di glicerina e di colore di anilina, è utilizzato negli osservatori meteorologici per apparecchi scientifici ad alta sensibilità.
   Inchiostri indelebili. Si possono ottenere impiegando un prodotto preparato nel 1703 da D. Diesbach a Berlino: il cosiddetto blu di Berlino o blu parigino o blu di Prussia. Si possono preparare anche con il nerofumo che non è attaccabile da alcun reagente chimico.
   Inchiostri a disegno. Sono soluzioni di gomma lacca con colori d'anilina. Adoperando gomma lacca finissima e colorante adatto, profumati con muschio e un poco di canfora,  si  ottiene un inchiostro  di  Cina  che  presenta grande resistenza all'acqua. L'inchiostro di Cina nero viene composto adoperando per colorante il nerofumo.
   Inchiostri simpatici. Sono quelli che consentono la lettura dello scritto dopo che il foglio sia stato riscaldato e esposto a un reagente chimico. Nel secolo scorso, venivano usati come inchiostri simpatici il latte e il succo di limone.
  Gli inchiostri da stampa. Vengono spalmati sui caratteri, sulle incisioni, in zinco o sulle pietre litografiche, per ottenere la riproduzione sulla carta. Devono avere un forte potere adesivo, non spargersi né penetrare nel foglio, essiccare prontamente e dare un bel colore lucente.
 

Un modello di miscelatrici per la soluzione delle materie prime solide. La soluzione avviene a freddo, in tini di legno o metallici, muniti di un agitatore. A sinistra, macchina aperta;  a destra,  macchina chiusa.  In fondo a sinistra, piccolo miscelatore portatile.

  Per preparare gli inchiostri per stampa si pesano i vari componenti e si mescolano insieme nelle apposite macchine munite di agitatore. Quindi la miscela si passa sulle macchine macinatrici a cilindri, in genere con tre cilindri di acciaio, ma anche con un numero maggiore (talvolta sino a nove), per la fabbricazione di inchiostri fini. Gli inchiostri litografici si preparano con nerofumo, olio di lino, vernici ed eventualmente grassi atti a rendere la repulsione (forza in virtù della quale le molecole o i corpi elettricamente caricati si respingono) tra inchiostri e acqua. Esistono anche inchiostri per rotocalcografia e per adattarsi a questo genere di impressione devono essere fluidissimi; si preparano, quindi, con nerofumo, gomma, asfalto ma, all'olio e alle vernici si incorporano e si disciolgono altre sostanze come il benzolo, il toluolo o xilolo.


Se la soluzione viene fatta con l’aiuto del calore, si usano caldaie a doppia intercapedine, di forma cilindrica, mu­nite anch'esse di agitatore meccanico, con il quale viene accelerato il passaggio in soluzione delle materie prime solide. A  destra, tini di deposito.


Quando occorre separare dei depositi si procede alla filtrazione che può avvenire per pressione (a sinistra vediamo un filtro portatile a pressione con pompa), o per gravità (a destra,  uno schema di filtraggio a gravità).

   Sono apparsi in commercio anche inchiostri all'acqua che presentano il vantaggio di essere privi di odore e di non recare disturbi al personale che li deve impiegare; hanno, però, lo svantaggio di una lenta essiccazione e sono facilmente cancellabili, a parte il fatto che sono meno brillanti degli altri.
   Gli inchiostri grassi per timbri di metallo hanno la composizione degli inchiostri da stampa, resi più fluidi con aggiunta di olio di lino o di essenza di trementina.
   Gli inchiostri per timbri di gomma sono a base di coloranti organici artificiali, ovvero formati da colori insolubili (nerofumo, azzurro di Berlino, oltremare, cinabro) impastati con soluzione di gomma, glicerina o simili. Gli inchiostri per macchina da scrivere, cioè per nastri, sono analoghi agli inchiostri poligrafici, ma ancora più concentrati.


Raffinatrice per inchiostri densi da stampa. Alcuni rulli macinano i vari componenti che vengono così omogeneizzati.

   Esistono in commercio numerose formule e ricette per la fabbricazione di inchiostri per i più svariati usi: dal copiativo a quelli per penne stilografiche e «matite biro», dagli indelebili ai luminosi.    


Tra le sostanze che servono alla preparazione dell'inchiostro ha grande importanza la «noce di galla» (2 e 3), escrescenza   sferica  che  si  sviluppa   sui   giovani  rami di quercia in seguito alla puntura di una  cinipe (1).

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va agli



 

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