Quando Rebuffi vegliava sulla mia infanzia
di Jean-Yves
Guerre.
Una sera,
ritornando a casa dal lavoro, accessi come tutte le sere, il mio calcolatore
elettronico per entrare in rete e vedere la mia posta. Una delle lettere attirò
subito la mia attenzione perché era dell’amico Tamagnini. Mi chiedeva se avessi
voluto scrivere qualcosa su Giorgio Rebuffi e la sua attività francese. Mi
fermai un attimo lasciando correre i ricordi, i quali mi riportarono alla mia
infanzia. Giorgio Rebuffi. Subito un’enormità di personaggi mi
invade la mente. Subito pensai al giornalino PIPO, la cui testata era composta
da grandi lettere quadrate arrotondate agli angoli, una caratteristica di questo
giornalino. Subito mi rivedo in pantaloncini corti, circondato da un sacco di
fumetti, appena comprati, che venivano scambiati cogli amici. Mi rivedo con lo
sguardo attirato dalle scene proposte da quelle copertine scintillanti di
colore, tra la profusione di tascabili che invadevano le vetrine delle edicole.
Mi rivedo con gli occhi passare febbrilmente da una all’altra, ma non potevo
purtroppo comprarle tutte. Con mio gran dispiacere. Con la moltitudine di titoli
pubblicati ogni mese c’era l’imbarazzo della scelta, provocando una grande
ammirazione tra i ragazzi del quartiere.
E uno di questi
era PIPO.
Ah Pipo! Il primo
tascabile umoristico francese. Uscì nel ’52 e venne immediatamente affiancato da
altri titoli concorrenti che hanno dovuto mettersi al passo dietro di lui. Mi
rivedo seguire periodicamente le avventure di Pipo e del suo amico Concombre in
un numero incredibili di peripezie. Seduto più che sovente per terra, coi
fumetti disposti attorno a me, che ammiro a lungo le copertine prima di
lanciarmi nella lettura delle pagine in bicromia rossa così attraenti. Questo fu
il mio primo contatto con Giorgio perché divorando quei vecchi albi, di quando
in quando, decifravo la sua firma caratteristica. Da quel piccolo francese che
ero, all’epoca non potevo sapere che queste storie venissero dall’Italia,
pensavo che questa firma fosse dovuta all’esotismo di qualche particolare
disegnatore che, per estro, usava quel nome e cognome. E in più questo
disegnatore, a volte appariva nelle sue storie, mettendosi in scena. Io
naturalmente l’immaginavo come nella caricatura: con un buffo cappello da
pittore, un grande grembiule, una tavolozza di colori e un pennello in
mano.
Per me Giorgio,
era così e così ci rimase a lungo.
Ora più che tutti
gli altri, Rebuffi, aveva la magia dei personaggi in mano e con essa una grande
facoltà a trasportarci in un immaginario che sapeva sollecitare e creare. Così,
ben presto, ha circondato questi due eroi di ben altri protagonisti, che
abbellirono ancor di più la serie. Certo c’era già Bombarde, il cattivo di
turno, che si trovava là dove c’era un colpo da fare. Ma non era sufficiente.
Nel n.4 della rivista,
Giorgio aggiunse una comparsa ai nostri due amici. Crea Elastoc (1) che avrà un
gran bel avvenire. Noi piccoli lettori, ora
potevamo stare tranquilli, perché con questo nuovo venuto, Pipo e Concombre non
erano più in gran pericolo. Elastoc sarebbe stato sempre là per salvarli da una
brutta situazione, oppure sovente, anche per mettere confusione. Noi
avevamo una vera venerazione per questo ometto elastico che prendeva la forma
voluta e che attorcigliava i suoi nemici per immobilizzarli e catturarli.
Talvolta ci faceva ridere, però io e miei amici non avevamo più reali timori per
Pipo e Concombre. Ora potevamo contare su Elastoc. Era in grado di uscire da
tutte le situazioni divenendo molto grande e grosso o ancora piccolissimo per
infilarsi per esempio nel buco di una serratura. Prendeva la forma di una palla,
di un tubo per annaffiare, di non importa quale oggetto possibile purchè ci
potesse sbalordire.
Qualche tempo dopo,
Rebuffi ci regalò un altro personaggio, sosia di Pipo, ma fece la sua
apparizione su un registro differente. Si trattava di Jonas, suo cugino un
omettino tutto di nero con occhiali in montatura anch’essa nera, una buffa
bombetta nera, scarpe lucide nere e che portava una sfortuna incredibile. Ci
metteva una gioia tale vedere le reazioni e gli eventi che si scatenavano al suo
passaggio che avevano per fine quello di provocare infami catastrofi oppure
fosche punizioni. Oltre il personaggio filiforme e quello menagramo di Jonas, vi
era un altro che aveva tutta la nostra ammirazione e apprezzamento. Sto parlando
dello straordinario Fantasmak (1). Una specie di Fantomas sempre mascherato, dai
lunghi baffi a spirale e dalla lunga cappa, sempre inafferrabile, la sua
acconciatura lo distingueva particolarmente dagli altri protagonisti della
serie. Prendendo le fattezze di chiunque volesse, giocava ripetutamente Pipo e
Concombre, ci suggestionava il mistero di come era capace di truccarsi e di come
riusciva sempre a fuggire dai loro inseguimenti e di quelli della polizia.
Avevamo forse per questo dentro di noi il seme del banditismo? Non credo, era
solo che Fantasmak aveva tutta la nostra preferenza. Tanto più Bombarde finiva
in prigione, tanto più Fantasmak era in libertà.
Per anni abbiamo vissuto
con loro, con l’amato Elastoc, con l’infame Bombarde, con il sinistro Jonas, con
il misterioso Fantasmak. Ma tutto questo non era sufficiente all’amico Rebuffi
che stima necessario espandere la famiglia di Pipo, aggiungendo una cugina a
Concombre. Per noi francesi, fu Concombrette (2), l’insopportabile Concombrette,
la quale non arrivo sola ma accompagnata da Koko, un canguro addomesticato che
si esprimeva con l’aiuto di cartelli. Lei pure era un’idea azzeccata e ci
divertiva follemente.
Dopo un po’ arrivò Ivan
Roublaski (2), un cosacchino collerico e nervoso che a volte rendeva, a sua
volta, nervoso Pipo e Concombre. Ivan e il suo fiero cavallo Spoutnikoff. Ivan
che aveva sovente lampi e nuvole nere sopra la testa, per mostrare la sua
terribile collera, sbracciando le sue manine per aria. Un regalo.
E fu questo bravo
piccoletto che introdusse Pugatchoff, il lupo della Steppa, all’inizio da temere
per la paura che faceva. Quest’ultimo fece il suo cammino, lento ma sicuro, fino
ad eclissare tutti gli altri personaggi di Giorgio, fino ad arrivare nel corso
degli ad una trasformazione radicale. In partenza la maniera di parlare del lupo
e del cosacchino ci influenzò a tal punto da utilizzare un linguaggio
simile, in cui le frasi finivano per “off” o per “ski”, tanto da avere in
seguito delle lamentele da parte dei professori di scuola. Seppur la sua entrata
fu timida, il lupo divenne ben presto inarrestabile per la sua insistenza a
volersi mangiare Bombarde. Tutte le occasioni erano buone per incrociare la sua
strada e portare a termine il suo disegno. Già non amavamo il cattivone Bombarde
ma il vedere Pugatchoff sempre in caccia, sempre a correr dietro a qualche piano
machiavellico per mangiarselo, a poco a poco, ci divenne sempre di più simpatico
e gradito. La raffinatezza nell’inseguimento del suo “pasto” arrivava fino al
punto da guarnire il piatto su cui degustare la sua vittima, poiché voleva
gustarla “allo spiedo, con salsa di cipolline, il tutto innaffiato dalla
vodka”.
Nel corso
degli anni, così come noi crescevamo, questi personaggi si trasformarono. Uscì
la cugina Concombrette. Il lupo si ritagliò una parte da leone e divenne sempre
più presente. Come Pipo e il suo entourage, subisce nel corso del tempo,
numerose mutazioni nel disegno, ma con, ancor di più, l’idea fissa di mangiarsi
Bombarde, tanto che quest’ultimo deve trovarsi un difensore di peso:il pescecane
da guardia Gérald che vive in una piscina.
Ah, Pougatchoff,
si è sempre scritto molto su di lui, ma resterà unico nella storia del fumetto.
Nessun “eroe” ha acquistato tanta popolarità in così poco tempo e influenzato
così tanto i nostri scherzi e i nostri giochi di parole di bambini. Ciò che a
noi piaceva particolarmente era quando sognava la sua vittima preferita con un
corpo da pollo e lui stesso che usciva con enorme padella e con tovagliolo al
collo, forchetta e coltello tra le mani.
Uscendo
bruscamente dai miei ricordi, mi son detto che a quell’epoca, non avrei mai
immaginato che un giorno avrei incontrato l’autore di questi personaggi e ancor
meno che avrei scritto qualcosa su di lui. E’ vero la vita è proprio curiosa a
volte. Nondimeno queste figurine di carta mi hanno accompagnato per anni. Mi
hanno seguito, bambino. Mi circondano costantemente. Popolano i miei sogni. Mi
consolavano quand’ero triste o afflitto e mai mi tradirono. Erano sempre là,
presenti. Con me. E abitavano nel mio universo di bambino.
Ritornai coi piedi
per terra, e consultai le mie note, mancherei ai miei obblighi se non dicessi
che questa rivista PIPO, conteneva anche un’altra serie di Rebuffi, sempre
piacevole malgrado una cornice e dei personaggi più statici e prigionieri del
loro mondo.
Sto parlando di
Fox le shériff, notevolmente antropomorfo, questo fumetto che restava
accantonato in uno scenario western, faceva vedere il corvo fox e il suo
assistente Lapinos, un leprotto pauroso e spaccone, in un’universo di canidi
dove il nemico ricorrente era il bandito Baffos. Non prive di umorismo, queste
storie presentavano però sempre gli stessi personaggi ma la mano di Rebuffi dava
loro uno charme, un’incanto tutto particolare. Ben presto il personaggio
principale divenne quel leprotto pauroso che non saprà che fare per far parlare
di lui e acquistare gloria e onori, ma che anche fuggirà puntualmente al
minimo pericolo come un codardo. E’ forse questo che c’è l’ha reso simpatico,
questo scialbo leprotto dalle lunghe orecchie e dai grandi denti in
fuori.
Questa serie fu
presente per anni in un gran numero di PIPO.
E la rivista
PIPO?
Uscì nel
Settembre del ’52, ed era pubblicata dalle edizioni Lug nella città di Lione, la
culla dei piccoli formati francesi.
Edizioni create
da Marcell Navarro e Auguste Vistel nel 1950. I due uomini avevano messo piede
in altre case editrici e quindi avevano già esperienza nel campo. Infatti
Navarro s’era associato nel ’45 con Pierre Mouchot per creare Fantax nel ’48, a
cui si aggiungeranno il Vistel e Bernadette Ratier per fondare la casa Aventures
et Voyages, per cederla poi a quest’ultima nel ’55.
Navarro parlava
italiano e nel ’50 ritornò dall’Italia con materiale della Alpe e di Bonelli (
all’epoca Audace), e qui inizia l’epopea Lug. I due uomini crearono una marea di
testate che ebbero per la maggior parte un grande successo, utilizzando molto
del materiale d’oltralpe, ma usando talvolta direttamente i disegnatori
italiani. Parallelamente la Lug utilizzerà un proprio staff che sarà però
influenzato dal fumetto italiano.
Si deve a questa
casa editrice la creazione di titoli prestigiosi come RODEO o KIWI dove venivano
stampate le avventure di Tex Willer ,Miki le ranger o Blek Le Roc, ma anche
delle perle inedite in Italia come le PETIT DUC ( il piccolo duca ), oppure
L’AIGLE DE CLERMONT ( l’aquila di Clermont ).
Per ritornare al
nostro discorso, Navarro era un gran amico di Giuseppe Caregaro della casa
editrice Alpe e aveva avuto l’idea di creare una delle prime riviste umoristiche
francesi in piccolo formato in Francia utilizzando il materiale del suo
amico.
Nacque così PIPO
con le storie del suo equivalente italiano CUCCIOLO e fu anche l’inizio di una
relazione che durerà fino alla scomparsa di Caregaro e che continuerà poi con
Leonello Martini.
PIPO uscirà per
nove anni, fino al Novembre del ’61, qui il talento di Giorgio sfornerà tante
storie e anche la metà delle copertine della rivista. Ma lavorerà anche in altre
testate della Lug come PIM-PAM-POUM e SPECIAL PIPO.
Poi PIPO si fuse
con PIM-PAM-POUM e SPECIAL PIPO per divenire il mensile PIM-PAM-POUM-PIPO e
durare dodici lunghi anni dal ’61 al ’72 dove Rebuffi disegnerà nuove avventure
di Pipo & Concombre e Pougatchoff.
Visto il
successo, ci sarà pure un SPECIAL PIM-PAM-POUM-PIPO, trimestrale, dal ’62 al ’73
dove Giorgio ci regalerà altre storie di Pipo, Cocombre e
Pougatchoff.
Saranno create
anche le testate MINIPIPO (‘68/’73) e MAXIPIPO (‘73/’74) ristampe di storie di
Pipo e poi FIESTA (‘74/’78) con delle continuazioni di Pipo e Pougatchoff.
E proprio grazie a
questa casa editrice che noi abbiamo potuto conoscere e apprezzare Giorgio
Rebuffi che resta uno dei pochi maestri del fumetto umoristico di questa epoca.
Con la scomparsa
di PIPO, Fox le sheriff sarà pubblicato in una rivista concorrente che stampava,
vedi la coincidenza, le opere di Luciano Bottaro, fraterno amico di Giorgio. Si
tratta di PEPITO della Sageditions dove Fox mostrerà le sue avventure per una
dozzina di numeri prima d’esser stampato in altri numeri di una nuova serie di
Pepito.
Ma diversi
personaggi di Rebuffi ebbero l’onore di una pubblicazione francese in diverse
riviste di cui una avrà pure il titolo nel ’54 ovvero BIMBO. Si tratta della
traduzione del titolo italiano TROTTOLINO. Apparve alle edizioni Sfpi di Jean
Chapelle, questa pubblicazione ci fece conoscere anche Ajax le fantome, Luky
Loris e Tom & Artur. Ritroveremo quest’ultimi in TARTINE sempre dello stesso
editore.
Bingo Bongo
sarà pubblicato in PEPITO della Sagèditions dal ’54.
Son Chat
chez soi apparve nel grande formato WHISKY & GOGO della Sagetions nel
’70.
Ancora, il
titolo italiano RE DI PICCHE ebbe il suo equivalente francese con ROI DE PIQUE (
Sfpi ’70 ), in cui scoprimmo Pacome toulmonde e M. Latire.
Qualche anno
dopo, dal ’89, Giorgio animerà Pif le chien e Placid & Muzo in PIF PARADE.
Come abbiamo
visto il lavoro di Rebuffi in Francia è stato bello lungo e ha permesso di
conoscere questo grande disegnatore dall’altra parte delle Alpi. Con passione e
grande professionalità, usando un tratto semplice e rotondo che diverrà in
seguito dinamico e estremamente moderno, Giorgio Rebuffi ha realizzato e
realizza un fumetto senza pretese, destinato a una gran fetta di pubblico dove
l’umorismo sarà costantemente presente e vivo. In PIPO per esempio, non esitò a
mettere in scena la sua caricatura, dove i suoi personaggi a volte
discutevano con lui, o peggio lo molestavano.
Per noi bambini
era una maniera per essere in contatto diretto con lui e per spartire un po’ le
difficoltà che aveva con gli altri personaggi o col direttore. Ahimè, malgrado
tutta l’opera svolta, per molti critici la sua arte resta sconosciuta in
Francia, tuttavia è sempre un signore e un grande del fumetto. D’altronde non
figura forse nel Dictionnaire mondial de la bande dessinee edita in Francia da
Larousse?
In tutti i casi, io ho
avuto la fortuna di incontrare Giorgio Rebuffi qualche anno fa. E’ un uomo
semplice, cortese, accogliente, affabile e di una grande gentilezza con cui sono
rimasto a parlare a lungo di fumetti e ad evocare ricordi e annedoti. E in
queste poche linee, io vorrei approfittare per rendergli un grande omaggio e
ringraziarlo infinitamente, e a nome mio tanti di quei ragazzini che ha fatto
ridere, che ha fatto sognare, che ci ha distratti in tutti questi anni, con
tutto il brio con cui lo abbiamo conosciuto.
Tutti noi che
abbiamo amato Pipo e i suoi amici.
Tutti noi che
riconoscevamo immediatamente, per la
grafica, le storie di Giorgio, che trovavamo più inventive, più magiche e anche
più poetiche.
Di quell’epoca mi
rimane una tenera nostalgia, un gaio regalo e un infanzia gioiosa popolata da un
universo di eroi di carta di cui Giorgio è in prima posizione
Grazie
Monsieur Rebuffi. Grazie infinite.
Jean-Yves
Guerre, 8 mars 2004
(1)
creato con Roberto Renzi
(2)
creato con Attilio Mozzanti
p.s. il Pipo francese è
il Cucciolo italiano
Concombre è
Beppe
Concombrette è
Beppa
Elastoc è
Tiramolla
Jonas è Giona
Ivan Roublaski è Ivan
Ilia
Spoutnikoff è
Steppa
Lapinos è
Conny
Ajax è Aiace
Tom & Arthur è Tom
Porcello e Artemidoro
Son chat chez soi è Vita
con il gatto (l’Ottag)
Pacome Toulmonde è Torre
Scoccia
M.Latire è Romeo
Lancia
Tartine è Nonna
Abelarda
Miki le ranger è Capitan
Miki
Blek Le Roc è Blek
Macigno
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