Pugacioff: mostri &
Magie
di Giorgio
Rebuffi
Al tempo di Re Carlone Mezzomagno, nella
Francesca terra che non si sa dove sia, se in Gallia o in Italia, vive un
pacifico barone, vassallo del re. Il suo nome è Borbandon De La
Bombardière e la sua casa è un bel castello. Come in ogni castello che si
rispetti non manca un mago, il mago Merlone allievo ( al pari di
Merlotto, mago pastarolo ) del mago Merlino. Ma…sorpresa! sono i cari
Cucciolo & Beppe. CHE
BELLO! È facile immaginare che
Merlone sia un gran pasticcione e che tutte le sue magie debbano essere
aggiustate da Merlino mago basso di statura, ma alto di saggezza, ben più del
suo omonimo della corte di Re Artù, che già a quei tempi non c’era più. Ma che
succede? Dai boschi e dai villaggi che attorniano il castello del barone
accorre tanta brava gente del tutto terrorizzata. Un lupo affamato circola indisturbato;
non è Camillo lupo tanto bravo e carino. No! È il famigeratissimo Pugacioff
della steppa. Famelico, con uno stomaco sempre brontolante, costretto ad
aprir boccaccia solo per mangiare. Polli, porcelli, vitelli corrono pericolo di
estinzione: il detto “lupus in fabula” è per lui più che appropriato. Il
buon Barone corre in aiuto dei suoi villici, deciso a dare la caccia alla
terribile fiera. Ahimè, male gliene incoglie, perché alla sa vista Pugacioff
cambia idea: d’ora in poi un solo pensiero domina la sua mente, quello di
mettere nel pentolone il grassoccio e saporito Vassalo del Re. Che c’è di male?
Pugacioff si dichiara lupo sì, affamato sì, ma repubblicano e rivoluzionario ad
oltranza (e magari pure mazziniano).
I
maghi hanno un gran daffare per impedire che Bombardon de la Bombadière diventi
un barone lessato o arrostito o brasato al Barolo.
A proposito di mazze fatate…
Si sa, a
Pugacioff piace la vita tranquilla e stare con le zampe al caldo: seppur
attratto da leggiadre lupacchiotte, non vuole complicazioni. Ma nel
grande libro del Destino è scritto che il fiero luposki deve difendere i deboli
dai malvagi. Perché ? Perché è nato per l’avventura. E le avventure sono
ancor più belle se vissute nelle TERRE ARCANE. In simili scenari (altro che il
signore degli anelli) il pur forte ed intrepido Pugacioff deve possedere
un’arma fatata, che a pochi è stato concesso di impugnare.
Un’arma custodita
nella Cripta Segreta, dove veglia il Guardiano di Pietra: la sua
inesorabile vigilanza mai non cessa. Si tratta della mazza fatata del mitico Re
dei nani, Krapadur l’antico eroe. Dal nome si capisce che costui aveva
una bella testa dura, quindi nessuna meraviglia se l’arma debba finire nelle
zampe di Pugacioff. Lui ha la testa più dura di un Sasso, anzi ancor più dura
dello stesso Guardiano di Pietra! Il risultato è stupefacente: l’arma fatata
entra subito in sintonia col nostro lupo. Tempi duri si preannunciano per i
malvagi, come è dato vedere in La cripta del Re e Nani e Draghi,
storie pubblicate sul Tiramolla della Vallardi, e poi ristampata in
pregevoli volumi da Vittorio Pavesio Produzioni.
Miti, Leggende & Fiabe
del Maestro Giorgio Rebuffi
Miti, leggende, fiabe: quale patrimonio culturale
possiede la Letteratura Fantastica! Reami incantati, animali chimerici,
creature fatate: un mondo affascinante al quale è debitrice, spesso e
volentieri, la Letteratura Disegnata.
Scrittori e artisti hanno dato vita a zuccherose vicende
di belle Fate, a crude storie di Orchi e Draghi, di tenebrosi stregoni e di
esseri ancor più inquietanti. Non mancavano, però, negli aurei forzieri del
Regno della Fantasia molte perle, fonte di ispirazioni di altrettante allegre
storie comiche.
In
questa chiave, nel 1966, apparvero su Cucciolo i miei racconti, che ben
si possono definire Magie per ridere: il loro scopo era di condire con
una salsa nuova e più saporita le semplici avventure di sempre.
Erano tempi non sospetti. La prima edizione italiana
completa del Signore degli Anelli è del 1970 (Rusconi, Milano). Nel 1967 era
stata pubblicata solo La Compagnia dell’Anello (Astrolabio, Ubaldini, Roma
). Nel 1973 Lo hobbit (Adelphi, Milano).
Maghetti e streghette, cui va la stima erano ancora di
là da venire.
Giorgio Rebuffi
la Fata Merlina
del Maestro Giorgio Rebuffi
bè, vabbè che ci sono fate... e fate, ma Pugacioff ora esageri, eh, eh!
Quella
volta che la fata Merlina si trovò in guai molto brutti, dovette per forza
chiamare in soccorso qualcuno che non fosse soggetto alla magia; ma non il
solito paladino che come Orlando poteva andare fuori di testa. No, no, ci voleva
un tipo con una carica in più. E allora perché non un lupo? Anzi un luposki? Nei
Reami Magici il tenebroso e sinistro fattucchiero Acchiappaombre, ruba le ombre
a tizio e caio per mangiarsele con le verdure. Vive (come Senzalegge della banda
della Freccia Nera e il temibile fantasmak) in una cavità sotterranea di una
malefica pianta chiamata Albero tristo al centro della Barriera Spinosa.
Pugacioff, che nei Reami Magici non proietta ombra (quindi non gli può esser
rubata) e non è soggetto alla magia, con il Gattorvo e la Sedia Animata deve
impedire questo misfatto. Una padellata in testa all’acchiappaombre (costui ha padelle molto robuste) e senza bisogno della mazza fatata, l’incarico
è presto assolto. Le ombre recuperate. Già, ma è che la ricompensa di dieci
zecchini d’oro (come quelli di Mangiafuoco) sfuma per pagare il tassametro
della Sedia Animata. Non pagar i balzelli è un’impresa che neanche Pugacioff
della Steppa può superare. Meglio dormirci sopra. L’ombra della Fata è stata
pubblicata su Dodo, agosto 1997, ed. Giorgio Mondadori e ristampata nel 2003 nel
volume 4fumetti (Vittorio Pavesio).
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