Le diaboliche luci di Alcolea in Almeria
Almeria! Questo nome mi porta alla mente la regione dove furono girati tante pellicole western o “Polveroni” come li chiamavamo in famiglia.
Il manifesto della pellicola che era, insieme ai salti acrobatici di Giuliano Willer (mai avevo visto diventare così reale al grande schermo un personaggio a fumetti),la parte più bella di quest’opera.
Indimenticabile nel ’85, la realizzazione di Tex, a cui come volto fu dato quello (fu lui stesso a chiedere di impersonarlo, perché ne leggeva i fumetti da bambino) Giuliano Gemma. E questo avvenne con gran scorno di Nolitta, che avrebbe preferito uno dei figli di John Waine che era stato contattato per quel ruolo; e si vendicò parlando negativamente di quest’opera: cosa riferita – ricordo – in un’intervista televisiva dalla signora Tessari, l’attrice Lorella De Luca.
Il signore degli Abissi nei disegni di Letteri…
… e come si vede nella pellicola di Tessari.
Ma lasciamo da parte i pregi e i difetti di quest’opera. La questione è che fu girata in quei luoghi, un polverone immerso nella “magia” e nel “mistero”, dove si parla di un “Signore dell’abisso”, talaltro già usato da Gianluigi Bonelli nel suo personale “Mandrake”: Ipnos!
Potreste pensare che una figura così terrorizzante come quella che affrontò Aquila della Notte, avesse un corrispettivo nella tradizione orale locale nel nostro 900? E in quella stessa regione?
Recita la wiki spagnola… “Le origini della città risalgono all’epoca musulmana dove si chiamava Alcolaya ed era una città militare che aveva cinque quartieri con le relative moschee e rabitas* (altra struttura paragonata a un monastero), anche se alcuni storici collocano le sue origini in epoca romana a causa del suo sistema di irrigazione e del ritrovamento di reperti archeologici dell’epoca.
Il nome di Alcolea deriva dall’arabo e significa piccolo castello o castelletto, e potrebbe essere dovuto ad una torre di difesa che un tempo doveva presidiare l’abitato di cui oggi restano solo vestigia.
* «Anche se in generale parlare di ribāt sia che si parli di "monaci" che di "conventi", i componenti delle rábitas non possono essere paragonati gli aderenti delle istituzioni monastiche cristiane; non si tratta di monaci musulmani, poiché la rábita è una formazione prettamente islamica, che accomuna un’attività di tipo religioso, spirituale e politico trascendente, patriottico e militare, ed anche perché, a volte, chi vi entrava lo faceva anche con la propria famiglia.»
Da: Rábitas y Al-Monastir(es) en el norte y levante de la península
de Al-Andalus, pag. 94, di Francisco Franco Sánchez (Universitat d’Alacant)
scovato in rete.
Seguitemi. Voliamo con la nostra fantasia, ad Alcolea, una piccola cittadina almeriana di appena 1.000 abitanti, a metà strada tra Berja e Laujar, immersa nelle Bajas Alpujarras. Era una notte tra il 24 e il 26 di aprile del ’87 (pensate due anni dopo l’uscita della pellicola con Gemma), nel periodo della Settimana Santa; qui un giovane agricoltore di 19 anni chiamato Cayetano Galafat, sta svolgendo lavori di irrigazione nella sua fattoria, sotto la luce della luna.
È all’improvviso che appare uno strano bagliore che sembra illuminare gran parte del terreno di fronte a sé. Forse è il riflesso delle luci delle automobili che da Berja vanno a Laujar, visto che la fattoria Los Llanillos [le pianure] si trova al di sotto la strada.
Ma questo non può essere possibile, pensa Cayetano, e trova la soluzione. I suoi amici vogliono fargli uno scherzo.
Alla faccia della compagnia bella der Conte Mascetti, Sassaroli, Melandri, Necchi e sor Perozzi! A quell’ora ti fanno prendere un colpo al cuore ed è finita; perciò urla…
- Os estáis pasando; esta broma no tiene ninguna gracia, ¡parad ya! [La volete finire; questo scherzo non è piacevole, piantatela!].
Ed è in quell’attimo che gli apparve davanti, sospeso tra due ulivi, una luminosità rossastra, dalla forma e dimensione simile a quella di un uovo!
Povero Cayetano, sfigato come il suo corrispondente a fumetti Don Cico Cayetano, Lopez, Martinez, ecc., ecc.!
Il fenomeno a cui è stato testimone, si ripete nei giorni successivi. Sempre dopo le undici di sera e fu provato da altri curiosi della zona.
E iniziano a girare le prime sinistre voci… Sembra infatti che in quel luogo, a nemmeno due chilometri di distanza, venti o trent’anni prima, un prete aveva annegato in una cisterna un bambino di pochi mesi. Magia nera? Esorcismo? E chi lo sa?
Una ventina d’anni prima, un uomo aveva dovuto lasciare la fattoria, tanto da far pensare, nei dintorni, che fosse pazzo; infatti affermava di aver visto in quella zona una luce arancione, che si muoveva le foglie degli alberi ed emetteva un forte ronzio.
E non basta. Le persone più anziane asserivano che poco dopo la fine della guerra civile, questi fenomeni si erano già manifestati.
È il 1940 quando un uomo chiamato Cristóbal Moya con sua moglie e suo figlio passano per questo luogo diretti a Guayanilla di notte e vedono una specie di luce grande quasi come un pallone da calcio. Dati i tempi che corrono, la guerra civile è finita da poco ed è in corso una seconda guerra mondiale, preferiscono tener la bocca chiusa; infatti è un loro parente a rivelare lo spaventoso avvenimento, appena saputo ciò che ha vissuto Cayetano.
Ci siamo! Ora arriviamo al nostro particolare “Signore dell’Abisso”, non vestito di rosso, ma…
Un pastore, come spesso si vedeva nelle storie magiche di Bonelli e Letteri, di nome Agustín Utrilla, racconta che nel 1953, a dieci anni di età pascola il suo gregge insieme alla sua famiglia per molte notti di seguito in questo luogo infausto. Osserva lo strano fenomeno e nonostante la paura si avvicina ad esso. Accanto alle luci, vede dietro di esse un essere soprannaturale di notevoli dimensioni e vestito di nero che si muoveva lentamente tra i terrazzamenti del terreno.
Fosse solo una volta! Agustín 'Pistolete', ci riprova a vedere – armato (vorrei ben vedere) di utensili [herramientas] data la paura – lo strano fenomeno molti anni dopo, e dichiara che questa particolare luce proviene dalla lucerna portata da un essere completamente vestito di nero, il cui viso non può essere visto, che avrebbe una altezza di più di due metri.
Come è stata raffigurata l’inquietante figura nel programma tv spagnolo Cuarto Milenio.
La gente del posto ormai, lo chiama el tío enlutao [lo zio vestito a lutto, o meglio ancora lo zio in lutto] ed è meglio non incontrarlo per quella strada.
Il ricercatore e scrittore Alberto Cerezuela paragona questo fenomeno alla processione dei morti che in Spagna chiamano la Santa Compagnia [Santa Compaña]…
Dopo vorrei vedere ciò che scrive quel signore che si firma José Fernandez sul Tubo, circa 9 anni fa… «Conosco quella città [pueblo], ho una fattoria [cortijo] su quella catena montuosa [Sierra] e non ci siamo mai avvicinati alla pianura (il luogo dell’evento) per paura.» e chi dà torto?
Nessuno di noi è Tex o Blek Macigno (in Spagna Blek, el gigante). Al massimo possiamo avvicinarci a Cucciolo e Beppe… e scappar via!
Fonti:
- https://es.wikipedia.org/wiki/Alcolea_(Almer%C3%ADa)
- https://www.espaciomisterio.com/parapsicologia/la-luz-de-alcolea_33407
- https://queverenalmeria.es/provincia/lugares-misteriosos-que-ver-en-almeria/
- https://www.youtube.com/watch?v=hSFL3m-kcUU
Marco Pugacioff
[Disegnatore di fumetti dilettante
e Ricercatore storico dilettante, ma non blogger
(Questo è un sito!)]
Macerata Granne
(da Apollo Granno)
S.P.Q.M.
(Sempre Preti Qua Magneranno)
24/05/’24
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