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venerdì 24 maggio 2024

Le diaboliche luci di Alcolea in Almeria

 

Le diaboliche luci di Alcolea in Almeria

 

  Almeria! Questo nome mi porta alla mente la regione dove furono girati tante pellicole western o “Polveroni” come li chiamavamo in famiglia.

 

Il manifesto della pellicola che era, insieme ai salti acrobatici di Giuliano Willer (mai avevo visto diventare così reale al grande schermo un personaggio a fumetti),la parte più bella di quest’opera.

 

    Indimenticabile nel ’85, la realizzazione di Tex, a cui come volto fu dato quello (fu lui stesso a chiedere di impersonarlo, perché ne leggeva i fumetti da bambino) Giuliano Gemma. E questo avvenne con gran scorno di Nolitta, che avrebbe preferito uno dei figli di John Waine che era stato contattato per quel ruolo; e si vendicò parlando negativamente di quest’opera: cosa riferita – ricordo – in un’intervista televisiva dalla signora Tessari, l’attrice Lorella De Luca.

 

Il signore degli Abissi nei disegni di Letteri…

 

… e come si vede nella pellicola di Tessari.

 

   Ma lasciamo da parte i pregi e i difetti di quest’opera. La questione è che fu girata in quei luoghi, un polverone immerso nella “magia” e nel “mistero”, dove si parla di un “Signore dell’abisso”, talaltro già usato da Gianluigi Bonelli nel suo personale “Mandrake”: Ipnos!

    Potreste pensare che una figura così terrorizzante come quella che affrontò Aquila della Notte, avesse un corrispettivo nella tradizione orale locale nel nostro 900? E in quella stessa regione?

 

Recita la wiki spagnola… “Le origini della città risalgono all’epoca musulmana dove si chiamava Alcolaya ed era una città militare che aveva cinque quartieri con le relative moschee e rabitas* (altra struttura paragonata a un monastero), anche se alcuni storici collocano le sue origini in epoca romana a causa del suo sistema di irrigazione e del ritrovamento di reperti archeologici dell’epoca.

Il nome di Alcolea deriva dall’arabo e significa piccolo castello o castelletto, e potrebbe essere dovuto ad una torre di difesa che un tempo doveva presidiare l’abitato di cui oggi restano solo vestigia.

 * «Anche se in generale parlare di ribāt sia che si parli di "monaci" che di "conventi", i componenti delle rábitas non possono essere paragonati gli aderenti delle istituzioni monastiche cristiane; non si tratta di monaci musulmani, poiché la rábita è una formazione prettamente islamica, che accomuna un’attività di tipo religioso, spirituale e politico trascendente, patriottico e militare, ed anche perché, a volte, chi vi entrava lo faceva anche con la propria famiglia.»

Da: Rábitas y Al-Monastir(es) en el norte y levante de la península

de Al-Andalus, pag. 94, di Francisco Franco Sánchez (Universitat d’Alacant)

scovato in rete.

 

 

   Seguitemi. Voliamo con la nostra fantasia, ad Alcolea, una piccola cittadina almeriana di appena 1.000 abitanti, a metà strada tra Berja e Laujar, immersa nelle Bajas Alpujarras. Era una notte tra il 24 e il 26 di aprile del ’87 (pensate due anni dopo l’uscita della pellicola con Gemma), nel periodo della Settimana Santa; qui un giovane agricoltore di 19 anni chiamato Cayetano Galafat, sta svolgendo lavori di irrigazione nella sua fattoria, sotto la luce della luna.

È all’improvviso che appare uno strano bagliore che sembra illuminare gran parte del terreno di fronte a sé. Forse è il riflesso delle luci delle automobili che da Berja vanno a Laujar, visto che la fattoria Los Llanillos [le pianure] si trova al di sotto la strada.

Ma questo non può essere possibile, pensa Cayetano, e trova la soluzione. I suoi amici vogliono fargli uno scherzo.

   Alla faccia della compagnia bella der Conte Mascetti, Sassaroli, Melandri, Necchi e sor Perozzi! A quell’ora ti fanno prendere un colpo al cuore ed è finita; perciò urla…

-         Os estáis pasando; esta broma no tiene ninguna gracia, ¡parad ya! [La volete finire; questo scherzo non è piacevole, piantatela!].

Ed è in quell’attimo che gli apparve davanti, sospeso tra due ulivi, una luminosità rossastra, dalla forma e dimensione simile a quella di un uovo!

   Povero Cayetano, sfigato come il suo corrispondente a fumetti Don Cico Cayetano, Lopez, Martinez, ecc., ecc.!

   Il fenomeno a cui è stato testimone, si ripete nei giorni successivi. Sempre dopo le undici di sera e fu provato da altri curiosi della zona.

   E iniziano a girare le prime sinistre voci… Sembra infatti che in quel luogo, a nemmeno due chilometri di distanza, venti o trent’anni prima, un prete aveva annegato in una cisterna un bambino di pochi mesi. Magia nera? Esorcismo? E chi lo sa?

Una ventina d’anni prima, un uomo aveva dovuto lasciare la fattoria, tanto da far pensare, nei dintorni, che fosse pazzo; infatti affermava di aver visto in quella zona una luce arancione, che si muoveva le foglie degli alberi ed emetteva un forte ronzio.

E non basta. Le persone più anziane asserivano che poco dopo la fine della guerra civile, questi fenomeni si erano già manifestati.

È il 1940 quando un uomo chiamato Cristóbal Moya con sua moglie e suo figlio passano per questo luogo diretti a Guayanilla di notte e vedono una specie di luce grande quasi come un pallone da calcio. Dati i tempi che corrono, la guerra civile è finita da poco ed è in corso una seconda guerra mondiale, preferiscono tener la bocca chiusa; infatti è un loro parente a rivelare lo spaventoso avvenimento, appena saputo ciò che ha vissuto Cayetano.

 

   Ci siamo! Ora arriviamo al nostro particolare “Signore dell’Abisso”, non vestito di rosso, ma…

Un pastore, come spesso si vedeva nelle storie magiche di Bonelli e Letteri, di nome  Agustín Utrilla, racconta che nel 1953, a dieci anni di età pascola il suo gregge insieme alla sua famiglia per molte notti di seguito in questo luogo infausto. Osserva lo strano fenomeno e nonostante la paura si avvicina ad esso. Accanto alle luci, vede dietro di esse un essere soprannaturale di notevoli dimensioni e vestito di nero che si muoveva lentamente tra i terrazzamenti del terreno.

Fosse solo una volta! Agustín 'Pistolete', ci riprova a vedere – armato (vorrei ben vedere) di utensili [herramientas] data la paura  – lo strano fenomeno molti anni dopo, e dichiara che questa particolare luce proviene dalla lucerna portata da un essere completamente vestito di nero, il cui viso non può essere visto, che avrebbe una altezza di più di due metri.

 

Come è stata raffigurata l’inquietante figura nel programma tv spagnolo Cuarto Milenio.

 

La gente del posto ormai, lo chiama el tío enlutao [lo zio vestito a lutto, o meglio ancora lo zio in lutto] ed è meglio non incontrarlo per quella strada.

  Il ricercatore e scrittore Alberto Cerezuela paragona questo fenomeno alla processione dei morti che in Spagna chiamano la Santa Compagnia [Santa Compaña]…

   Dopo vorrei vedere ciò che scrive quel signore che si firma José Fernandez sul Tubo, circa 9 anni fa… «Conosco quella città [pueblo], ho una fattoria [cortijo] su quella catena montuosa [Sierra] e non ci siamo mai avvicinati alla pianura (il luogo dell’evento) per paura.» e chi dà torto?

    Nessuno di noi è Tex o Blek Macigno (in Spagna Blek, el gigante). Al massimo possiamo avvicinarci a Cucciolo e Beppe… e scappar via!

 


Fonti:

- https://www.lavozdealmeria.com/noticia/4/sociedad/251140/cronicas-del-ayer-las-diabolicas-luces-de-alcolea

- https://es.wikipedia.org/wiki/Alcolea_(Almer%C3%ADa)

- https://www.espaciomisterio.com/parapsicologia/la-luz-de-alcolea_33407

- https://queverenalmeria.es/provincia/lugares-misteriosos-que-ver-en-almeria/

- https://www.youtube.com/watch?v=hSFL3m-kcUU

 

Marco Pugacioff

[Disegnatore di fumetti dilettante

e Ricercatore storico dilettante, ma non blogger

(Questo è un sito!)]

Macerata Granne

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24/05/’24

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venerdì 17 maggio 2024

Alberto Delbianco

 

Alberto Delbianco

 


  Su di lui vi è solo una succinta scheda all’interno di Exploit Comics n. 38, probabilmente scritta da Luca Boschi, e recita così…

   «Se l’underground si fosse sviluppato in Italia nello stesso periodo in cui negli Stati Uniti nasceva la beat generation, questo Autore, di cui non abbiamo alcuna notizia biografica, sarebbe stato uno dei suoi portabandiera. 


 

storia ristampata nel '71 su un Miciolino di Privitera

Dotato di un segno spigoloso e fuori dai ranghi, molto più adatto per una strip adulta, pubblicò varie storielle libere su giornali per bambini quali «Miciolino››, «Puffi›› e altri periodici della Flaminia. Su «Oscar›› e «Walter›› pubblicò tavole mute autoconclusive e la serie degli astronauti Crocco e Biffo.

   Ma la sua opera più compiuta è forse la serie incentrata sul bimbo Pat, portata avanti su «Picchiarello›› sino alla fine degli anni Sessanta.»

 

 
in versione francese per 

 Pim Pam Poum Pipo 120 del 15 nov. '71

    Per fortuna in rete, su

http://www.irenenavarra.it/index.php?pag=ssubact&aut=delbianco&cat=arte

ho trovato la sua biografia…

    Alberto Delbianco nasce a Staranzano (Go) il 18 agosto 1933.

Dopo le medie frequenta l’Istituto Tecnico Nautico, che lascia alla fine del quarto anno per iscriversi alla “Scuola di Specializzazione di Disegno Artistico” di Trieste. Nel 1960 ha i primi contatti con la Bellvision belga e si trasferisce a Bruxelles dove collabora alla creazione del cartone animato "Pinocchio sulla luna", premiato nello stesso anno al Festival del Film per ragazzi di Venezia. Nel 1961 lavora a Roma per diverse case editrici. Chiamato alla RAI si cimenta nel documentario animato "La lunga calza verde" di Cesare Zavattini.

Autore di sigle televisive e Caroselli, entra nell’équipe di Jacovitti e partecipa alla realizzazione di un suo cartone animato. Tornato a Staranzano, presta opera a distanza per le Edizioni Alpe, Fasani-Roma, Flaminia.

Saltuariamente la sua firma compare anche su svariati giornali - umoristici e non - come "Il travaso delle idee", "Bertoldo", "Candido", "Il mancino", "Virgola", "La Domenica del Corriere", "Serenissimo", "Super Calandrino", "Supersex", "Telesera"; nonché sui settimanali per ragazzi "Il Monello", "Il Pioniere", "Tiramolla", "Il Vittorioso".

Fra i riconoscimenti è da ricordare una Medaglia d’Argento a Foligno nel 1963 alla Mostra Nazionale dell’Umorismo e un Primo Premio per il personaggio dei fumetti Paramecius al Salone internazionale dei Comics di Lucca nel 1967. In parallelo al fumetto sviluppa un genere grafico-pittorico bicromatico e si dedica alla pittura a olio. Muore improvvisamente a Monfalcone (Go) nel 1971.

    Sintesi dalla Biografia della figlia, Antonella Delbianco /
1 aprile 2015

 

alcune sue opere sono state messe in vendita su

https://artesegno.com/pgs-aste/lista-opere-artista.aspx?ID=6163 

e lì ho trovato altri disegni


 


 
La ragazza fa "pensavo fosse il lattaio"

e l'innamorato mi ricorda tanto Beppe.

 

 
ed ora iniziamo con la Alpe
prima con Mister Pik...
 




... e poi con
Cucciolo e Beppe.







Marco Pugacioff

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mercoledì 8 maggio 2024

Sante Villani (Vilsa)

 

Sante Villani (Vilsa)

 

Una sua storia messa in vendita sulla baia

    Su questo disegnatore vi è solo una – a dir poco – striminzita scheda all’interno di Exploit Comics n. 38, probabilmente scritta da Luca Boschi, e recita così…

   «Ha iniziato la sua attività professionale illustrando nei primi anni Sessanta la serie di Nonno Giobbe su <<Oscar>>.

In seguito, per la Alpe, ha continuato insieme ad Attilio Ortolani la serie di Cucciolo e Pugacioff ideata da Giorgio Rebuffi.»

 

   Se qualcuno lo ha conosciuto, e mi potesse avere qualche informazione su di lui, ne sarei felice. Ma come per Willi’s non ci spero proprio…

  Mi ha subito risposto Alberto Becattini che mi scrive...

  <<Ciao, Marco.


Neppure io ho trovato notizie biografiche su Vilsa, ma ho qualche dato in più che magari interessa a qualcuno.
 


Nei primi anni Sessanta contribuisce al Bertoldo pubblicato da Gino Sansoni.

Per Fasani, Vilsa scrive e disegna le storie di Nonno Giobbe su Oscar nel 1962-64.

Nel 1964 contribuisce a Leondoro dell’Editrice Imperia con le storie di Achille.

Per Alpe, Vilsa inizia a disegnare Cucciolo verso la fine del 1970 e la sua prima storia, Pugacioff corridore, appare su Cucciolo n. 1 del 10 gennaio 1971. L’ultima di cui ho notizia (ma posso sbagliarmi) è Beppe a caccia di gatti sul n. 12 del dicembre 1981. Disegna la maggior parte delle copertine di Cucciolo e Tutto Cucciolo dal 1977 in poi.


una avventura di Bondino che ho ripreso da Tutto ucciolo n. 114 del '75


Per Alpe, Vilsa scrive e disegna anche le storie del piccolo agente segreto  Bondino, pubblicate su Cucciolo tra il n. 15 del 1971 e il n. 7 del 1972.

Disegna anche Tiramolla nel 1972 e alcune storie di Brik, Bull e Zak (su Tiramolla) tra il 1978 e il 1983.

Saluti,

Alberto>>

  

   Non ho altro modo per ricordarlo che farvi ammirare questa storia (ripresa dalla saga medievale di Pugacioff di Giorgio Rebuffi) che è in una raccolta Tutto Cucciolo 181 del 1986. Probamente conteneva due albi usciti l’anno prima e l’avventura è quasi sicuramente una ristampa.

È sicuramente lui, anche se non vi è firma. Il suo stile differisce sia da Delbianco, sia dal misterioso Willi’s (CarloSignoroni) autore della copertina della raccolta.

     Mentre per la seconda storia è senza alcun dubbio lui: l’avventura è firmata ed è stata pubblicata sul numero 6 del giugno del ’75.

    Buona lettura

 











 











 L'ultima tavola è di Gherlizza

Marco Pugacioff

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