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venerdì 3 aprile 2020

Baculo il centurione – i racconti


Baculo il centurione – i racconti


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Dalle cronache perdute di Napoli

   Negli anni in cui nacque Giulio Cesare, un religioso del lontano Oriente dovette fuggire dal suo paese, colpito da una condanna a morte del suo imperatore. Nella sua lunga fuga oltrepassò l’India e la Persia e arrivò in Egitto. Qui divenne amico di un soldato Romano chiamato Publio Sestio Baculo che lo portò con sé in Italia, non certo da schiavo, ma da uomo libero. Morto Baculo, il cinese si occupò di suo figlio e di un altro trovatello, Virgilio. I due ragazzini crebbero come fratelli, allevati da questo monaco anziano, che riversò in essi tutto il suo sapere: quello colto in Virgilio, quello marziale in Baculo. Il giovane Baculo, nella sua ansia di conoscenza entrò giovane nell'esercito e seguì Cesare nella campagna di Gallia, in pochi anni raggiunse il massimo titolo che un non nobile potesse raggiungere: centurione primipilo, colui che dirige le fasi della battaglia. Poco prima della conclusione della campagna gallica Baculo, conduce dei reduci in Italia e ritorna a trovare il fratello che in quegli anni si è addentrato sempre di più nello studio della Magia.

Baculo e il mostro di pietra

   Era l’ordine del prefetto, lo stregone ebreo doveva andarsene da Napoli. Baculo aveva preso il suo posto nella guarnigione da poco meno di un anno, cioè da quando aveva riportato indietro i reduci dalla campagna di Giulio Cesare in Gallia. Si mormorava che il generale stesse per oltrepassare il Rubicone senza deporre le armi, ma quella sera, tutto questo non importava.
   I maghi e gli stregoni, erano mal tollerati dal governo della Repubblica, ma tutti chiudevano un occhio, se non commettevano gravi reati. Suo fratello Virgilio passava per essere solo uno studioso e andava bene così, ma questo mago andava oltre, segretamente ordiva contro Roma, infatti nella sua terra era stato un partigiano zelota. Poi era partito per l’Italia e si mormorava avesse eseguito riti oscuri sotto l’ombra del Vesuvio.
   Il prefetto voleva mandare una decuria, ma Baculo invece andò solo. Il vicolo dove viveva il mago era deserto e se possibile ancora più sporco di tutte la altre vie della città. Mentre si avvicinava a un uscio illuminato, i ratti sfilarono veloci ai suoi piedi, poi Baculo penetrò in una piccola anticamera, spostò una tendina a fili con la sua sinistra, visto che alla destra teneva il suo elmo piumato e si trovò in un ambiente semioscuro dove una figura umana era seduta a terra con un turbante sopra la testa e leggeva dei papiri illuminati da una candela e posti su un tavolo basso. La stanza era vuota ad eccezione di un vaso colmo di rotoli dietro la schiena del mago e di una enorme statua di pietra dal volto cornuto posta a lato di una finestra da cui penetrava la luce della luna.
-        Sapevo che saresti venuto solo, Baculo. Tu, l’uomo addestrato fin da piccolo da un monaco venuto dall’Oriente, non avresti arrischiato la vita di altri uomini ma, con mio grande godimento, hai fatto un grave errore! – pronunciò il mago
-        Che vuoi dire?
-        Con la mia arte tengo in mano le vite di molti miserabili e da loro posso sapere cosa avviene a Napoli… e quindi so già dell’ordine di espulsione nei miei riguardi.
   Pronunciando queste parole, il mago estrasse dalle sue vesti una pietra simile a un grosso rubino e lo appoggiò sul tavolo.
-        Verrà il giorno in cui l’ordine di Sion darà fuoco a Roma stessa… – mentre pronunciava queste parole la pietra colpita dalla luce lunare iniziò ad emettere una luminosità rossastra
-        … e poi conquisterà il potere della sua Repubblica, dopo essersi trasformato in un impero…
   Era un’impressione oppure la luminosità arrivò a colpire la statua e questa prese a muoversi. Baculo non credeva ai suoi occhi…
-        …e arriverà a dominare il mondo! Ma per ora, per me, il vero pericolo sei tu centurione! Attacca Abaddon!
   La statua si mosse veloce verso lo stupefatto Romano e vibrò dall’alto dei suoi due metri un terrificante pugno. Ma Baculo aveva un’agilità da scimmia e scansò il colpo del gigante di pietra, che arrivò a frantumare il pavimento della stanza. Nemmeno sui campi di battaglia o al campo di Aduatucam – quando ferito e senza aver toccato cibo da cinque giorni aveva fatto fronte alla carica dei cavalieri Germani – aveva affrontato una simile minaccia. Arrivò a maledirsi per non aver dato retta a suo fratello del pericolo che poteva correre nella tana del malefico mago.
   Estrasse il suo gladio e cercò di colpire alla pancia il mostro di pietra, ma la lama si spezzò come vetro. Abaddon sorrise malignamente e con un manrovescio mandò il centurione a terra verso il tavolino, ma questo fu proprio la sua salvezza. Con la bocca sanguinante sentì una voce amica…
-        Fratello! La pietra, spezza la pietra se vuoi salvarti!
   Era Virgilio – con cui aveva condiviso la povertà dei vicoli di Napoli e gli insegnamenti del monaco cinese – il quale aveva seguito di nascosto Baculo, ma Abaddon girando la testa lo afferrò sui suoi ricchi vestiti e lo sollevò per lanciarlo verso i muri.
   - Attento Abaddon, il vero pericolo è il centurione…
   Troppo tardi, Baculo serrò in un attimo la pietra rossa nelle sue mani e la scagliò contro il mostro di pietra. All’istante, la pietra andò in pezzi e così lo seguì il mostro che si frantumò con un grido raggelante.
    - Maledetti! Non sapete cosa avete scatenato! Noo!!! – urlò dal terrore il malefico mago
   Baculo non aspettò oltre, con un salto da scimmia afferrò colui che chiamava Fratello e si portò – nonostante il dolore – al di fuori della casa, poi si inginocchiò dolorante a terra. Virgilio tracciò immediatamente, sulla sabbia della strada, un cerchio di protezione intorno ad essi e questo li salvò. Perché sopra alla casa del mago di Sion, comparve un carro tirato da dragoni con code di fuoco e condotto da una figura simile al mostro di pietra, che ghermì il negromante terrorizzato per trasportarlo via.
-        La prossima volta spero darai retta ai miei avvertimenti! – disse Virgilio al fratello mentre lo aiutava ad rialzarsi
-        Lo farò, stanne certo!
-        Andiamo a casa. Filippa ci preparerà qualcosa di caldo e speriamo che i vaneggianti di quel negromante non avvengano mai!
-        Lo spero Virgilio… ma ho l’impressione che quelle funeste profezie un giorno accadranno!
Poi i due uomini che si chiamavano tra loro fratelli si avviarono a passo lento verso una cena calda nella strada dei Gioiellieri dei Cavalli.

ωωω

La villa abbandonata
  
   La villa è abbandonata da tempo ed è ormai in rovina e l’autunno ha riempito i suoi corridoi di foglie cadute, portate da un vento che ha qualcosa di maligno. La villa è rischiarata da varie torce che emanano una debole luce che illumina i vari ambienti. Luci sinistre che hanno fatto nascere strane voci che sono arrivate fino a Napoli. Voci che parlano di fantasmi e di strane sparizioni di persone. Poi una madre sconvolta si è presentata alla prefettura, sua figlia è scomparsa e loro abitano non lontano da questa villa.
   Dalle varie stanze fanno capolino masse oscure di vaga forma umana con sinistri lampi d’odio che brillano al buio ma Baculo non se ne interessa, viene invece colpito, sia dal silenzio rotto solo dal suo calpestio delle foglie sparse sul pavimento, sia dalle pitture erotiche sui muri realizzate con una straordinaria fattura. Chi ha dipinto quelle mura, in parte ormai screpolate, deve essere stato un grande artista. La protagonista è sempre una donna di straordinaria bellezza e quelle scene la rappresentano in chiari atteggiamenti sessuali con uomini, donne e animali.
   Davanti al centurione si apre una grande sala, dove su un triclinio vi è sdraiata la donna delle pitture, di quelle vecchie pitture. Adagiata come una coperta sopra di lei vi è una ragazza completamente nuda. La descrizione della madre è stata fin troppo perfetta, è la ragazza scomparsa, e Baculo comprende di aver davanti a sé una Lamia, una vampira, che succhia sangue, sesso e giovinezza dalle sue povere vittime, come la ragazza rapita.
    La Lamia si alza dal triclinio, spostando la ragazza proprio come farebbe con una coperta e la stanza si riempie di presenze oscure dietro al centurione…
-        Cosa cerchi qui bel giovane ? amore oppure… - pronuncia la Lamia con voce melodiosa
-        Devo riportare quella fanciulla da sua madre !
-        E tu provaci, ah, ah, ah ! – la risata è sinistramente ripetuta dalle altre ombre sparse per la stanza
    D’improvviso un lampo accecante esplode nella stanza e prima che la Lamia e i suoi servi possano capire qualcosa, la ragazza è scomparsa dal triclinio insieme a Baculo.
    La polvere dentro al sacchetto – quella che chiamiamo magnesio – è esplosa bene, proprio come suo fratello Virgilio gli aveva detto e il centurione è fuggito insieme alla ragazza completamente stordita. Dopo averla avvolta nel suo mantello, per evitare pericolosi incontri ha preferito, nonostante le difficoltà date dal suo fardello, prendere la via del tetto.
    Tutti gli danno la caccia al di sotto, però davanti al centurione di Giulio Cesare si piazzano due oscure figure umane dagli occhi rossi che sorridono sinistramente. La luna appare tra le nubi e i due vampiri attaccano mostrando i denti che spaventosamente si trasformano in zanne simili a quelle dei pescecani. Ma Baculo sa dominare la sua paura e sempre tenendo in mano il suo fardello, attacca anche lui. Il suo piede sinistro colpisce con estrema durezza al collo dell’attaccante più vicino e la potenza del colpo è tale da far capitolare la creatura dal tetto, facendolo piombare con un sinistro schianto al suolo. L’altro vampiro resta per un attimo sbigottito ed è la sua fine, infatti anche lui viene raggiunto dallo stesso colpo.
   Il secondo corpo che piomba al suolo fa scatenare tutti i vampiri della villa, la Lamia in testa, verso quel punto del giardino dove giacciono i corpi dei loro simili. Ma dalla parte opposta Baculo piomba anche lui al suolo con la ragazza in braccio. Le gambe, come potenti molle, attutiscono l’impatto con il terreno poi con estrema agilità il centurione corre trafelato verso l’uscita della villa. Era tempo ! La Lamia è già dietro di lui, ma al cancello ormai divelto dagli anni la graziosa e malefica creatura si arresta di scatto.
     Il soldato di Roma si gira lentamente verso quell’essere malvagio le cui forma meravigliose vengono esaltate dalla luce della luna.
-        Credevi che fossi tanto pazzo da entrare in una trappola senza saperne come uscire ? – dice Baculo con il cuore in gola…
-        Grrr ! Porco maledetto, che tu sia maledetto per sempre ! Come avevi capito che ero una Lamia !
-        Dai racconti che circolano in questa zona, ho capito che le sparizioni non erano dovute alle streghe. A loro interessano più che altro i neonati. Perciò prima di entrare ho proferito un antico incantesimo che mio fratello ha scovato nei suoi grimori. Da ora in poi non potrete più uscire dal recinto della villa… - poi esclama con occhi di fuoco – vi auguro una fine atroce !
   L‘urlo della Lamia si alza verso la luna mentre Baculo monta sul suo cavallo e si allontana verso la casa della ragazza.

Genesi del personaggio.

a Pompei negli anni ’70
Nel 1988, o poco giù di lì, decisi di frequentare l’allora scuola del fumetto di Milano, ma l’alto costo dei tre anni di studio con la necessità di restar fuori di casa, lontano dalla Francia delle origini o Piceno che dir si voglia mi fece desistere dal proposito. Mio padre mi fece scegliere il corso del fumetto di Bologna, in via del cane, 5. Ogni settimana per un anno ogni martedì e il giovedì dovevo partire alle 6 del mattino e tornare all’una di notte dopo due ore di lezione.
Tra i “professori” vi era – oltre al simpatico Ugo Maccari che si occupava di disegno animato –  Marcello Jori, un ex amico di Pazienza che mi diceva sempre che ero un abruzzese, vabbé.
Jori ci disse di creare un personaggio e in quei giorni avevo comprato il De bello gallico di Cesare dove mi colpì il gesto eroico del centurione ad Adatucam. Ne parlai a mio fratello Roberto e da lì nacque Baculo il centurione.
Da allora ho realizzato su di lui La collera del vento, una piccola saga a fumetti di un centinaio di pagine, che ho illustrato in uno stile mediocre sul modello dei vari Geronimo, Zorro, Johnny Manilla dell’editore Cerreti di Roma; Guida illustrata di Roma antica un libro illustrato in cui Baculo accompagna una bambina in giro per il foro Romano narrandogli la storia della Città Eterna; un altro libro illustrato [Goduria!] sulla cucina romana, un romanzo breve e questi due racconti, di cui il primo fu partecipe del concorso Esecrandra Mostri200e1.
   Credo sia abbastanza per un artista fallito come me.

Marco Pugacioff
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