Il
controverso caso “amicizia”
Già,
il caso. Inizio come se fosse un’indagine alla Holmes & Watson, oppure alla
Maigret. Vabbè, iniziamo dai protagonisti: Bruno Sammaciccia e Stefano Breccia,
ambedue nati ad Ancona; quindi viene fuori che questo caso si sviluppa tra
Marche ed Abruzzo (ma cos’è una zona franca dove affluire ogni tipo di
stranieri, terremoti e via dicendo? boh!), non per niente il primo contatto
avviene proprio al centro di questa zona, ad Ascoli Piceno.
Ma
iniziamo con ordine. Sembrerebbe che di questo episodio di contattismo ci
furono puntate un po’ in tutto il mondo, anche se il nostro paese è stato [scrive Breccia a pag. 330], in certo
senso il nucleo del tutto. Oltre all’Italia, ci fu la Svizzera, la Francia,
l’Austria e la Germania, l’Argentina, l’Australia e perfino l’Urss,
nell’immensa Unione Sovietica, ma non in Amerika, negli Usa. Strano vero? Ho
una brutta risposta che mi darò alla fine.
Come molti hanno visto grazie a un
documentario trasmesso da Giacobbo, tutto iniziò negli anni ’50, a causa di una
pergamena ritrovata in vecchio baule raffigurante la pianta di Rocca Pia che
domina Ascoli, che Sammaciccia ebbe in dono.
Mentre Sammaciccia, la studiava insieme ad
altri due amici con la speranza di trovare un tesoro (Aah, i vecchi romanzi d’avventura…), si ebbe uno strano episodio di
scrittura automatica, ovvero una penna mossa da una mano invisibile, si mise ha
trascrivere frasi in italiano, in latino, in greco e poi di nuovo in italiano.
Seppur scossi i tre amici, da Pescara, decisero
di partire per andare a esplorare la rocca con la pergamena. La prima volta si
sentono delusi, ma con la curiosa sensazione di essere osservati. Ritornano sul
posto la sera successiva e sentono una
voce che li esorta a restar calmi; è ormai buio, ma i tre avventurosi
aspettano. Da dietro il castello sbucano, prima uno, poi un altro, due
individui; uno è alto sui due metri e mezzo mentre l’altro solamente di un
metro che li salutano in perfetto italiano.
È il primo incontro con quelli che d’ora in
poi chiameranno «Amici». Restano a parlar per più di un’ora; questi strani
personaggi che sembrano usciti da una favola, narrano loro un mare di cose.
Essi e i loro compagni erano in missione da
molti anni su questo pianeta; circa tre secoli prima erano nell’America
centrale, dove vi erano delle basi occupate da altra gente (gente? Altri extraterrestri?) che loro
aiutarono a mandar via. Non per niente gli dissero era in corso una guerra
sconosciuta. Essi comunque cercavano il più possibile di mimetizzarsi, infatti
frequentano in genere zone desertiche di modo che non davano fastidio a nessuno
e non erano infastiditi. Possono anche venire avvistati, e se questo avviene è
perché Essi stessi possono fare errori o disattenzioni [pag. 190].
Questi personaggi hanno le loro case – le loro basi – per lo più
sotterranee, ma alcuni di loro sono inseriti nella società, con ruoli diversi,
come per esempio ricercatore universitario (ma
guarda, la stessa professione di Corrado Malanga, il folle genio dell’ufologia italiana)
oppure alto dirigente di una multinazionale tedesca [p. 175].
In un incontro successivo ad Ascoli dove è
l’ingresso principale alla base, nel pomeriggio di marzo del ’57 gli venne
riferito a Sammaciccia e compagni da nuovi venuti, che Essi non erano venuti
per portare la civiltà, ma che seguivano
un piano (deciso da qualcuno al di sopra di Essi), che se non avessero fatto
ciò che gli veniva detto, avrebbero finito per danneggiarsi da loro stessi [p. 199].
Salmaccia e suoi amici conobbero in seguito altri personaggi, che
cercano loro di fargli capire i loro pensieri, come questo bellissimo
sull’amore per l’Universo; parlando di una foglia d’erba, dicevano che se
amiamo una pianticella, questa cresce meglio, ma se la odiamo la povera creatura
vegetale morirà [p. 196]. Questo concetto mi ricorda un piccolo avvenimento
avvenutomi da ragazzo in un estate imprecisata. Nella sala da pranzo vi era al
centro del tavolo una pianticella. Passandogli vicino mi venne un pensiero «la
piantina ha sete». Presi allora un bicchiere d’acqua e glielo versai sulla
terra del vaso. D’improvviso la pianticella mi rispose – datemi pure del pazzo,
non m’importa! – con un piccolo borbottio che mi sembrò un canto gioioso.
Uno di loro disse «adesso che ci conosciamo, avete
compreso che non siamo né demoni, né fantasmi, né siamo il prodotto di antiche
tecnologie inventate dai pazzi che hanno dominato il vostro pianeta come
Hitler. [p. 197]». già, però se volevano, Essi innestavano (certo in maniera
indolore) piccolissimi apparecchi su
uomini e animali; arivabbé, andiamo avanti.
I
protagonisti di questa vicenda narrata da Breccia nel suo libro, Salmaccia e
compagni vengono riconvocati sempre a Rocca Pia, di notte. Salmaccia e i suoi
amici non sanno che evento deve accadere ma da un istante all’altro il cielo
cambia. Le stelle sembrano dipinte sopra un cielo sì, solido, ma non fisso,
come un panno agitato da vento impetuoso. Solo che vento non c’è. Poi il
terreno trema sotto i loro piedi e qualcuno cade a terra. Due luci divengono
più grandi per poi sparire all’improvviso. Hanno assistito in maniera oscurata
o forse meglio velata, all’arrivo di alcune astronavi. E i fatti strani non
finiscono. Uno di Essi, in un’altra occasione, fece portare un piccolo
registratore a batterie dell’epoca chiamato Geloso, che posto a terra inizia a
registrare. Più tardi Sammaciccia riascoltando il nastro sente i rumori di un
vero e proprio combattimento tra Essi e i loro nemici, esseri freddi e
insensibili. Quella base a cui ci si accede attraverso un’apertura invisibile
nel terreno che porta in profondità, lungo un corridoio verticale terminante in
una enorme galleria sotterranea dalle pareti simili al cristallo [p. 206]. L’enorme galleria è a grandissima profondità,
praticamente a contatto con la base della zolla principale. Essi sono in grado
di generare una cosiddetta treccia magnetica, vale a dire una struttura (spiega sempre Breccia) con le linee di
forza attorte su se stesse; il che permette loro di “aprire” la materia,
schiacciandola di lato su se stessa, col risultato di avere una parete
traslucida, quasi cristallina [p. 362].
L’etnia, il popolo nemico, viene battezzato da
Salmaccia CTR, i contrari, i quali sono capaci di prendere il controllo della
mente. Gli uomini diventano come degli automi [p. 212].
Diverse vicende avvengono in tutta Italia, da quella tremenda
dell’”Idra” [v. p. 213, vicenda degna di una pellicola di fantascienza
giapponese] di cui preferisco non scrivere, o di come Essi – che Sammaciccia
chiama W56 (ovvero la W è la doppia vittoria e il ’56, l’anno in cui comparvero
per la prima volta) – chiedevano grosse quantità di cibo e vitamine.
Essi
si chiamano tra loro Akrj, ed sarebbero una confederazione di genti diverse [p.
246] con molte lingue, ma un linguaggio comune a tutti… Non vorrei sembrare
oltraggioso nei confronti di Breccia, ma in tutto questo ci vedo molto Star
Trek, ma come dico sempre, vabbé. Nel pianeta più grande della confederazione
vivono quindici miliardi di persone che (ma
senti un po’ che bello) di rado si ammalano [p. 247], ma si curano in
maniera naturale… detto senza cattiveria, una bella utopia! Sono sostanzialmente identici ai terrestri, a parte l’altezza, dal viso molto tranquillo per
la loro serenità interiore. Le loro donne sono molto belle e uno degli amici di
sammaciccia si prende pure una cotta per una di loro [p. 256].
La religione è molto importante per Essi.
Vedono Dio (essendo in contatto con dei cattolici esprimevano il loro pensiero
religioso, secondo quello di chi avevano davanti) nel più piccolo degli insetti
e che Dio vi si trova in ogni parte dell’ universo. La loro religione è
soprattutto un sentimento profondo; hei, certo non è come gli uomini che per
essa scannano gli altri.
Al contrario, i loro nemici, i CTR, hanno una
sorta di etnia scientifica. Spesso se vanno in giro sulla Terra, hanno delle
grosse Mercedes scure, modello diplomatico, leggermente più lunghe di una
decina di centimetri di quelle terrestri. Queste auto hanno dei forellini da
cui esce un gas letale per noi uomini [p. 257]. I CTR sono in genere calvi e
puzzano di catrame… cavolo, mi ricordano gli uomini in nero. [ vedi l’articolo del
ricercatore spagnolo José Antonio Caravaca, da me tradotto
maccheronicamente in italiano: http://caravaca103.blogspot.com/2014/04/gli-uomini-in-nero-che-emergono-dalla.html]
Nella guerra (Essi preferiscono chiamarla
diatriba) che contrappone i due popoli ci sono anche delle vittime e purtroppo
una volta ci andò di mezzo un bambino mezzosangue (preferisco usare questo termine
tipico delle storie western e con cui viene indicato il figlio di Tex e Lilith)
di padre extraterrestre e di madre terrestre. Breccia riferisce anche di un
caso in cui in una sera d’estate, a metà anni ’60, decine di uomini comparvero
all’improvviso per le strade di Pescara. Ricoverati in ospedale rifiutarono
ogni cura [p. 366]. In effetti da paura.
Scrive Breccia che Essi «[…] non mangiavano carne perché amavano gli animali, qualunque tipo di animale, e quindi non
potevano tollerare di pensare di mangiare carne animale, allo stesso modo che
noi non possiamo pensare di mangiare carne umana. La carne è pericolosa anche per noi; ho visto uccidere
le bestie in un mattatoio, e so che, qualunque precauzione sia presa, gli
animali sono terrorizzati e quando noi mangiamo la loro carne assumiamo anche
un po' dei semi di male generati da questo terrore; poi non posso pensare di
mangiare animali uccisi secondo i rituali ebraici o islamici, che indulgono
nello spaventare le povere vittime. [p.263]» e su Tiramolla gli si faceva dire
che mangiare la carne fa bene.
Essi
parlando degli gnomi, il Piccolo Popolo, asserirono che esistono, ma si
nascondono perché hanno paura degli uomini [p.264].
Scrive Breccia che pur nell’ambito europeo la
vicenda di “Amicizia” – come da lui definita – era centrata sostanzialmente
sull’Abruzzo, per cui la parlata di questi signori aveva (simpatico!) una forte inflessione dialettale abruzzese [p. 337].
Molto simpatica la storia della tuta, una
struttura biologica da indossare a corpo nudo, che serviva da protezione e da
mezzo di trasporto. Mediante due spinte perpendicolari sulle due suole, con un
comando situato nella cintura… La cosa mi fa venire in mente un telefilm
satirico americano “Ralph supermaxieroe”, e sembra che una scena del genere sia
avvenuta a Monaco di Baviera, dove una persona anziana volava e sbatteva – come
fosse Daffy Duck – sui palazzi davanti a lui [p. 369].
In
un dialogo tra un tedesco e uno di Essi, viene fuori la domanda «quanti
fiammiferi ci sono dentro una scatola? Uno, mille, un milione?», il tedesco
rispose forse cento e l’altro gli chiese «perché non un milione?». Il tedesco
era stupito, ma la risposta fu «dentro una scatola di fiammiferi possono
entrare miliardi di fiammiferi, basta la tecnologia.» [p. 339]. Ha volte mi
chiedo se gli scrittori abbiano veramente una mente brillante, molto fantasiosa
– come nel caso della cabina telefonica del Dottor Who – oppure non abbiano
avuto qualche dritta!
Altro dialogo tra lo stesso Breccia e uno di
Essi a Bologna nel ‘67, si viene a sapere che sono secoli che hanno basi sulla
Terra e qualcuna sui pianeti del sistema solare, ma le basi vere e proprie sono
navi madri che circolano all’interno del sistema. Inoltre hanno una “polizia
cosmica che controllerebbe l’attività dei CTR [p. 345]. I CTR sono automi che si sono evoluti. Sono il
risultato di un esperimento che ha superato le possibilità di controllo. I CTR
provengono da una stella facente parte della costellazione del Centauro, ma che
non è Proxima Centauri, da lì hanno così iniziato da secoli un’attività di
riproduzione biologica [p. 351].
Sempre in questo colloquio l’interlocutore di
Breccia riferisce che i loro antenati avevano preso contatto con i nostri e che
molte delle cose che dicono le religioni terrestri sono state originate da Essi
[p. 354]. Un discorso che – bene o male – si avvicina ai concetti espressi da Mauro
Biglino.
Ancora sembra che esiste sulla Terra una razza
non umana di cui non ci siamo mai accorti e che non interferisce con noi [p. 354].
Chissà una razza di umanoidi serpenti?
Breccia scrive una cosa a pag. 372 che riporto integralmente «Fra l'altro, va notato che fra i vari alieni
che impazzavano sulla nostra penisola, anche a detta degli Amici, non c'erano
solo loro; erano presenti almeno altri due gruppi, quelli della UTI (una sigla
inventata da Bruno [Sammaciccia], non so che cosa significhi), e gli Elta V (analogamente non so che cosa possa
significare questo nome, salvo il fatto che questa volta Bruno non c'entra).»
A novembre del ’78, i CTR, l’etnia ostile ai
W56 [v. nota p. 202], riescono a penetrare nelle basi dei W56, distruggendole.
La funesta fine viene anche per la base più grande che si estende da Ortona a
Rimini e dal centro dell’Adriatico verso l’Italia centrale [p. 172]. Sammaciccia
sente per radio quello che a chilometri al di sotto della terra accade, urla,
rumori, ordini detti nella loro lingua; Essi gli dissero «vedrete che le acque
si alzeranno, che ribolliranno, in tutti i posti sopra della nostra grossa
base». Infatti per un paio di mesi nell’Adriatico centrale le acque
impazzirono. Ondate alte decine di metri s’alzavano nel mare spaventato i
pescatori. Una delle loro navi affondata viene ritrovata dritta sul fondo,
sostanzialmente intatta; due uomini erano morti e i pescatori vogliono essere
scortati dalla guardia costiera. E in più una strana attività O.V.N.I. in tutta
la penisola.
Gli
ultimi di Essi sembra che ne andassero nel dicembre del ’86, alla vigilia di
anni funesti per l’Italia: Mani pulite, Europa Unita, immigrazione forzata di
gente che con il loro lavoro dovrebbero pagare delle pensioni ai nativi… certo
che chi ha il potere (non Berlusca, Salvini o Bergoglio, ma qualcuno più in
alto di loro) sa creare delle belle favolette. Poi mi danno dell’idiota se do
invece credito a vicende come quella appena narrata, bah!
Ritornando alla domanda che mi sono posto
all’inizio di questo scritto, non può essere che forse che i nemici dei w 56, i
CTR erano in buoni rapporti con gli alti vertici di quel paese, gli usa? Con
chi si è incontrato Eisenhower nel 1954? Pablo Ayo a pag. 73 del suo libro Alien report del 2014, descrive la scena che sarebbe avvenuta nella base
della forza aerea di Murdoc in California:
«Ovviamente, il Presidente era stupito quanto i suoi
collaboratori. Gli esseri scesero dai loro velivoli e si avvicinarono. A detta
del pilota sembravano umani, ma con alcune differenze: i loro lineamenti erano
simili ai nostri, l'altezza e la costituzione fisica più o meno come quelle di un essere umano medio,
ma erano calvi e con la testa leggermente più grossa della nostra (in pratica, sembrano
corrispondere alle creature raffigurate nel noto video di Santilli
sull'autopsia aliena). A detta del pilota collaudatore, gli alieni respiravano
comodamente il nostro ossigeno.»
In fondo con quelle teste calve, non ricordano i CTR ed anche gli
uomini in nero?
Esistono in ogni modo più popoli delle stelle, concetto ribadito sia da Breccia,
sia da Ayo, come per esempio la creatura umanoide apparsa a circa venti
chilometri dalla base militare di Aviano (famigerata meta dei rapiti umani
degli extraterrestri) e studiata dal professor Chiumento; Ma proprio nel ’78 un
metronotte chiamato Zanfretta venne ripetutamente rapito da una popolazione
aliena che tra loro si denominavano Darkos. Perfino i suoi colleghi di lavoro
furono spettatori di scene paurose, enormi dischi volanti illuminavano la notte
dei paesi liguri, Fiat 127 che volavano letteralmente, staccate dalla strada...
Questa popolazione chiedeva asilo sulla Terra
e forse oggi hanno avuto per loro un pezzo di terra sotto il mare tra Liguria e
Sardegna…
D’accordo, il nostro funesto destino è quello
di essere colpiti da delle meteoriti [Speriamo che il meccanismo alieno che
fece esplodere la cometa di Tunguska nel 1908 esista davvero] forse trasportate
dal pianeta Nibiru e risucchiate dalla gravità terrestre… ma mi sembra strano
che: nel 2018, scoppia un meteorite sopra l’Italia centrale e poi nel 2019
arriva un altro meteorite che scoppia in aria sopra la Sardegna. E che siamo,
il ricettacolo di tutti i sassolini dello spazio? L’Italia è diventata preda di
forze esterne come in genere è il Giappone nelle sue pellicole di fantascienza?
La mia ipotesi è che possano trattarsi delle navi dei Darkos che vengono a prendere
possesso delle loro terra in fondo al mare; vabbé, chiaro, è solo una mia pazzesca
ipotesi.
Del resto, come diceva quel programma per
bambini che vedevo da regazzino alla tv, la Terra non è altro che una piccola
pallina blu. E che sia visitata da più popoli delle stelle sarebbe più che
plausibile.
Alla fine del libro Breccia fa una giusta
conclusione che si riassume così « Ciò che penso del fenomeno
UFO è riassunto da quella che
ho chiamato "teoria del prestigiatore": immaginate di trovarvi ad assistere
allo show di un bravo illusionista: costui vi fa vedere cose al limite dell'incredibile,
e spesso abbondantemente oltre. Siete sicuri che c'è un abilissimo trucco sotto ogni particolare
exploit, ma la bravura del nostro consiste proprio nel far sì che il trucco non sia percepibile agli
spettatori. […] Questa critica coinvolge anche i W56 ed i CTR
e la UTI (in nota Breccia spiega che si
tratta di un terzo gruppo composto da persone al di sopra dei W56 e dei CTR,
non la sigla di una banca). Riteniamo, Hans ed io, di avere avuto le prove
che si è trattato esattamente
delle medesime entità, che cambiavano cappello
a seconda delle circostanze. [p. 383 e p. 387]» Ottima conclusione quella di un
Mandrake o un Ipnos che distorce la realtà e che si avvicina alla Teoria della
Distorsione di Caravaca…
Breccia ha paura che nel divulgare questa storia si potesse arrivare a che qualcuno li possa imitare inventando una storia simile facendo impazzire la gente. «Quindi, si continui (se si vuole) ad indagare sulle lucine viste per aria, sullo scout (i piccoli dischi volanti da ricognizione detti anche campana) fotografato dall'altra parte del globo, e simili: questa è un'attività innocua (e inutile, a parer mio).
Breccia ha paura che nel divulgare questa storia si potesse arrivare a che qualcuno li possa imitare inventando una storia simile facendo impazzire la gente. «Quindi, si continui (se si vuole) ad indagare sulle lucine viste per aria, sullo scout (i piccoli dischi volanti da ricognizione detti anche campana) fotografato dall'altra parte del globo, e simili: questa è un'attività innocua (e inutile, a parer mio).
Ma si eviti di cercare un approccio diretto con questa fittizia
realtà.»
Ottimo avvertimento! Stefano Breccia, mi sta simpatico,
certo più di un Sammaciccia che era un seguace di San Francesco. Ma ormai dal
2012 non c’è più.
Marco Pugacioff
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