Considerazioni
sui terremoti
Sarà
perché mentre ero nel pancione di mia madre ci fu un forte terremoto, sarà
perché non esiste un sistema di previsione, sarà perché quando accadono è
facile che ci siano danni a cose e persone, sarà perché sono un fifone, ma io
temo i terremoti e, siccome non accetto l’ineluttabilità di chi dice che
“accadono e non si possono prevedere” ho provato a raccogliere alcune opinioni
differenti. Che siano tutte vere non posso provarlo ma, visto che la scienza
ufficiale non ha nulla di meglio da proporre, forse sarebbe bene approfondire
anche queste teorie perchè non sarebbe la prima volta che qualche testa fuori
dal coro trova quello che nessun camice bianco ha trovato.
Il Friuli
Erano
le ore ventuno del sei maggio 1976 quando una scossa di magnitudo 6,5 distrusse
parte del Friuli e provocando quasi 1000 morti, e 40.000 sfollati trascorsero
l’inverno negli alberghi della costa adriatica.
All’epoca
avevo da poco aperto un’agenzia fotogiornalistica e, parlando con alcune
persone venni a sapere che a San Giovanni in Persicelo, un comune a pochi
chilometri da Bologna, un signore aveva previsto il terremoto. Presi la
macchina fotografica e corsi a casa di questo signore. Si chiamava Giuseppe
Benfenati e abitava assieme alla moglie in una appartamentino del paese. Era in
pensione da anni ma, come aveva fatto da oltre mezzo secolo, ogni domenica
mattina attaccava un foglietto con le sue previsioni per la settimana
successiva ad una tavoletta di legno che era su una colonna del portico davanti
al bar del paese. Le sue previsioni erano usate dai contadini di San Giovanni
per i lavori nei campi. La domenica precedente il terremoto del Friuli era
Pasqua e quel giorno Benfenati aveva attaccato con le sue puntine arrugginite
un foglietto dove, oltre alle previsioni meteo, aveva scritto “possibilità di
terremoti”. Ma come aveva fatto a prevedere un terremoto?
Secondo
l’arzillo vecchietto i terremoti si verificavano in particolari condizioni
atmosferiche che uno strumento che aveva a casa sua riusciva a captare.
L’oscuro oggetto era una specie di barometro: un tubo di vetro con un’ampolla
conteneva un liquido colorato che, a seconda del meteo, o dei terremoti,
cambiava colore, formava cristalli e altre anomalie simili. Io non avevo mai
visto uno strumento simile, e mai ne vidi altri, ma il Benfenati lo usava fin
dalla sua gioventù ed aveva previsto tutti i terremoti, a cominciare da quello
che colpì Bologna il 10 aprile del 1929.
Ancora il Friuli
Quando
accadde il terremoto Helmut Tributsch abitava nel Friuli e, parlando del
terremoto con alcuni contadini e montanari locali, scoprì che anche loro
avevano notato una cosa strana: nei giorni immediatamente precedenti il
terremoto i serpenti, i lombrichi e in genere tutti gli animali che vivevano
nel sottosuolo uscivano all’aperto incuranti degli estranei e del clima che in
quei giorni era ancora abbastanza fresco. Helmut registrò il fatto nella sua
mente poi, anni dopo, iniziò una ricerca per vedere se anche altre volte si era
verificato un fatto simile prima di un terremoto. Analizzò il comportamento
degli animali prima di 78 terremoti, da quello di Helice del 373 prima della
nostra era a quello del 1979, e poi scrisse un libro, When the Snakes Awake
(Quando i serpenti si svegliano). Dal libro si deduce che il comportamento
animale è ben particolare: due giorni prima di un terremoto i serpenti e tutti
gli animali che vivono sottoterra lasciano i luoghi abitati dall’uomo mentre
alcuni minuti prima della prima scossa cavalli, cani, capre e bovini iniziano a
gridare. Non ci sarebbe nulla di strano ad accettare che dal comportamento
animale si può estrapolare un avviso di terremoto, ma la scienza non lo
permette, lo accantona nella superstizione popolare, ovvero in quella cultura
che era la scienza quando l’uomo era più vicino alla terra che ai computer.
Cina, Yunnan 1970
La
zona dello Yunnan era sotto osservazione da parte dei geologi cinesi che ben
sapevano che là sotto si estendeva una faglia che avrebbe potuto provocare un
terremoto. Nel dicembre 1969 una squadra di geologi era nel villaggio di
Tonghai per dei rilevamenti sismici. A fine dicembre i bambù, i peri e i peschi
iniziarono a fiorire nel bel mezzo dell’inverno. I geologi ne dedussero che la
fioritura fosse dovuta al forte calore sotterraneo provocato dall’attrito tra
le due zolle che nelle profondità premevano una contro l’altra ma non dissero
nulla a nessuno. All’una di notte del 5 gennaio la terra tremò e distrusse case
e villaggi. Più del 90% della popolazione perì quella notte. Il terremoto del Yunnan
rimase segreto di stato fino al 1995.
Cina, Tangshan e Qinglong
1976
Alle
ore 03 42 una scossa di magnitudo 7,8 colpisce il nord est di Tianjin, poco
dopo un’altra scossa di magnitudo 7,1 distrugge quello che ancora era rimasto
in piedi seppellendo così anche i soccorritori. Dei quasi due milioni di
abitanti circa 700.000 morirono in quella notte.
Due
anni prima tutti gli ufficiali politici del nord est della Cina erano stati
avvertiti della possibilità di terremoti di magnitudo 6 nella zona. Il villaggio
di Qinglong nominò allora in ventunenne Wang Chungquing responsabile dei
terremoti. Il giovane iniziò ad esercitare la popolazione a come comportarsi in
caso di terremoto. Il 16 luglio 1976 l’Ufficio Sismologico di Stato tenne una
conferenza nel Nord Est del paese per allertare la popolazione: esisteva la possibilità
di forti terremoti nei giorni compresi tra il 22 luglio e il 4 agosto. Il
giovane Wang tornò a Tangshan e avvertì i politici del pericolo ma nessuno lo
prese in considerazione. Tornato al suo villaggio si preparò all’evento: il 26
luglio il 60% della popolazione viveva nelle tende; gli altri dormivano in casa
ma con porte e finestre spalancate per poter fuggire meglio. Le scuole tenevano
le lezioni all’aperto e tutti i segni precursori di un terremoto, come le acque
dei pozzi che si intorpidiscono, l’acqua delle sorgenti che diventa non
potabile, fughe di gas dal terreno, comportamenti anormali degli animali…
furono tenuti in considerazione.
Il
terremoto rase al suolo tutte le costruzioni del villaggio.
470.000
persone restarono senza casa. Solo un abitante morì, per un attacco di cuore.
Per
lo stesso terremoto mentre a Tangshan si moriva sorpresi nel sonno a Quiglong
tutti aspettavano l’evento e nessuno morì.
Nel
2010 è uscito il film Aftershock nel
quale si mostra la città di Tangshan prima del terremoto, subito dopo e com’è oggi. Un polpettone pieno di cadaveri
usato per dimostrare come il Partito Comunista Cinese in pochi anni sia
riuscito a ricostruire una città più grande e forte di prima.
Di
quello che accadde nella vicina Quiglong non una parola.
I
confronti generano domande e le domande pensieri; meglio evitarli.
Pier Luigi Ighina
Abitava
ad Imola e in giovanissima età era stato assistente di Guglielmo Marconi. Dopo
una vita di lavoro in una azienda elettrica si era ritirato in pensione in una
casetta all’interno dell’autodromo di Imola. Convinto sostenitore che al mondo
tutto fosse una conseguenza delle forze elettromagnetiche aveva installato nel
suo orto una pala da elicottero che, a seconda del senso di rotazione, faceva
piovere o venire il bel tempo. Per decenni le scuole elementari di Imola
andarono in gita a vedere il suo orto. Se le scolaresche arrivavano col bel
tempo Ighina esordiva dicendo “Bamini, avete portato l’ombrello?” poi azionava l’elica e poco dopo in cielo
comparivano le nuvole che, fantozzianamente, si concentravano sull’orto e lì
pioveva. L’inverso accadeva in situazioni di pioggia. Una trasmissione di
Report della fine anni ’90 diffuse le immagini nelle tv, ma pare che nessuno ci
abbia fatto caso.
Il
2 gennaio 1996 un terremoto scosse Faenza e Modena saltando Imola che, pur
essendo ugualmente sismica, si trovava nel mezzo. Alcuni imputarono l’anomalia
sismica ad Ighina che aveva da tempo piantato nel suo orto una valvola
antisismica per tener lontani i terremoti che, secondo lui, erano causati da
variazioni magnetiche del sottosuolo. A Reggio Calabria esiste un’associazione
che, partendo dai disegni di Ighina, ha costruito una grossa valvola antisismica
del costo di 3.000 euro, per tener lontani i terremoti da quella zona.
La legge di Newton
Abbiamo
satelliti e telescopi che ci permettono di conoscere cosa accade a migliaia,
milioni, miliardi di chilometri sopra alla nostra testa, ma non conosciamo
nulla o quasi sotto i nostri piedi. Tutto quello che sappiamo è che la terra è
coperta da una crosta dura sotto alla quale … ci sono solo ipotesi. Per
semplificare diremo che c’è della marmellata calda. La crosta terrestre è
spessa circa venti chilometri e le sonde più profonde non hanno mai raggiunto
questa distanza. Per chiarire meglio i numeri in gioco immaginiamo di avere un
palloncino e di gonfiarlo fino a farlo diventare due metri di diametro. Il
palloncino gonfio è la nostra terra mentre lo spessore della gomma è la crosta
terrestre. Questa crosta non è compatta ma è formata da vari pezzi di roccia
che in alcuni punti si accavallano tra di loro mentre in altri premono uno
contro l’altro.
I
punti di contatto sono i punti dove si verificano più facilmente i terremoti.
Chiunque
abbia studiato un minimo di fisica conoscerà la così detta Legge di Newton, quella legge fisica che afferma che due corpi si
attraggono con una forza pari al prodotto delle loro masse diviso il quadrato
della distanza tra i corpi stessi [Isaac Newton, Philosophiae Naturalis
Principia Matematica, London, 1687]. Dal che si deduce che più i corpi sono
grossi, o la distanza tra questi è piccola, tanto maggiore sarà la legge di
attrazione.
Nel
Sistema Solare i corpi più grossi sono Giove e Saturno. Immaginiamo ora che i
corpaccioni di Giove e Saturno si avvicinino un poco di più alla terra, in
questo caso avremo un aumento dell’attrazione che deformerà leggermente la
crosta terrestre; deformazione leggera ma sufficiente per provocare uno spostamento
dei pezzi di roccia che formano la crosta. Stessa cosa si può verificare quando
i due grossi pianeti sono allineati tra loro perché in questo caso avremo
un’attrazione quasi uguale alla somma delle loro masse.
Potrà
sembrare strano ma, da una breve ricerca fatta, durante tutti i terremoti di
magnitudo superiore a 5 verificatisi in Italia nell’ultimo secolo Giove e
Saturno erano sempre allineati con la terra.
Il
12 novembre 2016 si è verificato un terremoto nel centro Italia cui e seguito
una dozzina d’ore dopo un ancor più grosso terremoto di magnitudo 7, 8 in Nuova
Zelanda.
In
Italia nessuno se ne è accorto perché era quasi ovunque nuvolo, ma nella notte
la luna era in Perielio, ovvero nel suo punto più vicino alla terra. Siccome
l’orbita lunare non è costante, era dal 1948 che la luna non era così vicino
alla terra e chi ha potuto ha osservato la luna più grande dell’ultimo mezzo
secolo. Sempre secondo Newton, anche se la luna ha una massa più piccola di
Giove o Saturno, a causa della sua vicinanza alla terra il suo effetto d’attrazione
è molto grande, basta pensare alle maree che muovono le acque di tutti i mari e
gli oceani.
Può
essere che la luna e i grandi pianeti possano interferire con la crosta
terrestre come fanno con le acque degli oceani?
O che possano addirittura attirare la marmellata calda che c’è sotto e questa,
muovendosi, modifichi la crosta terrestre?
Altre cinque domande più
una
Tutto
quanto scritto finora sono solo idee, supposizioni, coincidenze, stupide leggi
vecchie più di tre secoli, ma se ci fosse qualcosa di vero?
Perché
non approfondirle?
Al
CERN a Ginevra da mezzo secolo si parte da un’idea, su questa si costruisce una
teoria e poi si cerca di dimostrarlo. Stessa cosa si fa con le teorie
dell’universo e per dimostrarle si costruiscono telescopi enormi e si mandano
satelliti in giro per lo spazio. Perché non accettare anche altre teorie che
in più sono “parzialmente vere”?
Come
abbiamo visto in Cina negli anni ’70 c’era un Istituto governativo che era
in grado di prevedere un terremoto con un’approssimazione di un paio di
settimane, vuoi mai che ad oggi non si possa essere ancor più precisi?
Sempre
in Cina abbiamo visto che, tenendo conto di alcuni elementi precursori dei
terremoti come il comportamento degli animali e la variazione delle acque di
superficie, si poté prevedere con precisione un grosso terremoto; perché non
istituire in Italia una rete di allerta terremoti che monitorizzi queste
anomalie?
Il
ventitreenne Wang Chungquing insegnò a mezzo milione di abitanti del villaggio
di Qinglong come comportarsi in caso di terremoto. Possibile che in un’Italia
con milioni di laureati disoccupati non si riesca ad organizzare un sistema
di educazione ai terremoti simile a quello realizzato da Wang?
Idee
assurde?
Proposte
ridicole? Forse.
Di
certo se continuiamo a fare come abbiamo sempre fatto non cambierà nulla, si
verificheranno terremoti, i paesi saranno distrutti e l’unico risultato positivo di un terremoto sarà l’aumento del PIL.
Un’ultima
domanda: quando ci fu il terremoto nel Friuli, Alfredo Battisti, allora
arcivescovo di Udine, disse di ricostruire “prima le fabbriche, poi le case
e poi le chiese”; come mai in centro Italia non si segue questo ordine?
Hops…
Forse ho detto qualcosa che non dovevo?
© Galileo Ferraresi, 14 novembre 2016
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