I segreti del sesto continente secondo il
libro del
comandante Sergey Kovalec
Nonostante la mal traduzione e ancor peggior adattamento di gogole, nonostante la ripetizione di intere sezioni del libro, l’opera del capitano Kovalev è stata affascinante e… gelida! Non amo il mare, per di più se è gelato.
È purtroppo piena di pesantidati tecnici soprattutto sulle imbarcazioni, particolarmente sommergibili, nazifasciste – ogni tanto ha citato en passant anche la marina italiana, alleata di quella nazista e di quella giapponese – che rende pesante la lettura, ma ripeto il tutto resta affascinante.
Kovalev ha fatto anche una veloce ripassata alla famigerata guerra per le Falkland, le isole Malvine, basati sui rapporti ufficiali e su delle indiscrezioni avute del personale britannico (L’Argentina fu realmente una grande antagonista degli inglesi); e sottolinea chiaro e tondo «di includere questo conflitto armato con coraggio nel libro "La Guerra Segreta per l'Antartide".»
Continente che ebbe territori un tempo scoperti da esploratori e navigatori russi; il 16 gennaio 1820, gli sloop russi giunsero sulle coste della futura Terra della Principessa Marta (che ricevette questo nome solo nel 1930). E vi sono almeno una ventina di tombe di esploratori sovietici del 20° secolo.
In fondo, mi ha riportato alle vecchie letture dei libri di Peter Kolosimo…
C’è una frase che dice «La parte sovietica era sempre sorpresa dalla distribuzione delle stazioni scientifiche di Gran Bretagna, Argentina, Cile e Stati Uniti nella Penisola Antartica (detta anche Terra di Graham). In realtà, erano situate "una sopra l'altra", ma non sospettavamo che i nostri recenti alleati nella Seconda Guerra Mondiale fossero a conoscenza delle città morte di civiltà extraterrestri e delle basi antartiche naziste.»
La domanda è: ci si può fidare di ciò che scrisse il comandante? Son sicuro che un alto ufficiale sovietico non si sputtana con notizie false poste in un libro uscito a sole 4000 copie in madrepatria.
Chi era questo scrittore, autore di ben cinque libri e di un romanzo di fantascienza?
Kovalev Sergey Alekseevich (1959 - 8 luglio 2011), da non confondere con il pugile russo Sergej Aleksandrovič Kovalëv, classe 1983.
Il Capitano di I Grado (in pensione) Sergey Alekseevich ha dedicato tutta la sua vita alla Marina. Nel 1981 si è diplomato alla Scuola Navale Superiore Lenin Komsomol ed è stato assegnato alla divisione sottomarini della Flotta del Nord. Ha completato 4 missioni di combattimento su sottomarini nucleari, tra cui nel Mar dei Caraibi e nell'Artico. Come comandante di un'unità di testate mine e siluri di un sottomarino nucleare, ha vinto il Premio del Comandante in Capo della Marina per aver attaccato un distaccamento di navi da guerra.
Nel 1991, dopo aver prestato servizio in combattimento di fronte alla resistenza della Marina statunitense e dei paesi NATO, gli è stata conferita la Medaglia "Al Merito Militare". Nel 1996 è stato nominato Assistente Senior del Capo del Dipartimento di Addestramento Operativo e al Combattimento della Divisione Sottomarini Vidyaevskaya. Nel 2001 è stato nominato corrispondente permanente del comitato di redazione della rivista "Morskoy Sbornik" sulla Flotta del Nord. Nel suo nuovo incarico, ha completato 7 crociere a lungo raggio.
Membro dell'Unione dei Giornalisti Russi, è autore di 6 libri. Nel 2008 è stato nominato vicedirettore del comitato di redazione della rivista "Morskoy Sbornik".
Libri:
- I segreti artici del Terzo Reich -
San Pietroburgo; insieme al co-autore Zlobin, V. S., Vector, 2008. - 216 p. -
(Labirinti della verità)
- La svastica sul Taimyr. Basi tedesche nell'Artico sovietico, Veche, 2008. - 384 p. - (Cronaca marittima)
- Enigmi del sesto continente, Veche, 2009. - 320 p.: ill. - (Cronaca marittima)
- Ombre artiche del Terzo Reich, Veche, 2010. - 432 p. - (Cronaca Marittima)
- I segreti delle spedizioni perdute/Sergey Kovalev. Mosca: Veche, 2011. - 384 p. - (Cronaca Marittima)
E il romanzo di fantascienza
- Nomade che sembra sia il libro russo più discusso degli ultimi anni. Tiratura: mezzo milione di copie, traduzioni in decine di lingue, e che ha ispirato un fantastico videogioco per cervellone o computer.
Insomma ancor oggi sarebbe un fiero antagonista della malefica nato, che non muore mai.
Iniziamo un po’ a riferire a caso le informazioni, o se volete le voci di cui parla in questa sua opera…
Gennaio 1820, due imbarcazioni di tipo sloop [imbarcazione sportiva a vela, attrezzata con vela bermudiana e fiocco (può essere confusa con il cutter, che è però attrezzato con più fiocchi. Dalla Treccani in linea] il Volstok e il Mirny navigavano nei mari antartici. A bordo del “Mirny” «[…] si verificò un nuovo incidente, di cui la leggenda marinara narra quanto segue.
Mentre navigava nell'Oceano Artico Meridionale durante l'ennesima violenta tempesta di neve, lo scafo della Mirny subì una falla a causa dei furiosi colpi delle onde. L'equipaggio non fu più in grado di pompare fuori l'acqua di mare. Non appena la tempesta si placò un po', il comandante del distaccamento russo prese una difficile decisione: trasferire l'equipaggio della Mirny a bordo della sloop ammiraglia e abbandonare la nave in balia delle onde. Improvvisamente, con sorpresa dei marinai della nave colpita, che gradualmente si trasformò in un orrore mistico, due pallidi pilastri bianco-blu apparvero a destra e a sinistra della Mirny. Poi pilastri simili occuparono un terzo dell'orizzonte e sembrarono dividere le due navi russe. Questa luce era così vasta che un'ombra cadeva da oggetti opachi, simile a quella che si forma sulla Terra quando il sole viene improvvisamente coperto dalle nuvole. Testimoni oculari raccontarono che i marinai della Mirny e della Vostok gridarono in quel momento: "Qui vicino sta bruciando il cielo!" E poi il comandante del Mirny, il tenente Lazarev, fu informato che la falla si era chiusa da sola. Riferì immediatamente per telegrafo al Vostok che non c'era bisogno di abbandonare la nave. Ed entrambi gli sloop continuarono il loro viaggio.»
Mica male! Mi ricorda l’evento prodigioso che scacciò italiani e francesi da Mosca nel 1812, riferito da Tom (senza Jerry, che ha portato a scuola Soldino) Boschi, di cui parlo su cronaca dell’insolito 21…
Di seguito «Di ritorno dalle acque antartiche, i marinai russi visitarono l'isola Macquarie, situata tra la Nuova Zelanda e l'Antartide. E nutrivano un certo interesse per essa. F. Bellingshausen sentì parlare per la prima volta dell'isola Macquarie durante il suo viaggio in Antartide, mentre si trovava nel porto australiano di Port Jackson (oggi Sydney). Il capitano del porto, Piper, raccontò in una conversazione che dieci anni prima, sull'isola Macquarie, l'iperico australiano Fred Hasselborough aveva visto i resti di un relitto di una nave di antichissima costruzione, ma a causa del maltempo non era stato in grado di esaminarli attentamente. I marinai russi sbarcarono su quest'isola, situata nella parte meridionale del bacino di Tasman, per rifornirsi di acqua dolce, carne di elefante marino e, come cura per lo scorbuto, cavolo delle Kerguelen. Qui incontrarono un folto gruppo di industriali australiani, che mostrarono loro con riluttanza dove giaceva il relitto dell'antica nave. Ma non si avvicinarono. I resti della nave, intatti dal verme marino e ricoperti di sabbia, assomigliavano vagamente a un'antica nave fenicia o a un drakkar vichingo (a volte chiamato knorre). Forse era una delle navi che, per ordine del faraone Necho nel VI secolo a.C., circumnavigarono l'Africa alla ricerca dell'antica Cina? O forse era davvero il drakkar a bordo del quale i guerrieri di Leif Eriksson scoprirono la terra di Helluland ("Terra delle Pietre Piatte"), celebrata nelle saghe?»
Anche Tarzan trova una nave antica un drakar, dai fumetti serbi di Kerac, Slavkovic & Plavsic.
E se fosse stata una nave molto, ma molto più antica, una di quella civiltà preumana, dai crani allungati che abitava in Antartide e vi dovete fuggire? Bà, tutto può essere, tanto oggi quei resto non esisteranno più…
Andiamo ai primi decenni del nostro secolo, ormai trascorso, quando vi arrivarono anche i tedeschi…
«[…]una portaerei diesel speciale, la Schwabenland, arrivò nelle acque antartiche e a bordo, nonostante tutte le proteste dei governi norvegese e sovietico, il primo idrovolante fascista decollò sopra i ghiacciai della Terra della Regina Maud il 20 gennaio 1939. Poi un altro. E un altro ancora… […] Così, nel gennaio del 1939, gli idrovolanti Boreas consegnati dalla Shvabeland iniziarono a fotografare la Terra della Regina Maud, sui ghiacciai (e sotto di essi - N.d.T.) da cui nacque la "Nuova Svevia", chiamata Terra della Nuova Svevia nella letteratura del dopoguerra. È vero, si sa ancora poco di questa "neonata", anche dopo diversi decenni. Solo nei "Saggi sulla storia delle scoperte geografiche", pubblicati da Iosif Magidovich dalla casa editrice Prosveshcheniye nel 1967, è stato possibile trovare quanto segue:
A 150-200 km dalla costa, scoprirono un territorio montuoso costituito da una serie di creste parallele alte fino a 4.000 m; alcune vette si ergevano sopra il ghiacciaio di 1.000-2.000 m, tra cui il massiccio del Wohlthat all'estremo est. Tra quest'ultimo e la costa, il pilota Schirmacher scoprì per la prima volta un'area collinare relativamente bassa, completamente libera da neve e ghiaccio, con numerosi piccoli laghi (l'oasi di Schirmacher).»
E ammò – come dicevano a Roma – arriva il bello…
«Durante uno dei suoi voli di ricognizione a est di quella che sarebbe diventata la Nuova Svevia, il pilota tedesco vide un potente cumulo. Questo fenomeno era insolito per l'Antartide: le forti correnti d'aria ascendenti che formano tali nubi non potevano formarsi sulla superficie nevosa omogenea e fredda tipica di quei luoghi. Ma la curiosità professionale ebbe la meglio e il pilota tedesco diresse il suo velivolo alato proprio lì.
Come prima, il gigante nero, il Volthat Centrale, si aprì per primo. Il ghiaccio proveniente da sud, dalle regioni centrali dell'Antartide, fluì intorno alla montagna, si sollevò lungo i suoi bordi, si insinuò sulle rocce, come se cercasse di superare un ostacolo inaspettato. Gli speroni montuosi divergevano come i tentacoli di una piovra mutante. Su uno dei tentacoli apparve una macchia scura visibile, grande fino a tre chilometri. Dietro di essa, ne apparve un'altra simile, ma molto più grande. Poi - sempre di più... Le nuvole turbinavano sopra di loro.
In seguito, le più grandi macchie scure, o meglio i laghi, ricevettero nomi sonori propri. Così, il più grande divenne Unter-See, i più piccoli Ober-See, ecc. E tutto sarebbe spiegabile se questi laghi si trovassero in zone costiere. Ma il Volche centrale li separava in modo affidabile dalla costa. Ben presto, la neve scomparve sotto l'ala dell'idrovolante, numerosi ruscelli e fiumiciattoli iniziarono a scorrere sul ghiaccio esposto. E in pochi minuti, l'anfibio sorvolò scogliere marrone scuro, tra le quali erano visibili numerosi laghi con superfici blu, verdi e gialle.
L'area rocciosa, praticamente priva di neve e ghiaccio, si estendeva per circa 60 chilometri e in alcuni punti raggiungeva i 20 chilometri di larghezza. A causa del forte contrasto tra la natura dell'area scoperta e il deserto di neve circostante, il ritrovamento fu chiamato "oasi antartica", o semplicemente oasi. In seguito furono scoperte diverse altre aree simili. La prima area insolita fu chiamata Oasi di Schirmacher, dal nome del pilota che per primo scoprì questo fenomeno unico. In seguito furono scoperte diverse altre aree simili. La misteriosa origine delle aree prive di ghiaccio nei deserti antartici causò accese discussioni tra i membri della spedizione.»
E’ il 1936 e anche i due amici Mandrake e Lotar trovano terre calde al polo sud…
Più avanti ancora, il Comandante scrive…
«Ma lavorando al libro, sono riuscito a trovare informazioni molto interessanti, anche se necessitano ancora di verifiche approfondite. Giudicate voi stessi! […]
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, gli inglesi ricevettero informazioni sull'esistenza e la presunta area della "Base 211", o più probabilmente "Nuova Svevia". L'Ammiragliato britannico inviò gli specialisti competenti in Germania, che ben presto trovarono indizi della scoperta, da parte dei tedeschi, di un'area calda di 105.000 chilometri quadrati nella zona della Terra della Regina Maud, più grande dell'isola di Tasmania. Nell'ottobre del 1945, un gruppo di commando britannici, appositamente addestrati per le operazioni di combattimento in Antartide, fu lanciato alle Isole Falkland per partecipare all'Operazione Tabernal, un'operazione segretissima.
Nel novembre del 1945, il gruppo era pronto a portare a termine la missione. Il punto di partenza della spedizione fu una base antartica britannica, forse la "Halley Bay" (Z) o quella rimasta senza nome, trasferita alla Repubblica Federale Tedesca negli anni '60 e chiamata "Georg von Neumayer". Solo che potevano essere situate a 300 chilometri dalla Nuova Svevia, che per gli standard antartici è molto vicina. La preparazione dell'operazione segreta fu condotta con grande attenzione. E gli inglesi sapevano che comportava un rischio mortale.
In precedenza, nel maggio del 1945, gli svernanti inglesi giunti in Antartide per uno scopo ancora sconosciuto si imbatterono in una strana galleria nella zona dei Monti Mühlig-Hoffmann. Il gruppo di ricognizione, che si dirigeva attraverso la galleria verso la Nuova Svevia, fu inaspettatamente attaccato dai tedeschi e quasi completamente annientato. Dei 13 uomini, solo un esploratore sopravvisse. Per puro caso, si imbatté in un magazzino abbandonato, costruito all'inizio del secolo dagli svernanti di Wilhelm Filchner. Fu anche fortunato perché questo magazzino non era stato costruito nel ghiaccio, ma in una casa prefabbricata, che tuttavia lo salvò solo dal vento pungente, ma non dal gelo selvaggio. L'esploratore inglese desiderava sopravvivere a tal punto che superò venti tempestosi, freddo intenso e una prolungata solitudine. Inoltre, sopravvisse abbastanza per incontrare gli esploratori del gruppo Tabernal! Fu lui a raccontare ai commando britannici dell'enorme grotta sotto il ghiaccio dove il suo gruppo di ricognizione fu scoperto e perì.
La sua storia fu breve. In un giorno, gli esploratori inglesi avevano percorso più di 20 chilometri attraverso il tunnel ed erano giunti a un'enorme grotta luminosa. Questa struttura naturale era riscaldata da acque geotermiche, ma a giudicare dal sapore dell'acqua, era collegata al mare. Sulla riva della grotta c'erano sei moli, ovviamente per i sottomarini nazisti, due dei quali dotati di gru Demag. Nelle vicinanze, tre scivoli conducevano all'acqua per il lancio di aerei panciuti con croci nere su bordi bianchi sulla fusoliera. Improvvisamente, nella grotta suonò l'allarme di emergenza: le guardie avevano notato degli estranei. Lo scontro fu breve. Quasi tutti gli inglesi che non furono uccisi dalle prime raffiche di mitra furono finiti da soldati in mimetica giallo-marrone, da cui spuntavano spalline nere con doppie rune "fulmini", cioè in uniforme delle forze speciali delle SS. Solo la retroguardia del gruppo di ricognizione inglese sopravvisse.
Dopo aver ascoltato il confuso racconto dell'esploratore, la mattina successiva il gruppo del Tabernal si diresse verso la galleria a bordo di motoslitte. Qui, proprio all'ingresso della galleria, i veicoli furono lasciati sotto la protezione di due commando che ricevettero istruzioni dettagliate per ogni evenienza relativa alle operazioni di ricerca.
Nove soldati inglesi con gli zaini pieni di sacchi entrarono nell'oscurità della grotta. Camminarono per quasi tre giorni verso la meta ambita, trovarono la grotta, ma furono scoperti durante un'operazione di scavo e si scontrarono con una battaglia mortale. Dell'intero gruppo, solo tre sopravvissero. Tornarono alle Isole Falkland passando per una base antartica senza nome. Forse fu qui che lo squadrone dello stesso contrammiraglio Richard Byrd seguì i commando inglesi nell'inverno del 1946, subendo perdite significative?»
Arriva il Valhalla…
«[…]la storia più interessante ci attende dopo la traduzione in russo di un libro pubblicato durante la Seconda Guerra Mondiale dal Terzo Reich. È qui che troveremo dati concreti sui risultati delle spedizioni antartiche, nonché sull'ubicazione delle stazioni e dei rifugi antartici di Hitler. Per ora, diamo un'occhiata a uno dei componenti dell'"iceberg antartico" nazista.
Nel libro di Hans-Ulrich von Kranz "Swastika in the Ice. La base segreta nazista in Antartide" si trova la storia di un rifugio di sommergibilisti fascisti, chiamato "Valhalla". Questo nome ha attirato immediatamente la mia attenzione. Inoltre, c'era il desiderio di esaminarne più da vicino la realtà.
[…]
Se leggiamo le parole di von Kranz, o meglio gli appunti di suo padre e suo zio, storici e ricercatori nazisti, apprendiamo che sotto le scogliere antartiche, Hitler, come Wotan, intendeva radunare la sua "squadra" di guerrieri leali per prepararsi a una nuova guerra, che il Reich millenario era destinato a vincere. […] molti oggetti segreti creati dai servizi segreti tedeschi, dalla Wehrmacht e dalla Kriegsmarine ricevettero nomi altisonanti: "Siegfried", "Kriemhild", "Rheingold", "Valkyrie", "Mjöllnir" e altri. L'Antartide non sfuggì a questo destino. Uno degli oggetti con questo nome fu il rifugio segreto per sottomarini nazisti "Valhalla". Questo oggetto fu creato sul territorio della Nuova Svevia e aveva lo scopo di proteggere i sottomarini dal suddetto "convoglio fantasma". Non sorprenderà se un giorno scopriremo che i suoi abitanti sono chiamati "Nibelunghi" in alcuni documenti ufficiali. Il contesto della costruzione del "Valhalla" era comune a quegli anni.
[…] era molto probabile che il Reichsführer SS Himmler avesse riferito a Hitler che erano stati individuati diversi luoghi adatti per la creazione di basi secrettissime in zone difficili da raggiungere del Sud America e dell'Antartide. Chi effettuò una ricognizione così approfondita della zona? Forse i cadetti dell'Ammiraglio Korfänger. In ogni caso, ben presto qualcuno eseguì tutti i lavori tecnici preparatori in Antartide. Ecco come lo stesso Hans-Ulrich von Kranz descrisse quei giorni:
Alla fine di luglio del 1938, lo Squadrone A raggiunse le coste dell'Antartide. La prima tappa fu al largo della Penisola Antartica (alla fine degli anni '30, questa penisola si chiamava Greim Land - N.d.R.). Qui fu fondata la base di Horst Wessel, che gli esploratori polari tedeschi chiamavano tra di loro Stazione Martin Bormann...
Dopo la creazione di questa base, le navi dello squadrone segreto si spostarono nella Terra di Ellsworth e iniziarono a sorvegliarla dall'alto.
…Entrando nel Mare di Amundsen, le navi cercarono di rimanere il più vicino possibile alla costa. La costa stessa in questa zona ha un aspetto strano: invece del ghiaccio eterno, si trovano rocce nere adornate, con qua e là una vegetazione stentata. Gli studi idrologici mostrano il quadro di una strana anomalia: l'acqua del mare è di diversi gradi più calda del solito! Allo stesso tempo, una corrente piuttosto forte si dirige direttamente dalla riva. Gli scienziati traggono la loro conclusione: la corrente fuoriesce da sotto le rocce costiere, dove, a quanto pare, ci sono sorgenti calde. Le spedizioni sbarcano sulla costa, ed esplorano la zona montuosa. In superficie, trovano numerose oasi ricoperte di muschio e licheni; in montagna, un sistema di grotte che si addentra nelle profondità del massiccio roccioso. I piloti… scoprono il cratere di un vulcano spento a una certa distanza dalla costa. A quanto pare, qui, sotto le montagne, la crosta terrestre è particolarmente sottile e il magma che un tempo eruttò in superficie riscalda i flussi d'acqua. Ma per indagare sull'origine della corrente calda, sono necessari i sottomarini. Ritscher contatta subito via radio Berlino e chiede di inviare almeno un paio di grandi sottomarini.»
A questo punto il Capitano Kovalev dubita non della descrizione, ma giustamente dei dati geografici forniti dall’autore tedesco, infatti scrive che…
«ci porta lontano dal settore della "Nuova Svevia" e ci indirizza verso il cosiddetto settore americano (Terra di Marie Byrd). Perché? Se questa non è una conferma indiretta dell'esistenza di città morte e di "Valhalla" nell'area della Terra di Graham e della Terra della Nuova Svevia, allora è difficile rispondere a questa domanda. Lasciamo l'affermazione sulla coscienza dello storico tedesco e diamo un'occhiata più da vicino alle coste antartiche.
E prima di tutto perché i tedeschi trovarono qui due Città Morte, costruite da qualche civiltà scomparsa.
La prima ad essere scoperta fu la Città Morta sulla Terra di Graham. Fu trovata dai piloti nazisti per puro caso in una valle di montagna. Le fotografie mostravano chiaramente strutture artificiali che circondavano strettamente una breve pista. Quando i primi esploratori tedeschi atterrarono qui, videro resti ben conservati di antichi edifici, accanto ai quali erano visibili alcuni obelischi neri. La pista era o uno sperone roccioso o un insieme di blocchi di pietra perfettamente incastrati.»
Ma dai, come i mattoncini Lego della nostra infanzia. Chissà perché mi son venute alla mente le foto di Puma-Punku…
Embè, piramidi solo in Antartide? Cucciolo e Tiramolla le hanno trovate pure in Sudamerica
«Più vicino al centro, i tedeschi notarono un tempio a gradini che ricordava le piramidi azteche. L'intero insediamento era diviso da diverse ampie strade. Nella piazza principale c'era una piramide nera con iscrizioni realizzate con un'analoga, incredibile combinazione di segni cuneiformi sumeri e antiche rune. Il giorno successivo, i nazisti continuarono a esplorare il perimetro della città morta. Durante la loro ispezione, trovarono un buco nella grotta, ermeticamente chiuso da una frana. Per alcuni tratti esteriori, questa città assomigliava a una delle città del mondo sotterraneo di Agharti, di cui Ritscher era stato ripetutamente informato dal supremo mago del partito nazista, Karl Haushofer. La scoperta fu immediatamente segnalata a Berlino. Poco dopo, un noto esperto del Reich del popolo Vrilja, Hermann Rauschning, e forse il principale consigliere di Hitler e allo stesso tempo capo della cancelleria del partito, Martin Bormann, si recò in aereo al campo tedesco e consegnò a Ritscher un ordine personale di Hitler di creare lì una base antartica e di iniziare un'indagine dettagliata della città morta. Il fatto che egli potesse benissimo essere apparso qui è indicato dal seguente fatto: la base "Horst Wessel" creata dai nazisti nella Terra di Graham veniva periodicamente chiamata stazione Martin Bormann.»
«Il secondo insediamento abbandonato, simile alla prima città morta, fu scoperto casualmente nella zona della Nuova Svevia. Per farlo, una spedizione costiera di ricercatori tedeschi dovette percorrere a piedi quasi 30 chilometri, superando ripide scogliere e profonde fenditure. L'esterno di questa città era quasi completamente coperto di neve. Solo dopo che la sua strada principale fu sgomberata, fu possibile far arrivare altri esploratori polari e l'attrezzatura necessaria per il suo studio. Qui riuscirono a trovare l'ingresso di una grotta sotto le rocce. In seguito si scoprì che le due città erano collegate da una grande galleria, per la cui esplorazione erano necessari anche... sottomarini. Non era forse questa la regione calda che l'Ammiragliato britannico stava cercando subito dopo la guerra? E tra il 1949 e il 1952, una spedizione norvegese-britannica-svedese cercò di trovarla. Cercarono, ma non la trovarono! O forse non raccontarono cosa trovarono!»
«[…] Secondo von Krantz, dopo essere emersi in un certo lago sotto la roccia, i sommergibilisti tedeschi scoprirono che al di sopra di esso si trovava una serie di grotte completamente asciutte e abitabili. E qui si trovavano chiare tracce dell'esistenza di una qualche civiltà: pitture rupestri furono trovate sulle pareti di alcune grotte, all'ingresso di altre – diversi obelischi di pietra – e all'ingresso di una delle miniere – persino una strana e terribile creatura, vagamente reminiscente dei leoni alati assiri dell'epoca di re Assurbanipal.
Da qui, il 15 gennaio 1939, un piccolo gruppo di ricercatori guidato dal Dr. Bauer si inoltrò nelle profondità delle grotte, attraversando direttamente il cunicolo. Attesero il ritorno dei ricercatori per una settimana e, non vedendo nessuno rientrare in tempo, iniziarono le ricerche. Non dovettero cercare a lungo: i corpi degli speleologi furono rinvenuti a circa tre chilometri dall'ingresso. Non presentavano ferite esterne, ma i loro volti erano stravolti da un'espressione di orrore.
Una settimana dopo, un secondo gruppo di speleologi tedeschi si vi recò, ma questa volta composto da 11 persone. E questa squadra... scomparve. Le ricerche dovettero interrompersi più o meno nello stesso punto in cui perì il gruppo del Dr. Bauer. Dopo la morte di due gruppi speleologici, si decise di non proseguire oltre nella miniera e di dichiarare la miniera stessa maledetta.
Inizialmente, quindi, le basi tedesche "Nuova Svevia" e "Horst Wessel" differivano poco l'una dall'altra: furono create all'interno dei confini di città morte. L'unica cosa che differiva da esse era la "Base 211", in quanto base temporanea, situata da qualche parte sul ghiaccio al largo della costa della "Nuova Svevia".
[…]
Dopo la pubblicazione del libro di Alfred Ritscher e la spedizione guidata dal contrammiraglio Richard Byrd, ogni discorso sulle città morte dell'Antartide cessò ufficialmente.»
L’orrore sconosciuto in una caverna antartica mette in pericolo anche Zagor & Cico e i loro compagni dal n. 638 Le Montagne di Ghiaccio
«[…] torniamo al momento in cui gli americani terminarono l'interrogatorio degli equipaggi dei sottomarini nazisti arresi.
Nel 1946, all'insaputa dei loro recenti alleati nella coalizione anti-Hitler, gli americani iniziarono i preparativi per un'altra spedizione antartica. Inizialmente, le aree in cui si sarebbe svolta erano sparse lungo quasi tutta la costa del continente antartico. Ma la differenza principale fu che la spedizione fu organizzata dal Dipartimento della Marina degli Stati Uniti e, di fatto, divenne un'operazione navale speciale. Sebbene, oltre ai marinai militari, includesse scienziati civili e osservatori dell'esercito.
Come la maggior parte delle spedizioni militari condotte dalle forze armate statunitensi, ricevette il nome speciale di "High Jump" (Grande balzo). La stampa americana ne parlò sempre con molta parsimonia. Inoltre, ai rappresentanti del Ministero della Marina era vietato rilasciare dichiarazioni in merito ai suoi compiti e obiettivi. E la comprensione di ciò è ambigua! Solo una cosa è chiara: la Marina o un altro ministero statunitense interessato stava attivamente cercando qualcosa in Antartide, forse giacimenti incontaminati di minerali, o forse basi segrete hitleriane.»
Prima di questa spedizione ce ne furono tre che le precedettero e il Comandante Kovalev parla di loro come di una sorta di prologo della famosa e misteriosa spedizione del discendente della principessa pellerossa Pocahontas.
La bella ava del’ammiraglio Bird da un albo messicano di Turok.
Bird prepara una spedizione antartica
«Perché queste spedizioni vengono attribuite allo studio delle macchie bianche dell'Antartide?
Beh, almeno perché gli ufficiali dello spionaggio americano e inglese iniziarono a parlare di insolite basi sotterranee naziste nel Nord del Canada nella primavera del 1944, quando il sottomarino nazista U-859 fu affondato vicino all'isola canadese settentrionale di Prince Patrick. La maggior parte dell'equipaggio morì, ma 20 marinai sopravvissero e furono catturati. Molto probabilmente, uno di loro riferì di rifugi segreti nazisti in Canada. Probabilmente, questi rifugi segreti erano in qualche modo collegati alle basi di Horst Wessel o della Nuova Svevia. Per esempio, con gli stessi tunnel?! Ma la cosa più insolita era qualcos'altro!
Al ritorno dalla campagna invernale del 1946-1947, il Contrammiraglio Byrd fu completamente isolato dalla società per un certo periodo; ci sono prove che sia stato persino rinchiuso in un ospedale psichiatrico. Tuttavia, due anni dopo tornò a dedicarsi alla ricerca. Inoltre, divenne consigliere del Capo delle Operazioni Navali degli Stati Uniti per le questioni artiche e antartiche. Cosa accadde? Ecco una descrizione dell'incidente occorso durante l'operazione, direttamente al comandante del "Grande balzo"
[…]
da questa spedizione che l'ammiraglio Byrd riportò una fotografia unica, che, a suo dire, gli fu donata... dall'Antartide.
[…]
Si trattava di una fotografia del globo con una macchia scura nella zona del Polo Nord. Tuttavia, questa macchia non era un falso. Il suo diametro era di 805-838 chilometri e, sorprendentemente, corrispondeva al diametro del nucleo terrestre: 803 chilometri. Gli scienziati furono in grado di vedere questa fotografia per la prima volta nel 1956, dopo la morte dell'ammiraglio Byrd. Ma anche alla fine degli anni '50, nessuno riusciva a spiegare l'esistenza della macchia scura.
Una descrizione dettagliata di questo fenomeno spaziale la possiamo leggere nell'articolo di un gruppo di autori di San Pietroburgo, "Un punto informativo nella regione del Polo Nord?", pubblicato a San Pietroburgo sulle pagine della rivista International Academy, n. 22, 2007.
In breve, nel 2007, un gruppo di scienziati russi guidato da Viktor Zlobin spiegò l'esistenza di una misteriosa macchia scura nella fotografia. O meglio, una peculiare colonna di diversi chilometri con picchi ai Poli Nord e Sud. La sua esistenza era dovuta all'assorbimento di fotoni di luce visibile da parte di flussi vorticosi di particelle speciali emesse dal nucleo terrestre. Queste particelle smorzano i fotoni, e quindi nella fotografia appare un effetto di oscuramento.
Ma vorrei sottolineare che una fotografia del genere poteva essere stata scattata solo dallo spazio e consegnata a Richard Byrd... 10 anni (!) prima che l'umanità lanciasse in orbita il primo satellite terrestre.»
Ma andiamo avanti, non vorrei rubar troppo dalle informazioni o “voci” e ipotesi fornite dal Comandante. Mi piace chiamarlo così; mi sembra il Comandante Mark…
« Inoltre, sulla Terra di Alessandro I, gli americani scoprirono i cosiddetti "vulcani di ghiaccio", la cui origine è ancora oggi incerta. Dal suo ritorno negli Stati Uniti, la spedizione del Contrammiraglio Byrd è stata avvolta da una fitta cortina di segretezza – cosa che non era mai accaduta in nessuna precedente spedizione scientifica nell'Artico o in Antartide.
La rivista scientifica di divulgazione belga Frey fu la prima a evidenziare le ragioni del ritorno prematuro degli esploratori polari americani nella primavera del 1947. Questo materiale fu ripubblicato sui giornali della Germania Ovest Demestisch e Brisant. Secondo loro, la causa principale della chiusura anticipata dei lavori fu una breve ma spietata battaglia al largo delle coste dell'Antartide. In questa battaglia, una nave americana (un cacciatorpediniere) fu affondata, da tre a 13 aerei ed elicotteri e fino a 40 membri delle forze speciali persero la vita.»
Queste altre note non posso tralasciarle e devo rubarle. Speriamo che Serghey dal campo dei beati non si incavoli troppo con me…
«Dopo la morte di Richard Byrd, il 31 luglio 1956, alcuni dei suoi diari di campo furono pubblicati. Di conseguenza, divenne di dominio pubblico che il gruppo di incursori americani (di un battaglione speciale dei Marines) che perì nella "High Jump" fu dapprima disperso dal fuoco dei cannoni dei caccia a reazione tedeschi Me-262 Schwalbe. Poi i pochi sopravvissuti furono eliminati da un gruppo di sciatori... in mimetica giallo-marrone, da cui spuntavano spallacci neri con doppi "fulmini" runici. Solo pochi membri delle forze speciali americane riuscirono a uscire dalla gola della montagna, che divenne una trappola mortale per gli incursori.
È impossibile spiegare come gli sciatori tedeschi delle forze speciali delle SS siano finiti in questa gola di montagna in Antartide e da dove siano potuti arrivare i caccia a reazione Schwalbe!
Ci sarebbero notizie secondo cui Richard Byrd, tornato dall'Antartide, dovette spiegare dettagliatamente e in dettaglio durante una riunione riservata della commissione presidenziale speciale a Washington che strani dischi volanti, "emersi da sott'acqua a grande velocità", attaccarono le sue navi e i suoi aerei "e causarono danni significativi alla spedizione".
OVNI sui ghiacci (foto dal libro di Kovalev)
Secondo lo stesso Byrd, queste incredibili macchine volanti furono molto probabilmente prodotte nelle fabbriche di aerei naziste nascoste nei ghiacci dell'Antartide, i cui progettisti utilizzarono per realizzarle un'energia sconosciuta.»
Passiamo ad altro. Cito solo l’inquietante fenomeno che colpì la stazione Vostok-27 nel ’57 « il 12 aprile, i nostri svernanti videro un doppio sole, che era sempre considerato di cattivo auspicio, e di notte scoppiò un incendio.
[…]
Il meccanico Karpenko morì nell'incendio, salvando la stazione e gli svernanti.
L'incendio alla stazione formò una colonna di fumo nero alta più di 30 chilometri […]Un giorno, subito dopo la fine dell'inverno antartico, gli esploratori polari sovietici videro di nuovo un doppio sole. E di notte, un nuovo incendio alla stazione diesel. Questa volta, nessuno morì. Poco dopo, il piroscafo Bashkiria arrivò a prendere gli svernanti e la stazione Vostok-27 fu evacuata.»
Per ordine di [S]talin, anche Cucciolo & Beppe partecipano all’operazione “Grande balzo” in Antartide, e vi arrivano a bordo di una corrazzata sovietica e vedono strani "aerei" in cielo.
C’è un’altra informazione che Kovalev fornì come « ufficiale di marina con 32 anni di servizio in Marina […]
negli anni '90, come funghi dopo una pioggia estiva, non solo sui tabloid, ma anche su autorevoli pubblicazioni sovietiche e russe, come la rivista "Shipbuilding", apparvero informazioni su alcuni "cacciatorpediniere fantasma" del progetto 45-bis, che prestarono servizio all'URSS nelle acque antartiche e avrebbero partecipato alla guerra non dichiarata per l'Antartide. Allo stesso tempo, gli storiografi ufficiali sostenevano che le prime stazioni antartiche sovietiche fossero state fondate solo all'inizio degli anni '50 e che gli esploratori polari fossero arrivati qui a bordo di navi civili. Ma la CIA statunitense avrebbe avuto dati completamente diversi, che per qualche motivo non sono stati ancora completamente declassificati. Tra cui la partecipazione di alcuni cacciatorpediniere sovietici all'attacco allo squadrone dell'ammiraglio Byrd.»
prima di andare avanti Kuvalec spiegò…
«Subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, la nostra leadership politica e il comando della Marina dell'URSS tornarono all'idea di una Grande Flotta Oceanica.
Un'idea simile nacque negli uffici del Cremlino a metà degli anni '30. Temendo che la presenza di forze superiori della Royal Navy britannica o francese vicino alle nostre coste settentrionali e del Pacifico fosse reale, Joseph Stalin iniziò a creare una Grande Flotta Oceanica dell'URSS.»
E torniamo ai cacciatorpediniere…
«Infatti, studiando la storia della Marina nazionale, ci si può imbattere in informazioni molto interessanti riguardanti singoli progetti di navi della Marina sovietica, in particolare della Flotta del Pacifico.
I cacciatorpediniere del Progetto 45-bis furono dibattuti per la prima volta nel 1996. Si trattava di tre cacciatorpediniere: Vazhny, Vnushitelny e Vysoky. Furono costruiti a Komsomolsk-on-Amur nel 1945. Furono realizzati utilizzando tecnologie derivate dai cacciatorpediniere giapponesi di classe Fubuki»
purtroppo la questione era talmente segreta che…
«Ma allo stesso tempo, nessun ricercatore di storia navale sovietico o russo è stato in grado di trovare nei nostri archivi non solo le loro fotografie, disegni o diagrammi, ma nemmeno gli atti relativi al loro disarmo dalla flotta.»
Data la sua esperienza, il Comandante fece poi delle ipotesi che ritengo valide, ma essendo troppo lunghe e “cariche” di dati sulla “divisione Olandese Volante” della marina sovietica, devo tralasciarle.
Un’ultima cosa. Da molto tempo si parla e si getta in ridicolo come una barzelletta della questione dei pescherecci “spia” sovietici… nemmeno fossero i nostri pescherecci adriatici che ne nel ’78 videro cose letteralmente inaudite nel triangolo di mare tra Marche e Abruzzo; scrive Kovalev…
«È noto che subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, la flottiglia baleniera Slava giunse nei mari antartici. La cosa più insolita è che alcuni storici russi la attribuiscono, come i "cacciatorpediniere fantasma", alla... Flotta Antartica della Marina sovietica. Tuttavia, non sono lontani dalla verità.»
«In ogni epoca, l'olio di balena ha svolto un ruolo significativo. Molti paesi del mondo, principalmente Gran Bretagna e Germania, lo utilizzavano non solo nell'industria alimentare, ma anche nella produzione di nitroglicerina e polvere da sparo. Inoltre, l'olio di balena (detto anche grasso di balena, per la sua unicità) era un utile additivo per gli oli lubrificanti, conferendo loro resistenza al gelo. Quest'ultima caratteristica era particolarmente importante per qualsiasi paese che si preparasse a condurre operazioni militari nelle vaste distese, ad esempio, della stessa Siberia russa.
[…]
Tra le numerose creature oceaniche che popolano l'Oceano Mondiale, le balene e le loro eterne nemiche, le orche, suscitano la maggiore impressione sui marinai. Soprattutto le prime. Lo sguardo di un marinaio è sempre attratto dalla maestosa apparizione della più grande creatura vivente dell'oceano in tutto il suo splendore dalle profondità oceaniche. Ma questo gigante ha un grave inconveniente: sugli schermi delle stazioni idroacustiche delle navi da guerra di tutti i paesi del mondo, in modalità attiva, assomiglia a un sottomarino. Inoltre, persino un segnalatore esperto, che di recente ha notato l'apparizione di una balena in superficie, può scambiare la traccia lasciata dal gigante per una traccia di un periscopio. E questo è sempre un segnale di pericolo per un marinaio. Ad esempio, il famoso sommergibilista sovietico, Eroe dell'Unione Sovietica, il Contrammiraglio Ivan Kolyshkin, raccontò di casi simili nelle sue memorie.
[…]
Anticipando l'opinione degli scettici, mi affretto, innanzitutto, a ricordare il colpo sferrato durante la Guerra Civile dal primo proiettile degli artiglieri del cacciatorpediniere sovietico "Azard" contro la torre di comando del sottomarino inglese L-55. In secondo luogo, per costringere un sottomarino a emergere, i cannonieri della nave antisommergibile devono solo posizionare diversi proiettili subacquei entro cinque metri dallo scafo. Se il sottomarino non riemerge, le profondità dei mari antartici, a 3.000 o 4.000 metri, possono facilmente trasformarsi in una tomba indelebile per il suo equipaggio. Non è quindi un caso che un fiociniere esperto di una baleniera sia un vero cecchino oceanico, pronto a coprire con elevata precisione la zona dell'apparizione accidentale del periscopio di un sottomarino da un'installazione di artiglieria. A patto, naturalmente, che i segnalatori non se ne accorgano.»
Insomma i pescherecci divennero delle veloci navi da battaglia che…
«La Slava effettuò il suo primo viaggio nelle acque antartiche nel novembre del 1946.»
L’ultima ricerca del Comandante è per il mistero del sottomarino francese Surcouf «In cima a una bassa collina nella cittadina scozzese di Greenock si erge un monumento a forma di Croce di Lorena. È un memoriale all'equipaggio del sottomarino francese Surcouf e al suo comandante Louis Blaison, scomparsi nel febbraio del 1942.»
Da delle notizie sulla ultima rotta e su forse un altro sommergibile che compariva e scompariva come il Nautilus di Nemo e conclude così…
«Sono trascorsi più di sei decenni dal giorno in cui il più grande sottomarino della Marina francese, il Surcouf, scomparve nel febbraio del 1942. Ma il mistero della sua scomparsa non è ancora stato risolto. Cosa si nasconde dietro la Croce di Lorena nella città scozzese di Greenock? Forse anche qui troveremo i fili conduttori dei gelidi misteri del Terzo Reich, e non solo? Inoltre, ai giorni nostri, studi di biolocalizzazione hanno dimostrato che alcuni misteriosi oggetti sottomarini hanno sede in basi sottomarine nei mari di Okhotsk e di Bering. Qui, al termine di un viaggio, alcuni sottomarini giunsero all'ingresso di una grotta sottomarina e, dopo aver attraversato le chiuse, si ritrovarono in una struttura sotterranea parzialmente allagata con ormeggi, creata da una civiltà sconosciuta. Lo stesso è stato osservato nello Stretto del Bengala e nel Mare di Weddell.
Forse, una civiltà sottomarina esiste davvero.
[…]
gli antichi Sumeri credevano che esseri metà uomini e metà pesce fossero emersi dalle acque del Golfo Persico molto tempo fa e avessero trasmesso la loro conoscenza alle popolazioni dei continenti terrestri, compresi quelli che vivevano in Antartide.»
§§§
Che dire?
Se non che… ma perché certi libri non devono essere tradotti come quelli della professoressa Natalia Rosi oppure come quelli di capitano Kovalev?
Ma che mi importa. Alla fine sono narrazioni buone per scrivere e disegnare come già tanti hanno fatto prima.
Ciao
Marco Pugacioff
[Disegnatore di fumetti dilettante
e Ricercatore storico dilettante,
Macerata Granne
(da Apollo Granno)
S.P.Q.M.
(Sempre Preti Qua Magneranno)
30/06/’25
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