Cerca nel blog

venerdì 2 agosto 2024

Assange è libero, ma perché era in galera? di Galileo Ferraresi

 

Assange è libero, ma perché era in galera?

 

Perché tra le tante Ambasciate di Londra Assange si rifugiò in quella dell’Equador?

Perché, dopo aver ottenuto asilo politico fu fatto catturare dalla polizia britannica?

Siamo proprio sicuri che la guerra di Usa e UK contro Assange sia stata motivata solo dalle informazioni rese pubbliche da Wikileaks? 

 

Julian Assange è libero ed io, che non sopporto il carcere né per me né per nessun altro, non posso che esserne felice.

La vulgata della sua vita si riassume in alcune righe.

Il 3 luglio 1971 nasce a Townsville, Australia, Julian Paul Hawkins che cambierà poi il cognome in Assange.

Dopo un’infanzia e una adolescenza movimentate si sposa a 17 anni e l’anno dopo diventa padre.

A fine anni ’80 entra in un gruppo di hacher, nel ’92 viene accusato di 24 reati informatici e se la cava con una multa.

Tra gli anni ’90 e inizio 2000 scrive un libro e studia matematica e neuroscienze.

Nel 2006 fonda con altri il sito Wikileaks dove vengono pubblicati documenti e informazioni segrete o non alla portata di tutti a cominciare dalle esecuzioni extragiudiziarie della polizia del Kenia e la rivolta tibetana del 2008.

Nel 2010 pubblica i Diari di Guerra in Afghanistan di Chelsea Manning e i Diari di Guerra in Iraq mostrando al mondo i soldati Usa che ammazzano innocenti passanti e due operatori dell’Agenzia di Stampa Reuter. A novembre 2010 pubblica oltre 150.000 documenti diplomatici confidenziali Usa.

Il 10 novembre del 2010 il Tribunale di Stoccolma emette un mandato di cattura per Assange per i reati di stupro, molestie e coercizione illegale. Il reato contestatogli da Anna Ardin e W. È di aver avuto rapporti sessuali non protetti, seppur consenzienti, con le due donne senza sottoporsi ad un esame medico, atto che in Svezia è considerato un reato. Del reato non esistono prove se non la parola delle due donne di cui una, la W. non firma neppure la deposizione.

Il 20 novembre l’Interpol recepisce il mandato di cattura.

Il 10 dicembre Assange si presenta a Scotland Yard ed è arrestato e la richiesta di libertà provvisoria su cauzione respinta.

La Svezia ne chiede l’estradizione per processarlo ed estradarlo negli Usa dove è considerato una pericolosa spia e rischia l’ergastolo e la pena di morte.

Il 16 dicembre Assange è libero su cauzione e la richiesta di estradizione rimandata.

Il 2 novembre 2011 l’Alta Corte di Londra concede l’estradizione alla Svezia, Assange ricorre alla Corte Suprema che nel giugno 2012 rigetta il ricorso. Assange si rifugia nell’Ambasciata dell’Equador a Londra, vi resterà per sette anni.

Il 16 agosto 2012 il governo socialista di Rafael Correa dichiara Assange rifugiato politico.

Dicembre 2015, il gruppo di lavoro dell’ONU sulle torture dichiara Assange detenuto illegalmente.

Durante le Primarie del Partito Democratico del 2016 Wikileaks pubblica messaggi di posta elettronica di Hillary Clinton dimostrando il suo coinvolgimento nella creazione di Isis in Siria e Iraq. La pubblicazione determina il crollo della leader democratica.

Il 19 maggio 2017 il tribunale svedese archivia il caso per mancanza di prove, resta l’accusa del tribunale londinese per non essersi presentato in tribunale come prevedeva la libertà su cauzione (era nell’Ambasciata equadoregna circondato dalla polizia).

Il 12 dicembre 2017 l’Equador gli concede la cittadinanza.

11 aprile 2019, l’Ambasciata dell’Equador apre le porte e consente alla polizia britannica di catturare Assange e rinchiuderlo nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, la Guantanamo britannica. Lo stesso giorno gli Usa aprono un’inchiesta contro Assange per intrusione informatica e aiuto a Chelsea Manning.

Il 23 maggio 2019 gli Usa accusano Assange di violazione del Espionage Act, una legge di guerra del 1917, e ne chiedono l’estradizione. Se condannato rischierebbe 175 anni di carcere.

Nel mondo si susseguono le manifestazioni in sostegno di Assange.

Il 20 aprile 2022 il tribunale di Londra autorizza l’estradizione di Assange negli Usa, i suoi legali si oppongono per un anno ma il 22 giugno 2023 l’Alta Corte rigetta l’ultimo appello in difesa di Assange.

Il 24 giugno 2024, dopo un lungo patteggiamento con gli Usa, i britannici liberano Assange e lo portato all’aeroporto di Stansted da dove parte con un volo privato per le isole Marianne per alcune formalità con gli Usa e infine torna in Australia.

 

         Fin qui quello che più o meno compare in tutti i mezzi di comunicazione, ma ci sono alcuni elementi che nessun mezzo di comunicazione ha mai preso in considerazione:

Perché tra le centinaia di ambasciate presenti a Londra Assange si rifugiò nell’ambasciata dell’Equador?

Perché il presidente Correa gli concesse asilo politico ammettendo ipso facto che Assange era perseguitato? Da chi? Perché?

Perché il nuovo presidente dell’Equador glielo tolse e lo lasciò catturare dalla polizia britannica? Non era più perseguitato politico?

Vediamo di inquadrare i tempi e i fatti partendo dal Presidente dell’Equador.

 


 

Rafael Vicente Correa Delgado nasce a Guayaquil il 6 aprile 1963 da una famiglia cattolica e viene educato in un seminario dai Salesiani. Studia economia in Equador, Belgio e Usa dimostrando che nessuna politica di riforme strutturali operata in sud America negli anni ottanta non solo non abbia portato ad una crescita economica ma che le liberalizzazioni del mercato del lavoro abbiano impoverito la popolazione. Nel 2005 è nominato Ministro delle Finanze del governo di Alfredo Palacio e si batte per ridurre la povertà del paese e svincolarlo dalla dipendenza con gli Usa. In disaccordo con Palacio su come gestire i redditi petroliferi e i rapporti con FMI e Banca Mondiale, dopo quattro mesi si dimette. Era il politico che riscuoteva la maggior fiducia degli equadoregni.

L’anno dopo Correa fonda il partito Alianza Pais – Patria Altiva y Soberana (Alleanza Paese – Patria Orgogliosa e Sovrana) che propugna idee socialiste e la sovranità politica ed economica del paese. In particolare Correa è contrario alla decisione di adottare il dollaro Usa come moneta ufficiale dell’Equador, accusa le società petrolifere di trattenere l’ottanta per cento dei fatturati, vuole limitare i depositi offshore delle banche e dei privati, ridurre il debito verso l’estero ed incrementare il commercio con gli stati sud americani riducendo quello con gli Usa. In aperto contrasto con le politiche neoliberiste degli altri partiti Correa vuole la supremazia del lavoro umano sul capitale. Nessuno dubiti della nostra opzione preferenziale per i poveri: siamo qui per quello. Hasta la victoria siempre!

Il 4 dicembre 2006 Correa è dichiarato Presidente e il successivo 15 gennaio si insedia.

Da sempre contrario al pagamento del debito pubblico perché contratto da regimi militari, e quindi non funzionale al benessere della popolazione, e in aperto contrasto al Washington Consensus, le direttive del FMI, Banca Mondiale e Amministrazione federale Usa per i paesi in via di sviluppo, nel febbraio del 2007 Correa e il ministro dell’economia Ricardo Patino dichiarano che il governo non avrebbe rinnovato gli accordi sul debito col FMI. L’immediata conseguenza fu il crollo del valore dei titoli di Stato equadoregni e una conseguente crisi monetaria aggravata poi dalla crisi dei titoli Usa del 2008.

         Il 12 dicembre 2008 Correa dichiara ufficialmente la bancarotta dell’Equador provocata dal debito immorale contratto dalle giunte militari precedenti e si dichiara pronto ad accettarne le conseguenze.. Le conseguenze non si fecero attendere: FMI, Banca Mondiale e Tesoro degli Usa lo denunciano alla giustizia Usa. Il processo, che avrebbe dovuto assurgere a simbolo della impossibilità di sottrarsi al Washington Consensus e al volere di FMI, Banca Mondiale e Governo Usa, si risolse in una manciata di minuti. La difesa dell’Equador chiese al giudice con quale diritto gli Usa pretendevano che il governo eletto dell’Equador pagasse i debiti contratti dai precedenti governi tirannici quando gli Usa stessi, quando occuparono l’Iraq, non avevano pagato i debiti contratti da Saddam Hussein perché giudicati debiti immorali. All’affermazione seguì un plico di documenti e di comunicazioni intercorsi tra i tre soggetti accusatori comprovanti quanto affermato dalla difesa. Al giudice non rimase altro che chiudere il processo per mancanza di reato.

Chi aveva fornito a Correa i documenti che incastravano la triade nordamericana? Si, proprio lui, Julian Assange, che con quelle carte dimostrava che un debito contratto da un governo che non persegue il bene del popolo è un debito immorale e pertanto non si deve pagare.

 

Le conseguenze della decisione di Correa sono sui giornali di tutto il mondo: il governo equadoregno ha comprato il 91% dei propri titoli di stato pagandoli dal 30 al 35% del valore nominale con un risparmio di svariati miliardi prontamente investiti in opere pubbliche e sociali e, forte dell’appoggio popolare, alle elezioni dell’aprile 2009 Correa ottenne il 52% dei voti.

 

Lo smacco subito dagli Usa in qualche modo andava lavato e il 30 settembre 2010 le forze di sicurezza della Policia Nacional de Equador occupano gli aeroporti e il Palazzo del Parlamento. Correa dichiara lo Stato di Emergenza e accusa alcuni settori della polizia di Colpo di Stato. Ferito da un colpo di arma da fuoco Correa si rifugia in ospedale dove riceve l’appoggio del capo dell’esercito. Alla sera l’esercito, che gli è rimasto fedele, si scontra con i rivoltosi e libera il presidente che poco dopo si affaccia alla balconata del palazzo presidenziale e parla alla folla. Il tentativo di tornare alla situazione ante Correa è costato 8 morti e 274 feriti.

 

Col 57,17% dei voti l’otto febbraio 2013 Correa viene eletto Presidente per la terza volta e resterà a capo dell’Equador fino al 2017 quando verrà sostituito dal suo vice Lenin Moreno che, invece di continuare le politiche popolari di Correa, inizierà un piano liberista e cercherà l’abbraccio mortale con gli Usa.

 

[N. B. = Ad una mia affermazione, ovvero che «Certo Che Lenin si rivolta nella tomba pensando al moreno...» Leo mi ha risposto

«Lenin moreno

Significa

Lenin nero»]

 

Cosa ha prodotto la politica socialista e di remissione del debito pubblico di Correa:

Tra il 2005 e il 2015 la povertà è diminuita dal 36,7% al 22,5%;

l’Indice Gini, ovvero lo squilibrio tra la popolazione più ricca e più povera, è passato da 0,55 a 0,47;

l’Equador è diventato uno dei paesi più progressisti del sud America;

la spesa pubblica annuale è passata da 2 milioni a 150 milioni;

la spesa sanitaria è aumentata cinque volte;

sono stati costruiti nuovi ospedali;

gli stipendi sono aumentati;

la mortalità infantile si è ridotta da 24,4 per mille a 18,3 per mille;

 

Nel 2020 Rafael Correa è stato condannato ad otto anni di carcere per corruzione; vive in Belgio dove ha ottenuto asilo politico.

 

E Julian Assange? Nel 2012, capito che a Londra stanno per catturarlo, chiede aiuto all’ex ministro del Tesoro dell’Equador Ricardo Patino, ora ministro degli esteri, che gli concede rifugio nell’Ambasciata di Londra.

Con l’avvento al potere di Lenin Moreno crollano gli appoggi diplomatici e Assange viene dato agli Usa in cambio di un prestito di 4,2 miliardi che il FMI concede all’Equador. “L’Ecuador, che non ha una propria moneta ma usa il dollaro statunitense, ha ottenuto un prestito dal Fondo monetario internazionale. Non si può ottenere un prestito dell’Fmi senza l’approvazione degli Stati Uniti, ha dichiarato John Shipton”, padre di Jualian Assange. Per rimarcare l’inversione di rotta Moreno ha anche concesso agli Usa la base militare che Correa aveva tolto.

 

La “storia segreta” dei rapporti tra Correa e Assange dimostra che la libertà di parola e di informazione da fastidio ma che il vero pericolo per i detentori del potere è perdere il controllo del Debito Pubblico, la leva monetaria che imprigiona gli stati e i popoli e obbliga i governanti ad accettare passivamente i dictat finanziari;

ma dimostra anche che, volendo, ci si può liberare dalle catene del debito perché tutti i popoli possono rifiutare il pagamento di debiti e interessi contratti da governi tirannici che non hanno realizzato il bene popolare.

 


Rafael Correa e Julian Assange, sullo sfondo l’Ambasciata dell’Equador a Londra

 

© agosto 2024 Galileo Ferraresi

S.P.Q.M.

(Sempre Preti Qua Magneranno)

02/08/’24

 articoli

 Fumetti

 

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.