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venerdì 30 agosto 2024

Colonello Mikoyan Prologo - La creatura del fiume

 

Colonello Mikoyan

Prologo - La creatura del fiume

 

   Le tre guardie dell’aeroporto italiano si guardano negli occhi. Una di loro è una donna.

Un colpo di stato è in atto in Unione Sovietica, e hanno una certa paura dell’uomo di fronte a loro. Sanno che un giovane ufficiale del KGB in borghese, che è protetto dall’ambasciata, ma hanno dovuto invitarlo a spostarsi ad un lato; gli apparecchi hanno reagito male al suo passaggio.

La sua figura ricorda in maniera impressionante l’attore romano icona degli spaghetti western… eppure quegli occhiali scuri sul volto e quei guanti alle mani hanno qualcosa di funesto.

    Mikoyan sospira contrariato, ma lo sa, è inevitabile. Deve togliersi guanti, giacca e camicia e allora la ragazza nemmeno urla. Sgrana gli occhi e sviene dal terrore.

    Al posto di braccia umane ha degli arti di metallo che sembra… vivo!

Il capo delle guardie non può che esclamare…

-         G - Grazie Signore ! P- può andare !

Mikoyan si veste e se ne và. Le guardie italiane che lo vedono allontanarsi, avranno degli incubi per molti notti di seguito.

 

   Il tanfo maleodorante quasi non lo fa respirare. Il buio provoca un orrore senza fine, ma Leonid continua imperterrito ad andare avanti.

È strano, ma in quel momento gli viene in mente il ricordo di Prometeo, del suo supplizio senza fine, il suo fegato eternamente divorato dall’aquila mandata da Zeus.

E il suo non è, forse, un supplizio senza fine? Ha avuto i gradi da capitano, perché non potevano non darglieli, dopo aver dato i gradi ai suoi amici Popesco ed Borzoff.

Sono anni che non è più nell’esercito. Per un ordine diretto dall’alto – molto in alto, tanto che si mormorava il nome del primo segretario del partito – lo avevano fatto entrare nel Comitato, per indagare in faccende più che oscure, ma poi lo hanno lasciato andare, come un cavaliere errante contro orrori senza spiegazioni.

Sì, un supplizio, un tormento, che solo così, può combattere, per non lasciarsi sparare un colpo alla tempia. Prometeo era incatenato e anche lui è incatenato. Incatenato dalla sua mostruosità fisica…

Ed è per quello che era entrato in quella fogna, con la sua giacca e cravatta, per seguire delle grosse impronte palmate per scoprire che fine facevano la gente scomparsa ai bordi del fiume.

    L’attacco è improvviso. Quasi il suo cuore si ferma dal terrore. Una creatura alta e squamosa – intuisce il suo corpo al buio – sbuca dalla acqua fetida della fogna. E Mikoyan reagisce immediatamente scagliando un micidiale destro al muso terribile davanti a sé. 

 


Da quando dura questa lotta? È ancora notte, ma la luce sinistra della luna inonda il fiume su cui si trova ora. Si sente afferrato alle gambe e spinto giù nell’acqua torbida e spinto in un mulinello infinito, come fanno gli alligatori con le loro vittime.

Con la forza della disperazione riesce ad arrancare il collo della creatura, e in breve il mulinello cessa. Costringe a far uscire l’essere fuori dell’acqua, in modo che lui può finalmente respirare.

Un nuovo pugno scagliato con i suoi arti di metallo sconosciuto stordisce la creatura e il capitano di fresca nomina può – ora che sente con i suoi piedi toccare del terreno sommerso – afferrarla, sollevarla e infine scagliarla sulla riva.

La lotta sembra finita, Mikoyan si avvicina con difficoltà alla riva, ma la creatura anfibia si rialza ed emettendo un urlo spaventoso è pronta a scagliarsi sul giovane ufficiale sovietico.

Leonid, ancora immerso fino alle ginocchia nel fiume, stende le sue braccia davanti a sé; e delle onde di energia si sviluppano da esse. La creatura ondeggia, sembra terrorizzata, ma infine con una pazzia furiosa, si scaglia verso Mikoyan.

Proprio in quel momento, dei fari d’auto, di una vecchia fiat 125, illuminano la scena ed esplode un colpo di pistola che passa, da parte a parte, la testa dell’essere alieno al nostro mondo.

Leonid ormai stanco si butta in ginocchio nell’acqua, mentre il corpo della creatura svanisce nella corrente del fiume.

L’uomo con un capello e vestiti da contadino che aveva sparato si fa avanti, tira fuori dell’acqua il militare e lo porta vicino alla fiat. E in quel momento si accorge con orrore che gli arti dell’uomo che ha tirati fuori dal fiume sono… sembrano di metallo.

-         C-chi siete?

-         Soy un hombre… - Leonid si ferma, sta parlando in spagnolo e cerca di parlare, di pensare in italiano – sono un uomo dei servizi segreti russi!

-         No! CHI… siete?

-         Jo soy… - poi si ripiglia – Io… sono il risultato di un esperimento di un scienziato nazista, prigioniero del mio paese. – Leonid tiene la sua mano guantata di fronte agli occhi – Non avete degli occhiali da sole… la mia vista… mi fanno male gli occhi.

-         Sì, dovrei averli in macchina. Ma cosa facevate qui?

-         Indago su tutto ciò che sfugge alla… alla normalità. E su possibili intrusioni non umane nel nostro pianeta! Aahh.. ma voi… voi cosa facevate qui?

-         Posso dire che, in fondo, ho fatto stasera il vostro stesso mestiere, ragazzo! Cercavo qualcuno che è scomparso sul letto del fiume, ieri e…

-         Mi dispiace!  – fa con immensa amarezza Leonid – Non… non tornerà più!

 

L’uomo caduto in una profonda tristezza, capisce e in silenzio aiuta il russo a salire in macchina.

 

Fine

 

Il seguito:

https://marcopugacioff.blogspot.com/2020/04/colonnello-mikoyan-preda-e-cacciatore.html

 

 

I contenuti del romanzo breve de Il Colonnello Mikoyan: Preda e cacciatore  di Marco Graziosi, in arte Marco Pugacioff pubblicato su questo blog non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti perché appartenenti all'autore, che ne detiene tutti i diritti.

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   Marco Pugacioff

[Disegnatore di fumetti dilettante

e Ricercatore storico dilettante, ma non blogger

 

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