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giovedì 19 marzo 2020

Cronaca dell’insolito 13 - Il risveglio della mummia


Cronaca dell’insolito 13

divertiamoci un po’, in questi tempi bui… per i giorni che ci restano

Il risveglio della mummia

   Ci sono storie molto strane a cui non si può sapere se sono vere oppure false. Tipo quella del papiro Tulli; la storia si conosce, nel 1934 sarebbe apparso magicamente in una bancarella, davanti al direttore del museo egizio del Vaticano, il signor Alberto Tulli. Il prezzo era troppo alto e perciò Tulli lo copiò… Il bello – si seppe poi – è che questa trascrizione sembrava parlare di eventi legati ad oggetti volanti non identificati di 3500 anni fa.
Poi nel 2006, si sarebbe scoperto che il papiro è un documento apocrifo, dopo l’analisi fatta da un gruppo composto di appassionati e studiosi in rete. Lo dice la nuova bibbia: wikipedia! Per cui bisogna credergli.
  


   Il problema è: come si fa a dire che è falso, se il papiro non c’è l’ha in mano nessuno? I soliti che ci capiscono tutto, me sa che dicono che è falso quello che è scritto nella riproduzione di quel papiro e questo, scusate, è tutto un altro paio di maniche. Oggi si tende a smontare tutto, no? Allora vi do una primizia. Il papiro originale visto da Tulli non era stato redatto nel 1927 o poco più in là, prendendo a prestito una grammatica della lingua egiziana di un certo Gardner. No!
Ho la prova provata! Chi ha falsificato quel pezzo di papiro era stato il celebre Ferrol e compagnia, che sotto la guida di fra Angelico da Roma, nel piccolo borgo di Cavuretto in alta Italia, fabbricò molti papiri con tinte antiche, da non poterli distinguere dai veri! Gli autori di questa burla, di questa bufala, di questa truffa, furono infine quei mitici, salgariani bohémiens, futuri componenti della fiabesca Topaia artistica.



    Altra storia che non si sa se è vera o falsa è quella narrata da quel gran narratore che fu Peter Kolosimo, che scrisse i suoi libri in quell’epoca felice della seconda metà del nostro secolo appena trascorso.
    Un certo faraone Ramsete II che avrebbe regnato in Egitto durante la cattività degli Ebrei [ma guarda, se vede che gli ebrei, come li templari centrano sempre], fu protagonista di un episodio da pellicola del terrore, o meglio il suo corpo imbalsamato. Dicevo, Ramsete II, fu ospitato nel Museo nazionale del Cairo fin dal 1866 e in un pomeriggio parecchio afoso i visitatori del celebre museo ebbero uno spavento da far incanutire i loro capelli.


Infatti nella sala dove era custodita la sua salma, fu all’inizio percorsa da un forte scricchiolio e di seguito ci fu un rumore di vetri spezzati. La mummia si era alzata a sedere nel suo sarcofago, spalancando le sue braccia – già incrociate  sul petto – e così rompendo la vetrina; non solo con la sua capoccia si era volta di scatto verso il nord e pure con la bocca aperta come per gridare!


Non so voi, ma a me mi sarebbe saltato il cuore nel petto togliendo questa rottura derca da ‘sto mondaccio infame, senza bisogno di nessun virus creato in laboratorio. Difatti parecchi tra il pubblico svennero, altri si precipitarono verso l’uscita, cadendo dalle scale, altri ancora per far prima si buttarono dalle finestre. Che finimondo, sembrava una scena uscita dai fumetti di Mandrake! Decine furono i feriti, il guardiano della sala si licenziò (vorrei vedere!) e non si trovò nemmeno un sostituto. La direzione del museo dovette pagare tutte le spese agli infortunati e i visitatori disertarono a lungo il museo…
    Poi, embè poi non successe più nulla. Sembra che la mummia avesse reagito all’umida afa del Cairo, abituata come era all’aria fresca e asciutta della sua camera sepolcrale. Oggi, precisa Kolosimo (vabbè nel ’64, e ammò state a guardare il capello), la mummia ha il capo rivolto a settentrione, come prescritto nella preghiera sepolcrale, eh; eh, la prudenza non è mai troppa!      

Storia vera o falsa ? Bà! L’importante è che esiste questa storia e che ci permette di tener sveglio il cervello… finché si può.

Marco Pugacioff
  
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