L'ORIGINE LEGGENDARIA
DEI
MEROVINGI
Articolo di autore anonimo apparso su
Les albums du grand BLEK n. 362 del Février 1981
Viene definita
«merovingia»
la prima dinastia di re
«insediata»
che regna
—
grosso modo
—
sul territorio della Francia attuale. La sua storia è mal conosciuta dai
mortali; innanzitutto perché i documenti non abbondano di certo, e poi perché
questa saga costituisce
un
piacevole "vaso di Pandora"
che scoraggia
lo storico dilettante. Qualche nome
dei sovrani merovingi sono tuttavia passati alla posterità:
Clodoveo, naturalmente, la cui gloria postuma è unita a quella della moglie
Clotilde; il buon re Dagoberto, immortalato dalla famosa chanson; e
infine une folla anonima di
Chilperico,
Childeberto e
Clotario tra gli altri!
FARAMONDO NELLA TROADE
La dinastia merovingia
si estingue nel 751 dell’Era Volgare, con il regno
di un certo Childerico
III, un re fannullone del suo stato. Questo si sa da fonte sicura. Ma per ciò
che riguarda il suo inizio, le cose sono avvolte da un po’ di nebbia.
Priamo, ultimo re di Troia,
padre
di Ettore, Paride, Cassandra, ecc., avrebbe avuto, dicono, cinquanta tra figli e
figlie. Il suo regno sembra estinguersi nel 1184 prima dell’Era Volgare, con la
celebre
Guerra di Troia. Al tempo in cui regnava sulla Troade[1],
riceve la visita di un uomo chiamato Faramondo, capo di un popolo
di
saccheggiatori
—
allevatori
che affliggono la zona tra il Mar di
Marmara e il Mediterraneo.
Questo Faramondo
è
un tipetto simpatico; piace tanto a
Priamo che gli dà presto in sposa una delle sue figlie. E, di colpo, Faramondo,
il principe errante, si stabilisce presso della sua nuova famiglia.
Arriva la Guerra di Troia. Durante l’assedio di Troia, il coraggio di
Faramondo fa nascere una tale ammirazione da parte del nemico che, alla caduta
della Città d’Ilio, Ulisse stesso veglia personalmente che lui e la sua truppa
possa lasciare la città senza problemi.
Faramondo riprende allora la sua vita errabonda.
Ma
il numero della sua gente viene
aumentato da quei superstiti Troiani scampati
al massacro, che non si sono voluti
sottomettere al giogo greco.
Al
tempo in cui questa gente raggiunge la Valacchia (nell’odierna Romania)
Faramondo muore
all’età
di... 300 anni!
I
DISCENDENTI DI FARAMONDO
Da allora, tutti i discendenti in linea diretta di Faramondo si chiamano
Faramondo, e godono dell’incredibile salute del loro antenato. Con questi nuove
guide, il popolo prosegue la sua marcia, e arriva verso il 50 prima dell’Era
Volgare sulle rive del fiume
Nistro
[Dniestr]. Lì,
nascono delle contestazioni sull’itinerario da seguire: un gruppo segue il
fratello cadetto del Faramondo di quest’epoca e si stabiliscono nella zona tra
Brema e Amburgo.
All’età di 270 anni, è dura guidare delle spedizioni di conquista!
Gli altri
—
i più numerosi
—
restano
fedeli
a
questo
Faramondo che li conduce fino alla riva del Mar d’Azov. Essendo la regione ricca
e poco popolata, Faramondo suggerisce alla sua gente di diventare sedentaria.
Proposta accettata: si fonda uno stato che viene chiamato Meozia[2]
e si fonda una capitale.
Ma poi i Meoziani ne avranno ben presto «
abbastanza
»
di questa esistenza monotona. Così nel 140 il Faramondo che vive in quegli anni,
si dice che forse il suo zietto di una secolo prima (più o meno) aveva avuto una
buona idea nel risalire il
Nistro;
e propone di raggiungere i suoi attuali cuginetti ad Amburgo. Ma non tutti sono
d’accordo; sotto la guida di altri capi, dei gruppi fanno scissione: costoro
partono ciascuno per la loro strada e diventano in seguito i Catti, i Sicambri,
i Samavi[3],
i Marsi[4],
i Brutteri[5],
ecc.
VERSO AMBURGO E I PAESI BASSI
Intanto, i
«fedelissimi»
partigiani di Faramondo arrivano
ad
Amburgo, dove i loro lontani parenti gli fanno buona accoglienza. Ma
probabilmente le risorse nella regione non bastano per tutti: quindi ripartono
per il nord Ovest, in compagnia di qualche cugino amburghese in cerca
d’avventura. Arrivano così in Olanda, dove sottomettono la popolazione frisone.
E lì, si stabiliscono per un bel po’ di tempo.
Questi discendenti di
«Faramondo
I»
prendono il nome di
«Franchi
[Francs]».
Ma l'unità
de questi Franchi è precaria;
L’inattività
fisica
porta necessariamente un po’ di
zizzania all'interno di questo
gruppo etnico piuttosto
esuberante.
A seguito di chi sa quale disaccordo, i
«Franchi
Ripuari [Francs Ripuaires]»
si stabiliscono sulle rive del Reno tra Colonia e
Coblenza.
I
«Franchi
Sali
[Francs Saliens]»
e
il Faramondo del giorno occupano
la
valle renana dalla sua imboccatura fino a Colonia, più i Paesi Bassi: bè, essi
erano i più numerosi.
La tradizione fa spegnere l’ultimo dei Faramondi verso il 280. Costui lascia un
figliolo di cinque anni, che, notevole bizzarria, non si chiama Faramondo,
ma Clodione detto il Chiomato!
CLODIONE IL CHIOMATO
Clodione promette molto. Il padre, verso la fine dei suoi giorni, incapace di
guidare delle spedizioni militari, le fa guidare dal suo erede. E questi,
malgrado la giovane età, si dimostra un vero condottiero: spegne numerose
insurrezioni frisone e mette in fiamme tutte le navi pirata che hanno l’ardire
di inoltrarsi nelle acque territoriale del suo papà. Giusto prima di morire,
Faramondo l’aveva fatto sposare una ragazzina di appena dieci anni d’età, che
era
«la
più bella di tutta la Francia!».
Questa creatura marina sarebbe l’antenato diretto dei primi re di Francia.
Inutile dire che Rea Silvia fu più fortunata…
Clodione ci viene presentato dal racconto storico come un omaccione
dalla
formidabile capigliatura e come un uomo dai colpi di mano piuttosto che come un
conquistatore organizzato. Divenuto re, moltiplica le spedizione oltre il Reno,
e arriva fino in Gallia dove dà delle sonore batoste all’occupante romano.
Ma a lui interessa di più il bottino che i possessi territoriali.
Il tempo passa... Clodione
il Chiomato
abborda la quarantina e sua moglie non gli ha dato ancora nessun figlio.
Il sopranaturale aggiusta allora le cose. Un giorno in cui lei passeggia sulla
riva, la bella sposa di Clodione vede aprirsi le onde del fiume per far passare
a una creatura gigantesca,
irta di
pinne
e dotato di
un tridente.
Dallo spavento, sviene.
Allorché si risveglia, il mostro si presenta molto gentilmente: egli è stato
inviato dagli Dei per metter fine alle angosce dinastiche di Clodione e della
sua sposa. Durante l’incoscienza della regina, egli ha fatto tutte le cose
necessarie perché Madame Clodione avesse avuto un figlio
—
che sarebbe stato
sia
il figlio di Clodione e sia del mostro marino. Consiglia inoltre alla regina di
chiamare il suo futuro erede
«Meroveo
[Mérovée]»
(figlio del Mare), quindi l'emissario
riguadagna le onde… e la sovranità del palazzo reale.
DOVE LA LEGGENDA RAGGIUNGE LA STORIA
Nel 306 nacque in effetti
Meroveo che non
ebbe mai un notevole ruolo politico.
Clodione
detto il Chiomato
muore nel 435, alla veneranda età di 170 anni e Meroveo
aveva all’incirca 129 anni, un’età in cui doveva essere necessariamente un po’
affaticato. I suoi capitani conducevano in suo nome delle spedizioni guerriere
alle quali la sua salute malsana gli impediva di essere presente.
Nel 440
—
a
134 anni, bè, era tempo!
—
Meroveo
ebbe il buonsenso di essere per la prima volta il padre di un bambino che fu
chiamato Childerico.
Qui si ferma la legenda
pura, perché Childerico
è realmente esistito. Egli è, infatti, il primo dei re merovingi non ipotetico.
Da questi
episodi
storici piuttosto deliranti,
che cosa si ricava? Faramondo genero di Priamo è da scartare assolutamente: i
cronisti storici dei primi merovingi hanno voluto solo dare ai loro sovrani una
antichità prestigiosa. D'altronde, certi autori vanno ancora più lontano e
menzionano un solo Faramondo, contemporaneo di Priamo e dei primi secoli della
cosiddetta era cristiana! E gli si dona una longevità di qualcosa come 2000 anni
d’età… da rendere Matusalemme verde dalla gelosia!
Ciò che pare plausibile è che qualche gruppo di pastori nomadi si sia stabilito
sulle rive del Mare d’Azov alla fine del primo secolo della nostra era. Si può
supporre che il gruppo in questione sia emigrato più tardi nella regione renana.
Faramondo, è un nome buono come un altro. Perché il capo di questi erranti non
avrebbe potuto chiamarsi così?
Sia quel che sia, i re franchi non succedevano per via ereditaria: erano
sicuramente eletti ad acclamazione dai guerrieri riuniti in assemblea.
Alla morte di uno di essi chiamato Clodione
il Chiomato,
hanno designato in questa maniera il giovane Childerico, che darà più avanti un
nipotino al vecchio re. Perché no?
E per quel che riguarda di Meroveo… bè, è davvero un caffè molto forte! Ma il
suo regno fu menzionato per la prima volta da Clodoveo (476-511). Senza dubbio
il primo dei re franchi pensava di dare qualche lustro al suo albero genealogico
con l’introduzione di un mostro mitologico delegato dagli Dei!
Nota: ho preferito
stare attento ai nomi dei vari re, dei luoghi e dei popoli,
ma per quanto
riguarda le date ho lasciato quelle citate nell’articolo originale.
Marco Pugacioff
[1]
Troade (gr.
Τρῳάς) Regione storica dell’Asia Minore, compresa tra l’Ellesponto
e il Golfo di Adramittio, dominata dal Monte Ida, percorsa dai fiumi
Scamandro e
Simoenta; corrisponde all’estremo angolo nord-occidentale della
Turchia asiatica. Vedi:
http://www.treccani.it/enciclopedia/troade/
[2]
La Meozia, nota anticamente come "Palude Meotide" o "Palude Meotica",
era una regione paludosa e di mare basso da identificare coll'attuale
Mar d'Azov, braccio marino del Ponto Eusino (Mar Nero) chiuso dalla
penisola di Crimea, al confine tra Ucraina e Russia. Vedi:
http://it.unionpedia.org/i/Meozia
[3]
Uno dei loro capi, Neliogaste, si vide restituire il figlio che credeva
morto, dal grande e futuro imperatore Giuliano, nel 358 dell’Era
Volgare. Vedi pag. 705 del libro Dizionario delle date,
dei fatti, luoghi ed uomini storici, o:
Repertorio alfabetico di cronologia universale, tomo I di A. L.
d'. Harmonville, Venezia 1842. consultabile in rete:
https://books.google.it/books?id=yXd2AAAAMAAJ
[4]
https://it.wikipedia.org/wiki/Marsi_%28Germani%29 da non confondersi
con i nostri Marsi, vedi sia:
http://spazioinwind.libero.it/popoli_antichi/Italici/Marsi.html
oppure:
https://it.wikipedia.org/wiki/Marsi
[5]
Brutteri
(lat. Bructeri) Antica
popolazione della Germania occidentale, a destra del Reno, fra l’Ems e
la Lippe, confinante a N con i Frisi e i Cauci. Vinti da Druso nel 12
a.C., presero poi parte all’insurrezione batava del 70 d.C.; all’inizio
del 4° sec. erano di nuovo in lotta con i Romani: Costantino li vinse
nel 310. vedi all’indirizzo:
http://www.treccani.it/enciclopedia/brutteri/
Liberamente tradotto e adattato da Marco Pugacioff
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
va agli