Bernat I de Vilamarí
Corsaro e Ammiraglio
nel
Mediterraneo
Nacque nella potente famiglia catalana dei Vilamarí. Era il figlio di Joan Vilamarí i Sagarriga, signore di Buadella (nell’attuale provincia di Gerona, in Catalogna) ed è molto probabile che sia nato nel castello di famiglia di detta città.
Le prime attività marittime a Vilamarí di cui si hanno notizie sono di natura mercenaria o corsara. Nel 1443 andò ad aiutare il despota di Arta[1].
Nel 1450 il re Alfonso V il Magnanimo (1396-1458) d’Aragona, il cui regno fu caratterizzato da una politica navale aggressiva attraverso la concessione di numerose lettere di marca[2], affidò a Vilamarí il comando di una spedizione nel Mediterraneo orientale, approfittando della caotica situazione prevalente nell’area prima dell’inarrestabile avanzata ottomana verso Costantinopoli, per molestare le navi delle potenze marittime nemiche.
Dovette anche soccorrere i Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme assediati dai Turchi nell’isola di Rodi.
Vilamarí navigò lungo le coste dell’Asia Minore, Cipro e Rodi e attaccò navi veneziane, genovesi, egiziane e ottomane. Nel 1450 si impadronì di Kastelorizo (Castellroig in catalano, “castillo rojo” in spagnolo, en greco Καστελλόριζο, Kastellórizo, e in italiano Castelrosso e anche chiamata Megisti), un isolotto situato a meno di un chilometro e mezzo dalla costa della Licia, e che sarebbe stata la posizione più orientale dell’Aragona nel Mediterraneo. Già appartenuta e poi abbandonata dai Cavalieri Ospitalieri, i quali protestarono tramite il loro Gran Maestro Jean de Lastic (fu Gran Maestro dal 1437 fino alla sua morte nel 1454), tanto che fecero giungere le loro lamentele anche a papa Niccolò V (pontefice dal 1447 al 1455) e l’imperatore Federico III (1415-1493). Tuttavia, era stato proprio il papa ad autorizzare Alfonso V ad occupare l’isola.
Vilamarí fece ricostruire la fortezza di Castellroig, che era stata distrutta nel 1444 dalle truppe del Sultano d’Egitto durante la sua guerra contro i Cavalieri di Rodi. Questa fortezza ebbe il nome di Castello Alfonsí, dove si stabilì una guarnigione catalana.
Divenne una base operativa dell’isola dalla quale svolse costanti attività di pirateria per i successivi quattro anni, contro navi di varia provenienza, oltre che contro porti e coste dell’Anatolia, della Palestina, della Siria e del delta del Nilo.
Nel 1449 da Napoli andò con le galee in aiuto del duca Luigi I di Savoia.
Militarmente parlando, gli attacchi alle coste mamelucche erano dovuti al fatto che il Sultano stava aiutando Mehmed II[3], che era allora il più grande nemico della cristianità. In uno di questi scontri presso la città di Damieta sul delta del Nilo nel 1451, gli uomini di Vilamarí ottennero un’importante vittoria, a seguito della quale il Sultano dovette firmare un trattato che permetteva agli aragonesi la libera navigazione attraverso l’Egitto.
Come capitano generale della marina, intervenne in diverse azioni sulle coste italiane al servizio di Alfonso IV, e nel 1453 costrinse alla capitolazione il castello di Vada.
Nel 1454, l’ammiraglio fu convocato da Alfonso V e fu sostituto da suo nipote Joan de Vilamarí a Castellroig.
La sua destinazione successiva fu il Mediterraneo occidentale (1454-1459), dove – alla stregua del futuro pirata barbaresco Dragut (1485 – 1565), anche lui ammiraglio e corsaro ma ottomano – combatté con successo contro Genova, attaccando sia obiettivi militari come la Corsica sia i suoi interessi commerciali.
Nel 1454 distrusse quasi completamente un convoglio di mercantili genovesi nel Tirreno, presso Ponza.
Aveva ereditato in quello stesso anno il castello di Palau-saverdera e la casa di Vilamaniscle per successione di Ramon de Palau.
Nel 1457 comandò una flotta di 60 velieri e con essa attaccò le coste nemiche, conquistando Noli in Liguria e preparandosi poi a fare altrettanto con la capitale della repubblica.
Tuttavia, la morte del Magnanimo (Alfonso V morì il 27 giugno 1458) fece sospendere le operazioni navali che lo riguardavano. La Pace fu fatta nel 1459 con la cessione, da parte di Genova, di Calvi e Bonifacio.
Passò anche dal servizio di Ferdinando I di Napoli a quello di Giovanni II di Catalogna-Aragona, per il quale, come al tempo di Alfonso, fu governatore del Rossiglione. Con la flotta a Barcellona inutilizzata a causa della crisi del principe Carlos de Viana nel 1461, agì poi, un po’ indeciso, a favore del re a Tarragona e Roses (1462).
Nella guerra civile catalana[4] (1462-1472) tra Juan II (il successore di Alfonso V) e la Diputación del General, Vilamarí non volle schierarsi e andò in Italia nel 1462; qui era il Capitano della galea dove, a Porto Pisano [sede delle galeazze della Repubblica di Firenze], fu stipulato l’accordo tra Alfonso IV di Catalogna-Aragona e il duca Filippo Maria I di Milano.
Sposato con Eleonor de Castre-Pinós y de So, non ha lasciato figli.
Tra le sue qualifiche ebbe vi era quella di Ammiraglio [Almirall], signore di Palau-saverdera e Boadella.
Scrive Benedetto Croce nel suo libro La Spagna nella vita italiana durante la rinascenza, Laterza & figli, 1922, pag. 24,…
«Anche capitani marittimi e corsali catalani erano spesso al soldo degli stati italiani; e famoso fu nel secolo seguente Bernardo Villamarino, che servì per qualche tempo Firenze contro Genova.» e in nota «Alla morte del Villamarino si riferisce un racconto contenuto nelle Facezie del piovano Arlotto (ed. Baccini, Firenze, 1884), pp. 108-10.»
Cosa scrisse l’anonimo autore delle novelle di Arlotto, in quanto il simpatico pievano fu autore solo di un indice e non di una novellistica? Nella novella 29 (vedi l’edizione curata da G. Folena del 1953) un suo amico fabbricante di candele si trova nei guai per aver preparato dei candelieri con cera non buona. Ceri destinati…
«Per certa suspecione di guerra che avevano e’ Fiorentini co’ Genovesi, non era sicuro il mare di Pisa, né di tutta ispiaggia romana, in modo non poteva venire alcuno navilio sicuro; di che risultava danno assai a’ Fiorentini e Pisani, e a tutto il paese era grande incomodo.
Per questa cagione presono al loro soldo messer Bernardo Villamarina capitano marittimo e corsale [leggi corsaro] in quelli tempi famoso, il quale aveva una buona armata di navi e di galee e, per buono soldo aveva dai Fiorentini, teneva sicura tutta quella spiaggia, che ogni navilio, quantunque piccolo fussi, a Pisa sicuro veniva incolume.
Dalli fiorentini sono mandati alcuni uficiali come è Capitano, Podestà, Proveditore di gabelle e altri tra’ quali vi viene uno magistrato più eccellente di tutti e questi sono i Consoli del mare[5], il quale è uno ufizio di tre uomini di grande autorità e hanno la cura di tutta la città, appartenente in mare e in terra.
Istando le cose in questi termini avenne che messer Bernardo Villamarina detto malò d’una grave infermità. Intesosi in Firenze il caso fu in dispiacere a tutti i cittadini perché istimavano il detto capitano assai e di subito si mandò per quelli magistrati e medici e medicine e remedii e quanti si puote, e mandoronli a Pisa e iscrissono alli tre Consoli che con ogni diligenzia si sforzassino d’adoperare l’uomo guarisse e non guardassino in danari né in alcuno ispendio, e così feciono.
Poté più la malattia grave che li remedii si facevano, in modo passò di questa vita e morì in galea in Arno in Pisa, né mai volle iscendere in terra e dicevasi che era istato più che anni .XXX. [30] che mai non aveva dormito in terra.
Aùto [avuto] i fiorentini la siconda novella della morte feciono fare quattro ricche bandiere con le arme del populo e comun di Firenze e mandoronle a Pisa per onorare il corpo e iscrissono a’ Consoli che adoperassino con ogni loro isforzo di farli uno ossequio bellissimo, per quanto si poteva fare in quello luogo, sanza alcuno rispiarmo di danari e così fu fatto per li detti Consuli in modo che saria istato bastante a uno imperadore.»
Secondo la wiki spagnola, anche suo figlio, Bernat II († 1512), fece carriera come marinaio, eccellendo nell’ammiragliato della marina napoletana. Se non che, non avrebbe avuto figli!
Di lui il DIZIONARIO BIOGRAFICO DEGLI ITALIANI scrive…
VILLAMARINO (Villamarina), Bernardo (Bernat de Vilamarí). – Figlio di Berenguer de Vilamarí e di Costanza, di cui s’ignora il casato, nipote dell’omonimo ammiraglio della Corona d’Aragona (1403/1411-1463), nacque verosimilmente a Barcellona nel 1462.
La data di nascita si ricava in maniera indiretta dall’epigrafe apposta al monumento funebre collocato nel monastero di Montserrat, andata perduta, la quale, secondo alcune testimonianze, ne datava la morte a 54 anni nel 1516. La raccolta di epigrafi di Gregorio de Argaiz, redatta nel 1677, basata in buona parte sull’opera di Mathieu Olivier, risalente al 1617, riporta la data del 1512. Si tratta, però, d’un errore palese, giacché le notizie riguardanti l’ammiraglio proseguono oltre quest’anno.
Sepolcro di Bernat II de Vilamarí, Monasterio de Montserrat.
Morì verosimilmente il 1° dicembre 1516. Il giorno dopo fu sepolto nella chiesa di S. Maria di Piedigrotta, a Napoli.
Nell’abbazia di Montserrat è possibile ammirare il mausoleo in marmo a lui dedicato. Il suo testamento, redatto a bordo di una galea il 16 settembre 1512, fu aperto e letto il 16 dicembre 1516.
Da notare che questo secondo Bernardo Villamarina, ebbe dalla moglie Isabel de Cardona, sorella del grande almirante e viceré di Napoli dal 1509 al 1522 Ramón Folch de Cardona, due figlie.
Una, Maria, morì a soli tredici anni e le sue ossa dovrebbe riposare con quelle del padre a Montserrat, ma l’altra Isabella fu letterata e nobile italiana, ultima principessa di Salerno, che in vita venne accusata di eresia.
[1] Il despota era Carlo II Tocco (morto nel 1448); fu il sovrano dell’Epiro dal 1429 fino alla sua morte. Sua moglie fu Raimondina di Ventimiglia [in fondo un riferimento di sapore salgariano ci voleva], Carlo II Tocco ebbe quattro figli.
Il despotado dell’Epiro sorse nella regione dell’Epiro nel 1204 dopo la caduta di Costantinopoli nelle mani dei crociati e la creazione dell’Impero latino di Costantinopoli. Esistete tra 1205 e 1358.
[2] Una lettera di corsa, detta anche lettera di marca o patente di corsa, era un documento emesso dalle autorità di un territorio, mediante il quale il proprietario di una nave aveva il permesso dall’autorità di attaccare navi e popolazioni di nazioni nemiche. In questo modo il proprietario entrava a far parte della marina del paese o della città distributrice. Le lettere di marca erano ampiamente utilizzate nel Medioevo e nell’età moderna, quando le nazioni non potevano permettersi le proprie marine o non erano abbastanza grandi. In questo modo Francia, Inghilterra e Spagna ne fecero ampio uso. Sono stati utilizzati anche dalle nazioni americane durante le guerre di indipendenza. Furono aboliti nel 1856 con il trattato di Parigi, che pose fine alla guerra di Crimea. Fino al 1994, la Costituzione Nazionale dell’Argentina ha mantenuto una clausola che attribuiva al Congresso Nazionale: 22. Concedere lettere di marchio e di rappresaglia, e stabilire regolamenti per le dighe .
Attualmente, - notizia scovata sulla pagina wiki spagnola, ma naturalmente non in quella italiana – il Congresso degli Stati Uniti ha autorizzato il presidente a rilasciare licenze corsare per attaccare le navi russe.
[4]La guerra civile catalana, che durò una decina d’anni, fu il conflitto che ebbe luogo nel Principato di Catalogna tra i sostenitori del re Giovanni II d’Aragona oltreché di Sicilia e Navarra (1398- 1479) e conte di Barcellona, e quelli delle istituzioni catalane ribellatesi al re guidate dalla Diputación del General del Principato di Catalogna e del Consiglio del Principato.
Lo storico catalano e professore all’università di Barcellona Francesc Xavier Hernández Cardona, (classe 1954) ha scritto che «da un punto di vista tecnico e tecnologico, la guerra civile catalana è stata l’ultima guerra medievale, ma anche la prima guerra moderna».
[5] I Consoli del mare furono istituiti con Provvisione del 13 dicembre 1421 allorché la Repubblica Fiorentina, in conseguenza dell’acquisto di Livorno e di Porto Pisano, poté intraprendere una politica marinara, cui la nuova magistratura era chiamata a sovrintendere. I Consoli del mare, prima eletti dai Consigli e in un secondo tempo estratti a sorte in numero di sei, duravano in carica un anno ed avevano inizialmente il loro quartier generale a Firenze; nel giugno del 1423 si stabilì che due di loro a rotazione si trasferissero a Pisa, numero portato a tre dal 1426. I Consoli del mare di Firenze furono soppressi nel 1481, allorché entrò in crisi l’intero sistema delle galere; alcune delle loro competenze furono ereditate dai Capitani di Parte Guelfa.
Notizie riprese in rete dall’archivio di stato di Firenze.
Fonti:
- https://www.enciclopedia.cat/gran-enciclopedia-catalana/bernat-de-vilamari-0
- https://es.wikipedia.org/wiki/Bernat_I_de_Vilamarí
- https://es.wikipedia.org/wiki/Carlo_II_Tocco
- d i z i o n a r i o biografico degli italiani, 2020, pagg. 323-325
e Le novelle di Arlotto
Marco Pugacioff
[Disegnatore di fumetti dilettante
e Ricercatore storico dilettante, ma non blogger
(Questo è un sito!)]
Macerata Granne
(da Apollo Granno)
S.P.Q.M.
(Sempre Preti Qua Magneranno)
02/12/'22
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