Raoul
Verdini
Giovedì 18 agosto
del 2016, feci una scheda succinta su Verdini, come del resto su Berti e tanti
altri. Ho deciso di riscriverla, ampliandola.
L’autore romano nasce il
28 maggio 1899, qui sopra lo vediamo in una foto scovata sullo scritto della
pellicola animata di Pinocchio di cui parlerò più sotto.
Inizia come bozzettista per le Ferrovie dello
Stato, abbandonando questo lavoro per abbracciare il giornalismo già a 22 anni,
e successivamente il disegno. È nel ’31 che inizia a collaborare con il
MARC’AURELIO fino alla chiusura della testata avvenuta nel settembre del 1943.
Sue
tavole appaiono ne Il cartoccino dei
piccoli dell’editore Ettore Boschi. Probabilmente sono queste qui sotto
firmate VERD; lo stile però mi sembra
più rigido, chissà?
Un nome, in ogni caso, da non
confondere con il misterioso Vero della Gazzetta dei Piccoli.
È il 1933, viene incaricato di illustrare il libro Il Capo Squadra Balilla, edito a cura della presidenza centrale
dell’Opera Balilla, e ristampato più volte negli anni seguenti.
Ma se i suoi disegni sono
veramente belli, mi mettono angoscia! Nessuno dei bambini – e questo fin dalla
copertina – ride o semplicemente sorride. Se penso che mio padre e suo fratello
passarono tutta questa disciplina imposta, mi viene… altro che la pelle d’oca.
Posso capire una funzione
ieratica, maestosa, quasi sacrale, ma nello stesso periodo, esce sempre per
l’Opera Balilla, nel ’35, La caposquadra piccola italiana illustrata
da Ennio Zedda; eppure lì le bambine seppur inquadrate
danno sfogo a qualche sorriso. Che contrasto.
Immagini tratte da Storia e ideologia nelle tavole di Ennio
Zedda. Da Il balilla al Giornalino.
Di Giuliana Altea
Nel ’33 Verdini inizia a disegnare
per Il balilla, edito a Roma dalla presidenza dell’Opera Balilla. Inizia con il
personaggio di Tintarella apparso tra il 1933 e il '34, poi vengono Meo
Calzetta, Archita L’alchimista, e Tiradritto & Gambalesta.
Vi è anche una tavola venduta sulla baia, come realizzata nel '38, che in realtà ha ancora uno stile un pò rigido ed è firmata semplicemente Verd! Probabilmente è una delle sue prime opere.
Tra il
’36, in cui vi è l’invasione dell’Etiopia e il ’37 quando i fascisti italiani
intervengono in Spagna a favore di Franco, le tavole umoristiche sul Balilla vengono
eliminate.
Verdini deve trovare un nuovo
lavoro. Per sua fortuna lavora già da tempo al Marc’Aurelio, di cui parleremo
più avanti.
Il produttore,
Romolo Bacchini, assieme al figlio Carlo avevano già realizzato due pellicole
animate di 300 metri ciascuna intitolate Dalla Terra alla Luna e La
morte ubriaca distribuiti solo all’estero,
sembra con un discreto successo [esisteranno più?]. Decidono di intraprendere –
già nel ’35 – una pellicola a disegni animati dedicata al burattino di Collodi;
e i due chiamarono per quest’opera una triade di autori appunto del
Marc’Aurelio ovvero Mameli Barbara (1908-2001), Gioacchino Colizzi in arte
Attalo (1894- 1986) e Raul Verdini.
In seguito entrarono altri disegnatori come Mario Pompei (1903-1958) e
Ennio Zedda (1910-1993).
Barbara aveva già partecipato alla realizzazione di una pellicola con
personaggi in carne e ossa, Le avventure di Pinocchio, ma naturalmente il progetto naufragò… Non
so se poi il bel film del ’47 fosse la realizzazione di questo progetto, certo
è, che anche questa pellicola, con un giovane Vittorio Gassman nella parte del
Pescatore verde, non uscì mai e fu vista anni dopo.
Ora c‘era da realizzare una pellicola di ben 2000 metri in cui Attalo
deve ideare gli sfondi, mentre Barbara e Verdini devono disegnare i personaggi
e occuparsi delle intercalazioni. Fu stimato che erano necessari ben 110.000
disegni, con una media di 300 disegni al giorno e l’opera doveva essere finita
entro un anno per presentarla «in tutto il mondo verso l’autunno del 1936.» con
un costo preventivato di un milione di
lire dell’epoca.
Ma Barbara dichiarò a Mario Veger «Tale impresa si rivelò molto
dilettantistica». Comunque, sembra che fu Verdini a dare un impronta così
delicata e pulitamente spiritosa all’opera, la fatina in ogni caso era opera di
Barbara.
Purtroppo Barbara riferisce che «dopo un anno di lavoro, il film fu
interrotto per mancanza di finanziamenti».
Eppure, secondo Verger «Raoul Verdini avrebbe tentato in un secondo
momento di portare a termine il film da solo, cercando di trasformarlo a colori
con il sistema Catalucci, tuttavia non riuscendo nell’intento.»
Guarda caso uno yankee arrivò a racimolare il negativo della pellicola.
Era Disney che pagò per avere tutto il materiale dell’opera, oltre 50.000
disegni e le pizze del film. Infatti Zedda riferisce «A Verdini di tutto questo
non era stato detto nulla inizialmente. Tutto la cosa è stata fatta dicendo a
Verdini che facesse una pausa, che mettesse in riposo i disegnatori, che dopo quindici
giorni si sarebbe ripreso il lavoro. Verdini intanto era andato avanti con le
scene. […] L’avvocato Todaro [sembra il finanziatore della pellicola, Nota mia] fu contattato da Disney
direttamente e gli chiese chi aveva i diritti del cartone. Lui rispose che li
avevano lui e lo stesso Verdini. Disney fece questa proposta e Verdini non ebbe
poi nulla da obiettare [poiché sulla lavorazione del film erano nel frattempo
sorte polemiche e persino un caso giudiziario] ed ebbe successivamente l’ordine
di consegnare tutto, celluloidi, pizze, fino all’ultimo disegno.»
Quasi sicuramente la pellicola praticamente
terminata è rinchiusa negli studi californiani della Disney (come ne è certa la
nipote di Mario Pompei, l’animatrice Silvia) e non vedrà mai la luce, come il
pinocchio nipponico realizzato in quegli stessi anni…
Ma Pinocchio mio, senza cattiveria ma… niente,
niente che porti un po’ jella? O più semplicemente c’erano dietro gli artigli
di Lorenzini (Collodi Nipote) che cercava di ricavar più denaro possibile dalla
creaturina di suo zio…
Si torna al Balilla, con altri personaggi come
Teodolindo Giramondo o Tonio lupo di mare, il buon Pandoro, personaggi semplici
e non legati all’ideologia della rivista.
Una prima pagina del 1939
dalla Baia
Una
bella tavola e la sua pubblicazione
sul
Balilla del '40 in vendita sempre sulla Baia
Una
bella storiellina pubblicata su Lupettino nel ’51. Più che probabilmente era
una ristampa delle
sue opere sul Balilla, infatti Pippo dovrebbe esser Meo Calzetta.
Queste tavole poste in vendita sulla Baia, dovrebbero venire, come mi
raccontato sovente al telefono Michele Arcangelo Jocca, da una stanza della
Casa Editrice A.B.C., di Roma in via Lucchesi, 26. Narra infatti Luca Boschi
alle pagine 25 e 26 del suo libro Italia
ride: “Jocca, che abbiamo lasciato a vagare nei locali della casa editrice
in attesa di essere ricevuto, come ogni mercoledì, da Eros Belloni, la cui
scrivania si trova a fianco di Tofano. «Sei puntuale come una cambiale!», lo
rimproverara bonariamente Belloni di solito. «In quell’edificio, che era stato la
sede del Balilla», ricorda ancora nel 2020 l’anziano ma lucidissimo Iocca,
«ormai tutte le stanze erano completamente vuote, era occupata solo quella di
Belloni. Quando gli portavo i miei disegni o prendevo i soggetti per i lavori
successivi, dovevo sempre aspettare che si liberasse da altri impegni, prima di
potermi ricevere. Un giorno, nell’attesa ingannavo il tempo gironzolando per i
locali vuoti. Ad un tratto… che
sorpresa! Al centro di una stanza giaceva un cumulo enorme di carte e
disegni che evidentemente erano stai portati in fretta e furia». Iocca ne parla
con entusiasmo di un Alì babà finito
nella caverna dei Quaranta ladroni. «Era tutto il materiale usato per
realizzare i numeri del Balilla. Belloni l’aveva salvato dalla distruzione
quando il giornalino aveva cessato le pubblicazioni, già parecchio tempo prima.
C’erano disegni di Kurt Caesar, Raul Verdini, Enrico De Seta, Ennio Zedda,
Mario Pompei… Tutti autori che avevo sempre ammirato».
In questo inizio degli anni ’40, Verdini
illustra dei libri come Temistocle, la
vuole così, personaggio già apparso sul Marc’Aurelio e Professioni allo specchio sempre di Celso Maria Garatti (Treviso
24 ottobre 1899 - ?). Ed anche
il libro di Sandro Asor Rosa Capitan Baruffa
delle Edizini Atlantica del 1944.
- Ho mi dai diecimilalire oppure ti cancello! Bravo Raul!
due belle illustrazioni da professioni allo specchio

Durante il ventennio
Verdini fu costretto ad italianizzare il suo nome da Raoul in Raul (notizia
ripresa dallo scritto sulla pellicola di Pinocchio, presente in rete dal
2020), più che probabilmente era sotto l’occhio del regime cattolicofascista
dell’epoca, e per poter lavorare...
Questo fa capire il pesante
clima di tensione di quegli anni e per cui il suo nome compare nell’elenco dei
360 intellettuali e personalità che aderirono al Manifesto della razza del
1938.
E insieme a lui vi sono le firme di
Angelo Marco Bioletto, il papà di Cucciolo & Beppe Federico Pedrocchi,
Giove Toppi, Gustavo Rosso (lo splendido illustratore Gustavino), Mameli
Barbara, Walter Molino, Ennio Zedda e perfino Enrico De Seta e Pier Lorenzo De
Vita; molti di questi artisti quasi sicuramente furono COSTRETTI a firmare.
Sorprende che vi siano anche il nome di Paolo Lorenzini (Collodi Nipote), ma
nessuno ha mai detto niente sopra quelle di Giuseppe Tucci un sedicente
archeologo maceratese legatissimo al regime, e peggio ancora di Giovannino
Guareschi!
A questi ultimi
due dedico questa vignetta a loro adattissima.
Simpatica vignetta di
autore ignoto
Se però fosse legato al regime non credo proprio. Nel ’40, quando
l’Italia è ormai in guerra Verdini illustra anche un fascicolo mensile
dell’editore Campi di Foligno, Lo
stornellatore della radio sociale. Il numero che possiedo è il secondo
edito il 15 dicembre.
La copertina è graziosa, mette
serenità. Padre, madre e un bebè sono sull’uscio della loro casa, in cui si
intravede sullo sfondo un focolare. All’interno della rivista ci sono delle
illustrazioni che fanno da cornice ai vari stornelli per i lavoratori.
Ci sono delle illustrazioni
dedicate; una ai portinai godibilissima, ma subito arriva il milite alla
frontiera, fiero, ieratico, senza sorriso – in effetti, un militare, se non è
di carriera, che c’ha da sorridere? – ma mi ha colpito la vignetta del
lavoratore dietro ai malefici finanzieri: Non sorride! Al contrario del
capofamiglia della copertina, non sorride. C’è, effettivamente c’è un messaggio
di disaccordo col regime. Si vede, si sente!
Dopo la nave militare…
…arriva una giovane dagli abiti da
campagna, fresca, dall’aria focosa e gioiosa, davvero graziosa; tanto da
ricordarmi Trisuzza (Franca Gandolfi),
l’innamorata di ‘Ntoni (Domenico Modugno) su Questa è la vita del ‘54.
Però subito dopo c’è un giovane
lavoratore in terra (presumo) d’africa. Anch’egli non sorride.
Sorride invece, in maniera
furbesca, un cantiniere con un aria da professor Occultis che vuol sempre
tirare un brutto tiro per poter ber e mangiare senza pagare, alla faccia di
Pantalone.
La maestrina e la nonnina, ed
infine un balia procace, quasi un sogno erotico sul modello dell’attrice Angela
Luce circuita da un famelico Totò che gli bacia il suo seno generoso… ricordate
Signori si nasce del ’60?
Non sia considerato fuori luogo il riferimento a Totò. In quegli anni –
l’avevo letto un fumetto, mi sembra stampato sul giornalino – il principe della
risata in un suo siparietto comico, fece una battuta sugli “uomini in nero” o
qualcosa del genere. E il teatro fu incendiato dalle camicie nere. Totò avrebbe
voluto fuggir via, ma subito ci ripensò, tanto dove avrebbe potuto andare?
Foto ripresa da
Totòtruffa2002.it
E non è finita lì, in una
testimonianza televisiva ho sentito quest’altra. Sempre Totò a teatro lavorava
con la grande Anna Magnani che doveva dire una battuta come “respirare aria di libertà” o qualcosa del genere; le
camicie nere, con pistola al fianco, intimidirono tutti i componenti della
rivista. Ma Totò e tutti gli altri tremavano di paura. La Magnani era una bella
donna con una “testa calda”, ed effettivamente fece letteralmente di testa sua,
perché scoppiò con un “respirare un po’ d’aria
pura!”. Fu un’apoteosi di applausi.
Questo era il clima di quegli
anni, che è lo stesso clima di oggi, e che peggiorerà sempre più. Regimi di
ieri, regimi di oggi, sempre con capi eletti dai finanzieri.
Perché gli stati, invece di
chiamarli regni, imperi, repubbliche… non li chiamano come sono in realtà,
ovvero finanziarie? Tanto è inutile illudersi ancora che sia il popolo a comandare.
Sul Corriere dei Piccoli
Dal Corriere dei Piccoli del '41 ho scovato queste due storielle di cui deve aver scritto anche i testi...
dal n. 39...
... dal n. 21
Il Marc’Aurelio
Fin dal
’31 Verdini fu uno degli illustratori della mitica rivista Marc’aurelio, e vi
ripropongo qui alcune magnifiche illustrazioni.
In questa pagina ho inserito anche
un’illustrazione di Temistocle, che – avete visto più sopra – sarà portato in
libro nel ’40.
Però anche lui, nel disegnar belle
donnine – anche se meno realistiche di quelle di Barbara – non manca di grazia.
E infine, un piccolo fumetto tra
Barbara e De Seta…
Marc’Aurelio
chiude i battenti nel ’43. cosa abbia fatto per sbarcare il lunario Verdini,
per occuparsi dei suoi cari, non saprei. De Seta – testimonianza datami da
Michele Arcangelo Jocca – faceva caricature ai soldati yankee, ma Verdini?
Durante la liberazione, in ogni
modo, collaborò con il cuore dei piccoli, dove, nel ’44 realizzò a puntate e in
versi Le avventure di Pinocchio ridotte e
illustrate da Verdini. Purtroppo questa rivista non è stata scansionata e
non si trova in rete. Chissà se qualche biblioteca ne abbia una collezione…
Collabora nel ’45 con l’Orlando, il Pettirosso, il partigiano,
l’asino…
Vignetta pubblicata senza
firma, ma il suo stile è inconfondibile
… il Pasquino, e contribuisce alla nascita di
Liscio e busso insieme ad Angelo Migneco e ad Augusto Camerini
Nel ’47 Totò – sempre lui, ma è inevitabile - fece una simpaticissima
pellicola intitolata I due orfanelli
dove interpreta un Napoleone da operetta insieme a un Galeazzo Benti in veste
da re Gioacchino, che insieme
a Carlo Campanini (tipo maresciallo Ney?)
assistono ad una baruffa da guerre napoleoniche.
Alla fine l’imperatoruccio Totò
premia i superstiti e li conta; appena una quindicina e decide di ritrovarli
tutti in un raduno… però poi esclama «…e non facciamo poi che fra un anno, quando si fa
il raduno si presentano in 40.000».
Infatti al primo raduno partigiano intervennero
molti di più di coloro che parteciparono alla guerra di liberazione. Ma gli
italiani – né più, né meno di Re Gioacchino, soldato di gran fegato,
conquistatore di Mosca (fu lui, da Re di Napoli, ad entrarvi per primo) ma
politicamente un disastro – sono dei gran opportunisti!
Così si capisce la seguente tavola dal
Marforio:
Dopo, se da qui, si vuol dire che Verdini
fosse un “traditore” – così come ho sentito appellar anche Dario Fò – c’è ne
dovevano essere parecchi de ‘sti “traditori”…
Un bel Ex-Libris
Dal ’46 al ’58, Verdini è
redattore della rvista comunista Vie nuove ed entrò poi nel quotidiano romano
Paese sera fino al gennaio del ’63.
È il 1951 e Raul Verdini illustra
un libro per fanciulli scritto da un autore conosciuto l’anno prima, Gianni
Rodari: Il romanzo di Cipollino!
È l’inizio di un periodo fecondo e
soprattutto di una coppia formidabile ed anche della collaborazione tra Italia
(l’Unità) ed all’estero, come in Unione Sovietica dove viene pubblicato su la
Pravda, la Literaturnaja gazeta, il Krokodil e nell’ Eulenspiegel (nella
Germania Orientale).
Quando nasce Il Pioniere dalle ceneri de Noi Ragazzi che cessa le
pubblicazioni col numero 32 del 6 agosto del ’50, viene annunciato nel primo
numero del 3 settembre del ‘50 l’arrivo di Cipollino e dei suoi amici, che
saranno insieme a tanti altri personaggini come tra gli altri Chiodino di
Berti, o il cagnolino Pif di Arnal …
La prima illustrazione di
Cipollimo dal n. 1 del Pioniere
da www.ilpioniere.org/
dove si può scaricare tutte le annate della mitica rivista
E contemporaneamente inizia una buffa storia d’Italia su testi di
Alberto Cavaliere intitolata La leggenda di Roma.
Con loro verranno Le maschere, i
fumetti di Arlecchino e Pulcinella perennemente affamati.
E la famiglia di Chicchiricchio,
le ragazzine Lala & Lola che fanno impazzir il loro nonnino e…
Ed infine ritorna ad illustrar
(ancora il personaggino di Collodi, si vede che era destino!) Pinocchio su rime baciate di Gianni Rodari.
Il personaggio di Karakylka
Verdini collaborò anche a La via migliore e a Bambola (anche qui, più che probabilmente erano ristampe di suoi
lavori dal Balilla come Pippo Pallino).
Un numero del ’67 dalla
Baia
Ed anche alla rivistina trilingue
(italofrancobrasiliana) Miao. Tra i miei Cuccioli, Tiramolla, Felix e
Pinocchio ne ho scovato un numero
malridotto che conservo da anni; i disegnini di copertina sono di Roveri (Miao)
e di (presumo) Elena Poirier.
Il disegnino in quarta di
copertina sembra Verdini ed ha effettivamente tutto il suo semplice e magico stile.
Ora è il momento di riposare e il
4 dicembre dell’81, alla bella età di 82 anni Raoul se ne và.
L’Unità
dà l'annuncio della scomparsa di Verdini
Fonti:
-
http://www.lfb.it/fff/fumetto/aut/v/verdini.htm
-
http://www.lfb.it/fff/fumetto/test/b/balilla.htm
-
https://it.wikipedia.org/wiki/Raoul_Verdini
-
https://collezioni.unimi.it/fondiapice/?page_id=48#
-
https://www.academia.edu/40959677/Storia_e_ideologia_nelle_tavole_di_Ennio_Zedda_Da_Il_Balilla_al_Giornalino
-
http://bottegapartigiana.org/le-avventure-pinocchio-attalo-verdini-barbara/
-
https://moscowseasons.com/en/news/cipollino-and-others-illustrations-for-gianni-rodaris-books-in-italy-and-the-ussr/
Marco
Pugacioff
Macerata Granne
(da Apollo
Granno)
S.P.Q.M.
(Sempre
Preti Qua Magneranno)
01/09/'21
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