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mercoledì 3 luglio 2019

Anni ’50 – contatto con gli o.v.n.i. Sulle Montagne Rocciose


Anni ’50 – contatto con gli o.v.n.i.
sulle Montagne Rocciose



   Sul Giornale dei Misteri  n. 46 del gennaio del 1975, comparve un straordinario rapporto di un tenente del aviazione militare americana, che riletto oggi mi mette inquietudine.
   In origine era stato stampato sulla rivista usa Esotera nel settembre ’74 a firma dell’ingegnere tedesco Rho Sigma e venne tradotto nella nostra lingua da Paola Giovetti.
   Tra il ’53 e il’54, subito dopo la guerra di Corea, il tenente Mel Noel (Noël in francese è natale, singolare, no?) e altri piloti furono assegnati ad una squadriglia di stanza in una regione occidentale degli usa. Lui e altri due, senza sapere il perché, furono scelti per una missione in cui era in gioco la sicurezza dello stato, una missione riguardante gli o.v.n.i. o come dice – all’americana – gli ufo; con il divieto assoluto di parlarne a chicchessia: «Non parlatene neppure con voi stessi. Fate il vostro rapporto e poi cancellate ogni ricordo dalla mente e fate conto che nulla sia accaduto».
    Gli vennero propinati fotografie e filmati girati dentro aeroplani militari, anzi alcuni di questi documenti erano stati confiscati ai civili. Poi gli furono affidati dei veicoli F-86-A dove le armi di bordo erano state sostituite con apparecchi fotografici e cinematografici. Infine arrivò un colonnello da Washington e divenne il loro capo diretto con un atteggiamento tipicamente freddo e militaristico.
   E venne il giorno che si alzarono in volo, convinti che non avrebbero mai visto niente di eccezionale. I primi voli erano sulle Montagne Rocciose, tra Idaho e Utah e anche più a nord. Poi qualche giorno dopo un tenente comunicò «Bogeys, sono le [probabilmente disse sono a…] ore nove, nostra stessa altitudine». Bogey significa nel gergo dei piloti militari oggetto volante sconosciuto, che non si conosce; sedici ordigni in perfetta formazione a V, circondati da una sorta di aurea. Noel (Seppur turbato) e agli altri ebbero l’ordine di avvicinarsi, sempre però, tenendosi a distanza; sapevano bene cosa era successo a chi si era troppo avvicinato, come al capitano Mantell nel ’48.


Il capitano Mantell, che morì in seguito allo scoppio del suo aereo mentre inseguiva
un o.v.n.i. nei pressi di Fort Knox, il 7 gennaio 1948.

Gli ordigni ruppero la formazione e si divisero in quattro gruppi, di quattro unità ciascuno; gli o.v.n.i. dettero spettacolo mostrando manovre impossibili, fermandosi all’improvviso da una velocità non inferiore alle 3000 miglia, per poi ripartire alla stessa velocità senza alcun rumore. Accelerando il colore dell’aurea mutava come nello spettro [così è scritto nell’articolo]. Il loro diametro era di 150-180 piedi con una altezza al centro di 20-30 piedi (un piede = 0,305 m.) e dopo circa otto minuti gli o.v.n.i. sparirono all’improvviso. Una volta a terra gli fu di nuovo ordinato il silenzio assoluto e le riprese e le fotografie furono subito prelevate e non le videro più.
   Gli o.v.n.i. furono rivisti una seconda volta, ma è alla terza volta che fu dato un ordine particolare: cambiar frequenza alle loro radio, in una forma che loro definivano codice alfabetico rovesciato. Senza saperlo, intanto il colonnello – lo seppero a terra – aveva fatto mentalmente delle domande agli alieni. E trovata la frequenza giusta Noel sentì una voce che non era di nessuno dei suoi compagni della squadriglia. Una voce chiara con vocaboli eccellenti anche se sciorinati, detti lentamente. Gli alieni risposero solo a due domande del colonnello… una era naturalmente (e poteva essere altrimenti?) «Credete in Dio?» la risposta fu sbalorditiva «Noi crediamo alla forza onnipotente dell’universo. Voi dovete imparare a capire che ci sono più di 150 bilioni di questi universi»!
Mi sa tanto che Lenin aveva pienamente ragione nel citare che le religioni sono l’oppio dei popoli, ma vabbè, questa è solo cronaca fantastica.
L’altra domanda a cui risposero era «Chi siete? Da dove venite» ed essi risposero «Le nostre squadre sono composte da individui provenienti dai pianeti che voi chiamate Venere, Giove, Mercurio, Marte e Saturno».


    Gli aviatori erano solo dei ragazzi che nemmeno erano stati in guerra e quando atterrarono erano letteralmente sconvolti e non volevano più partecipare a nessun’altra missione. Li imbottirono di tranquillanti mentre il colonnello disse a quei ragazzi che se volevano, potevano dire di aver visto dei dischi  volanti, ma gli ordinò di non parlare del collegamento Radio.
Un fatto singolare questo del contatto radio ripetuto – ho saputo – in Spagna in quegli stessi anni, quando un capitano si alzò in volo per intercettare un o.v.n.i. e nella cuffia sentì dei bambini che lo salutavano gioiosi. Ritornò a terra sconvolto.  
     E sconvolti lo erano anche i tre della squadriglia, perché gli dissero di tornare al servizio regolare, e capirono poi cosa provano i reduci di guerra. Ma, dopo un fatto così impressionante, come si fa a tornare all’abituale ritmo della vita?
    Due mesi più tardi Noel fu contattato dal colonnello e andò da lui e ci trovò anche gli altri suoi compagni. L’alto ufficiale era nervoso e doveva parlare con qualcuno in grado di capire: «Io ho scoperto la verità! Sono però anche un ufficiale di questo paese, faccio parte delle Forze Aeree, e ho dei doveri, ho responsabilità. E la verità che ho scoperto non si concilia con tutto questo. Io devo prendere una decisione. Non cosa facciano, ma certamente “loro non fanno saper nulla di quanto avviene”» dopo un attimo di silenzio terminò «Ci vedremo ancora, presto».
   Due settimane dopo il colonnello richiamò i suoi uomini e li informò che quella comunicazione avuta non era stata la prima, ma era la prima volta che qualcun’altro era presente. Poi l’alto ufficiale raccontò delle sue esperienze e Noel è sicuro che disse solo un decimo di ciò che sapeva, ma era comunque tanto. Riferì che i dischi che videro provengono da diversi pianeti, anche esterni al nostro sistema solare, tuttavia non possono volare da un pianeta all’altro e che per trasportarli ci sono delle navi-madri.


Una scena tratta dalla serie televisiva “Gli invasori”

Durante un volo verso la base aerea di Luke a Phoenix in Arizona, il colonnello, aveva parlato con il pilota di uno di quei veicoli ed era stato organizzato un incontro. Incontro che era avvenuto a bordo di un disco «dal diametro di circa 150 piedi» appoggiato a terra con tre supporti in una valle appartata e solitaria sita 18 miglia oltre Phoenix. Sembra una scena tipica di una pellicola di fantascienza.
Il bello è che a questo punto l’ufficiale mostrò a Noel e ai suoi compagni (di sventura, mi viene da dire) un piccolo disco metallico. Era l’oggetto che gli era stato detto dagli alieni e che doveva tenerlo tra il palmo delle due mani davanti allo stomaco per non aver danni nell’entrare nel campo di forza intorno all’o.v.n.i.
La cosa mi fa ricordare ciò che J.J. Benitez ha riferito dell’episodio in cui Fidel Castro fu portato da Krusciov a vedere un o.v.n.i. e il leader cubano entrando a bordo, svenne. Ben strana coincidenza.
   Il colonnello a bordo del disco volante si trovò faccia a faccia con un “Maestro” a cui porse delle domande; sul perché erano lì, su cosa ci aspettava dal futuro. Come ogni altro contattato – bisogna dire – l’ufficiale si sentì dire che eravamo responsabili di questo pianeta e che in futuro non avrebbe avuto condizioni particolarmente favorevoli.
Il peggio, tra le cose che disse, era l’inizio di una era per la California (e quindi per il mondo). Il Maestro parlò di un influsso già avvertibile oggi (l’articolo è del 1974, non dimentichiamolo) ma che si sarebbe fatto sentire in tutta la sua pienezza verso il 2000. Ci si doveva attendere mutamenti politici, rivoluzioni religiose e sociali. Che bello, vero? In effetti ci fu poi l’avvento di Michael Gorbaciov, il smantellamento del patto di Varsavia e l’annientamento dell’Unione Sovietica e la funesta guerra civile negli stati della federazione Yugoslavia e per finire un unione europea non voluta dai popoli ma da pochi individui, ovvero un… Nuovo Ordine Mondiale.
Con il senno di poi, si capisce che se questo colloquio fu inventato, mi impressiona come poi si avverato, anzi per la rivoluzione religiosa forse non ci manca molto. 
   Il colonnello parlò ancora della reincarnazione e dei bambini nell’ottica del Maestro, e finì dicendo «Ecco, ora sapete. Potete fare quello che volete, accettare o riderci sopra».
   La vicenda si concluse nel ’57 quando tutti si separarono e Noel tornò nel Connecticut. Ma ci fu un ultimo strascico, un ultima coda, perché il colonnello ricontattò Noel due anni dopo e quando lo incontrò gli comunicò che l’ufficiale sarebbe andato con loro, gli alieni, senza paura ma felice di questa decisione.
Da quel giorno Noel chiamava per telefono il colonnello ogni giorno, se l’ufficiale era in volo lo richiamava sempre lui al suo ritorno. Il 27° giorno il colonnello era in missione nell’Atlantico, ma Noel non fu richiamato dal suo amico colonnello. Due ore dopo venne a sapere che era dispero e che lo stavano cercando, ma alla mattina dopo gli fu risposto «Nessuna traccia di lui né dell’aeroplano. rinunciamo».
   L’articolo terminava constatano che ben 800 persone spariscono in volo  e non si sa quante ne spariscono in terra… già quante cose non si sanno, tante.


Marco Pugacioff
  
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