Dante
a Camerino
Una scena da Vita di Dante del 1965
Camerino mi ha sempre attratto. Colpa forse
delle piccole vacanze che ci facevano – quand’ero regazzino – nella casa al di
sotto della “rocca Borgia”, alle “Conce”; colpa forse della suggestione che ne
aveva mio fratello, che era nato in quella antica città, antica quanto Roma e
altrettanto suggestiva; della leggenda – ormai solo una voce – che mi narrò,
molti anni fa, di alcuni studenti che negli anni ’50 entrarono nei sotterranei
di quel enorme castello (ha l’ampiezza di un campo di calcio) chiamato Rocca
Borgia e ne uscì solo uno, dopo molto tempo e coi capelli bianchi, tanto che
dovettero murarne l’ingresso (e nella mia mente fantasticavo che fosse stato
mio zio muratore). Del film in bianco e nero, che fu girato all’interno delle
sue mura e che mio fratello – sempre lui – aveva visto in televisione, in cui
la scena clou era la tortura del cavo
degli occhi di un malcapitato e poi si scoprì poi essere solo dei piccoli
frutti.
Suggestioni che continuarono passeggiando
tra le sue vie di sera, mentre magari mio cugino girava in ronda coi suoi
colleghi. Erano strade che in autunno con la nebbia – bisogna ammetterlo –
sembravano quasi tenebrose, degne della mitica Londra dove girava Holmes, tanto
che ridendo dicevano cogli amici, di girarci un film sui vampiri. Passeggiate
che oggi non si possono fare più se non si vuole che un pezzo di tetto ci
finisca in testa.
Ammiro di spalle una via di Camerino nel 2014
Eppure questa suggestione non finisce qui. Della
storia che mi raccontò il tabaccaio qua a Macerata, di quello studente che
prese in affitto un appartamento a poco prezzo perché nessuno voleva andarci;
l’appartamento era stato abitato da un professore che teneva nel suo studio
organi e animaletti vari sotto spirito e lo studente in seguito scoprì a sue
spese la ragione del fitto così basso. Nello studio vi era un campanello che il
professore suonava per chiamare i familiari o i domestici e che suonava ancora
di notte. Lo studente fece staccare il campanello, ma il fenomeno continuò. Sembra
una vicenda legata al televisivo Segno del Comando…
Storielline buone per esser narrate intorno
al focolare (come dovevano fare i miei nonni) direte voi e come direbbe mio
cugino, eppure – non me ne vogliano i camerti – qualcosa c’è.
Un centro di studi
metapsichici che settimanalmente si riunivano – prima del terremoto che del
2016 – per ascoltare il medium che
dava messaggi dall’aldilà.
Questa associazione era
nata, non molti decenni fa, dalla scoperta dello spirito inquieto di un
legionario romano del III secolo, che in vita massacrò dei cristiani, e che
infestava una casa a Camerino e che attraverso il medium ebbe poi la pace. Dopo di lui si fecero sentire altre persone, ma cosa particolare, in una
trance ad incorporazione si manifestò Dante Alighieri e il medium assumeva un atteggiamento austero. Il busto si irrigidiva e
nello stesso tempo, le mani si incrociavano lentamente sovrapponendosi per
infilarsi (nel limite del possibile) nelle maniche della giacca. Il medium prendeva poi ad esprimersi con
una voce leggermente nasale, pacata e virile – scriveva Claudio Pretolati[1] – e parlava nel linguaggio
trecentesco fiorentino. In ventitre sedute medianiche tra il ’48 e il ’49 dettò
l’opera Dalla Terra al Cielo composta da undici canti.
Dante in una splendida illustrazone di Michele Arcangiolo Iocca per
l'album Girtondo intorno al tempo allegato a Lupettino Tascabile
Ma come mai Dante non si è manifestato a
Firenze? Eppure non mancano i medium a Firenze, mi basta ricordare le numerose
cronache sul Giornale dei Misteri del gruppo “Cerchio Firenze 77”
che ha svolto le sue inchieste per più di 40 anni; non solo, ma dopo di Dante
si è manifesto il professore ottocentesco Giambattista Giuliani (Asti 1818 –
Firenze 1860), con voce, accento e espressioni totalmente differenti che nel
sentire i nuovi versi di Dante si commuoveva e ne dava una corretta analisi.
Il duomo e l’università negli anni ’50.
La risposta potrebbe essere una sola: Dante
è stato a Fonte Avellana, ha visto le rovine di Urbisaglia (probabilmente
proprio quelle a Pian di Pieca) e quindi non può che esser stato anche a
Camerino, e presumibilmente proprio nell’antica Università che di sicuro
esisteva prima dell’atterramento del 1259… un’università indicata da Guido
Piovene nel suo libro Viaggio in Italia, come «…quel centro dell'occultismo
che è l’università di Camerino» e ancora «un università seria, con il vantaggio
dell’intimità dell’ambiente e della conoscenza stretta tra i professor e gli
studenti, quale si può ottenere in un piccolo centro tra la collina e la
montagna[…] tranquilla, adatta all’isolamento studioso, sembra rientrare
all’idea degli studi come la si coltiva più in Inghilterra che in Italia.[2]»
A meno che, con i piedi per terra, non
consideriate queste storie solo adatte ad essere narrate intorno al focolare.
Marco Pugacioff
[1] Vedi il quarto
capitolo di L’altra realtà, a cura di
Paola Giovetti, ed. Meditteranee 1990.
[2] Un libro Giunti del
Luglio 2017.
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