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sabato 1 giugno 2019

RITRATTO DI CARLO MAGNO Del sassone Eginardo

RITRATTO DI CARLO MAGNO
Del sassone Eginardo

Ettore Manni impersona uno splendido Carlo Magno nell'Orlando furioso televisivo

Era re Carlo di corporatura massiccia e robusta, di statura alta che pur tuttavia non eccedeva una giusta misura, dato che misurava sette volte la lunghezza del suo piede. Aveva testa tonda, occhi grandissimi e vivaci, il naso un po' più lungo del normale, bei capelli bianchi, volto sereno e gioviale che gli conferiva, seduto che fosse, o diritto in piedi, una grandissima autorità e pari dignità d'aspetto. Quantunque avesse un collo grasso e troppo corto, ed il ventre un po' sporgente, purtuttavia l'armoniosità delle altre membra celava questi difetti. Sicuro nell'incedere, emanava da tutto il corpo un fascino virile: aveva una voce chiara che non aderiva, pur tuttavia, al suo corpo. La salute era eccellente ma, negli ultimi quattro anni di vita, andò frequentemente soggetto alle febbri, ed infine finì con lo zoppicare da un piede. Ma faceva a testa sua e non si curava del parere dei medici, che aveva preso in grande uggia, perché gli consigliavano di abbandonare, per le carni lesse, gli arrosti ai quali era, invece, abituato. Si esercitava di frequente alla equitazione e alla caccia, ed era questa una passione che aveva sin dalla nascita, perché non è possibile trovare al mondo chi possa paragonarsi ai Franchi in tali esercizi fisici. Amava anche molto i bagni minerali e spesso si esercitava al nuoto. Eccelleva talmente in questo esercizio, che nessuno riusciva a sorpassarlo. Per tale ragione costruì una reggia in Aquisgrana; ivi trascorse gli ultimi anni della sua vita, abitandovi in permanenza. Invitava al bagno con lui, non soltanto i figli, ma anche i grandi del regno e gli amici e talora persino tutte le proprie guardie del corpo. Avveniva così che, qualche
volta, scendessero in acqua con lui oltre cento uomini.
Vestiva sempre nel costume nazionale dei Franchi: sul corpo indossava una camicia ed un paio di mutande di lino; su di esse poneva una tunica orlata di seta e i pantaloni : portava fascie alle gambe e calzari ai piedi.... Rifuggiva dai costumi d'altri paesi, ancorché bellissimi, e non amò mai indossarli, meno che a Roma, una prima volta su richiesta di papa Adriano e una seconda per preghiera del successore di lui, Leone. Allora acconsentì a portare una lunga tunica e la clamide ed i sandali alla moda dei Romani....
Era assai sobrio nel mangiare e nel bere; nel bere sopratutto. Detestava l'ubriachezza in qualsiasi uomo e massimamente in sé e nei suoi. Del cibo però faceva poco volentieri a meno e spesso si lagnava, dicendo che il suo corpo sopportava male i digiuni. Banchettava molto di rado.... : il suo pranzo quotidiano si componeva di sole quattro portate, non contando l'arrosto, che i cacciatori solevano presentargli sugli spiedi e che egli mangiava più volentieri di qualsiasi altro cibo. Mentre cenava gli piaceva udire qualche musica o qualche lettore. Gli leggevano le storie degli antichi, ma amava ascoltare anche le opere di S. Agostino, e specialmente quella intitolata «De civitate Dei»...
Aveva facile e copioso l'eloquio e sapeva esprimere con molta chiarezza il proprio pensiero. Non contento di conoscere la sola lingua patria, si dette ad apprendere anche le straniere, e tra queste imparò tanto bene il latino, che era solito esprimersi in quell'idioma con la stessa facilità che nel proprio; il greco lo comprendeva meglio di quanto non lo parlasse...
Tentò anche di scrivere, e, a questo scopo, aveva l'abitudine di tenere sotto i cuscini del letto alcune tavolette ed alcuni fogli di pergamena, per esercitarsi, quando ne aveva tempo, a tracciare di propria mano, varie lettere. Ma poco gli fruttò questo lavoro disordinato e iniziato troppo tardi.


EGINARDO, Vita Karoli (trad. A. CUTOLO), cap. 22-25


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